I pensieri di Morfeo

Una zona dedicata alle riflessioni e alle idee.
Questa sezione è per i "pensieri", quelli cioe del tipo "Oggi mi è venuto in mente che... cosa ne pensate?", non per postare poesie od opere personali e chiedere poi di discuterne. Per pubblicare tue opere online, usa l'apposita funzione del nostro sito, grazie alla quale potrai farti leggere ed essere commentato.
Mauro Conti
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I pensieri di Morfeo

Messaggio da leggere da Mauro Conti »

Pensiero (molto) sparso prima di andare a dormire...
ma la felicità, è veramente cosi' relativa da persona a persona oppure esiste un minimo comun denominatore?
:?: :?: :?: :?:
dormiamoci sopra :-)
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Massimo Baglione
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Re: I pensieri di Morfeo

Messaggio da leggere da Massimo Baglione »

Non ci pensare, sarai ancora più felice :-P
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Namio Intile
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Re: I pensieri di Morfeo

Messaggio da leggere da Namio Intile »

Come aforisma funziona, Massimo. Somiglia al Non egere felicitate felicitas vestra est di Seneca. Non aver bisogno della felicità sia la vostra felicità. Che si presta a più interpretazioni: un'esortazione a vivere senza cercarla la felicità, o a vivere la vita senza averne bisogno, o un'osservazione empirica, per cui chi sta bene, ed è felice, neanche la cerca la felicità. E quindi non ne ha bisogno.
Mauro, se vuoi qualche dritta sulla felicità cerca nei Dialoghi di Seneca quello dedicato alla felicità: De felicitate vita, Sulla vita felice, che trovi anche come opera autonoma, al pari degli altri Dialoghi. Scoprirai che la maggior parte degli aforismi, e a volte delle ovvietà e banalità, che circolano e riguardano la felicità provengono da quella fonte.
Seneca era Seneca.
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Mauro Conti
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Re: I pensieri di Morfeo

Messaggio da leggere da Mauro Conti »

Grazie Namio andrò a leggermi i Dialoghi di Seneca. Premetto che questi miei pensieri potranno sembrare (aggiungo, senz'altro!) delle banalità, o luoghi comuni in ogni caso nascono in me genuini, non forzati da nessuno o da fatti particolari.
Penso che Seneca abbia qualcosa da dire sull'argomento. Vediamo se qualche risposta la trovo. Grazie anche al "drastico" Massimo :-)
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Massimo Baglione
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Re: I pensieri di Morfeo

Messaggio da leggere da Massimo Baglione »

Mauro Conti ha scritto: 10/01/2023, 17:18Premetto che questi miei pensieri potranno sembrare (aggiungo, senz'altro!) delle banalità...
Il pensiero, in quasi qualsiasi sua forma, è sempre ben accetto, qui.
Quel "quasi" si limita alla sua legalità e al senso civico di chi, quel pensiero, lo produce.
Pensaci :smt005
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Mauro Conti
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Pensieri di Morfeo

Messaggio da leggere da Mauro Conti »

Per non aprire topic in continuazione posto qui un altro pensiero di Morfeo
uno dei tanti che mi sovvengono appena la testa poggia sul mio soffice cuscino, dopo una giornata passata in questo incomprensibile e insidioso mondo...
penso....
penso che ci sia in giro tanta povera gente. Ma sapete una cosa? I soldi non centrano affatto.
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Re: I pensieri di Morfeo

Messaggio da leggere da Namio Intile »

Mi offri il destro per qualche spunto. Chissà che ne pensa Andr. Non facciamo altro che rincorrere il denaro per tutta la vita, ma mai una volta ho sentito qualcuno riflettere su cosa sia l'oggetto denaro. Non so se avete mai visto le antiche monete d'oro o argento romane. Sono quasi tutte ovalizzate, mai rotonde. Eppure rotonde lo erano. Dato che il loro valore prescindeva il contenuto metallico, il metallo veniva grattato per utilizzarlo altrimenti, e quindi produre altro valore. La zigrinatura della corona, oggi senza senso, è stata introdotta propria a tale scopo, per evitare la scagliatura dei metalli preziosi. Ma torniamo ai giorni nostri. Sono gli inglesi a introdurre il sistema aureo passando dal sistema a base argento, da cui il nome sterlina/pound/libbra/lira ( a pound of sterling silver), a quello aureo. Fissarano come unità di conto la sterlina d'oro, con un cambio fisso pari a 7,32 grammi di oro 24k per sterlina
Ora, è noto che l'oro e l'argento vengono estratti dal sottosuolo e non sono proprio abbondantissimi in natura. Perciò la moneta aurea è intrinsecamente scarsa. La scarsità, naturalmente, non è casuale, perché costringe le classi proletarie a qualsiasi tipo di sacrificio per poterselo procurare. Mentre per le élites il denaro non è più un problema. Il sistema monetario britannico venne sostituito nel 1944 dal sistema gold sxchange standard, in cui tutte le monete avevano un tasso di cambio fisso col dollaro, ma solo il dollaro era convertibile in oro.
Con gli accordi di Bretton Woods viene creato Il FMI e la Banca Internazionale per la ricostruzione e lo sviluppo, i due bracci armati di Washington nelle economie post guerra. Ma anche questo sistema terminò nel 1971 con la fine della convertibilità dollaro oro e un nuovo sistema di cambi variabili dollaro altre monete. Viene creata la Banca Mondiale e successivamente l'Organizzazione Mondiale del Commercio, WTO, e il dollare si afferma come moneta degli scambi internazionali, tutti denominati in dollari.
Ora, è chiaro che il dollaro, come l'euro, non si scava in miniera, ma la loro quantità e la loro circolazione sono stabilite dalle rispettive banche centrali. Non esiste una penuria di denaro dettata da qualche divinità o dalla scarsità naturale. La penuria di denaro è oggi, come ieri, determinata dalle necessità della produzione e dalla scarsità di mezzi naturali. Tutta la produzione, e il lavoro che ad essa soggiace, sono oggi organizzate secondo la necessità della massimizzazione degli utili, con tutte le conseguenze del caso.
Ma se il denaro continua oggi a essere un lusso per le classi lavoratrici, lo è sempre meno per le élites. Che possono contare su stock di denaro oggi praticamente illimitati. Se nel XIX secolo il denaro era ancora legato alla presenza dell'oro, oggi non ha più limiti. Per cui le classi agiate possono contare su di una ricchezza in denaro illimitata, che si accumula illimitatamente, ma su uno stock di beni materiali limitato dalla scarsezza naturale. E forse è questo il motivo per cui le élites spendono cifre per noi assurde per acquistare oggetti di tutti i tipi, penso a oggetti d'arte miliardari, o a beni immobili di tutti i tipi e di dubbia utilità ( qual è l'utilità di un orologio da un milione di euro se non il valore dell'oggetto in sé dovuto alla illimitata capacità di spesa in denaro delle classi dominanti), tanto che possono permettersi di spendere un milione di dollari per una cena al ristorante.
Ma a cosa serve la penuria dell'oggetto denaro? A preservare il sistema di produzione capitalistico e la divisione in classi, direbbe qualcuno. Data la scarsità degli elementi naturali, deve esserci una classe dominante di infinitamente ricchi e una di poveri. Altrimenti bruceremmo il pianeta in un mese, mi ha detto una volta un funzionario della Banca d'Italia. Quindi la penura di denaro serve a mantenere essenzialmente in vita la presente struttura di potere e quindi la società stessa che da essa discende. Quella società dove ciascuno di noi ogni mattina esce di casa e va a lavorare o a studiare, per procacciarsi l'oggetto denaro la cui penuria è stabilita a monte dalle classi dominanti.
Mi si dirà che il contrario della penuria di denaro è l'inflazione. Daccordissimo, ma chissà perché l'abbondanza di denaro di cui godono le classi dominanti non genera mai inflazione.
Alla prossima.
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Andr60
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Re: I pensieri di Morfeo

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Caro Namio e cari tutti, non ho fatto studi di economia e tutto quello che ho imparato (ammesso che sia così) l'ho letto o sentito da veri o sedicenti esperti. Come quasi tutti, iniziai a interessarmi alla moneta quando dal passaggio lira/euro il potere d'acquisto degli stipendi (compreso il mio) improvvisamente si dimezzò. A ciò seguirono varie letture, soprattutto gli articoli di Paolo Barnard sulla MMT (Modern Money Theory), che riprendevano in gran parte i temi che Namio ha ben riassunto.
La mafia ha il problema di ripulire miliardi di provenienza illecita, quindi acquista attività legali.
Le banche fanno la stessa cosa, ma con una differenza: sono loro che creano i soldi, con la leva finanziaria, e tramite gli interessi danno origine a un debito che per definizione è impagabile (la UE è un perfetto esempio di debitocrazia).
Col passaggio alla scrittura elettronica (tra i desiderata del WEF), verrebbe reciso qualunque legame fisico con la moneta e il suo possessore sarebbe, in ultima istanza, il server in cui quel certo conto corrente è depositato, pronto per “spegnere” il credito del suo possessore, se fa il cattivo (ad es., i camionisti canadesi).
Per riferirsi al tema di cui sopra, c'è una frase, attribuita a Jacques Attali (lo “scopritore” di Macron): ”Ma cosa credeva, la plebaglia europea, che l'euro fosse stato creato per la sua felicità?”
Al di là di questo, concludo con una frase attribuita a S. Agostino, Oscar Wilde ed Ennio Flaiano: Felicità è desiderare ciò che si ha già.
Namio Intile
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Re: I pensieri di Morfeo

Messaggio da leggere da Namio Intile »

Con la moneta elettronica statale, e non bancaria come oggi, ne vedremo delle belle. Per fortuna non credo si faccia domani e io spero di non vederla proprio. Lo so, lo so, il contante agevola il nero, la mafia, e baggianate moraleggianti del genere. Ma tutti ignorano, anzi il popolo lo ignora perché chi comanda lo sa benissimo, che l'unica moneta avente corso legale nello stato italiano è l'euro, a partire dal 28/2/2002. Quindi le monete e le banconote denominate in euro. Non i POS o i bonifici o gli assegni, che NON sono moneta ma mere convenzioni bancarie. Se io volessi potrei benissimo rifiutare un pagamento non in euro. E al contrario rifiutare di accettare un pagamento in euro è un illecito punibile con sanzione ai sensi del codice penale. Infatti un'altra leggina prevede l'obbligo del POS per gli esercenti, ma non l'obbligo di pagare con moneta bancaria. Ma tutti tacciono, perché il sistema bancario privato deve essere agevolato in ogni modo e così il popolo becco dovrà pagare il signoraggio alle banche per ogni transazione. Va da sé che essendo tutto il contante gestito dalle banche e questo diminuisce ogni giorno (non è un caso l'impossibilità di trovare determinati tagli di monete o banconote) il ricorso alle carte di debito o credito diverrà universale. Con lo spostamento dei relativi diritti di signoraggio dallo stato sovrano ai vari feudatari bancari.
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Mauro Conti
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Re: I pensieri di Morfeo

Messaggio da leggere da Mauro Conti »

Carissimi Namio e Andr
apprezzo i vostri sempre illuminanti e apprezzabili spunti.
Tuttavia penso che non abbiate colto
Avete composto dei saggi di economia monetaria. Interessanti, senza dubbio....
Ma quando dico, c'è tanta povera gente, ma il danaro non centra, intendo dire che c'è gente a cui i soldi non mancano affatto ma hanno una grandissima povertà nell'anima, nei principi, nei valori, nella morale, nei sentimenti, nell'educazione, nella solidarietà e nel senso civico.
Persone dedite al materialismo esasperato. Al possesso. All'ostentazione.
Persone completamente incapaci di sacrifici, o almeno di compromessi.
Persone che hanno perso il gusto e il piacere delle piccole cose, di tutte quelle cose senza "benefici materiali" ma che ti fanno fare un sorriso quando ti alzi al mattino, che ti rendono la vita più serena e meno pesante.
Un esempio? Parlando con un conoscente trovato per caso mentre passeggiavo con il mio cane a cui sono molto affezionato, mi raccontava i suoi programmi per il weekend, con il suo bel SUV dal valore di un appartamento in San Babila a Milano, se ne andava a Cortina a sciare dove ha uno Chalet, e poi cena al ristorante xxx (dal suo racconto si aspettava che io lo conoscessi questo posto, non ho idea il perché). Una serie di ostentazioni e dimostrazioni di forza finanziaria, abbastanza teatrale se vogliamo. Per carità, contento per lui che se la spassa. Anch'io ogni tanto qualche weekend me ne vado da qualche parte, sicuramente una cosa molto più contenuta della sua in fatto di spesa, ma l'idea di svagarsi per qualche giorno la condivido.
Non mi è piaciuto però il fatto che alla fine della discussione, guarda il mio cane e dice: "per esempio quello...." e fa un gesto con la mano.
Io rispondo: "Quello? cosa...."
"Quello, il cane, è una palla al piede, è solo un peso, ma chi te l'ha fatto fare...ma SMOLLALO e vai a divertirti...." - e se ne va ridendo.
Non ho nemmeno avuto il tempo di rispondere, l'ho salutato con un cenno della mano e anch'io ho ripreso la mia strada.
Chiaro, non sono tutti cosi', ma una persona di questa risma non ha la minima idea di che gratificazione sia adottare un cane, levarlo da un canile lagher, crescerlo, sentire giorno per giorno la sua gratitudine, il suo affetto, la sua compagnia, un quotidiano fatto di piccole cose che in realtà con gli occhi dell'anima sono ENORMI. Avere un cane insegna molto in fatto di benessere dello spirito. Premetto che ci tengo ma non sono un fanatico di quelli che mette il cappottino ai cani, per carità.
Probabilmente queste persone hanno un'anima che non ha occhi, oppure questi occhi sono chiusi da egoismi, egocentrismi, ostentazioni e falsi miti, come il danaro.
Io non sto dicendo che io ho ragione e lui torto. No.
Mi rendo contro altrimenti che non a tutti piace la compagnia di animali domestici, riferendomi a questo esempio specifico.
Ho voluto scrivere questo pensiero di Morfeo perchè dopo questa esperienza, questo breve incontro, credo che la povertà più forte e più becera, non stia nel portafoglio, ma nello spirito.
Un augurio di buon fine settimana ragazzi.
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Re: I pensieri di Morfeo

Messaggio da leggere da Andr60 »

Caro Mauro, volevo solo integrare il discorso di Namio su moneta, economia, ecc., aggiungendo delle cose che ho letto nel corso degli anni. Al di là di questo, è chiaro che il tema della felicità (o meglio, della ricerca della medesima) tocca solo di striscio l'economia, ed è solo (non a caso) nei paesi che hanno elevato la ricchezza a idolo la felicità si identifichi nel benessere materiale. Nei paesi protestanti il ricco è toccato dalla grazia, il povero si merita la sua misera condizione, e questa visione dell'esistenza è passata anche nelle altre nazioni culturalmente e/o politicamente connesse, e subordinate, a tale visione: da Max Weber a Bill Gates, verrebbe da dire. D'altra parte, stando a indagini di sociologia, pare che PIL e felicità non siano in stretta correlazione in tutti i paesi, dipende se tutti i rapporti sociali sono determinati per via economica oppure no. C'è un detto africano, che dice: "Per educare un bambino, ci vuole un intero villaggio"; ciò significa che per educare, sfamare, supportare un bambino non basta una persona, ma una rete sociale, e questa rete lo fa gratis, così come gratuitamente quel villaggio non lascerà mai sola la madre di quel bambino.
Il turbo-capitalismo attuale fa esattamente il contrario, cioè rende gli esseri umani delle monadi che comunicano tra loro in modo virtuale, e fa sorgere bisogni artificiali che rendono l'individuo perennemente insoddisfatto, quando egli si rende conto che il soddisfacimento di quei bisogni lo ha lasciato esattamente come prima. Tutto questo sproloquio per dire che sono d'accordo con te, d'altra parte altrimenti non saremmo qui, ma a fare compagnia a Briatore con la sua pizza :)
Mauro Conti
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Re: I pensieri di Morfeo

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Nuova pagina dei pensieri di Morfeo
stavo ripensando (prima di addormentarmi ovviamente) ad una discussione che ebbi giorni fa con un mio caro amico, laureato in filosofia, ma non per questo "filosofo" praticante...
discutevamo su un ipotetico legame, correlazione, funzione (in senso matematico) tra i valori in cui una persona cresce e quella che poi risulterà essere la sua coscienza morale.
La mia tesi è che un individuo "immerso in una vasca" di valori avrà come risultato una coscienza direttamente collegata all'ambiente in cui si è sviluppato.
Il mio amico non ne è cosi' convinto, asserendo che se dobbiamo analizzare come risultato finale la coscienza umana, il solo ambiente, il contesto, sono solo pochi elementi utili ai fini del risultato e che la coscienza è un corollario di elementi anche disgiunti ed imprevedibili.
Namio, Andr60, (e chi volesse intervenire) cosa ne pensate....
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Re: I pensieri di Morfeo

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Mauro Conti ha scritto: 05/02/2023, 15:44 Nuova pagina dei pensieri di Morfeo
stavo ripensando (prima di addormentarmi ovviamente) ad una discussione che ebbi giorni fa con un mio caro amico, laureato in filosofia, ma non per questo "filosofo" praticante...
discutevamo su un ipotetico legame, correlazione, funzione (in senso matematico) tra i valori in cui una persona cresce e quella che poi risulterà essere la sua coscienza morale.
La mia tesi è che un individuo "immerso in una vasca" di valori avrà come risultato una coscienza direttamente collegata all'ambiente in cui si è sviluppato.
Il mio amico non ne è cosi' convinto, asserendo che se dobbiamo analizzare come risultato finale la coscienza umana, il solo ambiente, il contesto, sono solo pochi elementi utili ai fini del risultato e che la coscienza è un corollario di elementi anche disgiunti ed imprevedibili.
Namio, Andr60, (e chi volesse intervenire) cosa ne pensate....
In linea di massimo sono d'accordo col tuo amico: un bambino che vede il padre ubriaco picchiare la madre crescerà odiando l'alcool e chi picchia le donne oppure sarà un marito manesco e beone? Forse sarà un caso, forse l'altro, dipende da molti fattori che potenziano o inibiscono quel comportamento.
Non potendo controllare tutti i fattori in gioco, un genitore che voglia crescere un figlio in un ambiente sano non può che affidarsi al proprio esempio, più che alle parole, e pregare qualcuno (una divinità, o il caso) affinché nel corso della vita al figlio non capiti di fare brutti incontri o di frequentare pessime compagnie.
Di sicuro, oggi gli stimoli ambientali (a partire dai media) sono molti di più e sono totalmente al di fuori del controllo genitoriale, per questo motivo un/a ragazzo/a e poi un/a giovane uomo/donna dev'essere come un alberello con radici ben piantate nel terreno, altrimenti al minimo soffio di vento vola via.
Saluti
Mauro Conti
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Re: I pensieri di Morfeo

Messaggio da leggere da Mauro Conti »

grazie del tuo pensiero Andr
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Re: I pensieri di Morfeo

Messaggio da leggere da Mauro Conti »

L'altra notte, guarda caso aspettando Morfeo, pensavo....
ma l'amicizia, quella vera, presuppone sacrificio? O solo l'amore presuppone ciò...
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Re: I pensieri di Morfeo

Messaggio da leggere da Gabriele Pecci »

Dal mio punto di vista, se tu devi sacrificare qualcosa di te per qualcun altro non è vera amicizia, e non è mai vero amore né da parte sua, né da parte tua.

Se l'amicizia o un rapporto di amore a due è reale o quantomeno sincero, non c'è un vero sacrificio, al massimo avviene un "sacrificio" ma parlerei allora di condivisione piuttosto, su quello che potrebbe essere il nostro "tempo" dedicato esclusivamente o in alternativa solo a noi stessi.

Per come la vedo io per questo più si và avanti con gli anni, meno poi abbiamo bisogno di "amici" in senso stretto, ma piuttosto qualcuno con cui condividere potenzialmente e in parte almeno, dividere, le gioie e i dolori del quotidiano vivere.
Mauro Conti
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Re: I pensieri di Morfeo

Messaggio da leggere da Mauro Conti »

Quindi, se ti dovessi chiedere, avere "grande condivisione" con una persona è per te amicizia?
L'essenza, il muscolo, il corpo dell'amicizia è per te "condivisione"?
Cosa ne pensi invece del fatto che che se non c'è un pizzico di "sacrificio" (ho messo il termine tra le virgolette in quanto non vorrei che si pensasse a chissà quale privazione, materiale o morale ecc, non intendo certo questo...) l'amicizia si ABBASSI ad una mera e scarna condivisione?
Al di la del fatto che col passare del tempo cambiamo tutti, noi, le altre persone, le cose, gli eventi...
Gabriele Pecci
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Re: I pensieri di Morfeo

Messaggio da leggere da Gabriele Pecci »

Può esserci solo e al massimo una condivisione della propria individualità di ognuno verso l'altro. Questo in un rapporto sano e libero, cioè che permetta di esprimere sé stessi per ciò che si è o più vicino possibile a questo, altrimenti se c'è "sacrificio" da una o entrambe le parti, c'è anche prevaricazione diretta o indiretta l'uno sull'altro. Che è quello che difatti succede sempre. Questo sia che sia voluta o non voluta, compresa o incompresa è sempre però presente in un qualsiasi rapporto tra due diverse individualità, il mio anche volontario sacrificio mi pone in uno stato diverso da ciò che sarei stato portato ad avere solo singolarmente, quindi in pratica cedo parte di ciò che sono o che voglio essere o avere per venire incontro ad un altro. Questo poi si può chiamare anche altruismo, può essere fatto anche secondo una nostra soggettiva logica a fin di bene, ma è comunque un bene che togliamo a noi stessi, quindi anch'esso relativo, non puro. Tant'è che spesso e volentieri poi anche se non sempre c'è ne pentiamo, perché poi automaticamente mettiamo una altra individualità sopra alla nostra, e questa tenderà nel tempo se protratto questo processo, questa concessione, di lasciare l'altro nella possibile condizione di approfittare o elevare sé stesso a discapito nostro a partire proprio da questo stato di beneficio, o privilegio dato. Possibilmente quindi meglio condividere, e non cedere, o ancora peggio, sacrificare...
Ultima modifica di Gabriele Pecci il 24/02/2023, 16:01, modificato 5 volte in totale.
Mauro Conti
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Re: I pensieri di Morfeo

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Interessante...molto. Morfeo ringrazia e ti saluta :-)
Mauro Conti
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Re: I pensieri di Morfeo

Messaggio da leggere da Mauro Conti »

Nonostante la mia assenza, che penso nessuno dei Lorsignori qui presenti avrà patito, data l'innumerevole schiera di stuzzicanti elaborati da leggere e gustosi componimenti di ogni genere, sappiate però che i pensieri di Morfeo non mi hanno abbandonato… anzi. Arrivano, arrivano… mi colpiscono. Si…
Perché questi pensieri non sono rotondi, sono quadrati. Non sono nemmeno impazzito… mettetevi ben comodi sulla vostra sedia preferita che ora vi spiego.
Un pensiero "rotondo" è un pensiero che matura, avanza piano piano, che inizia flebile da un embrione e alla fine si materializza concreto. Ha una nascita, uno sviluppo, una crescita fino alla sua completezza. Come un'onda del mare, fa la risacca, avanza e poi "ciaff", ecco il pensiero bello, chiaro, limpido.
No. I pensieri di Morfeo sono invece "quadrati". Un momento non ci sono e il momento dopo "flash!", eccone uno. Sempre quando sto li li per addormentarmi con la testa sul mio bravo e morbido cuscino. Li ho chiamati cosi' per questo. Sgrano gli occhi quasi disorientato e in quel frangente di attimo mi rendo conto di essere stato nuovamente colpito. Già, perchè i pensieri di Morfeo non "arrivano" ma ti colpiscono. Non è un amico che ti sorride e ti stringe la mano, ma è qualcuno che ti tocca la schiena da dietro e poi scappa, si nasconde, tu ti giri e non vedi nessuno e sei in una strada buia e desolata. Sono subdoli, meschini, non amichevoli. E una volta che mi hanno colpito, se ne stanno nascosti nell'ombra, nei meandri più reconditi della mia mente, negli angoli bui dell'io, per giorni, settimane, spesso anche mesi… Fanno molta fatica ad andarsene, come lo spirito di un demone in un corpo posseduto.
Non nasce, non si sviluppa e non si concretizza come un pensiero rotondo. Il pensiero di Morfeo ti assale. Ti stupisce. Sorprende. È un'impatto. Te lo trovi in testa. Non l'hai cercato. Non l'hai chiamato. non l'hai voluto. Come quel getto d'acqua gelida che ti arriva in testa e che ti fa sobbalzare e irrigidire mentre ti stai godendo una rilassante doccia calda…
Il loro arrivo ricorda quella sensazione simile a quando cammini per strada pensando agli affari tuoi e all'improvviso ti si storta un piede e quasi voli in terra, producendo quell'attimo di mancamento, di sbalordimento, dove cerchi di riprendere il controllo di te stesso.
Chiariamo, la differenza tra un pensiero rotondo e un pensiero di Morfeo non è il contenuto. Non voglio dire che questi pensieri siano per partito preso lugubri oppure malsani o peggio ancora assomiglino a incubi… assolutamente no. È il COME si presentano che li contraddistingue. Non sono come una carezza, assomigliano più ad uno schiaffo.
E spaziano, spaziano, spaziano… riguardano ogni cosa, ogni cosa. Da qualche avvenimento successo nella giornata, possono riguardare qualche persona, parente, amico, collega, la cassiera del supermarket… oppure essere più astratti, più profondi… esistenziali. Molto spesso i miei pensieri di Morfeo sono esistenziali. E per loro natura su questo tipo di pensieri è difficile dare una collocazione. Ma mentre un pensiero rotondo, gentilmente arriva e cordialmente se ne va, il pensiero di Morfeo imperterrito rimane li e non ha la minima voglia di andarsene, come un bambino capriccioso al Luna Park.
Un giorno di questi ve ne racconterò qualcuno di questi pensieri…
Sarebbe curioso sapere se qualcosa di simile ai pensieri di Morfeo che colpiscono me "colga" anche Voi…
Alla prossima puntata.
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Maria Spanu
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Re: I pensieri di Morfeo

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Caro Mauro, il tuo discorso ha colto l'essenza di quello che succede a me e, credo, a molte persone. In quel preciso istante, quando la testa poggia sul cuscino (il mio ahimè è duro e prima o poi lo butterò 😏🥴) che inizia a scorrere una cascata di pensieri. Moltissimi quadrati, che fai fatica a deglutire, il cuore batte a mille e per calmarti devi smussare un po' gli angoli, devi cercare di mandare giù quel boccone. Altri rotondi che però sono troppo grandi, che man mano che si sviluppano ti rendi conto che non sono più rotondi ma assumono sembianze inedite (non identificabili in una forma geometrica), a volte sono come un fumo nero e denso che ti toglie il fiato, a volte sono così leggeri che ti sembra di levitare nel letto.
Alcuni dei pensieri che sopra hai descritto sono alcuni che crucciano anche me, purtroppo, a partire dal:"penso che ci sia in giro tanta povera gente. Ma sapete una cosa? I soldi non centrano affatto."
Su questo debbo dire che nel mio trascorso ho incontrato talmente tanta gente che sono riuscita a fare una statistica, facendo una premessa, pero; partendo dal presupposto che una singola persona, presa e messa in un contesto sociale/storico preciso, possa avere delle reazioni più o meno in linea con il contesto stesso, il pensiero si evolve considerando anche l'ereditarietà, il contesto storico in cui si trova e le persone da cui si circonda. Possiamo costatare che ognuna di queste cose contribuiscono alla costruzione dei valori dell' individuo, l'ereditarietà é il tappeto(la base) su cui si intrecciano le maglie del contesto storico, quello politico, le persone che ti circondano e la capacità dell'individuo di razionalizzare al meglio queste circostanze.
Tolta la premessa penso che ognuno di noi è un blocco unico che va scolpito e migliorato ogni giorno ma, in un mondo(quello attuale) che ti vuole fluido e malleabile, è impossibile; una volta(e neanche tanto tempo fa) vi era un perimetro, quel bellissimo perimetro che inventarono i romani: la legge. Oggi quel perimetro è divenuto una rete perciò non basta più essere diligenti, ma anche modellati in modo tale da passare attraverso la rete, quella rete che ora c'è anche sulla libera espressione, sui tuoi pensieri personali, sulla sfera privata e su ogni aspetto quotidiano. (una volta si dceva: non si fa o non si puo oppure non è giusto. Oggi neanche a parlarne)
Siamo una società malleabile e che lo fa controvoglia, anche se con il sorriso sulle labbra. Perciò penso che tanti sono poveri di spirito e di anima, un po' perché il vivere ti corrode lentamente, un po' perché molti di noi lo ha intrinsecamente nel modo di fare.
Conosco fior fior di persone, pluri laureate, pluri tutto, che a parlarci ti vengono i brividi. Ne conosco altre che, nonostante non abbiamo un soldo bucato, sono piene di amore e compassione per gli altri. Come si spiega?
Mio nonno lo riassumeva con una semplice frase (che ha a che fare con noi parzialmente) :
"c'è chi ha il pane e non ha i denti, c è chi ha i denti e non ha il pane".
Io, che sono un po' più giovane, penso che la causa scatenante tutto ciò è il vivere (così come lo interpretano oggi), il volere a tutti i costi essere qualcuno, "fare i soldi", avere una carriera d'oro, ecc. Penso che tutte queste cose insieme, non valgono quanto avere una dignità, la testa alta, povero ma felice perché il cibo per la nostra anima non è il soldo, ma l amore della famiglia, la vicinanza degli amici, l'aiuto che si da ogni giorno a chi ha bisogno(anche solo una parola di conforto, o "guarda che stai facendo una cazzata" aiutando qualcuno a dire di NO.)
Mi sono, come al solito, dilungata.
Hai perfettamente ragione sui pensieri, io aggiungo che per quanto riguarda me, i pensieri talvolta mutano e non sono qualificabili finché non si trova una soluzione, finché non si incasellano in un punto del cervello per divenire una forma geometrica precisa.
👋👋
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Re: I pensieri di Morfeo

Messaggio da leggere da Massimo Baglione »

Mauro Conti ha scritto: 12/10/2023, 15:29 Nonostante la mia assenza, che penso nessuno dei Lorsignori qui presenti avrà patito...
Qui ti sbagli.
Magari non avremmo detto "che fine ha fatto Mauro Conti", ma di certo le penne interessanti che appaiono e poi spariscono ci mancano tutte.
È una forma di "mancanza" anonima, capisci?
Tante altre teste brillanti ci mancano (eccome!) ma non sarebbe bello citarle per nome, perché ognuno, al di fuori di qui, ha la propria vita, i propri scazzi, i propri altri bisogni.
Chi di certo non ci manca è chi non ci manca! :P
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Re: I pensieri di Morfeo

Messaggio da leggere da Namio Intile »

Beh, io, ogni tanto invece, me la faccio la domanda suggerita da Massimo. Ma che fine avrà fatto Mauro Conti? Che fine avranno fatto Ida Dainese, Ludovico o Ser Stefano. Che fine avranno fatto Stefyp o Massimo Tidona. Che fine avrà fatto Roberto Virdò e il suo Anonimania. E tanti altri, incontrati negli ultimi venti anni, qui o altrove (molti incontrati tante volte in molti posti diversi). E che fine fanno tutti quelli che si iscrivono, si presentano, promettono meraviglie, pubblicano un paio di cose e poi spariscono nel giro di una settimana. Sembrano quei neo avvocati pieni di entusiasmo per la professione, i quali, appena hanno a che fare coi tribunali veri e la loro miserabile e avara umanità, la loro sorda e respingente burocrazia, scappano a gambe levate.
Certo, il viavai dà da pensare. E l'ambiente delle gare, poi, ti costringe a esser presente. Ma non tutti riescono sempre a scrivere, a esser prolifici, mese dopo mese. Certo lo sono Athos, Andr, Alberto. Dei veri pezzi da Novanta e con racconti sempre, devo ammettere, di qualità crescente. Scrivere fa bene alla capacità narrativa di chi scrive.
O forse dipende da come si vive il forum. Perché BA è un forum, appunto, e non un social e qualcosa.
Io non riesco a capire il funzionamento dei social, ebbene sì, né dei blog. Nel senso, certo capisco come funzionano dal punto di vista organizzativo, ma non digerisco la filosofia che li sorregge. Non si può cancellare qualcuno per una critica, che senso ha?
Lo confesso, mi divertono le infinite discussioni tra Gabriele e Giancarlo. Non me ne perdo una. E ho gradito molto quella, ultima, tra Gabriele e Teseo, dove mi pareva dibattessero Platone per mezzo di Agostino e Nietsche per mezzo di Rovelli. Bellissimo. Una discussione che verte sullo stesso tema, ma procede su piani paralleli, beh, non ha prezzo. E, devo dire, complimenti a Teseo. A tratti sembrava una via di mezzo tra Agostino e Tommaso d'Aquino. Livello alto. Gabriele si infervora come un Testimone, e forse si perde la bellezza del confronto, che vale per sé solo a mio parere.
Mi piacerebbe ricominciare con l'officina, si accettano partecipanti con la voglia di forum.
E un saluto a Xarabass, spero non si arrenda. Abbiamo letture diverse io e lui. Per me la narrazione deve conoscere ed entrare dentro i meccanismi della vita, individuale e collettiva. Non è necessario che accadano eventi esterni. L'ambientazione può anche essere all'interno di una stanza, come per de Maistre. Per lui, credo, sia essenziale accada qualcosa. Gli eventi devono esser significativi, si devono inseguire e dire qualcosa loro.
Ma va benissimo così. Del Babbano ho già parlato altrove, peccato non partecipi alle gare. Ma lo vedo attivo su NASF. Io con la SF proprio non riesco, forse per la ragione a cui ho accennato sopra.
Tuttavia, grazie a tutti per esserci e a Massimo per non averci mandato tutti a quel paese.
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Gabriele Pecci
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Re: I pensieri di Morfeo

Messaggio da leggere da Gabriele Pecci »

Io mi infervoro come un Testimone? Io pongo solo un fatto di logica oggettiva Namio, liberissimo chi vuole pensarla diversamente da me, ma finché non mi si confuta oggettivamente seguendo una altrettanto logica pratica oggettiva anche dal proprio punto di vista l'evidenza che pongo, di che cosa vuoi discutere poi? Io mi perdo la bellezza del confronto? Di che confronto? Se io per dire cerco di fare comprendere (e vale per tutti questo perché è un dato oggettivo e non soggettivo) che l'infinito non è percepibile, altrimenti dico dimostramelo che lo sia, e la risposta è che Dio che è infinito "mi ha dato questa idea" di cosa vuoi discutere poi? Si vede che o parliamo lingue diverse oppure fai finta di non capire o non ti poni neanche il problema in quanto tale, mi sto riferendo a Teseo naturalmente, forse non si è capito ma io non voglio convincere nessuno di quanto dico, perché
non funziona così, se uno crede convintamente e lo so perché io stesso credevo convintamente, nessuno può fargli cambiare idea, solo la propria stessa riflessione, per questo io cerco solo di porre una riflessione-evidenza che però ci si rifiuta a priori poi di essere presa in considerazione in quanto tale . Il che poi capisco benissimo anche i motivi per cui ci si rifiuta di farlo.
Tutto qui.
Mi spiace per certi versi che anche tu Namio devi sempre poi tirare fuori paragoni storico classici o anche più moderni, ma ciò che io espongo non è il pensiero (che non è nemmeno tale in questo caso dato che non è un pensiero che sto esprimendo in realtà, non è un mio personale punto di vista delle cose, ma un fatto oggettivo e cioè che nessuno percepisce l'infinito in quanto tale, tutti invece percepiscono solo ciò che di finito associano poi a questo, il che è appunto logico) di Rovelli o di Nietzsche, ma semplicemente il mio.

Poi ognuno la veda come vuole, detto questo bentornato Mauro, sei mancato a tutti invece, mancavano eccome i tuoi spunti di riflessione.
Mauro Conti
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Re: I pensieri di Morfeo

Messaggio da leggere da Mauro Conti »

Ciao Massimo, io ti ringrazio, come ringrazio gli altri ai cui sono "mancato" :D
Voglio solo dirti che, per quello che vale il mio umile e insignificante contributo in questo validissimo portale, che ha la fortuna di annoverare nei suoi iscritti delle persone veramente valide (e sottolineo quattro volte il veramente) a livello produttivo, mi sono sempre divertito e ho trovato materiale indubbiamente interessante.
Purtroppo mi sono dovuto allontanare più volte, la prima per questioni lavorative e l'ultima, quella più recente, perché è venuta a mancare mia mamma ai primi di Agosto, e, ahimè, dopo una lunga ed estenuante malattia. Non avendo più nemmeno mio papà, mancato nel 2010, capisci che il tempo per fare tutto è stato veramente risicato. Tra lavoro, badare alla casa, alla mamma, risolvere le incombenze mediche, burocratiche, gestionali ecc ecc, corri di qui, corri di li, chiama questo, chiama quello… mi trovavo alle 21 di sera distrutto sul divano, e in quel momento realizzavo di non aver nemmeno avuto il tempo di consumare un pranzo o una cena come si deve. Ringrazio solo il Cielo e chi lo abita di non aver preso negli ultimi 8 mesi un esaurimento nervoso. Non sono uno che si lascia abbattere, ma la prova è stata veramente dura. Credetemi.
È una cosa che non auguro a NESSUNO, ma prima o poi TUTTI ci dobbiamo passare…

p.s ringrazio tutti, te Massimo in primis e quelli che, con il sorriso sulle labbra hanno la pazienza (e la gratuita compiacenza) di leggere le mie amenità intellettuali… Namio, Gabriele, Maria e chi altro voglia commentare… poco alla volta leggerò tutto.
P.s.s. mi siete tutti di conforto e di compagnia. Leggere distoglie la mente dai nostri incubi e fa sembrare la vita più leggera a discapito di quella che in realtà è....e scrivere ci permettere di "mettere in vendita" e condividere quelli che sono i nostri personali tormenti.
M.
Mauro Conti
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Re: I pensieri di Morfeo

Messaggio da leggere da Mauro Conti »

Ultimo pensiero di Morfeo...fresco fresco
che rapporto ha il leggere e lo scrivere?
molti leggono valangate di volumi e mai hanno scritto un verso, un paragrafo, un mezzo racconto...
altri non si degnano di sfogliare un libro nemmeno sotto tortura, eppure, mettendosi con la penna in mano riescono, più di altri, ad essere efficaci nel trasmettere con le parole sensazioni, sentimenti, o semplicemente raccontare lucidamente dei fatti o pensieri.
Lo "scrittore" DEVE o PUO' essere un "lettore". E viceversa.
Sicuramente a livello di dibattito penso sia già stato affrontato sia in letteratura corrente che magari anche in questo blog.
Ma a me è venuta cosi'....
Un mio vecchio insegnante di lettere delle superiori che qualcosa aveva pubblicato diceva che il leggere e lo scrivere sono come l'amore e l'amicizia, non è detto che si incontrino...ma entrambi prendono il cuore.
Dubbio "Morfetico"....
Namio Intile
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Re: I pensieri di Morfeo

Messaggio da leggere da Namio Intile »

Credo che la questione sia mal posta, Morfeo.
L'altro giorno ho dato una rassettata e una sfoltita alla libreria di mio padre. Un migliaio di volumi. Acquistava quasi esclusivamente manuali, trattati, pubblicazioni di diritto: civile, penale, amministrativo, tributario. E leggeva solo quelli. E scriveva solo citazioni, ricorsi, memorie, repliche, istanze e via discorrendo.
Quindi leggeva e scriveva con assiduità. Ma solo quanto era attinente al proprio lavoro.
Mio fratello, un ingegnere, ha sempre acquistato libri attinenti alla sua specializzazione, a centinaia, e ha sempre scritto con riferimento alla sua materia. Non ha mai toccato un libro altro in vita sua.
E moltissimi professionisti, ti assicuro, leggono e scrivono tantissimo, ma la narrativa non sanno dove stia di casa.
Ecco, la questione è mal posta in questo senso. Credo che tu, colla tua domanda sul leggere e lo scrivere, ti riferisca in realtà al leggere narrativa e al narrare.
Nell'Officina del racconto io ho provato ad occuparmi della narrazione appunto, spero tu ci faccia un salto, nel paragrafo di introduzione magari.
Narrare è una disciplina, come il diritto o la medicina, sorretta da proprie leggi, riassunte da una teoria generale della narrativa, e in cui, come in ogni altra attività, la pratica è fondamentale per la sua riuscita. Leggere un testo di narratologia sul rapporto tra narratore implicito ed esplicito, non è diverso dal leggere un manuale di diritto costituzionale comparato.
Leggere invece un testo di narrativa di Joyce lo assimilo al leggere una citazione per la rivendica di proprietà di Carnelutti, autore del codice di procedura civile del 1942.
Spero che i paragoni calzino. Esiste buona letteratura, come cattiva, così come ottimi avvocati e semplici scribacchini, redattori improbabili di istanze sgrammaticate.
E naturalmente vi è il talento naturale, oltre all'applicazione. C'è chi ha l'orecchio assoluto, c'è chi nasce narratore, c'è chi ha una naturale inclinazione per il disegno. Quelli sono regali della natura.
Ma dietro vi è sempre appllicazione.
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Mauro Conti
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Re: I pensieri di Morfeo

Messaggio da leggere da Mauro Conti »

Namio, mi ritrovo nella tua dissertazione. Va da se però che la premessa doveva essere che la scrittura e la lettura fossero intese proprio a contenuto narrativo. Senza nulla togliere ai manuali tecnici (che mi devo ahimè sorbire a valanghe) s'intende.
Una mente che inventa personaggi, una trama, interazioni, ambientazioni, luoghi, momenti, occasioni, sguardi, profumi, rivalità, diatribe, lotte… e "trasporta" tutto nel mondo delle parole, in modo che altri individui chiamati lettori possano provare (o tentare di provare) lo stesso "sapore".
Sono d'accordo sul fatto che, considerata precedente premessa, alcuni hanno dono della natura. C'è chi ci nasce. Per quanto si possa imparare nella vita, i più famosi pittori delle più grandi scuole di cui fare i nomi sarebbe solo esercizio di retorica, con quel dono, ci sono nati. Al di la di ogni altro fattore. Cosi' come i grandi architetti, e anche i grandi attori, di teatro e di cinema.
Mauro Conti
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E SE........

Messaggio da leggere da Mauro Conti »

E se non me ne fregasse niente?
Se non volessi cercare risposte?
Se non mi interessasse l'esito di questa esistenza?
Farebbe la differenza davanti alla morte aver condotto una vita da profugo esistenziale o da grande illuminato?
Se non provassi remore a dire "non mi importa nulla"?
Se mi interessasse solo abbandonarmi alla vita per come viene, senza forzarla in nulla, senza prendere nessun sentiero, senza prendere come riferimento nessuna stella, come un vecchio capitano su una nave vetusta che ammaina tutte le vele, spegne tutte le luci, si mette sul ponte, chiude gli occhi e sussurra al mare di farne ciò che vuole.
Sarebbe comunque vita?
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Maria Spanu
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Re: E SE........

Messaggio da leggere da Maria Spanu »

Mauro Conti ha scritto: 26/10/2023, 13:06 E se non me ne fregasse niente?
Se non volessi cercare risposte?
Se non mi interessasse l'esito di questa esistenza?
Farebbe la differenza davanti alla morte aver condotto una vita da profugo esistenziale o da grande illuminato?
Se non provassi remore a dire "non mi importa nulla"?
Se mi interessasse solo abbandonarmi alla vita per come viene, senza forzarla in nulla, senza prendere nessun sentiero, senza prendere come riferimento nessuna stella, come un vecchio capitano su una nave vetusta che ammaina tutte le vele, spegne tutte le luci, si mette sul ponte, chiude gli occhi e sussurra al mare di farne ciò che vuole.
Sarebbe comunque vita?
Ciao Mauro.
Conosco tantissime persone che vivono così, senza domandarsi nulla, senza obiettivi e senza una meta. Vedo in loro lo smarrimento, come se non facessero parte di questo mondo. Credo che anche loro, in un tempo lontano, si sono fatti queste domande e sono giunti ad una conclusione del tipo " me ne frego, tanto la vita fa schifo, vivo quel che ho da vivere e vi saluto".
A mio parere non è vita, è solo un vagare senza meta.
Non potrei, neanche dopo aver visto il male, smarrirmi così, andrebbe contro la mia esistenza, che è composta principalmente da domande e fede(vari tipi di fede come quella che ho nell'umanità, quella che mi induce a pensare che siamo qualcosa di più di quello che ci riduciamo ad "essere", quella per cui sto ancora dalla parte del bene ecc) . Non ho nessuna certezza, a parte poche e transitorie, un fumo che mi illudo di vedere. (non sono certezze tangibili, sono cose che mi accompagnano finché non diventano obsolete, quali opinioni che possono mutare nel tempo, osservazioni che si annullano davanti alla verità ecc)
È un argomento molto interessante, quello che hai sollevato; soggettivo e dipendente totalmente dalle esperienze di chi scrive.
E no, secondo me, non sarebbe vita. Tutto quel che vive, apparentemente, ha un significato e un obiettivo, ben preciso nel tempo, che si incastra perfettamente con il Tutto. Ma ripeto, è soggettivo, magari qualcuno potrebbe dire che è tutto frutto del caso e che vivere senza farsi domande è giusto. Punti di vista, ovvio.
Un caro saluto.
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