Intervista a Luca Ducceschi

Area dedicata alle interviste con gli autori che sono diventati famosi o che hanno capito come uscire dall'ombra. In questa sezione ci si potrà dare appuntamento per discuterne con loro.

Moderatore: Isabella Galeotti

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Intervista a Luca Ducceschi

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Autore prolifico e poliedrico, nel 2008 ha esordito con il romanzo CI PIACEVANO I GANSENDROSIS (Montag), presto seguito da GIOCO DI VOCI (Creativa). Molti suoi racconti sono pubblicati su diverse riviste e antologie, cartecee e digitali, sia di livello underground che a distribuzione nazionale. La raccolta CIO' CHE HO SCRITTO LASSU' IN SOFFITTA (Tespi) è oggi fuori catalogo. Si gode da sempre la soddisfazione di non essere mai entrato nella fitta schiera degli "scrittori paganti".
Ha ricevuto riconoscimenti e segnalazioni in diversi concorsi letterari, tra cui le seconda edizione del PREMIO FRANCESCO ALZIATOR (primo classificato nella sezione giovani autori con la raccolta TRE STORIE DI INVERNI NERI) e l'ultima edizione del prestigioso PREMIO TERAMO.
A ottobre 2010 è tornato in libreria con la raccolta di racconti horror IN QUESTO LIBRO C'E' IL DIAVOLO (Montag).

Il suo sito: http://nuke.luca-ducceschi.it/
Qui la recensione la suo libro:
https://www.braviautori.it/book_in-ques ... avolo.html

Intervista

1- Immancabile domanda di rito. Chi è e perché scrive Luca Ducceschi?
Sul chi sono mi viene difficile rispondere, ma cercherò di limitare i danni. Classe 77, come il punk e gli indiani metropolitani, lavoro come educatore in una comunità psichiatrica, ho due figli piccoli, cerchiamo di sopravvivere in questo strano paese, eccetera. Scrivo perché la scrittura, come la lettura, ha sempre fatto parte di me, della mia quotidianità, dei miei pensieri. E' come andare al gabinetto o fare l'amore, direi. Scribacchiare sta a me come Steve Harris sta agli Iron Maiden. Due cose che non puoi scindere. Sebbene lui faccia molto meglio la sua parte.

2- Parliamo della tua ultima pubblicazione “In questo libro c’è il diavolo”. Un titolo così suona quasi come una provocazione, una scelta intenzionale o una casualità?
Direi un mix casuale tra le tue proposte. E' un libro di racconti, ma non è il titolo di uno di essi. E il diavolo (spoiler) è forse l'unico archetipo horror che non è presente nelle pagine del libro, ma nel contempo è ovunque, tra le pieghe di quei racconti. Non dovete però cercarlo tra i personaggi sovrannaturali, ma in quelli squisitamente e puramente umani.

3- Quale la tua opinione personale sul diavolo? Una creatura mitologica o… ?
Una manna per gli scrittori e per chi ha interesse a spaventare la gente, nel medioevo come oggi. Il diavolo ha tante forme quante le nostre paure. La mia opinione su di lui è che mi fa un po' tenerezza. Ma lo ringrazierò a vita per essere protagonista della bella canzone degli Stones.

4- So che sei un estimatore di Dylan Dog. Questo fumetto si basa sull’assunto che il vero orrore sia da ricercare soprattutto nella realtà che ci circonda. I tuoi racconti, in qualche modo, sembrano avallare questa tesi. Sei d’accordo?
Assolutamente sì. Tra le altre cose ho iniziato a leggere Dylan Dog nel 1987 circa, a dieci anni. Quel fumetto è parte integrante della mia formazione. Credo che in certe fasi emo dell'adolescenza (quando ancora per fortuna non esisteva il termine emo) mi abbia addirittura salvato la vita, per certi versi. C'è tanto Dylan Dog in me, e di riflesso nel libro.

5- Come nascono i tuoi racconti?
In tutta sincerità, dovresti chiederlo a loro. Da un'idea, da un titolo, dai personaggi che iniziano a fare da sé quando mi siedo davanti al computer, da un finale. Sicuramente non nascono da appunti, schemini eccetera. Anche se poi tra la prima istintiva stesura e la versione finale ci sono decine di revisioni, tagli, aggiustamenti eccetera. Un autentico lavoro da artigiano, cercando di soppesare parola per parola al fine di dare al tutto un'adeguata armonia di fondo.

6- L’antologia si apre con una bellissima citazione di Craig Spector: “L’horror è il rock n’roll della letteratura”. Ti va di commentare questa affermazione? Dovendo fare un paragone, in quali “condizioni di salute” si trova l’horror rispetto alla musica attualmente?
La buona musica e la buona narrativa horror sono forse generi di nicchia, ma dotati di un notevole pregio: sono immortali, e la nicchia è composta da persone attente e curiose che sanno dove cercare delle buone, autentiche emozioni.

7- L’autore della prefazione, Alessio Valsecchi, utilizzando un’espressione colorita, dice di te che “scrivi come un coniglio infoiato”. In effetti sei molto prolifico. Hai mai sperimentato il blocco delle scrittore? Quanto le temi?
No, mai sperimentato. Sto sperimentando il non avere tempo per scrivere tre o quattro romanzi che ho già in mente, di cui un paio espressamente richiesti da editori cui ho sottoposto le sinossi. A dirla tutta, e spero di non farmi nemici, divento idrofobo quando sento parlare di blocco dello scrittore.

8- Oltre che prolifico sei un autore molto apprezzato. Hai collezionato svariati riconoscimenti letterari tra cui i prestigiosi “Premio Alziator” (primo classificato nella sezione giovani autori) e “Premio Teramo”. Cosa significano per te e quanto ritieni siano di aiuto nella carriera letteraria?
Specifico che al premio Teramo arrivai solo tra i tre finalisti, ma rimane comunque un ricordo e un'esperienza fondamentale. I premi significano in primis soddisfazione personale. Poi, a volte, economica. E sempre occasione di conoscere altri autori. Con un po' di fortuna, di raccogliere opportunità. Una volta tendevo a mandare in giro elaborati a destra e a manca. Adesso seleziono, e a volte succede che siano dei curatori a chiedere materiale. Se però devo tirare le somme e dire quanto contano, globalmente, nel contesto di un percorso di scrittura da uno a dieci, direi 'non più di due'.

9- La tua produzione letteraria si contraddistingue per la sua poliedricità. Dal romanzo generazionale, all’erotico passando per l’horror, ti sei cimentato in svariati generi. Quanto ti piace sperimentare e qual è il genere, se ce n’è uno, che più si addice alla tua scrittura?
Bella domanda. Da appassionato dico horror, da lettore che dovesse valutare la mia produzione dico noir e pulp. Sempre con abbondanti dosi di eros e malinconia, che del resto fanno parte della nostra vita più di un mostro o di un delitto in famiglia, per fortuna. Impossibile quindi lasciarli fuori se si scrive 'di pancia'

10- Il G8 di Genova è un tema ricorrente nei tuoi scritti. Ne parli in “Ci piacevano i Gansendrorsis” ma anche in “Gioventù kannibale”. Cosa significa per te?
Mi capita ancora di piangere rivedendo i filmati di quei giorni. Quei giorni hanno rappresentato per una generazione un punto di rottura, come avrebbero potuto rappresentarlo per il nostro paese, se fossimo un paese normale. Si tratta di un trauma che non ho ancora elaborato. E devo dire che è stato un sentimento molto dolceamaro quando alcuni lettori di 15 o 16 anni mi hanno raccontato di avere approfondito i fatti grazie a un paio di brani letti dai miei libri. Sinora, e non per colpa loro, davano per scontato che i teppisti spaccavano le vetrine e Carlo stesse per assassinare un carabiniere. Non so poi che idea si siano fatti, ma se non altro si sono presi la briga di cercare nel web le centinaia di documenti a disposizione. Per rimanere legati al tema del libro: riesci a immaginare qualcosa che possa fare più paura di quei fatti?

11- Cito dalla tua biografia: “Si gode da sempre la soddisfazione di non essere mai entrato nella fitta schiera degli scrittori paganti”. Quale la tua opinione sull’editoria a pagamento e come sei riuscito a evitarla?
Credo che il problema non siano tanto gli editori a pagamento, quanto gli autori che pagano per pubblicare, o meglio per farsi stampare il libro. Sono riuscito a evitarla scoppiando a ridere davanti alle prima proposte ricevute da editori a pagamento, e investendo cinque minuti del mio tempo in una ricerca su google.

12- A pag. 97 di “In questo libro c’è il diavolo” si legge: “Qualche volta scrivere un racconto è come cagare uno stronzo di marmo. Se nessuno lo legge, equivale a pulirsi il culo con la carta vetrata”. Quanto tieni al rapporto con i lettori? A tuo avviso cosa è più importante perché uno scrittore possa definirsi veramente tale: avere un buon editore alle spalle, avere un pubblico di lettori, oppure…?
Banalmente, se vogliamo considerare 'scrittore' una persona che viva o quasi di scrittura, il pubblico è la cosa fondamentale. Ma senza un buon editore alle spalle, per quanto bello possa essere il tuo romanzo, non raggiungi nessun pubblico. Tengo moltissimo al rapporto con i lettori. Un lettore è una persona che investe il suo tempo per leggere un mio libro, e non c'è nulla che sia più prezioso del tempo. Ecco perché un lettore avrà sempre la mia gratitudine. Internet consente poi di interagire con i lettori e a volte anche di approfondire la conoscenza, e trovo che sia una cosa meravigliosa. Lo dico da lettore che oggi chiacchiera su facebook con un paio di autori che sono tra i motivi per cui da ragazzino iniziò a scrivere raccontini.

13- Sempre nella tua biografia leggo che il tuo amore per la scrittura è figlio di un ancor più grande amore per la lettura. Quali gli autori che maggiormente ami e che ti hanno ispirato?
King, Lovecraft, Lansdale, King, Sclavi, i Giovani Cannibali, King, la corrente Splatterpunk, Brizzi, King, Arona, Hemingway. Ah, sì, King. Stephen, non Tabitha, la moglie.

14- Ti propongo un giochino prendendo spunto dal “protagonista” della tua raccolta. Se un giorno ti si presentasse il diavolo e ti proponesse di barattare la tua anima, cosa gli chiederesti in cambio?
Una volta ti avrei risposto 'un paio di calciatori che giocano nel suo Milan'. Battutaccia.

15- I tuoi progetti per il futuro?
Progredire come autore, a 360 gradi, con tutto ciò che il termine 'progredire' implica. E per tutto il resto, vedere cosa succede domani, come ho sempre fatto. Senza aspettare che succeda per grazia divina: non credo al diavolo e nemmeno alla controparte celeste...
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Re: Intervista a Luca Ducceschi

Messaggio da leggere da Massimo Baglione »

Bella intervista.

"CI PIACEVANO I GANSENDROSIS"

ricordo che a scuola non sapevo mai come si scrivesse ahaha
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Re: Intervista a Luca Ducceschi

Messaggio da leggere da Massimo Baglione »

"lavoro come educatore in una comunità psichiatrica,"

Questo mi era sfuggito.
Complimenti!
Ho avuto modo di frequentare un istituto del genere e devo dire che non è proprio facile il vostro mestiere.
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è probabilmente il primo libro del genere Downpunk, ma forse è meglio dire che il genere Downpunk è nato con questo libro. Sam L. Basie, autore ingiustamente sconosciuto, presenta una visione dell'immediato futuro che ci lascerà a bocca aperta. In un futuro dove l'individuo è perennemente connesso alla globalità tanto da renderlo succube grazie alla sua immediatezza, è l'Umanità intera a operare su se stessa una "riduzione di complessità", operazione resa necessaria per riportare l'Uomo a una condizione di vita più semplice, più naturale e più... umana. Nel libro, l'autore afferma che "anche solo una volta all'anno, l'Essere umano ha bisogno di arrangiarsi, per sentirsi vivo e per dare un senso alla propria vita", ma in un mondo dove tutto ciò gli è negato dall'estremo benessere e dall'estrema tecnologia, le menti si sviluppano in maniera assai precaria e desolante, e qualsiasi inconveniente possa capitare diventerà un dramma esistenziale.
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"La spina infinita" è stato scritto quasi vent'anni fa, quando svolgevo il mio servizio militare obbligatorio, la cosiddetta "naja". In origine era una raccolta di lettere, poi pian piano ho integrato il tutto cercando di dare un senso all'intera opera. Quasi tutto il racconto analizza il servizio di leva, e si chiude con una riflessione, aggiunta recentemente, che riconsidera il tema trattato da un punto di vista più realistico e maturo.
Di Mario Stallone
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