L'origine del divieto di mandato imperativo e la sua importanza
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L'origine del divieto di mandato imperativo e la sua importanza
Ritorna spesso, sollevata da alcune forze politiche, la necessità di abolire il divieto di mandato imperativo.
Prima di spiegare in cosa consista il divieto bisogna stabilire cosa sia il mandato imperativo.
Esso è collegato al concetto di rappresentanza ed ha una valenza nell’ambito del diritto civile poiché lega con un vincolo giuridico (normato da alcuni articoli del codice civile) due soggetti: il mandante e il mandatario, ciò colui che conferisce il mandato (una delega a svolgere determinati o tutti gli affari del mandante) e colui che la riceve.
In ambito pubblico il mandato imperativo si trova, ad esempio, nella Francia pre-rivoluzionaria, nella costituzione degli Stati Generali. Dove ciascun ordine legava i suoi rappresentanti con tale vincolo (Io ti dico cosa dire e fare e tu esegui). Cosa che provocava di fatto lo stallo dell’Assemblea (che di fatto non veniva mai convocata).
L’unico ad avere un mandato libero non vincolato era il re di Francia. L’unico ad aver facoltà ad agire per la cura degli interessi generali della Nazione.
Il quale, infatti, nella persona di Luigi XVI, quando nel 1789 convocò gli Stati Generali, aveva preteso che i delegati non venissero inviati all'Assemblea con mandati vincolanti dai rispettivi ordini. Ciò perché la responsabilità di ogni singolo rappresentante doveva da quel momento consistere esclusivamente nell'interesse della collettività.
La costituzione repubblicana del 1791 (la prima al mondo ad adottare il suffragio universale di tutti i cittadini) trasmise il principio del libero mandato dalla sovranità del re a quella dei deputati dell'Assemblea eletta dal popolo, di modo che la possibilità di agire per l'interesse collettivo venisse di volta in volta garantita da una norma costituzionale.
Il principio del libero mandato o divieto di mandato imperativo (con una trasposizione negativa che induce a riflettere) nasce pertanto insieme alla democrazia moderna, dal carattere rappresentativo, al contrario di quella classica, essenzialmente greca, che fu, invece, una democrazia diretta.
Il tratto principale della moderna democrazia rappresentativa è quello della rappresentanza politica, secondo la quale l'eletto deve fare gli interessi della collettività tutta e non quelli specifici dei suoi elettori.
In quest'ottica l'eletto diviene soggetto al mandato imperativo della Nazione e non a quello dei suoi elettori.
Dal 1791 in tutte le democrazie rappresentative il divieto di mandato imperativo diventò dunque una regola fissa (e lo è tuttora), anche se, di tanto in tanto, si ode (da destra o da sinistra) lo strepitio di quanti tentano di limitarne la portata o addirittura di sostituirlo con il suo esatto contrario, l'obbligo di mandato imperativo.
Un dibattito del genere avviene spesso anche in Italia in occasione del passaggio di un deputato da un gruppo a un altro, evenienza stigmatizzata come un tradimento del mandato ricevuto dagli elettori. Anche il il voto c.d. di coscienza, contrario alle direttive emanate dai gruppi parlamentari di appartenenza, viene malvisto (e persino nella stampa si legge di franchi tiratori con toni spesso spregiativi), invece che rientrare nella fisiologica dinamica parlamentare, visto che l’eletto ha l'obbligo costituzionale (articolo 67 della Costituzione) di agire nell’interesse della collettività e non per quello dei propri elettori.
Di contro, nel dibattito mirante all’eliminazione del divieto di mandato imperativo rientrano argomentazioni quali l'esigenza di coerenza o la violazione della libertà e degli interessi degli elettori, i quali, a detta dei detrattori della norma costituzionale, esigono che l’eletto venga legato in modo indissolubile al gruppo di riferimento che ne ha agevolato l’elezione.
Chi oggi sostiene l'obbligo di mandato imperativo dimentica o ignora (o finge di ignorare) che la funzione costituzionale del divieto serve proprio a spezzare questo legame di reciproco interesse che lega l’eletto agli elettori o, peggio, alla parte politica che ne ha propugnato l’elezione.
Ciò in quanto l'interesse particolare può essere fonte di distorsioni e manipolazioni.
Inutile nascondere poi che mai una norma costituzionale ha subito nel tempo più violazioni di quella del divieto di mandato imperativo, essendo tra l’altro una norma priva di sanzione.
Violata perché ogni gruppo continua a identificare l'interesse della Nazione con quello del proprio gruppo di appartenenza, o perché gli interessi particolari (se non personali) dei singoli deputati spesso prevalgono su quelli collettivi, o perché i partiti impongono agli eletti sotto i propri simboli, sotto il nome di disciplina di partito, obbedienza cieca e illimitata, a pena del mancato rinnovo della candidatura nella legislazione successiva.
Eviterò, in questa sede, di soffermarmi sulle tecniche parlamentari di limitazione del divieto di mandato imperativo (voto palese invece che segreto, ricorso continuo alla fiducia da parte del governo, utilizzo immotivato della decretazione d'urgenza, ecc.).
In sostanza già oggi il divieto di mandato imperativo viene violato di continuo, a detrimento della rappresentanza politica e a vantaggio degli interessi particolari dei più diversi gruppi di potere e lobby o anche delle diverse parti sociali (sindacati, associazioni, ordini), tanto che le democrazie parlamentari si può dire che oggi abbiano tutte un assetto di fatto neo-corporativista, dove i vari gruppi sociali agiscono non nell'interesse collettivo, nell'interesse della Nazione, ma nel proprio particolare o individuale interesse.
Per concludere, il divieto di mandato imperativo è una garanzia di rappresentanza politica e una garanzia della salvaguardia dell'interesse collettivo nazionale, non il suo contrario come spesso si sente.
Superato il divieto si andrà incontro velocemente a un corporativismo di forma, oltre che di sostanza, e oltre ancora alla supremazia dei poteri oligarchici, impermeabili da sempre alla democrazia. Si tornerebbe dunque all’Ancien Régime e agli Stati Generali pre-rivoluzionari.
Dieci
antologia di opere ispirate dal numero dieci, in omaggio al decimo compleanno dell'associazione culturale BraviAutori.it
Non amiamo l'auto-celebrazione, tuttavia ci è piaciuto festeggiare il nostro decimo compleanno invitando gli autori a partecipare alla composizione di un'antologia di opere di genere libero che avessero come traccia il numero 10. Ventidue autori hanno accettato l'invito e ciò che ci hanno regalato è stato confezionato in queste pagine.
Con la presente antologia abbiamo voluto ringraziare tutti i collaboratori, gli autori e i visitatori che hanno contribuito a rendere BraviAutori.it ciò che è oggi, e che continuerà a essere finché potrà.
A cura di Massimo Baglione.
Copertina di Giuseppe Gallato.
Contiene opere di: Ferruccio Frontini, Giuseppe Gallato, Mirta D, Salvatore Stefanelli, Gabriella Pison, Alberto Tivoli, Massimo Tivoli, Francesca Gabriel, Francesca Santucci, Enrico Teodorani, Gabriele Ludovici, Martina Del Negro, Alessandro Borghesi, Cristina Giuntini, Umberto Pasqui, Marezia Ori, Fausto Scatoli, Arcangelo Galante, Giorgio Leone, Fabio Maltese, Selene Barblan, Marco Bertoli.
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Carosello
antologia di opere ispirate dal concetto di Carosello e per ricordare il 40° anniversario della sua chiusura
Nel 1977 andava in onda l'ultima puntata del popolare spettacolo televisivo serale seguito da adulti e bambini. Carosello era una sorta di contenitore pubblicitario, dove cartoni animati e pupazzetti vari facevano da allegro contorno ai prodotti da reclamizzare. Dato che questo programma andava in onda di sera, Carosello rappresentò per molti bambini il segnale di "stop alle attività quotidiane". Infatti si diffuse presto la formula "E dopo il Carosello, tutti a nanna".
Per il 40° anniversario della sua chiusura, agli autori abbiamo chiesto opere di genere libero che tenessero conto della semplicità che ha caratterizzato Carosello nei vent'anni durante i quali è andato felicemente in onda. I dodici autori qui pubblicati hanno partecipato alle selezioni del concorso e sono stati selezionati per questo progetto letterario. Le loro opere sono degni omaggi ai nostri ricordi (un po' sbiaditi e in bianco e nero) di un modo di stare in famiglia ormai dimenticato.
A cura di Massimo Baglione.
Contiene opere di: Giorgio Leone, Enrico Teodorani, Cristina Giuntini, Maria Rosaria Spirito, Francesco Zanni Bertelli, Serena Barsottelli, Alberto Tivoli, Laura Traverso, Enrico Arlandini, Francesca Rosaria Riso, Giovanni Teresi, Angela Catalini.
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BReVI AUTORI - volume 3
collana antologica multigenere di racconti brevi
BReVI AUTORI è una collana di libri multigenere, ad ampio spettro letterario. I quasi cento brevi racconti pubblicati in ogni volume sono suddivisi usando il seguente schema ternario:
Fantascienza + Fantasy + Horror
Noir + Drammatico + Psicologico
Rosa + Erotico + Narrativa generale
La brevità va a pari passo con la modernità, basti pensare all'estrema sintesi dei messaggini telefonici o a quelli usati in internet da talune piattaforme sociali per l'interazione tra utenti. La pubblicità stessa ha fatto della brevità la sua arma più vincente, tentando (e spesso riuscendo) in pochi attimi di convincerci, di emozionarci e di farci sognare.
Ma gli estremismi non ci piacciono. Il nostro concetto di brevità è un po' più elastico di un SMS o di un aforisma: è un racconto scritto con cura in appena 2500 battute (sì, spazi inclusi).
A cura di Massimo Baglione.
Contiene opere di: Giorgio Leone, SmilingRedSkeleton, Francesco Gallina, Laura Traverso, Umberto Pasqui, Patrizia Benetti, Luca Valmont, Alessandra Leonardi, Mirta D, Pasquale Aversano, Gabriella Pison, Alessio Del Debbio, Alberto Tivoli, Angela Catalini, Marco Vecchi, Roberta Eman, Michele Botton, Francesca Paolucci, Enrico Teodorani, Marco Bertoli, Fausto Scatoli, Massimo Tivoli, Laura Usai, Valentina Sfriso, Athos Ceppi, Francesca Santucci, Angela Di Salvo, Antonio Mattera, Daniela Zampolli, Annamaria Vernuccio, Giuseppe Patti, Dario Sbroggiò, Angelo Bindi, Giovanni Teresi, Marika Addolorata Carolla, Sonia Barsanti, Francesco Foddis, Debora Aprile, Alessandro Faustini, Martina Del Negro, Anita Veln, Alessandro Beriachetto, Vittorio Del Ponte.
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Gara di primavera 2020 - Tre capitani, e gli altri racconti
A cura di Massimo Baglione.
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La Gara 36 - De Rerum Scientia
A cura di Monica Porta may bee.
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La Gara 3 - C'era una volta...
A cura di Bonnie.
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