Giorgetto

Spazio dedicato alla Gara stagionale d'autunno 2025.

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Laura Traverso
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Giorgetto

Messaggio da leggere da Laura Traverso »

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Nacque nel 1926 in una ridente cittadina di provincia. Fu battezzato, come si usava allora, nelle 24 ore dalla nascita: si pensava che, così facendo, fosse concesso a un’anima del purgatorio di raggiungere il paradiso.
La mamma di quel bambino, Maria, forse un po’ troppo ingenuamente, lo registrò all’anagrafe col nome di Giorgetto: diminutivo di Giorgio. Pensò, evidentemente, che sarebbe rimasto sempre un infante.
La svista procurò non poco disagio al fanciullo quando divenne adulto. Infatti, ogni volta che si trovò a firmare un documento, o a dichiarare le proprie generalità, fu obbligato a definirsi con quel nome dalla forma alterata: suscitando tra i presenti alla firma, o alla pronuncia verbale di quel nomignolo, ilarità e a volte anche scherno.
Fu il primo di quattro fratelli, crebbe in un ambiente molto severo dove i castighi erano all’ordine del giorno, anche solo per un nonnulla. Ci furono punizioni e umiliazioni pesanti al punto che, sin da piccolo, la genitrice lo obbligava ad andare a prendere la cinghia (appesa a un chiodo e sempre a portata di mano per l’uso) e farsela consegnare per poi percuoterlo con vigore.
Crebbe insicuro e impaurito e con una forte dipendenza psicologica dalla madre che temeva moltissimo.
Malgrado ciò, fu sempre sostenuto da un’intelligenza notevole, accompagnata dalla forte volontà di apprendere ogni materia scolastica, e non solo. Per lui non ci furono, o quasi, limiti al sapere che estese in tutti gli ambiti: dalla storia alla geografia, passando per la matematica e per la fisica e per la chimica, sino a tutte le materie umanistiche. Nozioni che trasmise alla figliola aiutandola negli studi anche delle scuole superiori.
Fu molto capace pure nei lavori manuali. Gaia, già grandicella, si vantava con gli amichetti dicendo che il proprio padre sapeva fare di tutto, ed era vero. Giorgetto amò molto anche i libri. Divenne un avido lettore, oltre che appassionato di complicati cruciverba coi quali si dilettò sino alla fine della propria vita.
La sua esistenza non fu facile, adombrata, in gioventù, dalla seconda guerra mondiale, conflitto che costrinse tutti a drammatiche e atroci conseguenze. Durante il periodo bellico dovette patire la fame, e rischiò la vita per acquistare il minimo per il sostentamento suo e della propria famiglia. La sopravvivenza fu agevolata per mezzo della cosiddetta “borsa nera”: espediente dove ci si poté approvvigionare con generi di prima necessità.
Fu un metodo illegale, punito con la fucilazione se colti sul fatto.
Fame, freddo e mancanza di cure furono privazioni pesanti che lo resero gracile e debole di polmoni, ragione per cui venne riformato, ossia esonerato dall'andare a combattere al fronte.
Certamente quella fu una grande fortuna: lo espose di meno al pericolo di perdere la vita. Non gli fu comunque facile vivere il regime fascista, con tutte le sue assurde e ferree regole, a cui dovette sottomettersi durante la gioventù.
Nel ’45 la guerra finì. La vita tornò a sorridere per tutti, pur con gli strascichi di dolore e, in molti casi, di lutti devastanti. Per Giorgetto giunse anche l’amore. Era un giovane uomo quando incontrò la donna della sua vita: Giannetta, bella ragazza di otto anni più grande di lui. Dopo un fidanzamento piuttosto breve, e nonostante le perplessità della donna che non voleva saperne di sposarsi ritenendo la differenza di età un ostacolo non da poco, convolarono a nozze.
Ebbero una casa modestissima, si mantennero col lavoro di entrambi: lei parrucchiera e lui impiegato presso una fabbrica metalmeccanica, che raggiungeva quotidianamente spostandosi dalla sua provincia al capoluogo.
Nel 1948 nacque loro una figlia, Gaia. E fu in quel periodo che ebbero inizio i problemi. Aveva circa ventidue anni Giorgetto, e questo nuovo esserino, inserito tra lui e l’amata moglie, fu vissuto come un rivale.
Emerse in lui tutta la sofferenza del passato; le botte subite e il poco amore avuto durante l’infanzia e l’adolescenza lo portarono a rivivere tristi ricordi e paure che si espressero in una forma, neppure troppo celata, di rifiuto nei confronti della bambina.
Una forte gelosia si manifestò nei riguardi di Giannetta, colpevole delle troppe attenzioni e dell'amore che rivolgeva alla neonata.
Egli considerava la consorte anche un po’ come una madre che rischiava di perdere per colpa di quella piccola intrusa. Gli parve, così, di aver di nuovo smarrito l’amore, di essere ritornato indietro nel tempo, all’epoca, neppure troppo lontana, di quando aveva subito ingiustizie da quella sua severissima genitrice.
Quelle idee, e sensazioni dolorose, erano il frutto della sua psiche calpestata: in realtà la moglie lo amò molto e nulla ebbe in comune con quella madre fortemente punitiva.
La tensione in famiglia era però alta e i litigi tra loro frequenti. La donna non si sentì libera di amare ed esternare affetto e gioia nei confronti della bimbetta senza che lui, come un bambino, si offendesse e tenesse il broncio per lunghi periodi, anche di giorni.
I rimproveri di Giannetta, per l’atteggiamento ostile che manifestò nei confronti della loro figlioletta non fecero che peggiorare il rifiuto che provava verso la piccola Gaia, alla quale arrivò ad addossare la colpa delle incomprensioni che avvenivano con la moglie. Un fardello non facile da reggere per la povera innocente, quelle parole di fuoco la marchiarono a vita...
Anche per Giannetta fu un periodo intriso di dolore, in cui venero messi a dura prova i propri sentimenti nei confronti di quel marito che, a tratti, faticava a riconoscere.
In quel clima di tensione la bimba crebbe. Subì continuamente l’allontanamento dal padre ogni volta che si avvicinava a lui per chiedere un bacio, una carezza o una coccola.
Nonostante venisse sempre scacciata, non demorse mai quella bambina, mai si rassegnò e continuò a chiedere, per anni, manifestazioni di tenerezza che mai ottenne.
Però, forse, per un tentativo di compensazione, a quella bimba vennero donati dal proprio papà i giocattoli più belli che potevano esserci allora: la macchina per girare i film, con pellicole che proiettavano storie su di uno schermo bianco, dando vita a racconti fantastici; la bambola coi capelli veri; le biciclette di marca, nuove e colorate, e tanti altri giochi che le sue amichette erano ben lungi dal possedere.
Intanto gli anni passarono. La ragazza, ormai adolescente, si rassegnò al mancato amore del padre e iniziò a provare per lui un forte risentimento. Arrivò a odiarlo, rinfacciandogli continuamente il suo anaffettivo comportamento verso di lei. Ritenne, per quasi tutta la vita, il padre responsabile per le infelici scelte sentimentali a cui andò incontro, e che le compromisero la vita.
Infine, dopo molti anni, e a seguito di un lungo e sofferto periodo analitico, Gaia comprese e amò quel padre per quello che fu capace di essere. Smise di provare rabbia nei suoi confronti e visse meglio: alleviata dalla pesantezza del rancore lo accolse nel suo cuore e lo perdonò senza riserve.
Ricordò il lavoro intenso al quale quel padre si dedicò per tutta la vita, non facendo mai mancare nulla alla famiglia che da una situazione di estrema povertà vissuta nel dopoguerra, conquistò un posto decoroso nella società.
Grazie ai suoi genitori, Gaia, ebbe la possibilità di studiare e vivere agiatamente in una bella casa col giardino, sempre colorato da fiori variopinti che si adeguavano al cambio delle stagioni.
Anche il ricordo del padre nel ruolo di nonno, interpretato concretamente e senza riserve con aiuti di ogni genere nei confronti delle nipoti, fu un'altra ragione per cancellare dal suo cuore anche la più piccola ombra di risentimento e per fare spazio all’affetto e alla gratitudine.
L’amore, soprattutto ricevuto nell’infanzia, è fondamentale per creare in chiunque fiducia e solide basi per amare se stessi. È certamente un requisito indispensabile per affrontare la vita con la dovuta sicurezza, senza la costante necessità e ricerca dell’approvazione altrui.
Nel ’92, ad appena 70 anni Giorgetto morì, dopo una breve ma implacabile malattia. Gaia lo assistette sino alla fine, permettendogli così di spirare nel proprio letto, in casa sua, tra i ricordi della sua vita.
Gli fu accanto quando emise il suo ultimo respiro e non dimenticò mai le sere e le notti precedenti alla sua morte: per ingannare il tempo, seduti uno accanto all’altra assistettero a Opere trasmesse in TV. Lui seguì con competenza, conoscenza e attenzione ogni nota ascoltata, spiegando alla figlia il significato delle liriche cantate e messe in scena.
Gaia oggi vive ancora e lo porta sempre nel cuore; ricordandolo con profondo affetto e con la tenerezza che si deve a un padre, anche un po’ bambino.
Ultima modifica di Laura Traverso il 15/10/2025, 23:03, modificato 1 volta in totale.
Vittorio Felugo
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Messaggio da leggere da Vittorio Felugo »

Ciao Laura, i tuoi racconti sono sempre basati sui sentimenti, sulle emozioni e anche un po' sulla nostalgia, Spaccati di vita vera, se non reale, comunque realistica. Trasmettono sempre pace e familiarità, perchè qualcuna di queste situazioni e sensazioni magari l'abbiamo provata anche noi. Se devo muovere un appunto, mi pare che il riavvicinamento di Gaia al padre arrivi con un percorso descritto in modo un po' troppo sbrigativo. Non c'è un episodio particolare che faccia ricredere la figlia su Giorgetto, e tutto accade fin troppo in fretta (in fretta per i tempi del racconto, intendo dire). E' comunque un testo piacevole da leggere, mi è piaciuto.
P.S.: comprendo il dramma dell'adulto battezzato ''Giorgetto'': fosse stato per mia nonna materna, io avrei dovuto chiamarmi ''Vittorino''!
Yakamoz
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Messaggio da leggere da Yakamoz »

Ciao, Laura,

letto pure io, ieri sera. Condivido appieno quello che ha scritto Vittorio :) Diciamo, più che un racconto in "senso stretto", si tratta di un "raccontato"; una memoria affettiva (di carattere biografico) narrata con tono molto confidenziale. In alcuni passaggi la prosa è un po' ridondante e andrebbe un po' alleggerita, ma nel complesso arriva chiaro e forte il messaggio e il sentimento, che attraverso tutto il racconto, e la bella riconciliazione finale.

È Un testo "di cuore" e proprio per questo molto autentico.

Tante belle cose, Laura, :)

Antonio

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Laura Traverso
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Re: Giorgetto

Messaggio da leggere da Laura Traverso »

Per Vittorio: mi ha divertito il tuo appunto su "Vittorino", eh a volte le nonne fanno danni... Niente a che vedere con nonna Maria del mio racconto però...Lei di danni ne ha fatti altri oltre il nome. Dal mio punto di vista, "l'episodio che ha fatto cambiare idea a Gaia sul padre", è stato il TEMPO, lo scorrere della vita, e l'analisi lunga e dolorosa che ha affrontato (di cui ho detto nel racconto) E si i miei racconti parlano un po' sempre i sentimenti e emozioni, ho anche scritto su altro qui su Bravi Autori. Magari per la prossima chissà che non cambi argomento... Grazie molte Vittorio per aver letto votato e apprezzato il mio scritto. Alla prossima, ciao
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Laura Traverso
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Re: Giorgetto

Messaggio da leggere da Laura Traverso »

PER ANTONIO (Yakamoz): grazie anche a te per aver letto e commentato, sempre al meglio, il mio "raccontato" tratto da una storia vera, pertanto biografico. Mi fa piacere che il messaggio arrivi chiaro, era quello che mi auguravo avvenisse. Come bene hai evidenziato "è sì un testo di cuore". Grazie ancora Antonio, appena possibile, e senza fretta, andrò a leggermi il tuo, di racconto. Un caro saluto, Laura
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FeliceF
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Messaggio da leggere da FeliceF »

Buonasera
Laura Traverso ha scritto: 14/10/2025, 18:57 si pensava che, così facendo, a un’anima che era in purgatorio venisse concessa la grazia, attraverso il nuovo nato subito battezzato, di raggiungere il paradiso.
"attraverso il nuovo nato subito battezzato" spezza la frase e risulta una ripetizione di quanto espresso in "così facendo", a mio avviso; proporrei qualcosa come "si pensava che, così facendo, fosse concesso ad un'anima del purgatorio di raggiungere il paradiso."
Laura Traverso ha scritto: 14/10/2025, 18:57 mettendo in atto tra i presenti alla firma, o alla pronuncia verbale di quel nomignolo, ilarità e a volte anche scherno.
Sostituirei "mettendo in atto" con "suscitando".

Laura Traverso ha scritto: 14/10/2025, 18:57 Crebbe in un ambiente molto severo dove i castighi, per un nonnulla, erano all’ordine del giorno.
Anche qui soggetto e verbo sono separati da una incisiva, che potrebbe starsene tranquillamente più a destra; inoltre pensao andrebbe aggiunte le parole "anche solo": "Crebbe in un ambiente molto severo, dove i castighi erano all'ordine del giorno, anche solo per un nonnulla.
Laura Traverso ha scritto: 14/10/2025, 18:57 Furono punizioni e umiliazioni pesanti, al punto che la genitrice obbligava il piccolo prima, e quasi adulto poi, anche ad andare a prendere la cinghia
Manca il soggetto della prima frase; forse con un "ci" andrebbe meglio, rendendola impersonale. "obbligava il piccolo prima, e quasi adulto poi," qui non è chiaro, forse sarebbe meglio qualcosa tipo "al punto che, sin da piccolo, la genitrice lo obbligava ad andare a prendere la cinghia"
Laura Traverso ha scritto: 14/10/2025, 18:57 dalla storia e geografia, alla matematica anche fisica, oltre che alla chimica e alle materie umanistiche.
"dalla storia alla geografia, dalla matematica alla fisica..." oppure "dalla storia alla geografia, passando per la matematica e per la fisica e per la chimica, sino a tutte le materie umanistiche" o qualche altra correzione che tenga conto della corretta costruzione del periodo.
Laura Traverso ha scritto: 14/10/2025, 18:57 Nozioni che trasmise alla figliola aiutandola negli studi pure avanzati.
Cosa intendi per "studi pure avanzati"?
Laura Traverso ha scritto: 14/10/2025, 18:57 Amò i libri Giorgetto, divenne un avido lettore,
Perdona la mia ignoranza: cosa sono i libri Giorgetto? Prima di divenne, metterei un punto.
Laura Traverso ha scritto: 14/10/2025, 18:57 Fame, freddo e mancanza di cure furono privazioni pesanti che lo resero gracile e debole di polmoni, ragione per cui venne riformato, ossia esonerato dall'andare a combattere al fronte, certamente quella fu una grande fortuna, che lo espose di meno al pericolo di perdere la vita.
Dopo "fronte" serve un punto.
Laura Traverso ha scritto: 14/10/2025, 18:57 Giannetta, bella ragazza di parecchi anni, otto, più grande di lui.
Metterei "di otto anni più grande di lui"

Laura Traverso ha scritto: 14/10/2025, 18:57 che non voleva saperne di sposarsi in quanto riteneva la propria età, maggiore a quella di lui, un ostacolo non da poco, convolarono a nozze.
Non sarebbe più semplice "in quanto riteneva la differenza di età un ostacolo non da poco"?
Laura Traverso ha scritto: 14/10/2025, 18:57 Ebbero una casa modestissima, si mantenettero col lavoro di entrambi:
Mantennero.
Laura Traverso ha scritto: 14/10/2025, 18:57 lei parrucchiera e lui impiegato presso un’industria metalmeccanica
Forse, al posto di "industria", starebbe meglio "ditta", "azienda", "fabbrica".
Laura Traverso ha scritto: 14/10/2025, 18:57 Egli considerava la consorte anche un po’ come una madre, che rischiava di perdere per colpa di quella piccola intrusa. Gli parve, così, di aver di nuovo smarrito l’amore, di essere ritornato indietro nel tempo, all’epoca, neppure troppo lontana, di quando subiva ingiustizie da quella sua severissima genitrice.
Consecutio: l'azione di subire ingiustizie è antecedente, quindi, non puoi descriverla con un tempo imperfetto, ma con un più che perfetto, per indicare l'anteriorità: "di quando aveva subito".
Laura Traverso ha scritto: 14/10/2025, 18:57 Quelle idee, e sensazioni dolorose, furono il frutto della sua psiche calpestata, in realtà la moglie lo amò molto, nulla ebbe in comune con quella madre fortemente punitiva.
Invece di "furono", metterei "erano", visto che indicano una continuità. Dopo "calpestata" metterei i due punti, oppure un punto fermo e dopo "molto" metterei la congiunzione "e"
Laura Traverso ha scritto: 14/10/2025, 18:57 Ma per quel giovane uomo, le ferite di quell’infanzia sfortunata ripresero a far male:
Perché il "ma" iniziale? La frase non mi sembra avversativa ad una affermazione, o mi sbaglio?
Laura Traverso ha scritto: 14/10/2025, 18:57 I rimproveri della moglie, per l’atteggiamento ostile che manifestò nei confronti della loro figlioletta, non fecero che peggiorare il rifiuto che provava verso la piccola Gaia, alla quale arrivò ad addossare la colpa per i litigi che avvenivano con la moglie. Quella bambina dovette, oltre a subire l'allontanamento dal padre, anche caricarsi sulle spalle la colpa: le veniva detto, e non di rado, che se litigava con sua madre la colpa era soltanto sua.
"Quella bambina dovette, oltre a subire l'allontanamento dal padre, anche caricarsi sulle spalle la colpa" Hai appena espresso il concetto nella frase precedente. Io la toglierei.
Laura Traverso ha scritto: 14/10/2025, 18:57 Infine Gaia, dopo un lungo e sofferto percorso analitico comprese, e amò, per quello che fu capace di essere, quel padre a sua volta tanto ferito negli affetti più necessari per affrontare discretamente l’esistenza.
In generale, ti inviterei a rivedere l'uso delle virgole e della punteggiatura in generale in tutto il testo, ma qui mi soffermo un attimo. "Infine, dopo un lungo e sofferto percorso analitico, Gaia comprese e amò quel padre, per quello che fu capace di essere" , togliendo "a sua volta tanto ferito negli affetti più necessari per affrontare discretamente l’esistenza", in quanto concetto espresso nel periodo precedente.
Laura Traverso ha scritto: 14/10/2025, 18:57 Anche il ricordo del padre nel ruolo di nonno, che interpretò concretamente e senza riserve, con aiuti di ogni genere nei confronti delle sue figlie, di lui nipoti, fu
"nei confronti delle nipoti"
Laura Traverso ha scritto: 14/10/2025, 18:57 Fu accanto a lui quando emise il suo ultimo respiro. Non dimenticò mai, nelle sere/notti precedenti alla sua morte,
Chi è il soggetto di "non dimenticò"? Visto che il soggetto della frase precedente era la figlia, dovrebbe rimanere lo stesso, ma la privazione del sonno mi fa pensare che sia il padre. "nelle sere/notti" meglio: "nelle sete e nelle notti".

Per quanto riguarda la struttura sintattica, ti invito a non separare mai il soggetto dal verbo e tentare di fare lo stesso anche con il complemento diretto. Hai usato spesso incidentali, le quali, tuttavia, avrebbero potuto essere spostate in testa o in coda al periodo, per non incorrere in errori di comprensione e rendere maggiormente scorrevole la lettura.
Ti invito, inoltre, a rivedere i tempi verbali, andando a distinguere le azioni continuate nel tempo, da quelle che indicano un accadimento in un momento ben definito, differenziando correttamente l'imperfetto dal passato remoto.

Riguardo al contenuto: il tema è delicato e non entro nel merito.

Per quanto riguarda la forma, aggiungo che alcuni concetti vengono ripetuti molte volte, forse troppe.
In ultimo, mi sarebbe piaciuto "vedere" maggiormente le scene, le sensazioni, gli eventi, invece di "sentirle raccontate", ma questo è decisamente gusto personale.

Ciao.
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Re: Giorgetto

Messaggio da leggere da Laura Traverso »

Per Felice: che dirti? Grazie, molte grazie per il tempo che hai dedicato al mio racconto e per gli utilissimi suggerimenti di scrittura che hai inserito. Li ho subito applicati... sperando di averli messi tutti. Mamma mia! Sei davvero bravo e preciso nell'osservare anche il minimo errore. Mi imbarazzi... Buona serata
GiovannaC
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Messaggio da leggere da GiovannaC »

Cara Laura, leggere la storia di Giorgetto e della Moglie Giannetta è stato emozionante perché mi ha fatto pensare a tante storie, alcune vissute altre sentite raccontare. Alla fragilità dell'uomo e a come questo spesso non riesca ad esprimersi a causa del vissuto. Vissuto che si "tramanda" ai figli e via cosi per molte generazioni. Spero che Gaia abbia potuto realmente ri concigliarsi come quel padre, uomo, bambino. Complimenti
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Re: Giorgetto

Messaggio da leggere da Laura Traverso »

Per Giovanna: grazie per la sensibilità dimostrata al contenuto del mio racconto. Sì, hai proprio centrato un aspetto che volevo sottolineare. Purtroppo certe dinamiche familiari si tramandano dolorosamente, e non sempre è facile interromperle. Grazie per l'apprezzamento e la valutazione davvero più che gratificante. Ciao
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Messaggio da leggere da Andr60 »

Per coincidenza, anche mio padre nacque nel 1926 quindi, dai suoi racconti, conosco abbastanza bene quel periodo tragico della nostra Storia. Ebbe anche un'infanzia difficile, anche se per motivi diversi da quelli di Giorgetto, e condivise col protagonista del racconto gli anni della ricostruzione e della speranza. Le ferite interne di Giorgetto però erano più profonde, e la sua vita fu più complicata. Nel suo caso, grazie anche all'amore della figlia, le ferite alla fine si sono rimarginate e sì, il Tempo lenisce ogni dolore, (quasi) sempre.
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Re: Giorgetto

Messaggio da leggere da Laura Traverso »

per Andr60: Ciao, e sì, il tempo lenisce QUASI sempre ogni dolore. Hai detto bene...quasi. Curiosa la coincidenza della data di nascita di tuo padre e dell'infanzia difficile come Giorgetto, anche se per diversi motivi. Grazie per avermi letto e positivamente valutato, ciao Andr. a rileggerci.
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Giuseppe Gargano
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Messaggio da leggere da Giuseppe Gargano »

Come detto nel forum relativo alle poesie, sono un lettore indisciplinato e ho cercato di comprendere alcuni dettagli che mi sfuggono ancora. Perché la madre ha creduto sarebbe rimasto sempre un infante? Si trattava di ignoranza o ci si aspettava che il bambino sarebbe morto in tenera età per una condizione fisica che hai preferito non dettagliare? Il dubbio mi è venuto immediatamente quando hai parlato di anima del purgatorio e la prima cosa a cui ho pensato sono i bambini non battezzati perché morti alla nascita.
Altro dettaglio che mi è sfuggito, il padre conclude la sua vita in compagnia della figlia ma... in tutto questo i rispettivi consorti cosa hanno fatto?
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Re: Giorgetto

Messaggio da leggere da Laura Traverso »

Per Giuseppe G: ciao e grazie per avermi letto e valutato positivamente. Cercherò di rispondere alle tue domande. La madre, Maria, certamente lo ha registrato come Giorgetto per ignoranza e superficialità (anche dimostrata in altre circostanze, vedi cinghia...), non ho mai pensato all'altra soluzione... Circa i rispettivi consorti di cui mi chiedi, non ho ritenuto importante citarli anche se, quello della figlia Gaia, si capisce da quanto dice: "Ritenne, per quasi tutta la vita, il padre responsabile per le infelici scelte sentimentali a cui andò incontro, e che le compromisero la vita" e quindi si intuisce, almeno si potrebbe intuire, che il consorte fosse uscito di scena dalla vita di Gaia. Nella realtà dei fatti, visto che il racconto prende spunto da una storia vera, la moglie di Giorgetto era da alcuni anni deceduta. Ma dal momento che la storia è centrata, soprattutto, sul rapporto padre e figlia, non mi pareva importante precisare il particolare a cui hai fatto cenno. Ciao, a rileggerci
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Ciao Laura, inizio da te a commentare i racconti perché come si suol dire: "prima le donne..." :D
Il racconto è molto interessante e mi è piaciuto perché in poche righe sei riuscita a descrivere le vicende di due generazioni della famiglia del Giorgetto. Per contro, in questi casi è palesemente difficile condurre la narrazione senza cadere nell'effetto "elenco della spesa". Se tu volessi espandere questa che è a tutti gli effetti una "sinossi", sono sicuro che ne verrebbe fuori un bel romanzo in stile "il velocifero".
Dal punto di vista tecnico non mi dilungo perché l'uso della punteggiatura è molto personale e per me non ha senso criticare eventuali tue scelte, però mi ha colpito l'uso del "fu" che trovo sempre una scelta coraggiosa e quindi anche per questo motivo il mio voto è più che positivo!
Ultima modifica di Alphaorg il 01/11/2025, 20:45, modificato 1 volta in totale.
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Re: Giorgetto

Messaggio da leggere da Laura Traverso »

Per ALPHAORG: ciao e grazie molte per la precisa analisi effettuata sul mio racconto e per il tuo parere positivo, descritto anche molto simpaticamente. Proprio ieri sera ho letto, e commentato, altrettanto positivamente, il tuo.
Vorrei segnalarti un piccolo errore, ma fondamentale al fine delle gare (in cui tutti, prima o poi siamo caduti...), Spero che tu mi legga così da provvedere a sistemare il tuo commento e a renderlo valido.
Nel TITOLO, devi togliere "Re: Giorgetto" e al suo posto scrivere "COMMENTO". solo così renderai (come già ho detto) valido il tuo voto e potrai entrare in gara.
Grazie ancora, un caro saluto. Laura
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Re: Giorgetto

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grazie mille per la segnalazione! non lo sapevo!
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Carosello

antologia di opere ispirate dal concetto di Carosello e per ricordare il 40° anniversario della sua chiusura

Nel 1977 andava in onda l'ultima puntata del popolare spettacolo televisivo serale seguito da adulti e bambini. Carosello era una sorta di contenitore pubblicitario, dove cartoni animati e pupazzetti vari facevano da allegro contorno ai prodotti da reclamizzare. Dato che questo programma andava in onda di sera, Carosello rappresentò per molti bambini il segnale di "stop alle attività quotidiane". Infatti si diffuse presto la formula "E dopo il Carosello, tutti a nanna".
Per il 40° anniversario della sua chiusura, agli autori abbiamo chiesto opere di genere libero che tenessero conto della semplicità che ha caratterizzato Carosello nei vent'anni durante i quali è andato felicemente in onda. I dodici autori qui pubblicati hanno partecipato alle selezioni del concorso e sono stati selezionati per questo progetto letterario. Le loro opere sono degni omaggi ai nostri ricordi (un po' sbiaditi e in bianco e nero) di un modo di stare in famiglia ormai dimenticato.
A cura di Massimo Baglione.

Contiene opere di: nwGiorgio Leone, nwEnrico Teodorani, nwCristina Giuntini, nwMaria Rosaria Spirito, nwFrancesco Zanni Bertelli, nwSerena Barsottelli, nwAlberto Tivoli, nwLaura Traverso, Enrico Arlandini, Francesca Rosaria Riso, Giovanni Teresi, nwAngela Catalini.

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