Intervista a Riccardo Coltri

Area dedicata alle interviste con gli autori che sono diventati famosi o che hanno capito come uscire dall'ombra. In questa sezione ci si potrà dare appuntamento per discuterne con loro.

Moderatore: Isabella Galeotti

miriam
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Intervista a Riccardo Coltri

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Eccomi con una nuova intervista :D
A raccontarsi, questa volta, è Riccardo Coltri.
Finalista in vari premi letterari, è autore di decine di racconti apparsi su riviste e antologie. Nel 2001 ha pubblicato il romanzo horror Non c'è mondo (Bonaccorso Editore).
Dal 1995 al 2008 ha fatto parte della redazione di Inchiostro.
Nel 2003 ha contribuito alla creazione del sito FantasyMagazine ed è stato co-curatore fino al 2006.
Ha collaborato con HorrorMagazine, con la rivista tedesca Vivere-italienische lebensart e con diverse case editrici.
Zeferina è il suo secondo romanzo. Uscito per la prima volta con Larcher Editore nel 2007, il libro è stato ripubblicato con testo rivisto e ampliato dalla Asengard Edizioni nel maggio 2009.


1- Cominciamo con una domanda di rito. Come e quando nasce la tua passione per la scrittura?
Credo di aver scoperto la passione per la scrittura nel più classico dei modi: a scuola, da ragazzino (ero un disastro, invece, nelle materie matematiche). Ma, chissà perché, ho aspettato un po' a partire nel vero senso della parola, prima ho letto molto. Quando mi sono sentito pronto, mi sono dato il via.

2- Hai esordito come autore horror. Successivamente hai pubblicato Zeferina, un fantasy benché ricco di sfumature noir. Come hai vissuto il passaggio dall’uno all’altro genere letterario? Pensi che questi due generi siano distanti tra loro o piuttosto ritieni che abbiano qualcosa in comune?
Ho sempre pensato che fantasy e horror potessero fondersi tranquillamente, senza problemi. Ovvio, non a tutti i costi: il fantasy ha molte sfumature, gira e rigira è una scelta personale. Voglio dire, non ci sono regole da seguire e se sì, non c'è niente di male a provare a ribaltare tutto. Sulle prime, il passaggio dall'uno all'altro genere è nato come una prova e, be', è stato anche divertente. Ho cominciato a scrivere alcuni racconti di fantasy mitologico italiano ormai diversi anni fa, credo che il primo risalga al '96 o giù di lì (avevo cominciato a scrivere un paio d'anni prima). Mi sono detto: "vediamo cosa succede". Dopo diverse storie brevi – nel frattempo continuavo a scrivere anche horror e fantascienza – , nel 2006 ci ho provato con un romanzo ed è nato Zeferina.

3- Zeferina è un fantasy tutto italiano non solo per l’ambientazione ma anche perché richiama leggende e creature magiche tipiche del nostro paese.
Da questo punto di vista, potremmo considerarlo un romanzo controcorrente, visto che oggi parecchi scrittori ed editori italiani prediligono ambientazioni di stampo anglosassone.
A cosa si deve la tua scelta?

Credo che alla fine Zeferina abbia incuriosito proprio per questo, è andato un po' contro diverse "tradizioni", diciamo così. Il libro non era ambientato in un mondo irreale o alternativo, ma nel neonato Regno d'Italia, e questa era la prima stranezza. Era basato su mitologie nostrane ed era un fantasy con atmosfere dark. Scritto da un italiano, per giunta. Insomma, credo che fosse tutto l'esatto opposto di quello che richiedeva la maggioranza del mercato editoriale. Parlo del 2007, quando il libro è uscito per la prima volta. Non c'erano vie di mezzo: o dopo due giorni finivo nel dimenticatoio o suscitavo curiosità. Per fortuna è successa la seconda cosa. Come spesso preciso, però, non ho niente contro il fantasy classico, ambientato in mondi immaginari, né contro i romanzi per ragazzi. Ognuno deve raccontare la storia che vuole.
Per quanto riguarda il motivo per cui l'ho scritto... è stata una scelta dettata dall'istinto, in quel momento mi andava di farlo. Uno di quei rari casi in cui tutta la storia viene fuori automaticamente e le dita battono sui tasti del pc da sole. Almeno per il momento, questo è il mio modo di scrivere fantasy, perciò Zeferina non poteva che venir fuori così.

4- Quanto è stata importante la documentazione per la stesura di quest’opera? Come e dove hai reperito le informazioni necessarie?
La documentazione è stata fondamentale, è un romanzo ma è anche una rielaborazione di miti, leggende e creature fatate. Vecchi libri, racconti sentiti in giro, internet, contatti: mi è servito tutto. E ogni volta che potevo, salivo in montagna dalle mie parti, su in Lessinia, a guardare i luoghi che dovevo descrivere. Il romanzo è ambientato fra l'Italia e l'allora Tirolo, si potrebbe dire fra mondo mediterraneo e nordico, nell'esatto punto di confine, in terra "cimbra". Ma è solo un punto di partenza. La cosa strana dell'Italia, infatti, e forse uno dei motivi per cui scrivere "fantasy italiano" è complicato, è che non solo siamo un Paese giovane, ma anche pieno così di leggende. Leggende che però spesso non sono "italiane", ma miscugli, frutto di secoli di dominazioni, di guerre e di statarelli divisi. È impossibile parlare di Italia, nella sua interezza, e citare solo una mitologia. C'è l'area del Centro-Sud, dove è più facile incontrare leggende romane ed etrusche e appartenenti alle grandi civiltà mediterranee, e c'è l'area alpina, un po' più legata al mondo germanico-nordico (vichingo, addirittura). Ovviamente, questo per riassumere al massimo. In realtà non è affatto un discorso così facile, perché i miti si spostano, viaggiano, cambiano nome, e alcuni sono diffusi in tutta la penisola, tanto che risalire con precisione a una fonte è ormai impensabile: alcuni possono essere nati qui, altri sono la versione di miti nordici (magari, a loro volta, originari del Mediterraneo), altri sono legati alle mitologie del Mare Nostrum, oppure sono miti che hanno spodestato superstizioni che esistevano già, forse perfino più antiche e chissà provenienti da dove. Eccetera. Tutto questo è una qualità, intendiamoci: una ricchezza. Ma mettere tutto in un fantasy è un bel casino :). Comunque è stato divertente andare alla scoperta dei miti "nostrani". Ce ne sono di molto belli, davvero. Le anguane sono creature fatate bellissime, secondo me, così come i monacielli del Sud, i massarioli, gli orchi e le fade della Lessinia, i nani delle leggende delle Dolomiti, i Libri del Comando, le streghe. La Saga dei Fanes e altre storie, sembrano fatte apposta per il fantasy.

5- Zeferina è un personaggio particolarmente affascinante. Una ragazza misteriosa e fragile, capace di incutere timore e di suscitare tenerezza allo stesso tempo. Puoi rivelarci qualcosa sulla su genesi? E’ stato difficile calarsi nei panni di una protagonista femminile?
Be', sì, è stato difficile. Non solo lo è stato immedesimarsi in una protagonista femminile, ma dovevo anche tenere in mente che si trattava di una storia ambientata nella seconda metà dell'Ottocento. È nato un personaggio un po' controcorrente, a volte "antico", altre volte, secondo me, moderno. Zeferina è una ventitrenne, un po' ingenua ma nel contempo scaltra, abituata alla vita randagia. Una giovane madre, ma anche una ladruncola. Non può niente contro la forza di alcuni popoli nascosti nei boschi, eppure è pronta a ottenere ciò che vuole. Alla fine, questo lo posso dire senza creare spoiler, è una che sa ribaltare le situazioni. Quello che vuole lo ottiene. Voglio bene a Zeferina e non so se la sua storia sia davvero finita qui...

6- La storia narrata in questo romanzo si colloca nella seconda metà dell’Ottocento. Come mai hai deciso di ambientare il romanzo proprio in quest’epoca storica? La battaglia in corso tra orchi, folletti, Beate Genti può essere considerata un’allegoria degli scontri e delle divisioni che hanno preceduto l’unificazione del Regno d’Italia?
Non volevo, come scenario, il Medioevo. Altrimenti sarebbe venuto fuori un fantasy classico o qualcosa che ci avrebbe assomigliato parecchio. Di nuovo, ripeto: niente in contrario con questo tipo di ambientazione, ci mancherebbe, ma volevo provare qualcosa di nuovo (inoltre, conoscendomi, se avessi scelto il Medioevo mi sarei intestardito a studiare gli usi, i costumi e la lingua di allora, e sarei diventato matto). Mi serviva comunque un luogo reale, ma volevo un'epoca non troppo lontana nel tempo, dove ci fossero anche armi da fuoco. Un territorio che fosse già "Italia", però: non Repubblica di Venezia o Regno delle Due Sicilie o altro. Né mi interessava una penisola italiana alternativa. Insomma, alla fine, il neonato Regno mi sembrava perfetto: territori e popoli piuttosto differenti per usi, costumi e superstizioni, che si univano e cercavano di capirsi l'un l'altro. Mi sembrava un luogo affascinante, strano. Per quanto riguarda le battaglie fra le varie figure leggendarie... non ho mai pensato ad allegorie, a dire il vero, ma credo che volendo possa anche essere una delle chiavi di lettura, perché no. Come ho detto in qualche risposta fa, nel romanzo c'è un po' di tutto, dalla figura mitica appartenente al Bacino del Mediterraneo alla leggenda che si racconta nell'Arco alpino. La precisazione da fare è che, però, non ci sono delle distinte fazioni in lotta... Nel senso che nel romanzo non ci sono, per dire, fauni contro elfi, Mediterraneo contro Nordeuropa. Non mi interessava fare una cosa di questo tipo, ecco. Chi ha letto Zeferina, credo che abbia notato come assolutamente non ci sia la prevaricazione di una cultura su un'altra. Una caratteristica del romanzo, invece (già nella prima versione, ma soprattutto nella seconda), è che, forse un po' paradossalmente per un fantasy, i miti vengono smitizzati. Ci sono passaggi dove la magia è innegabile, ma Zeferina perlopiù è un low fantasy. Non ci sono creature con la pelle verde e le orecchie a punta, fireball che escono dalle mani, folletti alti due mele o poco più o anguane con zampe di capra, ma uomini, donne e bambini. Sciamani con particolari capacità mentali. Tanto che in un certo punto del testo un personaggio dice: «Gli orchi non esistono. Esistono gli uomini chiamati orchi». Grossomodo, questo riassume tutto. Insomma, ho voluto tornare un po' a quella che probabilmente è l'origine stessa di alcune leggende. Le creature fatate, tante volte, nascono da fatti reali o persone reali. Da cose vere che in passato hanno meravigliato o fatto paura, e allora con il tempo ci si è ricamato su, fino a creare streghe, folletti, miti.

7- Qual è stato l’iter che ti ha condotto alla pubblicazione di Zeferina?
Zeferina è turbolenta nella finzione, lo è stata anche nella realtà. Nata in modo strano, un po' in quattro e quattr'otto, prima è uscita con Larcher Editore, con cui mi sono trovato bene (era stato lo stesso Fabio Larcher a contattarmi: dopo aver letto alcune mie cose su internet, mi aveva chiesto se avevo qualche storia da fargli leggere e io ero stato sincero: «Al momento, no, non ho una storia... Però te la scrivo»). Zeferina sarebbe dovuta uscire nel 2006, alla fine è uscita nel 2007. Poi la Larcher, casa editrice piccola e onesta, a un certo punto ha dovuto purtroppo arrendersi e ha chiuso i battenti. Così per Zeferina è nata una nuova possibilità. Mi piaceva molto la Asengard e sono rimasto sorpreso nello scoprire, dopo aver contattato la casa editrice, che sarebbero stati felici di pubblicare il romanzo. Ho ampliato la storia, ho modificato un po' di cose, c'è stato un editing accurato e un bel lavoro con un gruppo affiatato. Mi sono trovato molto bene. Infine, la pubblicazione nel maggio 2009, alla Fiera del libro di Torino.

8- Cosa puoi dirci del tuo rapporto con il mondo dell’editoria? A tuo avviso in Italia esistono reali sbocchi e possibilità per un giovane scrittore desideroso di emergere?
Le possibilità esistono e sono molte di più rispetto al passato. Ma bisogna sempre tenere aperti tutti e due gli occhi, perché a volte è un ambiente un po' strambo. Vale la solita regola: l'editoria a pagamento va tenuta lontana, ma non solo, allo stesso modo va tenuta lontana la gente che in mille altri modi sfrutta l'altrui passione. Gli esempi da fare sarebbero molti. Ho conosciuto gente eccezionale, ma l'editoria è un mare dove ci sono anche tanti squali.

9- Facciamo un passo indietro. Il tuo romanzo d’esordio “Non c’è mondo” (Bonaccorso editore) ripropone il dramma di Giulietta e Romeo in chiave horror. Una rivisitazione originale e che pare abbia avuto successo, giacché le copie sono andate tutte esaurite e l’opera è risultata anche finalista al Premio Internazionale Scrivere per amore.
Come ha avuto origine l’idea?

"La storia d'amore più famosa del mondo e ce l'ho proprio qui, a un quarto d'ora di macchina: aspetta che la strapazzo un po'". No, scherzi a parte: un Giulietta e Romeo in chiave horror, gotico (oggi secondo alcuni Non c'è mondo potrebbe anche essere definito un fantasy, visto che i confini del genere si sono allargati), volevo provare a scriverlo. La leggenda dei due amanti mi piaceva molto e mi piaceva molto l'opera di Shakespeare. Vale il solito discorso: scrivo horror e cose oscure, mi vengono fuori spontanee, quindi mi sa che questo era il mio solo modo di parlare dei Capuleti e dei Montecchi. Non sarei riuscito a fare qualcos'altro.

10- Apprendiamo dal tuo curriculum che per un periodo sei stato redattore della rivista “Inchiostro”, hai contribuito alla creazione del sito FantasyMagazine e sei stato anche collaboratore di HorrorMagazine. Quanto sono state importanti, per te, queste esperienze? Hanno influenzato, in qualche modo, il tuo percorso letterario?
Sono state importanti, mi sono divertito, ho fatto esperienze. A un certo punto ho voluto scegliere se occuparmi di riviste o scrivere narrativa e ho scelto la seconda strada. No, non hanno influenzato molto il mio percorso letterario, si trattava di un lavoro diverso.

11- Oltre ai due romanzi, hai all’attivo circa una settantina di racconti. Quale delle due forme letterarie ti è più congeniale?
Oggi preferisco scrivere romanzi, mi danno più soddisfazione. Ma mi fa sempre piacere creare un nuovo racconto.

12- Qual è il tuo rapporto con la lettura? Ci sono degli autori che ti hanno influenzato o a cui ti ispiri?
Purtroppo leggo un po' meno rispetto al passato: gusti un po' difficili. Una volta un libro lo finivo, oggi se non mi piace da subito o quasi subito, lo lascio lì. Autori che mi hanno influenzato: oltre all'immancabile King, direi Richard Matheson, Richard Laymon, Clive Barker. E autori di cui ho letto poco, ma quel poco mi è piaciuto: Tim Powers (Mari Stregati), Crichton (Mangiatori di Morte), Poul Anderson (La Spada Spezzata).

13- Qualche anticipazione sui tuoi progetti futuri?
Come ho accennato prima, la storia di Zeferina potrebbe continuare, prima o poi e in qualche modo. In fondo è già una piccola "saga": sono uscite due versioni e una sorta di racconto prequel/spin-off intitolato Fine (forse più avanti sarà pubblicato anche online). Mancherebbe magari un racconto-sequel? Vedremo, ci penserò. Il romanzo prossimamente uscirà anche in e-book sul sito della Asengard Edizioni. Gli altri progetti sono vari, dopo il tour de force con Zeferina e con La corsa selvatica, quest'ultimo libro uscito lo scorso novembre per Edizioni XII, mi è servito un momento di pausa (e a proposito del La corsa selvatica, in tanti stanno insistendo perché scriva un sequel. Ci penserò). Insomma, ora ho varie idee, vedrò. Vorrei fare qualcosa di completamente nuovo, anche...
Giacomo Scotti
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Re: Intervista a Riccardo Coltri

Messaggio da leggere da Giacomo Scotti »

Bell' intervista, Miriam :-D Del romanzo ne ho sentito parlare molto sia nel bene sia nel male, aspetto l'incontro.
Ricordati di inviarmi l' intervista via mail ;-)

P.S. Bella rivista Inchiostro, dovrò inviarci qualche racconto...
miriam
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Re: Intervista a Riccardo Coltri

Messaggio da leggere da miriam »

A me Zeferina è piaciuto tantissimo :D
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Massimo Baglione
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Re: Intervista a Riccardo Coltri

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Brava Miriam!
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