La guerra di Montecarlo
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La guerra di Montecarlo
Mi chiamo Michel Moneghetti, sono nato nel Principato di Monaco il 26 maggio 1975 e queste sono, con tutta probabilità, le mie ultime parole. Non è un testamento, non ho nessuno a cui lasciare qualcosa. Sto bevendo l’ultima bottiglia di Ruinart della mia vita mentre scrivo, e mi scuso con chi leggerà se le mie parole saranno un po’ confuse, non ho molto tempo.
Non sono lontani. Da questa mia bella casa che ebbi la fortuna di ereditare dai miei genitori riesco già a sentire le grida; sento gli schioppettii delle molotov e perfino delle vetrine infrante dei nostri negozi di moda. L’elicottero della polizia si sente già da un paio d’ore, stanno sparando da lassù. L’elicottero della famiglia regnante deve essere volato via ancora prima, loro saranno già in salvo mentre io cadrò qui, sparirò senza che la cosa riguarderà nessuno.
Certo sarà una data che verrà menzionata nei libri di storia, ma è davvero uno scherzo crudele dover morire il giorno del proprio compleanno. Spero di avere la forza di non inginocchiarmi a chieder pietà e spero in una cosa veloce, senza troppo soffrire.
E’ stata colpa nostra, l’abbiamo fatta noi la cazzata. Quella storia di aiutare l’Italia e la Francia con i migranti e sistemarli in mezzo a noi… gli alloggi sociali in mezzo alla nostra opulenza. Abbiamo messo dei poveri disgraziati in mezzo ai nostri negozi di lusso, i ristoranti costosi, i club privés; gli posteggiavamo le Ferrari sotto casa. Potevano guardare, ma non potevano toccare niente. Aumentarono i furti, gli scippi, le rapine. I turisti vedevano gente che chiedeva l’elemosina ovunque. Monaco è piccola, troppo piccola. Il Principe lo definì “un disguido di politica internazionale”. I governanti riescono a trovare eufemismi meravigliosi.
Dopo un anno di “convivenza” li mandammo via, ma loro non erano d’accordo. Ci furono numerosi scontri con la polizia, ci furono dei morti. La TV trasmetteva di continuo le immagini della guerra del ricco contro il povero. Poi alzammo il “muro”, un recinto alto tre metri tutt’attorno al Principato… il ricco villaggio-stato si proteggeva dalle future invasioni barbariche.
Fu di nuovo pace. Potevamo di nuovo passeggiare tranquillamente senza alcun "s’il vous plait" a infastidirci, potevamo lasciare le nostre belle macchine aperte, volendo avremmo potuto lasciare aperte anche le porte delle nostre case. Noi non rubiamo auto e argenteria… è il nostro commercialista a rubare per noi. Poi la notte c’erano i droni di sorveglianza a pattugliare dall’alto le strade.
Sono più vicini, le grida si sentono di più. Ebbe inizio lì fuori, in Francia. Vai a saper come e vai a sapere perché. La scintilla che fa scoppiare la rivolta non ne è mai la causa, è solo la goccia che fa traboccare il vaso. Fattostà che fu presto il caos. Al di là del muro hanno sottovalutato la situazione: quando vennero decapitati quei due poliziotti a Nizza lo si doveva pensare che sarebbe potuto arrivare anche il nostro turno. Quando la figlia del sindaco di Antibes sparì e ritrovarono solo la carcassa della sua auto doveva essere già chiaro che non si trattava di casi isolati. Fu quando arrivarono ad entrare nel consolato italiano e gli diedero fuoco che aprirono gli occhi… solo dopo che l’Italia chiese conto di quanto stava accadendo, ma era ormai tardi. Distruggevano ogni cosa che poteva in qualche maniera ricordare il potere e la ricchezza. Succede… è successo più volte a Parigi, è successo tante volte in America. Una volta, tanto tempo fa, accadde anche in Italia; mi sembra di ricordare che fu a Genova. Con una violenza così però mai. Questi non voglio spaccare tutto, vogliono le nostre teste!
Il muro avevamo fatto… noi dentro e gli altri fuori. Lo credevamo normale che pochi potessero godere di privilegi che tanti non avrebbero mai potuto avere. Noi, nei nostri mega-attici e nelle nostre ville qui a Montecarlo. Proprio noi, che da ragazzini avevamo festeggiato la caduta del muro di Berlino. Noi raccogliamo oggi quello che abbiamo seminato fin dall’inizio di questo secolo: lo buttarono giù in poche ore quel recinto, non ci fu uomo in divisa che riuscì a contenerli.
Una molotov frantuma il vetro della finestra e incendia il soggiorno, sono entrati. Stanno sfondando la porta e non credo che la mia redenzione farà di me un loro amico.
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scritto piuttosto bene, sono in dubbio su un tempo verbale e forse manca una virgola o due.
le descrizioni sono piuttosto relative, non bellissime, però il contesto è chiaro e tondo.
certo, narra di una situazione che è degenerata e spero non possa accadere sul serio, però è davvero tragico.
onestamente, sono rimasto un po' deluso dal finale
non che lo aspettassi diverso, ma è giunto tanto all'improvviso che mi ha dato l'impressione manchi qualcosa
le descrizioni sono piuttosto relative, non bellissime, però il contesto è chiaro e tondo.
certo, narra di una situazione che è degenerata e spero non possa accadere sul serio, però è davvero tragico.
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l'unico modo per non rimpiangere il passato e non pensare al futuro è vivere il presente

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Bravo Francesco, mi è piaciuto molto il tuo racconto-denuncia. Hai espresso assai bene, e non in maniera retorica, la nostra società con tutte le sue storture. Parli di Montecarlo ma, quella che descrivi, è una realtà che si applica a tutto il mondo, come ben hai evidenziato, e si ripeterà sempre e da sempre si ripete. Non c'è speranza, così è "l'uomo"... Voto alto!Francesco Pino ha scritto: ↑22/09/2020, 14:59 Mi chiamo Michel Moneghetti, sono nato nel Principato di Monaco il 26 maggio 1975 e queste sono, con tutta probabilità, le mie ultime parole. Non è un testamento, non ho nessuno a cui lasciare qualcosa. Sto bevendo l’ultima bottiglia di Ruinart della mia vita mentre scrivo, e mi scuso con chi leggerà se le mie parole saranno un po’ confuse, non ho molto tempo.
Non sono lontani. Da questa mia bella casa che ebbi la fortuna di ereditare dai miei genitori riesco già a sentire le grida; sento gli schioppettii delle molotov e perfino delle vetrine infrante dei nostri negozi di moda. L’elicottero della polizia si sente già da un paio d’ore, stanno sparando da lassù. L’elicottero della famiglia regnante deve essere volato via ancora prima, loro saranno già in salvo mentre io cadrò qui, sparirò senza che la cosa riguarderà nessuno.
Certo sarà una data che verrà menzionata nei libri di storia, ma è davvero uno scherzo crudele dover morire il giorno del proprio compleanno. Spero di avere la forza di non inginocchiarmi a chieder pietà e spero in una cosa veloce, senza troppo soffrire.
E’ stata colpa nostra, l’abbiamo fatta noi la cazzata. Quella storia di aiutare l’Italia e la Francia con i migranti e sistemarli in mezzo a noi… gli alloggi sociali in mezzo alla nostra opulenza. Abbiamo messo dei poveri disgraziati in mezzo ai nostri negozi di lusso, i ristoranti costosi, i club privés; gli posteggiavamo le Ferrari sotto casa. Potevano guardare, ma non potevano toccare niente. Aumentarono i furti, gli scippi, le rapine. I turisti vedevano gente che chiedeva l’elemosina ovunque. Monaco è piccola, troppo piccola. Il Principe lo definì “un disguido di politica internazionale”. I governanti riescono a trovare eufemismi meravigliosi.
Dopo un anno di “convivenza” li mandammo via, ma loro non erano d’accordo. Ci furono numerosi scontri con la polizia, ci furono dei morti. La TV trasmetteva di continuo le immagini della guerra del ricco contro il povero. Poi alzammo il “muro”, un recinto alto tre metri tutt’attorno al Principato… il ricco villaggio-stato si proteggeva dalle future invasioni barbariche.
Fu di nuovo pace. Potevamo di nuovo passeggiare tranquillamente senza alcun "s’il vous plait" a infastidirci, potevamo lasciare le nostre belle macchine aperte, volendo avremmo potuto lasciare aperte anche le porte delle nostre case. Noi non rubiamo auto e argenteria… è il nostro commercialista a rubare per noi. Poi la notte c’erano i droni di sorveglianza a pattugliare dall’alto le strade.
Sono più vicini, le grida si sentono di più. Ebbe inizio lì fuori, in Francia. Vai a saper come e vai a sapere perché. La scintilla che fa scoppiare la rivolta non ne è mai la causa, è solo la goccia che fa traboccare il vaso. Fattostà che fu presto il caos. Al di là del muro hanno sottovalutato la situazione: quando vennero decapitati quei due poliziotti a Nizza lo si doveva pensare che sarebbe potuto arrivare anche il nostro turno. Quando la figlia del sindaco di Antibes sparì e ritrovarono solo la carcassa della sua auto doveva essere già chiaro che non si trattava di casi isolati. Fu quando arrivarono ad entrare nel consolato italiano e gli diedero fuoco che aprirono gli occhi… solo dopo che l’Italia chiese conto di quanto stava accadendo, ma era ormai tardi. Distruggevano ogni cosa che poteva in qualche maniera ricordare il potere e la ricchezza. Succede… è successo più volte a Parigi, è successo tante volte in America. Una volta, tanto tempo fa, accadde anche in Italia; mi sembra di ricordare che fu a Genova. Con una violenza così però mai. Questi non voglio spaccare tutto, vogliono le nostre teste!
Il muro avevamo fatto… noi dentro e gli altri fuori. Lo credevamo normale che pochi potessero godere di privilegi che tanti non avrebbero mai potuto avere. Noi, nei nostri mega-attici e nelle nostre ville qui a Montecarlo. Proprio noi, che da ragazzini avevamo festeggiato la caduta del muro di Berlino. Noi raccogliamo oggi quello che abbiamo seminato fin dall’inizio di questo secolo: lo buttarono giù in poche ore quel recinto, non ci fu uomo in divisa che riuscì a contenerli.
Una molotov frantuma il vetro della finestra e incendia il soggiorno, sono entrati. Stanno sfondando la porta e non credo che la mia redenzione farà di me un loro amico.
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Partendo dal presupposto che chi lancia delle bombe molotov non ha mai ragione (non siamo qui a fare politica: D) direi che la storia è bella, tesa al punto giusto. Le prime due righe sono già al quanto perentorie e leggere tutto diventa d'obbligo per capire come va a finire. Netta la contrapposizione tra Montecarlo e la povera gente, il messaggio è chiaro. Finale un po' troppo… "secco". Un 3 direi che va bene, il messaggio, l'idea sono chiari e il testo è limpido, senza fronzoli, abbastanza diretto.
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Complimenti ! Il testo, fin dalle battute iniziali, intriga il lettore spingendolo ad andare avanti nella lettura. Il ritmo è serrato, dunque non stanca. L'idea della storia è bella, perché riflette la tradizionale spaccatura tra pochi privilegiati e gli altri, spesso immigrati. Fa comprendere la mentalità dei privilegiati e la disperazione di chi fugge, di chi vede alzare un muro. È un testo sempre attuale.
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Re: Commento
Si, nel rileggere il racconto prima di pubblicarlo il dubbio è venuto anche a me. Ho preso il rischio di sbagliare perchè mi suona beneFausto Scatoli ha scritto: ↑22/09/2020, 15:39 scritto piuttosto bene, sono in dubbio su un tempo verbale e forse manca una virgola o due.
le descrizioni sono piuttosto relative, non bellissime, però il contesto è chiaro e tondo.
certo, narra di una situazione che è degenerata e spero non possa accadere sul serio, però è davvero tragico.
onestamente, sono rimasto un po' deluso dal finale
non che lo aspettassi diverso, ma è giunto tanto all'improvviso che mi ha dato l'impressione manchi qualcosa
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Re: Commento
Grazie Laura, sono contento che ti sia piaciuto cosi' tantoLaura Traverso ha scritto: ↑22/09/2020, 16:22 Bravo Francesco, mi è piaciuto molto il tuo racconto-denuncia. Hai espresso assai bene, e non in maniera retorica, la nostra società con tutte le sue storture. Parli di Montecarlo ma, quella che descrivi, è una realtà che si applica a tutto il mondo, come ben hai evidenziato, e si ripeterà sempre e da sempre si ripete. Non c'è speranza, così è "l'uomo"... Voto alto!
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Re: Commento
Grazie del bel commentoMauro Conti ha scritto: ↑22/09/2020, 19:14 Partendo dal presupposto che chi lancia delle bombe molotov non ha mai ragione (non siamo qui a fare politica: D) direi che la storia è bella, tesa al punto giusto. Le prime due righe sono già al quanto perentorie e leggere tutto diventa d'obbligo per capire come va a finire. Netta la contrapposizione tra Montecarlo e la povera gente, il messaggio è chiaro. Finale un po' troppo… "secco". Un 3 direi che va bene, il messaggio, l'idea sono chiari e il testo è limpido, senza fronzoli, abbastanza diretto.
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Re: Commento
Grazie, sono contento che ti sia piaciutoLucia De Falco ha scritto: ↑23/09/2020, 8:08 Complimenti ! Il testo, fin dalle battute iniziali, intriga il lettore spingendolo ad andare avanti nella lettura. Il ritmo è serrato, dunque non stanca. L'idea della storia è bella, perché riflette la tradizionale spaccatura tra pochi privilegiati e gli altri, spesso immigrati. Fa comprendere la mentalità dei privilegiati e la disperazione di chi fugge, di chi vede alzare un muro. È un testo sempre attuale.
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Lo spunto su cui si basa poi lo svolgimento è sicuramente apprezzabile. Sulla forma non mi piace soffermarmi, non mi sembra comunque ci sia molto da evidenziare e, credo ormai lo si sia capito, non sarò mai io il purista della situazione. Ovviamente la tematica è attuale, anche se francamente non rientra nel mio genere - ma massimo rispetto, qui si tratta di gusti personali -.
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Mi piace molto l’inizio, i primi due paragrafi, perché cattura subito l’attenzione; l’escamotage del racconto / diario / Ultima testimonianza ben si addice al tema. Mi sembra che il linguaggio però non sia sempre coerente, a volte il protagonista parla in modo piuttosto ricercato, mostrando un certo grado di cultura, in altri momenti è un po’ troppo “grezzo” secondo me.
In generale comunque lo trovo interessante, un bel lavoro.
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Re: Commento
Assolutamente un fatto di gusti, grazie RobertoRoberto Virdo' ha scritto: ↑23/09/2020, 12:02 Lo spunto su cui si basa poi lo svolgimento è sicuramente apprezzabile. Sulla forma non mi piace soffermarmi, non mi sembra comunque ci sia molto da evidenziare e, credo ormai lo si sia capito, non sarò mai io il purista della situazione. Ovviamente la tematica è attuale, anche se francamente non rientra nel mio genere - ma massimo rispetto, qui si tratta di gusti personali -.
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Re: Commento
In un certo senso mi hai "beccato"Selene Barblan ha scritto: ↑23/09/2020, 18:32 Mi piace molto l’inizio, i primi due paragrafi, perché cattura subito l’attenzione; l’escamotage del racconto / diario / Ultima testimonianza ben si addice al tema. Mi sembra che il linguaggio però non sia sempre coerente, a volte il protagonista parla in modo piuttosto ricercato, mostrando un certo grado di cultura, in altri momenti è un po’ troppo “grezzo” secondo me.
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Il racconto è ben scritto ma non mi ha particolarmente conquistato; condivido inoltre in pieno ciò che ha scritto Selene nel commento precedente: l'inizio è la parte migliore del racconto, se fossi riuscito a mantenere quel livello per tutto il testo il voto probabilmente sarebbe stato più alto. Ti lascio un 3. Ciao!
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Un bel racconto distopico (credo si dica così). A pensarci bene neanche tanto visti i tempi che stiamo vivendo. Peccato per la fine da martire del protagonista. Speriamo che nella prossima vita sia dall'altra parte della barricata. Probabilmente lo troveremo fuori dal Vaticano
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Re: Commento
Ti ringrazio del voto e del commento Valerio, ciao.Valerio Geraci ha scritto: ↑23/09/2020, 19:52 Il racconto è ben scritto ma non mi ha particolarmente conquistato; condivido inoltre in pieno ciò che ha scritto Selene nel commento precedente: l'inizio è la parte migliore del racconto, se fossi riuscito a mantenere quel livello per tutto il testo il voto probabilmente sarebbe stato più alto. Ti lascio un 3. Ciao!
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Re: Commento
Grazie Letylety, l'idea di fondo l'ho presa dalle proteste violente avvenute dopo la morte di George Floyd. Quindi si, distopico fino a un certo punto.Letylety ha scritto: ↑23/09/2020, 22:37 Un bel racconto distopico (credo si dica così). A pensarci bene neanche tanto visti i tempi che stiamo vivendo. Peccato per la fine da martire del protagonista. Speriamo che nella prossima vita sia dall'altra parte della barricata. Probabilmente lo troveremo fuori dal Vaticano
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Davvero un bel racconto, deciso, nudo e crudo, senza fronzoli, diretto dall'inizio alla fine. Ma con tanti pensieri e concetti molto, molto pesanti. Un finale molto rapido ma, del resto, era stato anticipato fin dalle prime righe e l'io narrante non permette di raccontare oltre.
Se devo fare un appunto, ci sono troppi puntini di sospensione (lo ammetto, mi stanno molto antipatici) che posso giustificare solo con la "tensione" che divora il narratore.
In ogni caso, mi è piaciuto molto.
Se devo fare un appunto, ci sono troppi puntini di sospensione (lo ammetto, mi stanno molto antipatici) che posso giustificare solo con la "tensione" che divora il narratore.
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Re: Commento
No, no, non è la tensione; è un vizio che non riesco proprio a togliermiIda-59 ha scritto: ↑24/09/2020, 12:32 Davvero un bel racconto, deciso, nudo e crudo, senza fronzoli, diretto dall'inizio alla fine. Ma con tanti pensieri e concetti molto, molto pesanti. Un finale molto rapido ma, del resto, era stato anticipato fin dalle prime righe e l'io narrante non permette di raccontare oltre.
Se devo fare un appunto, ci sono troppi puntini di sospensione (lo ammetto, mi stanno molto antipatici) che posso giustificare solo con la "tensione" che divora il narratore.
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Grazie del bel commento, lo apprezzo molto.
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Ciao Frsncesco. Il tuo racconto è veramente bello, forse l'argomento non è originalissimo ma d'altronde credo ci sia ormai veramente poco da inventare. Hai una proprietà di linguaggio scorrevole e diretta, oltreché essere corretta. Ho poco considerato la punteggiatura, che ho visto ti è stata puntualizzata in un altro commento, ma quando un racconto mi cattura smetto di fare le pulci e mi godo l'atmosfera. Dei racconti che ho letto, al momento, è quello che più mi ha convinto, pur avendone letto un altro che se la gioca con il tuo. Darò lo stesso voto, alto, che ho dato all'altro racconto. Vai avanti così! E a proposito, io sono per l'integrazione. 
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Re: Commento
Ciao Marcello, grazie del caloroso commento. Credo che io e l'originalità non ci incontreremo maiMarcello Rizza ha scritto: ↑26/09/2020, 22:03 Ciao Frsncesco. Il tuo racconto è veramente bello, forse l'argomento non è originalissimo ma d'altronde credo ci sia ormai veramente poco da inventare. Hai una proprietà di linguaggio scorrevole e diretta, oltreché essere corretta. Ho poco considerato la punteggiatura, che ho visto ti è stata puntualizzata in un altro commento, ma quando un racconto mi cattura smetto di fare le pulci e mi godo l'atmosfera. Dei racconti che ho letto, al momento, è quello che più mi ha convinto, pur avendone letto un altro che se la gioca con il tuo. Darò lo stesso voto, alto, che ho dato all'altro racconto. Vai avanti così! E a proposito, io sono per l'integrazione.![]()

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Re: Commento
Bellissimo ascoltare la verità!Francesco Pino ha scritto: ↑24/09/2020, 18:16 No, no, non è la tensione; è un vizio che non riesco proprio a togliermi![]()
Grazie del bel commento, lo apprezzo molto.
Togliti il viziatto e le storie saranno migliori!

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I tempi verbali sono incerti, Francesco. Transiti dal presente al passato e viceversa, io avrei optato per il presente, dato che i fatti esposti dal narrante sono tutti comunque recenti.
Quanto al contenuto, non riesco a capire se sia una denuncia contro le ineguaglianze o contro coloro che hanno reso evidenti le ineguaglianze accogliendo nei nostri tranquilli paesi la gran massa dei disperati.
Questa incertezza non giova al racconto in sé.
Per me l'accoglienza è inevitabile e la diseguaglianza da condannare. E chi lancia molotov spesso ha ragione.
Un buon lavoro, a rileggerti
Quanto al contenuto, non riesco a capire se sia una denuncia contro le ineguaglianze o contro coloro che hanno reso evidenti le ineguaglianze accogliendo nei nostri tranquilli paesi la gran massa dei disperati.
Questa incertezza non giova al racconto in sé.
Per me l'accoglienza è inevitabile e la diseguaglianza da condannare. E chi lancia molotov spesso ha ragione.
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Re: Commento
Ciao Namio. In tutti i tre racconti che ho finora pubblicato in gara ho sempre lasciato intravedere (o almeno l'intenzione era quella) delle considerazioni personali. Le mie idee non appaiono esplicitamente perchè in questo contesto preferisco cosi', ma ci sono. L'incertezza di cui parli non è solo voluta, cerco anche di "calibrarla".Namio Intile ha scritto: ↑28/09/2020, 16:54 I tempi verbali sono incerti, Francesco. Transiti dal presente al passato e viceversa, io avrei optato per il presente, dato che i fatti esposti dal narrante sono tutti comunque recenti.
Quanto al contenuto, non riesco a capire se sia una denuncia contro le ineguaglianze o contro coloro che hanno reso evidenti le ineguaglianze accogliendo nei nostri tranquilli paesi la gran massa dei disperati.
Questa incertezza non giova al racconto in sé.
Per me l'accoglienza è inevitabile e la diseguaglianza da condannare. E chi lancia molotov spesso ha ragione.
Un buon lavoro, a rileggerti
Ora, tu mi hai scritto palesemente la tua opinione sull'argomento e io altrettanto palesemente ti rispondo: I furti, gli scippi, la gente che chiede l'elemosina per strada eccetera sono la conseguenza di un sistema che crea disuguaglianza. Il concetto di alloggio sociale non dovrebbe nemmeno esistere per me. E neanche i concetti di accoglienza e integrazione dovrebbero esistere... e neanche i passaporti dovrebbero esistere. E si, chi lancia molotov ha spesso ragione.
Grazie del commento Namio.
Commento
Un racconto distopico che potrebbe presto diventare cronaca, se con la scusa/ragione del coronavirus le piccole e medie imprese chiuderanno tutte a beneficio delle multinazionali.
Le autorità dicono di mantenere il "distanziamento sociale", peccato che sia proprio quello, il motivo del lancio delle molotov.
Voto 4
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Ciao Andr60, grazie del commento e del bel voto. Ho messo una frase in questo racconto che trovo buona per diverse occasioni: la scintilla che accende la rivolta è solo la goccia che ha fatto traboccare il vaso.Andr60 ha scritto: ↑01/10/2020, 14:59 Un racconto distopico che potrebbe presto diventare cronaca, se con la scusa/ragione del coronavirus le piccole e medie imprese chiuderanno tutte a beneficio delle multinazionali.
Le autorità dicono di mantenere il "distanziamento sociale", peccato che sia proprio quello, il motivo del lancio delle molotov.
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Un racconto che parte da una tragica realta' per arrivare a una delle possibili conseguenze, Sorretto da una buona scrittura, tiene avvinto il lettore sino al finale annunciato… Ecco, forse la mancanza di souspence, per i miei gusti, è un limite ma essendo frutto di una tua precisa scelta come tale va rispettata,
commento
I tempi verbali sono da rivedere, ma questo l'hanno già rilevato. Il racconto è apprezzabile per la tematica che tratta. Fa riflettere e questo è sempre un bene. Ci vedo un pochino di retorica, ma è un peccato veniale nell'economia del racconto. Il finale andava sviluppato di più anche per me. Buon lavoro comunque.
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Re: La guerra di Montecarlo
Una strana distopia, lo spunto è interessante, anche l'home invasion incombente dà un certo sapore al racconto. Però forse non c'era nemmeno bisogno dello stratagemma della registrazione del messaggio, avresti potuto raccontare semplicemente dal punto di vista di lui, cosa sarebbe cambiato ? Ne avrebbe guadagnato in agilità. Ci sono un paio di volgarità che pronuncia il Moneghetti che attenuano il contrasto con la "plebaglia extracomunitaria", che invece potrebbe risaltare di più nell'atteggiamento. Il Moneghetti me lo vedo più che aspetta seduto e tranquillo con una mitraglietta in mano, sempre elegante, ma pronto a vendere cara la pelle, insomma pentito della "cazzata", ma non della sua vita. Poi c'è qualche banalità (rubiamo con i commercialisti). Però ripeto, c'è uno spunto con del discreto potenziale. Per com'è adesso non mi ha entusiasmato.
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Re: La guerra di Montecarlo
Ricordatevi di specificare esattamente "Commento" come titolo del messaggio usato per commentare le opere in Gara (senza prefissi come "Re:" o altri suffissi), altrimenti non verranno conteggiati dal sistema, grazie!
Se invece state solo rispondendo, non serve specificare.
Ricordatevi anche che il testo del commento deve essere lungo almeno 200 battute.
Vi rimando alle istruzioni delle Gare letterarie.
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Alcuni esempi di nostri ebook gratuiti:
La Gara 29 - Storie parallele
(marzo 2012, 44 pagine, 863,42 KB)
Autori partecipanti: Polly Russel, Nathan, Lodovico, Jane90, Conrad, Carlocelenza, Tuareg, Luigi Bonaro, Lorella15, Roberta Michelini, Antonella P, Diego Capani,
A cura di Ser Stefano.
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oppure in formato EPUB (794,38 KB) (vedi anteprima) - scaricato 416 volte..
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Gara di primavera 2020 - Tre capitani, e gli altri racconti
(primavera 2020, 750 pagine, 610,73 KB)
Autori partecipanti: Namio Intile, Roberto Bonfanti, Speranza, Andr60, Roberto Ballardini, Mariovaldo, Eliseo Palumbo, Letylety, Macrelli Piero, Athosg, Fausto Scatoli, Alessandro Mazzi, Teseo Tesei, Stefyp,
a cura di Massimo Baglione.
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oppure in formato EPUB (363,51 KB) (vedi anteprima) - scaricato 18 volte..
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a cura di Massimo Baglione.
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Calendario BraviAutori.it "Year-end writer" 2018 - (a colori)
(edizione 2018, 6,77 MB)
Autori partecipanti: Angela Catalini, Laura Traverso, Liliana Tuozzo, Marco Bertoli, Lodovico, Giorgio Leone, Giovanni Teresi, Sandra Ludovici, Pietro Sanzeri, Serena Barsottelli, Ida Dainese, Nunzio Campanelli, Lucafan,
A cura di Tullio Aragona.
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Alcuni esempi di nostri libri autoprodotti:
Se io fossi... scriverei!
Antologia di opere ispirate dai nostri autori preferiti
Ognuno di noi ha un proprio autore preferito.
Cosa scrivereste se voi foste loro?
O se loro entrassero in voi?
A cura di Massimo Baglione.
Copertina di Giuliana Ricci.
Contiene opere di: Concita Imperatrice, Angela Di Salvo, Cinzia Colantoni, Daniela Rossi, Amelia Baldaro, Umberto Pasqui, Michela Giudici, Adriano Carrieri, Alma Trucillo, Diego Cocco, Laura Chiabudini, Enrico Arlandini, Franca Cini, Mauro Sighicelli, Flora Lalli, Anna Rita Foschini, Fabrizio Roscini, Maria Rosaria Spirito, Sandra Ludovici, Mauro Cancian, Agata Alleruzzo, Giorgio Leone, Cristina Giuntini, Sashenka, Gloria Dafne Fedi, Rosanna Fontana, Marina Paolucci.
Cosa scrivereste se voi foste loro?
O se loro entrassero in voi?
A cura di Massimo Baglione.
Copertina di Giuliana Ricci.
Contiene opere di: Concita Imperatrice, Angela Di Salvo, Cinzia Colantoni, Daniela Rossi, Amelia Baldaro, Umberto Pasqui, Michela Giudici, Adriano Carrieri, Alma Trucillo, Diego Cocco, Laura Chiabudini, Enrico Arlandini, Franca Cini, Mauro Sighicelli, Flora Lalli, Anna Rita Foschini, Fabrizio Roscini, Maria Rosaria Spirito, Sandra Ludovici, Mauro Cancian, Agata Alleruzzo, Giorgio Leone, Cristina Giuntini, Sashenka, Gloria Dafne Fedi, Rosanna Fontana, Marina Paolucci.
Blue Bull
Poliziesco ambientato a Chicago e Nuovo Messico
Nota: questo libro non è derivato dai nostri concorsi ma ne abbiamo curato l'editing e la diffusione per conto dell'autore che ha ceduto le royalty all'Associazione culturale.
Un poliziesco vecchio stile, cazzuto, ambientato un po' a Chicago e un po' in New Mexico, dove un poliziotto scopre di avere un figlio già adulto e, una volta deciso di conoscerlo, si accorgerà che non sarà così semplice. Una storia dura e forse anche vera.
Frank Malick, attempato sergente della polizia di Chicago, posto finalmente di fronte alle conseguenze d'una sua mancanza commessa molti anni prima, intraprende un viaggio fino in Nuovo Messico alla ricerca di qualcosa a metà tra il perdono delle persone che aveva fatto soffrire e la speranza di un'improbabile redenzione.
Di Massimo Baglione e Cataldo Balducci.
Frank Malick, attempato sergente della polizia di Chicago, posto finalmente di fronte alle conseguenze d'una sua mancanza commessa molti anni prima, intraprende un viaggio fino in Nuovo Messico alla ricerca di qualcosa a metà tra il perdono delle persone che aveva fatto soffrire e la speranza di un'improbabile redenzione.
Di Massimo Baglione e Cataldo Balducci.
Vedi ANTEPRIMA (482,65 KB scaricato 220 volte).
FEMILIA - abbiamo sufficienti riserve di sperma
Nota: questo libro non è derivato dai nostri concorsi ma ne abbiamo curato l'editing e la diffusione per conto dell'autore che ha ceduto le royalty all'Associazione culturale.
In seguito a un'escalation di "femminicidi", in tutto il mondo nasce il movimento "SupraFem", ovvero: "ribellione delle femmine che ne hanno abbastanza delle violenze dei maschi". La scintilla che ha dato il via al movimento è scattata quando una giornalista ben informata, tale Tina Lagos, ha affermato senza mezzi termini che "nei laboratori criogenici di tutto il mondo ci sono sufficienti riserve di sperma da poter fare benissimo a meno dei maschi. Per sempre!". Le suprafem riescono ad avere un certo peso nella normale vita quotidiana; loro esponenti si sono infatti insediate in numerosi Palazzi, sia politici che economici, e sono arrivate al punto di avere sufficiente forza da poter pretendere Giustizia.
Copertina di Riccardo Simone
di Mary J. Stallone e Massimo Baglione.
Copertina di Riccardo Simone
di Mary J. Stallone e Massimo Baglione.