La solitudine dei numeri primi

Segnalate qui le vostre impressioni (positive e negative) o i vostri consigli su una recente lettura che vi ha particolarmente colpito, o anche per chiedere informazioni su libri et similia.
Per completezza, vi suggeriamo anche di compilare una scheda nei libri d'autore.
Cordelia
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La solitudine dei numeri primi

Messaggio da leggere da Cordelia »

Ragazzi lo so, ora mi darete tutti addosso e direte che di libri non ne capisco niente, che sono un'illetterata, una che non capisce niente ecc. Permettetemi però di dire, prima di crocefiggermi, perchè a me non è piaciuto questo libro.
Prima di tutto vorrei dire che non discuto sulla bravura dell'autore di immedesimarsi in chi soffre di anoressia come la protagonista. Il rifiuto, il discusto per ogni singola porzione di cibo da ingoiare è descritta in maniera impareggiabile, come anche l'autolesionismo di Mattia. Anche l'incomunicabilità che aleggia in tutto il libro è scritta benissimo, ma vorrei parlare di ciò che per me non va.
Intanto c'è un errore gravissimo che l'autore ha fatto e che comunque non è stato rilevato dalla casa editrice (la Mondadori!) in fase di editing, che mi ha stupito parecchio.
In un capitolo del libro la protagonista, che è notoriamente zoppa in quanto ha una gamba che trascina claudicando, scende dalla propria auto e dà lezioni di guida all'altro protagonista. Lui si mette alla guida e lei gli spiega che ai suoi piedi ci sono frizione, freno e acceleratore. Gli dice anche come cambiare le marce, come frenare, come partire. Ora vi pare che una persona che zoppica e che trascina la gamba insensibile possa guidare un'auto normale? Io trovo che l'errore è gravissimo.
Comunque ovviamente non è questo che mi ha fatto non amare il romanzo.
Quel che mi ha urtato sono le situazioni irreali che fa vivere ai suoi protagonisti. La ragazza, Alice, è malata di anoressia da sempre e ormai non ha più il ciclo da tempo. Ora una donna ridotta così si nota subito che è malata, non ci vuole un medico. Mentre l'uomo che lei sposa è proprio un medico che sembra non aver capito quanto lei stia male. Ora è vero che l'amore è cieco, ma cavolo Fabio, il medico, avrebbe già dovuto accorgersi del suo problema fin dal primo loro incontro, quando lei cioè, intasa il water con il pomodoro di cui cerca di liberarsi. Per non parlare delle basi su cui si basa il matrimonio. Per tutto il libro lei non parla, pensa, ma non dice quel che vorrebbe. Fabio poverino si trova solo a far monologhi... Ora mi domando, ma voi ve la sposereste una che è secca più di un manico di scopa, che non parla, che non si relaziona?
E vogliamo parlare di Mattia, genio della matematica, anche lui campione di parole? Prende un aereo per rivedere la sua amica appena lei gli manda un bigliettino ma non insiste assolutamente sul perchè lei lo ha chiamato e su che voleva dirgli. E dopo aver baciato una donna cui tiene moltissimo, senza espressione si dirige in bagno...
Per non parlare del dubbio che rimane nell'aria sulla donna che ha visto Alice che le ricordava Michela, la sorella gemella di Mattia scomparsa anni prima e mai più ritrovata.
Ma vogliamo scherzare?
Insomma io amo la fantascienza e quando scrivo di cose irreali o non ancora realizzate mi faccio mille problemi per far apparire una trama più realista possibile, in cui tutte le tessere alla fine combacino.
Qui purtroppo no. Forse sono troppo realista io, forse pretendo troppo da un ragazzo di 27 anni, quale è l'autore, ma diciamo che se io fossi stato l'editore avrei preteso una revisione dell'opera che avesse degli intenti più realistici.
Bè vabbè adesso potete dirmene di tutti i colori.

un saluto

Dany
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Massimo Baglione
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Re: La solitudine dei numeri primi

Messaggio da leggere da Massimo Baglione »

Cordelia, questa sezione nasce proprio per segnalare i libri che non ci sono piaciuti. Tu hai fornito persino le motivazioni segnalandole con precisione, quindi possiamo dirtene di tutti i colori solo se hai sbagliato il titolo e hai invece letto un altro libro omonimo :)
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Celeste Borrelli
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Re: La solitudine dei numeri primi

Messaggio da leggere da Celeste Borrelli »

Anche a me non è piaciuto,ovvero ,lo stile narrativo si.Quello mi è piaciuto tantissimo (come l'eleganza del riccio).E' vero presenta molte incongruenze.Il finale poi...da paura.
In generale mi ha (hanno)deluso tantissimo.E' a mio avviso un romanzo autocelebrativo(se non sbaglio l'autore è un ingegnere),i passi i cui protagonisti sono i numeri sono eccezionali.
L' eleganza del riccio,visto che l'ho preso in ballo...si che ci sono compiacimenti letterari.
"Sono d'accordo sul fatto che i moderatori, se presenti, difficilmente interverranno.
Il solo fatto che ci siano li rende inutili, quindi sono utilissimi." (C.B.)
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Cloeman
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Re: La solitudine dei numeri primi

Messaggio da leggere da Cloeman »

Cordelia, ti dirò a me globalmente il romanzo non è dispiaciuto perchè è ben scritto però hai ragione le incongruenze sono troppe, secondo me lei è tratteggiata in maniera poco realistica: è anoressica fin da adolescente e sappiamo che non si vive a lungo in quelle condizioni, invece arriva ai trent'anni senza neanche provare a guarire. La storia del suo matrimonio è incredibile, il marito sembra un parto della sua fantasia per quanto è irreale. L'unica cosa che salva il libro è lo stile.
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Kaipirissima
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Re: La solitudine dei numeri primi

Messaggio da leggere da Kaipirissima »

A me il libro è piaciuto, anche se è tristissimo, la passività di Mattia poi mi stava parecchio sulle palle.
Comunque...
Più del libro mi è piaciuto il film. Che per fortuna crea un finale diverso.
Penso a volte che non uscirò mai da questa Rua dos Douradores. E se lo scrivo, mi sembra l'eternità. (Bernardo Soares)


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Per il 40° anniversario della sua chiusura, agli autori abbiamo chiesto opere di genere libero che tenessero conto della semplicità che ha caratterizzato Carosello nei vent'anni durante i quali è andato felicemente in onda. I dodici autori qui pubblicati hanno partecipato alle selezioni del concorso e sono stati selezionati per questo progetto letterario. Le loro opere sono degni omaggi ai nostri ricordi (un po' sbiaditi e in bianco e nero) di un modo di stare in famiglia ormai dimenticato.
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