Intervista a Loredana La Puma

Area dedicata alle interviste con gli autori che sono diventati famosi o che hanno capito come uscire dall'ombra. In questa sezione ci si potrà dare appuntamento per discuterne con loro.

Moderatore: Isabella Galeotti

miriam
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Intervista a Loredana La Puma

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Loredana La Puma vive a Palermo, dov’è nata nel 1981. Nel marzo 2008 si è laureata in Scienze e Tecnologie dello Spettacolo con una tesi su Il signore degli anelli.
Appassionata di libri e di scrittura fin dall’infanzia, negli ultimi anni ha sviluppato un particolare interesse per il genere fantasy.
Ha esordito come autrice nel 2008 con il romanzo Il cerchio si è chiuso.
Di recente pubblicazione il secondo capitolo della saga "La città di pietra"

http://www.lapennablu.it/lapuma
http://www.averon.it/

Intervista

1- Chi è e perché scrive Loredana La Puma?
Loredana La Puma è una ragazza con tanti sogni e tanti grilli per la testa, forse perfino troppi. Ho ventinove anni e vivo a Palermo, dove sono nata, e scrivo perché non posso farne a meno. Mi spiego meglio: da qualche anno a questa parte mi sento viva solo quando scrivo (e non sempre ci riesco; l’ispirazione va e viene come le pare, purtroppo). Se non invento storie e non le metto su carta, se non passo le mie giornate ad arrovellarmi sul destino dei miei personaggi e a creare ambientazioni, scene e dialoghi mi sento inutile. E’ un po’ la maledizione dello scrittore. Ma va bene così, perché non c’è niente che mi dia più gioia.
Per il resto, al momento sono in cerca di occupazione. E’ dura al giorno d’oggi trovare un lavoro stabile e decoroso, specialmente qui al sud, ma ci si prova. Il mio sogno, ovviamente, sarebbe quello di potermi mantenere scrivendo, ma in questo caso siamo sull’orlo della fantascienza.

2- Nel 2008 ti sei laureata in Scienze e Tecnologie dell’Arte, della Moda e dello Spettacolo con una tesi Il Signore degli Anelli . Cosa ha rappresentato e cosa rappresenta tuttora, per te, Tolkien? In che misura questo grande autore ha influenzato la tua scrittura?
“Il Signore degli Anelli” per me è stato una rivelazione in tutti i sensi, a partire dalla visione del film di Peter Jackson nel 2001. Come è avvenuto per molti della mia generazione, infatti, è stato così che ho scoperto il romanzo, e da lì in poi mi si è spalancato tutto un mondo. L’universo tolkieniano, in primo luogo, ma in senso più ampio tutto il mondo del fantasy e del fantastico in genere. Per cui Tolkien rappresenterà sempre per me il passaporto verso il genere letterario che oggi amo di più, sia come lettrice che come autrice. Mi ha influenzato moltissimo, non tuttavia per lo stile, anche perché io scrivo un tipo di fantasy molto diverso. Ciò che di lui mi ha davvero affascinata è stata la sua concezione dell’opera d’arte (e di conseguenza dell’opera letteraria) come sub-creazione di un Mondo Secondario, un universo che abbia la stessa consistenza della realtà per la perizia con cui è stato costruito e che dunque sia in grado di risucchiare il lettore al suo interno facendogli quasi dimenticare l’esistenza del Mondo Primario. Ecco, questa è la lezione più grande che ho “appreso” da lui: costruire un universo letterario, piccolo o grande che sia, richiede uno sforzo immenso, sforzo che aumenta a dismisura in quei generi, come il fantasy, in cui bisogna rendere credibile l’incredibile.

3- Sempre nel 2008 La penna Blu Edizioni ha pubblicato il tuo romanzo di esordio “Il cerchio si è chiuso”, primo capitolo di una trilogia. Di recente pubblicazione, il secondo volume,“La città di pietra”. Puoi svelarci qualcosa sulla genesi di questi romanzi?
La stesura de “Il cerchio si è chiuso”, che all’epoca non aveva neppure un titolo, venne preceduta da numerosi (e fallimentari) tentativi di sviluppare un’idea di base che avevo in mente da parecchio tempo: una ragazza sorvegliata – per chissà quale motivo, in quel momento non ne avevo idea – da una capillare e non meglio identificata organizzazione segreta. L’aspetto più bizzarro è che non avrebbe dovuto affatto essere un fantasy; forse una sorta di thriller, viste le premesse. Poi, mentre finalmente stendevo quello che sarebbe diventato il primo capitolo, l’idea di inserire degli elementi paranormali cominciò a stuzzicarmi. Man mano che la storia procedeva, dal paranormale si passò al fantastico vero e proprio, finché la storia non assunse i contorti definitivi con l’entrata in scena dell’Averon. Potremmo quasi dire che gli elementi fantasy si sono infiltrati nella storia “a tradimento”, sicuramente influenzati dalle mie letture del periodo, e oggi sono estremamente felice che le cose siano andate così.
L’idea per “La Città di Pietra” cominciò a svilupparsi durante le battute finali del primo libro, come naturale proseguimento delle avventure dei miei personaggi. Come prima cosa nacque l’ambientazione, poi, a partire da questa, tutto il resto. E’ stato come un puzzle che si ricomponeva poco per volta, e di certo finora è il mio preferito.

4- Un elemento che contraddistingue i tuoi romanzi è sicuramente l’italianità. Entrambi sono ambientati a Palermo e hanno per protagonisti personaggi italiani. A cosa si deve questa scelta? Ritieni che ti abbia ostacolata o facilitata nella ricerca di un editore?
In primo luogo penso sarebbe stata una pessima idea ambientare un romanzo come il mio (un real fantasy) in un posto che non conoscevo o che avrei dovuto inventare di sana pianta, invece di scegliere il luogo in cui sono nata e dove vivo. Secondo punto: ho sempre trovato la mia città incredibilmente misteriosa e affascinante, proprio il luogo in cui ti aspetteresti di trovare qualcosa di segreto o inaspettato. Ho letto libri di autori americani in cui Central Park nasconde l’ingresso al Regno delle Fate, e dove l’Olimpo ha sede in cima all’Empire State Building, tanto per citare alcuni esempi. E dunque perché mai noi Italiani, che abbiamo un passato e un parco di storie e leggende ben più ampi, dovremmo “vergognarci” di ambientare una storia a sfondo fantastico nel nostro paese? Alcuni lettori mi hanno fatto notare che in effetti non sono molti i luoghi della città descritti, e che anche in quel caso si resta sempre sul vago. Si tratta di una scelta consapevole. La decisione finale, infatti, è stata quella di “catturare” e utilizzare l’atmosfera della zona antica della città, non di descrivere nel dettaglio la città stessa.
Per quanto riguarda gli editori, può darsi che questa scelta mi abbia un po’ penalizzata in un primo momento, ma credo che alla fine sia risultata una carta vincente; difatti la Penna Blu ha molto apprezzato l’originalità dell’idea.

5- Elli Giordano è la protagonista femminile della saga. Più volte hai dichiarato di somigliarle ma, quanto di te hai davvero “prestato” a questo personaggio? Tra gli altri personaggi ce n’è qualcuno a cui ti senti più legata o di cui ti ritieni particolarmente soddisfatta?
In realtà le ho prestato soprattutto i miei “difetti”: Elli è una ragazza estremamente insicura, proprio come me, e per gran parte della sua vita si è sentita un pesce fuor d’acqua (altra sensazione che conosco piuttosto bene). D’altro canto odia stare al centro dell’attenzione ed è contenta di non avere particolari responsabilità nella vita, convinta com’è che tanto non ne sarebbe all’altezza; ma non per questo la sua esistenza le piace, al contrario, si sente continuamente insoddisfatta. Ecco, tutte queste paranoie fanno sicuramente parte di me. Poi le ho prestato la curiosità per il mondo e per le persone che le stanno intorno, caratteristica che nel suo caso deriva dalle sue capacità sovrannaturali.
Un altro personaggio a cui sono molto legata e che mi piace tantissimo è Rita, così sicura di sé e sempre con la battuta pronta ma, nonostante le apparenze, dotata di una sua fragilità. Anche Nico si è rivelato una figura interessante e di cui mi piace molto scrivere, forse perché è il personaggio più tormentato della trilogia.
Fra i “nuovi arrivati”” del secondo libro il mio preferito è l’Eremita delle Cascate di Pegaso. Inizialmente doveva essere una figura di secondo piano, e invece poco per volta è diventato un personaggio assolutamente centrale e dalla personalità complessa.

6- Cosa o chi ha ispirato, invece, i Custodi (i cattivi della saga)?
La suggestione originale deriva probabilmente dalla serie tv “Jarod – Il Camaleonte”. Qualcuno la ricorda? C’era questa terribile organizzazione chiamata “Il Centro” che sembrava avere le mani in pasta ovunque, sfuggire a ogni tentativo di eliminarla e controllare la vita di tutti quelli che avevano la sfortuna di cadere nella sua rete. Nel corso degli anni poi questa idea si è sviluppata in altre direzioni, trovando perfino qualche lontanissimo riscontro nella realtà. Non ho dubbi, infatti, che esistano davvero gruppi di potere che perseguono i propri interessi incuranti dei diritti altrui e che manovrano il corso degli eventi a proprio vantaggio.

7- Parliamo de “La città di pietra”. Uno dei punti di maggior forza di questo romanzo è proprio l’ambientazione. Com’è nata l’idea di una città tanto particolare?
Stavo terminando la stesura de “Il cerchio si è chiuso” e cercavo un’ambientazione per il secondo libro. Per forza di cose mi serviva qualcosa di nuovo (chi ha letto il primo libro sa perché). Inizialmente avevo pensato di far costruire ai Guardiani un sito sotterraneo simile al precedente, ma poi ho pensato che un luogo antico, con una sua storia e magari dei misteri da svelare, sarebbe stato potenzialmente molto più interessante, nonché una miniera di spunti per il nuovo capitolo della saga. L’idea di questa città scavata nella roccia fu la prima a presentarsi: cosa c’è di più affascinante di una città antica e abbandonata? E da quel momento cominciai a immaginarla, a “costruire” nelle mia mente i suoi vicoli, le sue strade e i suoi dintorni. In quella fase non sapevo ancora con esattezza cosa sarebbe successo nel secondo libro, ma sapevo con precisione dove l’avrei ambientato. Quando poi iniziai a scrivere i primi capitoli e ad addentrarmi nella Città vera e propria (uno spasso, credetemi), mi resi conto di non essere soddisfatta del tipo di “illuminazione” che un simile sito sotterraneo avrebbe comportato, e in particolare della mancanza di qualcosa che suggerisse l’alternarsi del giorno e della notte. Per rispondere a questa esigenza è nato il minerale chiamato Edamas; un’idea che a quanto pare è stata molto apprezzata dai lettori.

8- Benchè capitoli di una stessa saga, Il cerchio si è chiuso e La città di pietra sono romanzi molto diversi tra loro. Ti va di illustrarci le principali differenze?
Certo. Partiamo da un antefatto: ho notato spesso che molte saghe si basano un po’ su uno schema fisso che si ripete quasi identico da un volume all’altro. Per quanto questo possa essere “piacevole” (nei lettori si crea infatti un confortante senso di familiarità), non credo sarei riuscita a utilizzare lo schema del primo libro anche per i successivi. Ho deciso che erano necessari altri due volumi proprio perché sentivo che i miei personaggi avevano ancora qualcosa da dire, e soprattutto perché ho capito che questa storia mi avrebbe permesso di raccontare in ogni capitolo qualcosa di radicalmente diverso (altrimenti non ci sarebbe stato alcun gusto a scriverla). La conseguenza è che i primi due libri sono inquadrabili in categorie ben distinte e separate. “Il cerchio si è chiuso” si può definire un romanzo di scoperta a e di formazione (con un tocco di giallo nella parte finale), in cui la protagonista scopre la sua vera identità e un “mondo” diverso da quello che conosceva. “La Città di Pietra” invece segue tutto un altro schema, perché si basa su una vera e propria “cerca”, quasi una caccia al tesoro. Ma non dico di più per non svelare troppo a chi non ha ancora letto il secondo libro. Anche le rispettive ambientazioni contribuiscono a creare due atmosfere completamente diverse: la Base Primaria conservava in qualche sua parte un fascino antico, ma in quel caso il tutto si sposava con il moderno e il tecnologico. La Città di Pietra invece è uno scenario quasi da favola che rende il secondo libro assai più fantasy del precedente. Anche nel terzo volume ci sarà una svolta radicale di questo tipo.

9- Il cerchio si è chiuso ha conquistato subito il pubblico. Quanto e come, questo successo, ha influito sulla stesura del secondo capitolo? Il timore di deludere le aspettative dei lettori ti ha condizionata in qualche modo?
In realtà il secondo capitolo era già terminato da un pezzo quando “Il cerchio si è chiuso” venne selezionato per la pubblicazione, quindi non ci sono state interferenze di questo tipo. Certo, alla vigilia dell’uscita ero parecchio nervosa; mi chiedevo come sarebbe stato accolto e se avrebbe soddisfatto i lettori che avevano amato il primo. Per fortuna sembra che i miei timori fossero infondati, perché “La Città di Pietra” sta ricevendo un’accoglienza davvero lusinghiera. Sono sempre stata convinta che fosse migliore de “Il cerchio si è chiuso”, più maturo, solido e avvincente, ma non mi aspettavo tanto entusiasmo. Il fenomeno a cui ti riferisci, invece, mi sta capitando un po’ col terzo. Spesso mi ritrovo a chiedermi: “ma ai lettori questa cosa piacerà?”, un problema che finora non avevo mai dovuto affrontare. Sto cercando comunque di farmi condizionare il meno possibile da queste considerazioni: mettersi al servizio della storia e non pensare ad altro è sicuramente il modo migliore per mantenersi sul giusto binario, ne sono convinta.

10- Quali sono secondo te gli elementi indispensabili per la stesura di un buon fantasy?
In realtà non credo ci sia una risposta univoca, nel senso che la cosa è soggettiva. Per alcuni un buon fantasy è quello in cui troviamo dei protagonisti simpatici e affascinanti, dei cattivi degni di questo nome, un’ambientazione intrigante, un ritmo sostenuto e tante avventure e colpi di scena. Per altri un buon fantasy è quello che presenta una mescolanza indefinita di Bene e Male, ambientazioni estremamente realistiche (per quanto in qualche modo “fantastiche”), protagonisti tormentati o addirittura sgradevoli ecc. Certi lettori preferiscono i fantasy posati e riflessivi, quasi filosofici; altri cercano scenari fortemente surreali e immaginifici in cui perdersi, altri ancora amano le rappresentazioni metaforiche, in chiave fantasy, della nostra realtà; e così via. Nessuno, credo, può dire quale “tipo” di fantasy sia migliore degli altri, e di conseguenza quali siano gli ingredienti indispensabili per scriverne uno “buono”. In realtà ho fatto gli esempi di cui sopra per semplice comodità, perché io per prima non amo certe suddivisioni. Secondo me l’importante è che uno scrittore decida di raccontare la sua storia per il forte desiderio di farlo, non per “sfondare”, per imitare qualcuno o per seguire una moda. Dunque non ci sono “ricette magiche”. Se l’autore scriverà il suo romanzo unicamente perché sente il bisogno di farlo – in possesso chiaramente delle necessarie basi linguistiche e tecniche e preoccupandosi della coerenza interna e della verosimiglianza – allora il suo sarà un buon libro e un buon fantasy (se di fantasy si tratta).

11- Cosa puoi raccontarci della tua esperienza editoriale?
Sono approdata alla Penna Blu Edizioni per caso, spinta dall’insistenza di un amico che aveva saputo di questa nuova casa editrice in cerca di autori. Credo che il mio libro abbia avuto la fortuna di essere uno dei primissimi ad arrivare in Redazione, e il primo a essere selezionato. Chi ha tentato o tenta tuttora di arrivare alla pubblicazione può ben capire la mia gioia nel sapere che avevo passato la prima selezione, e alla fine nel leggere nel testo dell’e-mail quelle paroline magiche: “La Penna Blu Edizioni è interessata alla pubblicazione del Suo romanzo”. E’ stato un sogno che si avverava, dopo tre anni di tentativi a andati a vuoto. Nei mesi successivi il romanzo è stato sottoposto a minuzioso processo di editing, svolto in stretta collaborazione dall’intera Redazione e da me. E finalmente, nel dicembre 2008, è andato ad affrontare il mondo. Inutile dire che le difficoltà che una piccola casa editrice non a contributo deve affrontare sono enormi, soprattutto relative alla Distribuzione nelle librerie “fisiche” (su Internet i libri si reperiscono con grandissima facilità), ma La Penna Blu affronta il tutto impegnandosi moltissimo nella promozione dei propri libri e autori: presentazioni, iniziative varie, fiere e pubblicità a tappeto sul Web non mancano di certo, e sono lieta di dire che sia “Il cerchio si è chiuso” che “La Città di Pietra”, nel loro piccolo, cominciano a essere piuttosto conosciuti fra gli appassionati di fantasy della Rete.

12- Molte le iniziative intraprese, soprattutto sul web, per la promozione dei tuoi romanzi. Di recente hai anche avviato un progetto particolarmente interessante: una lettura multimediale de “La città di pietra”. Ci spieghi meglio in cosa consiste e come sta procedendo l’esperimento?
L’esperimento in questione è partito qualche tempo fa nel gruppo TrueFantasy del social network aNobii. Alcuni membri di questo gruppo avevano iniziato a leggere “La Città di Pietra” in contemporanea e avevano aperto una discussione in proposito, in modo da potersi scambiare pareri e sensazioni in corso di lettura. A quel punto ho pensato che sarebbe stato carino da parte mia fornire loro qualche “chicca”, qualcosa di particolare che riguardasse il libro e che non avrebbero trovato altrove. Inizialmente avevo pensato a semplici aneddoti o curiosità sul romanzo, poi ho trovato qualcosa di meglio.
Quando scrivo, come del resto fanno in molti, ascolto sempre della musica in sottofondo (colonne sonore, soprattutto). Certe scene e situazioni, addirittura, sono nate proprio perché ispirate da un particolare brano che ha fatto prendere alla trama un corso piuttosto che un altro. Prima ancora che i libri fossero pubblicati io e mia sorella avevamo l’abitudine di leggerli ad alta voce ascoltando in sottofondo i brani con cui li avevo scritti, e scherzavamo sul fatto che sarebbe stato bello poterli distribuire con la “colonna sonora” incorporata, perché il tutto creava un’atmosfera molto particolare; era quasi come vedere un film.
E così, quando si è presentata l’occasione, ho pensato di farlo sul serio. Ho postato nella discussione i link ai brani su Youtube, con l’indicazione dei capitoli e delle pagine a cui andavano associati, di modo che i lettori, se lo desideravano, potessero leggere col relativo sottofondo sonoro. Abbiamo chiamato questa esperienza “lettura multimediale”. Chi ha partecipato l’ha molto apprezzata e ha dichiarato di essersi sentito ancora più coinvolto nel tessuto della storia. Chi lo sa, magari sarà proprio questo il futuro dei libri. Con l’avvento e la diffusione capillare degli e-book e dei relativi lettori (che, immagino, diventeranno sempre più complessi e multifunzionali) non sarebbe poi così difficile.

13- Hai già reso noto che ci sarà un terzo capitolo della saga. Qualche anticipazione?
Posso sbilanciarmi dicendo che “Il mondo di Atlan” sarà molto, molto diverso dagli altri due, anche come struttura, e che ci saranno parecchi personaggi nuovi. Di solito in un volume conclusivo si cerca prima di tutto di riannodare i fili narrativi sparsi e di condurre in porto la storia. Ecco, diciamo solo che nel terzo libro dell’Averon non ci si limita a questo. Ma non posso dire di più.

14- Altri progetti per il futuro?
Ho già in mente una trama per un nuovo libro, di cui esiste anche un abbozzo di primo capitolo: un romanzo autoconclusivo intitolato “I Giardini dell’Altrove”. Si muoverà sempre nell’ambito del fantastico (credo che sarebbe impossibile per me distaccarmene) ma non penso che lo si potrà definire un fantasy vero e proprio. Dopo la Trilogia dell’Averon, del resto, ho voglia di muovermi in ambiti diversi e di esplorare nuove strade, ma non inizierò a lavorarci finché non avrò terminato “Il mondo di Altan”. Quello che mi auguro davvero, il mio progetto per il futuro, è di poter continuare a scrivere il più a lungo possibile.
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Re: Intervista a Loredana La Puma

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"Scienze e Tecnologie dell’Arte, della Moda e dello Spettacolo"

Che facoltà interessante. Da quanto esiste?
Benvenuta!
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pia
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Re: Intervista a Loredana La Puma

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avere Loredana qui è davvero un piacere, Miriam è entusiasta :wink:
pia
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Re: Intervista a Loredana La Puma

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Ciao Loredana, Miriam mi ha sempre parlato della tua bravura e anche della simpatia :wink:
miriam
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Re: Intervista a Loredana La Puma

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Benvenuta Lory! :smt007
Yle
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Re: Intervista a Loredana La Puma

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Il mio post si è autodistrutto?
pia
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Re: Intervista a Loredana La Puma

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Yle ha scritto:Il mio post si è autodistrutto?
oddio e cosa avevi scritto di così terribile? :lol:
Yle
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Re: Intervista a Loredana La Puma

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pia ha scritto:oddio e cosa avevi scritto di così terribile? :lol:
Solo esultazioni varie... tipo "evviva", "yuppi!" punti esclamativi e faccine...
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Re: Intervista a Loredana La Puma

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e certo che sono io! Adelasia in carne e ossa! Non ho pensato che questo è l'avatar che usavo su Bluedivide e non su Lapennablu (me li confondo!). Tu invece sempre con lo stesso, giusto?
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Re: Intervista a Loredana La Puma

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non lo sapevo, non passo da un pezzo... mi dispiace.
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Re: Intervista a Loredana La Puma

Messaggio da leggere da cosimo vitiello »

Sì, tra pochi giorni chiuderà e aprirà un blog. Se avete postato qualcosa lì è meglio recuperarla. Ho fatto appena in tempo a iscrivermi, che chiude. Che sfiga, sembrava un ottimo posto.
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Re: Intervista a Loredana La Puma

Messaggio da leggere da Davide Sax »

Sì a LPB hanno deciso di puntare su sistemi più aperti di quello che può essere un forum, per dare visibilità ai libri. Comunque tutte le iniziative tipo palestra di scrittura e cose simili rimangono attive, è semplicemente una questione di costi di gestione e di tempo.
Yle ha scritto: Solo esultazioni varie... tipo "evviva", "yuppi!" punti esclamativi e faccine...
Yle secondo me hai schiacciato talmente tanti tasti a caso che hai creato un codice Java dal nulla e ti sei auto cancellata. :lol: :lol: :lol:

Ciao Lory benvenuta! :-)
PER CHI VOLESSE FARSI UN GIRO SUL MIO SITO: http://www.davisaxmirabilia.it
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Re: Intervista a Loredana La Puma

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Carosello

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antologia di opere ispirate dal concetto di Carosello e per ricordare il 40° anniversario della sua chiusura

Nel 1977 andava in onda l'ultima puntata del popolare spettacolo televisivo serale seguito da adulti e bambini. Carosello era una sorta di contenitore pubblicitario, dove cartoni animati e pupazzetti vari facevano da allegro contorno ai prodotti da reclamizzare. Dato che questo programma andava in onda di sera, Carosello rappresentò per molti bambini il segnale di "stop alle attività quotidiane". Infatti si diffuse presto la formula "E dopo il Carosello, tutti a nanna".
Per il 40° anniversario della sua chiusura, agli autori abbiamo chiesto opere di genere libero che tenessero conto della semplicità che ha caratterizzato Carosello nei vent'anni durante i quali è andato felicemente in onda. I dodici autori qui pubblicati hanno partecipato alle selezioni del concorso e sono stati selezionati per questo progetto letterario. Le loro opere sono degni omaggi ai nostri ricordi (un po' sbiaditi e in bianco e nero) di un modo di stare in famiglia ormai dimenticato.
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La Gara 18 - Brividi a Natale

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