Sono proprio un ragazzaccio
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Sono proprio un ragazzaccio
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Ma questa non me l'aspettavo!
Sei riuscito a scherzare con una cosa tremendamente seria, senza scadere.
Gli accapo non mi convincono molto, così spaziati, come mai questa impaginazione?
Ti segnalo un "tela senti", al posto di "te la senti".
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Vittorio Felugo
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Chiedo scusa dello sfogo personale, e torno al racconto che è ben fatto e ben scritto. Forse forse ... per mantenere l'effetto sorpresa io avrei evitato il primo tentativo di sfilarsi la flebo. L'asterisco finale ha un significato?
Comunque assegno il voto massimo.
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Forse sarebbe meglio aggiungere… (ma è solo un suggerimento)
«Sapevo che con una flebo periferica le probabilità erano basse, ma forse… forse un coagulo…»
"Perché iniettare aria in una vena periferica, in quella quantità e con quel metodo, raramente causa un'embolia fatale: il sistema circolatorio la disperde. Per un esito certo, servirebbe un volume maggiore in una vena centrale."
Detto ciò, la voce narrativa è un coltello affilatissimo che ti porta dritto nella testa del "ragazzaccio". Umorismo nero, scrittura asciutta e precisa, in un racconto breve, semplice, ma psicologicamente complesso. Bravo!
Per ora non voto, aspetto, ma sarà un voto alto…
Antonio
P.S. Anche un "Port-a-Cath", comune in tanti pazienti oncologici, permette un accesso "centrale".
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Re: Sono proprio un ragazzaccio
"Ebbi tutto il tempo di studiare il piano grazie al quale avrei potuto finalmente morire in santa pace."
Uguale alla situazione del precedente racconto: non è credibile. È un cliché da film pensare che un po' d'aria possa causare la morte per embolia. Almeno 300 ml (a parità di liquido) iniettati velocemente in una vena centrale: altrimenti gli ospedali sarebbero pieni di morti per flebo messe male.
Inoltre, se lui stesso ha volontariamente manipolato la flebo, ha lasciato segni evidenti (esempio: impronte, residui di saliva e altro). Perciò un qualsiasi medico legale capirebbe che non è stata Daniela a "farlo", soprattutto in un contesto di cure domiciliari. Un PM non aprirebbe neppure un processo senza elementi concreti.
Per il resto, la narrazione e la tensione psicologica sono molto ben riuscite.
Ciao, Marcolli,
Antonio
Voto 4/5 (un punto in meno perché il gesto finale non credibile da un punto di vista tecnico/scientifico)
P.S. Un PM non aprirebbe neppure un'indagine preliminare senza elementi concreti, ma se arrivasse una denuncia da terzi… potrebbe anche avviarla (anche se poi, molto probabilmente, la chiuderebbe senza procedere).
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Re: Sono proprio un ragazzaccio
"Quando ci si trova nella mia penosa condizione, spesso subentra il desiderio di chiuderla al più presto"Yakamoz ha scritto: 06/10/2025, 18:30 P.S. Un PM non aprirebbe neppure un'indagine preliminare senza elementi concreti, ma se arrivasse una denuncia da terzi… potrebbe anche avviarla (anche se poi, molto probabilmente, la chiuderebbe senza procedere).
Cosa poteva fare questo povero cristo?
tu dici: "Un PM non aprirebbe neppure un'indagine preliminare senza elementi concreti"
e per noi che stiamo davanti a uno schermo e possiamo analizzare con lucidità la descrizione del fatto, è ovvio che esso ci appaia poco credibile, ma, ripeto, quel povero cristo ce l'aveva quella lucidità? Ha fatto quello che ha potuto, poveraccio.
E speriamo di non dover fare la stessa fine!
Re: Sono proprio un ragazzaccio
ringrazio per la risposta, ma devo fare un'altra piccola precisazione, perché qui la questione non è solo tecnica, ma tocca anche un po' la "psicologia" del personaggio.
Capisco che tu voglia difendere l'azione come un gesto di "disperazione istintiva e illogica" (scrivi: "quel povero cristo ce l'aveva quella lucidità?"), ma è il personaggio stesso a smentirti quando afferma:
"Ebbi tutto il tempo di studiare il piano grazie al quale avrei potuto finalmente morire in santa pace."
Questa frase è l'affermazione di un atto lucido, premeditato e documentato. Se il personaggio ha "studiato il piano", il lettore è indotto a credere che quel piano sia razionale (almeno per lui), anche se non lo è nella realtà.
Quindi, non è l'azione in sé a essere non credibile, ma la contraddizione tra il tuo intento di "autore" (azione dettata dall'assenza di lucidità) e ciò che il tuo "personaggio" dice (azione studiata per trovare pace).
Detto questo, l'aspetto che rimane più incisivo nel tuo racconto è proprio il sentimento di fondo: la disperazione, il senso di abbandono e la voglia di "chiuderla al più presto" che molte persone provano in quelle condizioni.
Sono sensazioni che capisco da osservatore, per esperienza indiretta. Mi ricordo di una mia amica che lottava sia contro il tumore sia contro una profonda solitudine, una situazione che la spingeva ad agire, spesso, in modo autodistruttivo.
Condizione aggravata, nel tuo testo, anche a causa dell'ambiguità tra la vera o finta amorevolezza possessiva di Daniela (il rapporto tossico) e il bisogno del protagonista di farla finita "in santa pace e con una piccola speranza di vendetta post mortem".
E, nonostante le mie osservazioni, trovo questo aspetto descritto con buona/ottima efficacia.
A rileggerci,
Antonio
P.S. Basterebbe solo cambiare la frase in questione. Io posso solo suggerire, ma poi tocca all'autore farlo. Solo a titolo di esempio (poi troverai tu la frase più adatta):
"Mentre la rabbia mi montava, dovevo trovare un modo, un sistema veloce per farla finita."
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Re: Sono proprio un ragazzaccio
Caro Antonio,Yakamoz ha scritto: 14/10/2025, 10:24 P.S. Basterebbe solo cambiare la frase in questione. Io posso solo suggerire, ma poi tocca all'autore farlo. Solo a titolo di esempio (poi troverai tu la frase più adatta):
"Mentre la rabbia mi montava, dovevo trovare un modo, un sistema veloce per farla finita."
hai ragione al 100%
suggerimento accettato. Grazie.
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Re: Sono proprio un ragazzaccio
Ciao,
Antonio
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Downgrade
Riduzione di complessità - il libro Downpunk
è probabilmente il primo libro del genere Downpunk, ma forse è meglio dire che il genere Downpunk è nato con questo libro. Sam L. Basie, autore ingiustamente sconosciuto, presenta una visione dell'immediato futuro che ci lascerà a bocca aperta. In un futuro dove l'individuo è perennemente connesso alla globalità tanto da renderlo succube grazie alla sua immediatezza, è l'Umanità intera a operare su se stessa una "riduzione di complessità", operazione resa necessaria per riportare l'Uomo a una condizione di vita più semplice, più naturale e più... umana. Nel libro, l'autore afferma che "anche solo una volta all'anno, l'Essere umano ha bisogno di arrangiarsi, per sentirsi vivo e per dare un senso alla propria vita", ma in un mondo dove tutto ciò gli è negato dall'estremo benessere e dall'estrema tecnologia, le menti si sviluppano in maniera assai precaria e desolante, e qualsiasi inconveniente possa capitare diventerà un dramma esistenziale.
Di Sam L. Basie
A cura di Massimo Baglione.
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Nota: questo libro non proviene dai nostri concorsi ma è opera di uno o più soci fondatori dell'Associazione culturale.
L'arca di Noel
Da decenni proviamo a metterci al riparo dagli impatti meteoritici di livello estintivo, ma cosa accadrebbe se invece scoprissimo che è addirittura un altro mondo a venirci addosso? Come ci comporteremmo in attesa della catastrofe? Potremmo scappare sulla Luna? Su Marte? Oppure dove?
E chi? E come?
L'avventura post-apocalittica ad alta tensione qui narrata proverà a rispondere a questi interrogativi.
Di Massimo Baglione.
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Nota: questo libro non proviene dai nostri concorsi ma è opera di uno o più soci fondatori dell'Associazione culturale.










