La fiamma del desiderio
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La fiamma del desiderio
Sentendo montare il brusio della folla raccolse le forze e si sollevò per guardare attraverso le sbarre della grata. Sparuti gruppi composti da uomini e donne, giovani e vecchi vociavano animatamente, circondati da bambini che si rincorrevano gli uni con gli altri. Sullo sfondo, non troppo lontano, una catasta di legna - oscuro presagio dell'imminente destino che le era stato riservato - dominava solitaria la scena.
Fu sopraffatta dalla debolezza e d'improvviso si trovò distesa sul pavimento, le mani chiuse a pugno che stringevano fili di paglia sparsi. Si raggomitolò su sé stessa come un feto nel grembo materno, sforzandosi di piangere. Ma non vi riuscì e stette in quella posizione per un tempo che le sembrò interminabile. Infine, levatasi su un fianco si trascinò lentamente verso il muro di pietra fredda e umida, per poggiarvisi di spalle. I suoi occhi, ormai avvezzi alla perenne oscurità, fissarono lungamente il vuoto poi scivolarono giù, vinti da una muta disperazione. Guardò le gambe deboli ed emaciate e una ventata di ricordi la riportò in un tempo lontano, quando perle di ogni colore, ornamenti preziosi della sua già immensa bellezza, le cingevano il collo sottile su vestiti di stoffe pregiate che nascondevano una pelle giovane, profumata. Non c'era uomo che non si fosse voltato a guardarla con occhi arsi dalla fiamma del desiderio, quel fuoco la cui luce, così calda e particolare, era divenuta per lei indispensabile.
Con un gesto delicato si accarezzò i capelli. Ne afferrò una ciocca e la portò all'altezza degli occhi osservandola come se fosse la prima volta, poi lentamente si alzò e, con sforzo quasi sovrumano, tornò a guardare di nuovo attraverso la grata. La gente fuori si era disposta su due file, una di fronte all’altra lungo il breve percorso che, dal ponte del castello, avrebbe condotto la condannata all'orribile rogo. Le rughe le solcarono la fronte mentre si immaginava trascinata in catene, vestita solo di un panno bianco, lacero e consunto, tra gli sguardi morbosi che l'avevano vista, una volta, giovane e bella. La folla l’avrebbe indegnamente umiliata sfogando i più repressi e ignobili istinti, ancor più accesi dalla brama di godere del disumano spettacolo finale.
Ma lei non pensava al dolore né temeva gli immeritati insulti. Mille torture non l’avrebbero fiaccata né mille morti davvero uccisa. Ciò che sentiva capace di trafiggerle mortalmente l’anima era l’ultimo, pauroso trascinarsi sul sentiero di sassi e polvere sotto quegli occhi. E le lacrime sgorgarono improvvise, mentre passi pesanti si avvicinavano alla grande porta di legno umida e incrostata.
- Fausto Scatoli
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probabilmente non capisco il messaggio finale.
se interpreto nel modo giusto, la strega piange perché è invecchiata e senza forze.
altrimenti non mi spiego il motivo delle lacrime.
a parte questo, le descrizioni sono buone e la storia si fa leggere senza problemi, liscia e scorrevole.
a mio parere manca qualche virgola, ma è un'opinione personale.
se interpreto nel modo giusto, la strega piange perché è invecchiata e senza forze.
altrimenti non mi spiego il motivo delle lacrime.
a parte questo, le descrizioni sono buone e la storia si fa leggere senza problemi, liscia e scorrevole.
a mio parere manca qualche virgola, ma è un'opinione personale.
l'unico modo per non rimpiangere il passato e non pensare al futuro è vivere il presente

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In se non è brutto il racconto, ma faccio anch'io fatica a capire il finale. Non mi rendo conto se quando scrivi "quegli occhi" lei ha riconosciuto fra la folla qualcuno in particolare ed è per questo che si mette a piangere.
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Re: La Fiamma del Desiderio
Ringrazio per i commenti. Sul significato ovviamente libera interpretazione. Grazie ancora.
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Non per forza questa protagonista è una strega.
Magari è semplicemente stata accusata di tradimento.
Considerato poi che
In tal caso la sua preoccupazione sarà ancor più forte per ovvie ragioni.
La protagonista si ritiene comunque accusata ingiustamente.
Tuttavia
A mio leggere teme di non essere abbastanza forte per percorrere a testa alta e con dignità quell'ultimo passaggio verso la morte.
Probabilmente teme che quegli sguardi possano vedere in un suo involontario cedimento la conferma di quelle colpe non sue.
Questo pensiero la ferisce profondamente nell'animo.
Bello mi piace.
Voto 4 + 1

Magari è semplicemente stata accusata di tradimento.
Considerato poi che
magari è pure stata accusata di alto tradimento.perle di ogni colore, ornamenti preziosi della sua già immensa bellezza, le cingevano il collo sottile su vestiti di stoffe pregiate che nascondevano una pelle giovane, profumata...
In tal caso la sua preoccupazione sarà ancor più forte per ovvie ragioni.
La protagonista si ritiene comunque accusata ingiustamente.
Tuttavia
Se dunque non la preoccupa il dolore, gli insulti, la tortura, la morte: cosa teme?lei non pensava al dolore né temeva gli immeritati insulti. Mille torture non l’avrebbero fiaccata né mille morti davvero uccisa.
A mio leggere teme di non essere abbastanza forte per percorrere a testa alta e con dignità quell'ultimo passaggio verso la morte.
Probabilmente teme che quegli sguardi possano vedere in un suo involontario cedimento la conferma di quelle colpe non sue.
Questo pensiero la ferisce profondamente nell'animo.
Sicuramente la protagonista, date queste preoccupazioni, accompagnata da quei passi pesanti percorrerà poi, quel breve tratto, a testa alta con la dignità di chi accusato ingiustamente è comunque in pace con sé stesso e con Dio e non ha pertanto nulla da temere in questo mondo.Ciò che sentiva capace di trafiggerle mortalmente l’anima era l’ultimo, pauroso trascinarsi sul sentiero di sassi e polvere sotto quegli occhi. E le lacrime sgorgarono improvvise...
Bello mi piace.
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Ultima modifica di Teseo Tesei il 04/07/2020, 19:01, modificato 5 volte in totale.
Le stelle brillano soltanto in notte oscura.
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Re: La Fiamma del Desiderio
Grazie del commento, soprattutto del tempo dedicato a un'analisi così dettagliata.
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commento
Anche a me è piaciuto il tuo racconto che ho trovato scritto bene e scorrevole. La storia si riferisce alla condanna ingiusta di una donna: un tempo bastava poco per condannarle al rogo con l'accusa di essere delle streghe. Ma come è stato detto, potrebbe anche trattarsi di una condanna per altro. Si, il finale un po' confonde in quanto prima dice che non le sarebbe importato degli insulti immeritati da parte della gente, e poi parla del dolore, che le avrebbe trafitto il cuore, "sotto quegli occhi". Forse potrebbe essere che "quegli occhi", gli unici capaci di annientarla, appartenessero a chi lei aveva amato e da cui era stata tradita e condotta a quel terribile destino. Comunque bravo! Voto alto da parte mia
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Re: La Fiamma del Desiderio
Laura, ti ringrazio del commento e del voto.
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Dopo le prime righe mi ero ripromesso di commentare iniziando dalla punteggiatura, a mio avviso non perfetta, poi la lettura mi ha avvinto e altri pensieri mi hanno distratto: il racconto è veramente bello e ben scritto, pur con qualche punto oscuro ma ininfluente nel risultato finale: tema importante, approfondimento psicologico della protagonista ben delineato, nell'insieme un gran bel lavoro.
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Re: La Fiamma del Desiderio
Grazie del commento e del tempo dedicato.
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Ho da qualche parte un volume con alcuni processi e sentenze della Santa Inquisizione del Regno di Sicilia.
Si trattava quasi sempre di imputati donne, ma non esclusivamente, spesso religiose, che venivano condannate e in ultimo consegnate al braccio secolare perché eseguisse la condanna a morte. Che avveniva attraverso il rogo in pubblica piazza. Alla spagnola tali spettacoli venivano chiamati autodafé, da autòs da fé, atti di fede.
Le condanne, invero, erano abbastanza rare. Perché la stragrande maggioranza dei processati abiurava ed evitava la condanna, spesso accusando altri poveretti in una catena senza fine, ma anche senza molte conseguenze pratiche.
Condanna che alla fine veniva eseguita solo su chi ammetteva di intrattenere rapporti di qualche tipo col demonio. Persone che, a mio avviso, leggendo gli sparuti resoconti processuali, potevano essere soltanto dei malati di mente, soggetti affetti da schizofrenia o altri disturbi.
Oppure Relapsi.
Cioè degli eretici. Questi erano quasi tutti uomini e uomini di chiesa. Quella dell'eresia era sovente una lotta politica contro il potere costituito e chi sceglieva di morire lo faceva come un atto di rivolta, di sfida, o per poter essere d'esempio ad altri.
Alla sentenza si arrivava dopo esser state inflitte le torture d'uso comune. Chiaro come l'abiura avvenisse prima o nell'imminenza delle stesse.
Ma bruciato vivo, nel Regno di Sicilia, non finiva quasi nessuno (salvo casi davvero rari e l'ultimo nel 1724 credo), perché l'abiura in extremis, sul patibolo, consentiva la decapitazione o il garrotamento.
Strada scelta dagli eretici.
Ad essere bruciate vive erano solo pochissime povere donne completamente fuori di senno.
Insomma, chi è la tua condannata?
Non una pazza, è chiaro. Allora un'eretica.
Forse una cortigiana, e il salire sul Palo, cosparsa di pece, è forse un atto di autentica Rivolta.
Rivolta contro chi? Contro il Potere, contro un Sistema in cui si trovano vecchi amanti e un popolo capace solo di plaudire il potente di turno e di accettare ogni condanna senza alcuno spirito critico.
Forse a salire sul patibolo è la Libertà stessa, e gli unici occhi di cui ha vergogna sono di quelli che hanno creduto in Lei e che ora la osservano lacera, insultata da una folla cieca, a offrire il proprio corpo per l'ultimo supplizio.
Almeno così mi piace credere cedendo alle metafore.
Un ottimo lavoro, alla prossima.
Si trattava quasi sempre di imputati donne, ma non esclusivamente, spesso religiose, che venivano condannate e in ultimo consegnate al braccio secolare perché eseguisse la condanna a morte. Che avveniva attraverso il rogo in pubblica piazza. Alla spagnola tali spettacoli venivano chiamati autodafé, da autòs da fé, atti di fede.
Le condanne, invero, erano abbastanza rare. Perché la stragrande maggioranza dei processati abiurava ed evitava la condanna, spesso accusando altri poveretti in una catena senza fine, ma anche senza molte conseguenze pratiche.
Condanna che alla fine veniva eseguita solo su chi ammetteva di intrattenere rapporti di qualche tipo col demonio. Persone che, a mio avviso, leggendo gli sparuti resoconti processuali, potevano essere soltanto dei malati di mente, soggetti affetti da schizofrenia o altri disturbi.
Oppure Relapsi.
Cioè degli eretici. Questi erano quasi tutti uomini e uomini di chiesa. Quella dell'eresia era sovente una lotta politica contro il potere costituito e chi sceglieva di morire lo faceva come un atto di rivolta, di sfida, o per poter essere d'esempio ad altri.
Alla sentenza si arrivava dopo esser state inflitte le torture d'uso comune. Chiaro come l'abiura avvenisse prima o nell'imminenza delle stesse.
Ma bruciato vivo, nel Regno di Sicilia, non finiva quasi nessuno (salvo casi davvero rari e l'ultimo nel 1724 credo), perché l'abiura in extremis, sul patibolo, consentiva la decapitazione o il garrotamento.
Strada scelta dagli eretici.
Ad essere bruciate vive erano solo pochissime povere donne completamente fuori di senno.
Insomma, chi è la tua condannata?
Non una pazza, è chiaro. Allora un'eretica.
Forse una cortigiana, e il salire sul Palo, cosparsa di pece, è forse un atto di autentica Rivolta.
Rivolta contro chi? Contro il Potere, contro un Sistema in cui si trovano vecchi amanti e un popolo capace solo di plaudire il potente di turno e di accettare ogni condanna senza alcuno spirito critico.
Forse a salire sul patibolo è la Libertà stessa, e gli unici occhi di cui ha vergogna sono di quelli che hanno creduto in Lei e che ora la osservano lacera, insultata da una folla cieca, a offrire il proprio corpo per l'ultimo supplizio.
Almeno così mi piace credere cedendo alle metafore.
Un ottimo lavoro, alla prossima.
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Il racconto è ben scritto, con un linguaggio curato e delle descrizioni precise. Soprattutto è ben reso lo stato d'animo della condannata a morte: il suo rimpianto per la giovinezza e la bellezza da tutti desiderata, l'attuale solitudine nel buio della cella e soprattutto la vergogna. La donna forse non solo si vergogna, ma non vuole causare la sofferenza di qualcuno, forse l'unica persona che le vuole bene.
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Re: La Fiamma del Desiderio
Vorrei ringraziare gli ultimi recensori e non solo per pura cortesia. La spiegazione di Namio è un vero "racconto nel racconto", davvero interessantissima - e sono certo non solo per me - peraltro base della sua interpretazione che definire ammirevole mi sembra davvero poco. Ribadisco: per un attimo mi sono passate davanti le immagini del "Nome della Rosa" e l'istinto è stato immediato: quello di scriverci sopra. Anche Lucia ha voluto spingersi più in là con la sua personale visione, la cui brevità nulla toglie alla profondità (anzi!).
Grazie ancora.
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Re: La Fiamma del Desiderio
Un breve racconto capace di descrivere pienamente il travaglio interiore della protagonista, la sua sofferenza fiera. Non importa chi sia realmente questa donna, né il motivo della sua condanna, mentre è assolutamente chiara la sua fragilità per ciò che l'attende: lo sguardo crudele e giudice di chi la vuole morta.
Ben scritto, lascia spazio alla fantasia, pur in una descrizione minuziosa di un avvenimento tanto imminente quanto sconvolgente.
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- Massimo Baglione
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Re: La Fiamma del Desiderio
Ricordatevi di specificare esattamente "Commento" come titolo del messaggio usato per commentare le opere in Gara (senza prefissi come "Re:" o altri suffissi), altrimenti non verranno conteggiati dal sistema, grazie!
Se invece state solo rispondendo, non serve specificare.
Ricordatevi anche che il testo del commento deve essere lungo almeno 200 battute.
Vi rimando alle istruzioni delle Gare letterarie.
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Ricordatevi anche che il testo del commento deve essere lungo almeno 200 battute.
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- Roberto Paradiso
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Io nel racconto ci ho visto gli ultimi minuti di Giovanna D'Arco. Giovane, vergine, bella ("Non c'era uomo che non si fosse voltato a guardarla con occhi arsi dalla fiamma del desiderio"), condannata al rogo per eresia ma in realtà solo per essersi ribellata agli Inglesi Usurpatori. Ovviamente dentro ci stanno tutte le donne ingiustamente condannate ad una fine orrenda in un'epoca buia. L'angoscia finale, riporta questa creatura eterea ad una dimensione terrena: dover finire una vita così presto e nel fiore degli anni. Mi è piaciuto.
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Re: La Fiamma del Desiderio
Bella la tua interpretazione, Roberto, davvero. Grazie.
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Bello, molto bello; è un racconto coinvolgente e ben scritto, con descrizioni accurate sia dei sentimenti sia della situazione in generale. Risulta anche misterioso e stimola il lettore a crearsi un mondo dietro la storia. Trovo sia un grande pregio, ottimo lavoro!
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Re: La fiamma del desiderio
Grazie Elisabetta, per le tue belle parole.
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Re: La fiamma del desiderio
Selene, ti ringrazio sinceramente per questo tuo commento così positivo. Mi fa particolarmente piacere.
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Bello e poderoso. Hai un istintivo senso della ritmica che raramente si spezza per un termine in più, nonostante la brevità del brano. Tutto è reso plasticamente presente: il carcere, gli spalti, la folla pronta al linciaggio. E la sfida indomita della protagonista, capace di ergersi al di sopra del rogo e gli inquisitori, si arrende alla banalità del male che coglie nello sguardo dei suoi simili, prigionieri inconsapevolmente stupidi della crudeltà che li rende schiavi. Bravo
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Re: La fiamma del desiderio
Grazie Edmondo. Onorato del tuo bel commento.
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Mi piace davvero molto il tuo stile, mi ci ritrovo parecchio. Ti confesso che non mi è molto chiaro il finale (o meglio mi sono chiesta di chi fosse questo unico sguardo a cui le importasse qualcosa), ma cosa importa? Non sempre deve essere tutto chiaro, qualche domanda aperta non guasta. Piccolo dettaglio che non toglie nulla al tuo racconto che trovo davvero notevole.
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Mi piace. Sarà che spesso nei miei racconti le protagoniste sono donne un po'...diciamo...particolari, donne che non incontri tutti i giorni!!! O sarà che questo racconto è scritto davvero molto bene. Insomma, per tutta una serie di motivi mi sono sentita trascinare nella vicenda, a volte mi sentivo parte della folla e a volte la donna chiusa in gabbia. Mi sono ritrovata a ricoprire diversi ruoli. Quindi, obiettivo centrato!!!
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Re: La fiamma del desiderio
Grazie, Speranza. Sei molto gentile e il tuo commento mi rincuora sinceramente. Peraltro - chiedo scusa se "salto" su un'altra gara - mi sono imbattuto recentemente nel tuo racconto "Mia" della competizione precedente che ho trovato magnifico. Gli ho dato la mia piccola recensione… a rileggerti presto con molto piacere.
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Re: La fiamma del desiderio
Grazie Carol, il commento positivo e in particolare le tue parole sullo stile mi fanno davvero piacere. Sarà banale ma devo dire che guardandomi intorno resto io stesso sorpreso di come "l'impronta" di ognuno sia fortemente riconoscibile.
L'osservazione sul finale non giunge nuova, come di certo hai potuto constatare. Trovo che la tua deduzione al riguardo sia degna di nota. Grazie ancora.
L'osservazione sul finale non giunge nuova, come di certo hai potuto constatare. Trovo che la tua deduzione al riguardo sia degna di nota. Grazie ancora.
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Ciao Roberto! Anche a me il tuo racconto breve è piaciuto, interessante anche la scelta di dare spazio all'immaginazione del lettore. Mi sarebbe piaciuto entrare di più nella psicologia della presunta strega, ma questo è prova del fatto che il testo incuriosisce, bel lavoro. Voto alto assicurato!
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Ottimo racconto, scritto con grande capacità di introspezione psicologica e padronanza del linguaggio. Anche io, come gli altri, mi sto arrovellando su quell'enigmatico "quegli occhi" finale, che da solo regge l'intera tensione narrativa. Ottimo esempio di come si possano creare effetti notevoli, anche con una grande parsimonia di mezzi. Complimenti!
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Re: La fiamma del desiderio
Grazie Andrepoz, davvero onorato di questa tua positiva valutazione.
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Re: La fiamma del desiderio
Grazie Simone per aver commentato e per queste tue parole di apprezzamento.
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A cura di CMT.
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A cura di CMT.
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Una breve storia di Fantascienza scritta da Carlo Celenza, Ida Dainese, Lodovico Ferrari, Massimo Baglione e Tullio Aragona.
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A Quattro mani
antologia di opere scritte a più mani
Una collaborazione, di qualunque natura essa sia, diventa uno stimolo, la fusione di peculiarità ben definite, la concretizzazione di un'intesa, la meraviglia di scoprire quel qualcosa che individualmente non si sarebbe mai potuta fare. È una prova, una necessità di miglioramento, il superamento dei propri limiti stilistici o di quei blocchi creativi che sovente ci pongono di fronte a un disarmante "foglio bianco". Gli autori di questa antologia ci hanno voluto provare.
A cura di Massimo Baglione.
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A cura di Massimo Baglione.
Copertina di Antonio Abbruzzese.
Contiene opere di: Chiara Masiero, Mauro Cancian, Stefania Fiorin, Anna Rita Foschini, Ida Dainese, Alberto Tivoli, Marina Paolucci, Maria Rosaria Spirito, Marina Den Lille Havfrue, Cristina Giuntini, David Bergamaschi, Giuseppe Gallato, Maria Elena Lorefice.
Vedi ANTEPRIMA (802,46 KB scaricato 111 volte).
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A cura di Massimo Baglione.
Contiene opere di: Alessandro Mazzi, Angelo Ciola, Aurora Gallo, Ida Dainese, Carlo Celenza, Carol Bi, Daniele Missiroli, Draper, Edoardo Prati, Fabrizio Bonati, Fausto Scatoli, Gabriele Ludovici, L.Grisolia, Laura Traverso, Liliana Tuozzo, Lodovico, Marco Daniele, Namio Intile, N.B. Panigale, Nunzio Campanelli, Pierluigi, Roberto Bonfanti, Seira Katsuto, Selene Barblan, SmilingRedSkeleton, Stefano Giraldi Ceneda, Teseo Tesei, Tiziano Legati, Tiziana Emanuele.