Polveri sottili di mandragora

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Athosg
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Polveri sottili di mandragora

Messaggio da leggere da Athosg »

leggi documento Spiacente ma, in questo browser, la lettura a voce non funziona.

Qualche anno fa, nella città di Milano accadde un fatto molto particolare.
Una famiglia composta di padre, madre e due figlioli dopo aver mangiato una confezione di spinaci, cominciò a non sentirsi bene. Il padre barcollava silenzioso strisciando contro i muri dell’appartamento; la madre, sempre integerrima ed esemplare nei comportamenti, prese a male parole tutti i vicini di casa, mentre i due figlioli, stralunati, ridevano a crepapelle. Furono portati al pronto soccorso da un cugino che casualmente era andato a trovarli.
I medici cominciarono a eseguire tutti gli esami di rito, ma non vennero a capo di nulla.
Chiamarono il primario e anch’egli rimase a bocca aperta per lo stupore. Il mistero rimaneva fitto, quella era una famiglia che non aveva mai dato segni di squilibrio, e non era neppure dedita al consumo di alcol o stupefacenti. I luminari non riuscivano a capire cosa avesse potuto provocare quegli strani atteggiamenti.
Per approfondire le indagini, esaminarono la busta degli spinaci prodotti da una famosa azienda agroalimentare. E lì trovarono la risposta: tra i rimasugli delle foglie verdi fu trovata una piccola quantità di mandragora, una pianta che può dar luogo ad allucinazioni a chi la ingerisce.
Quello però non fu l’unico caso. Anzi fu solo il primo di una lunga serie, facendo spostare l’attenzione del sistema all’umanità in generale, perché altri casi strani accadevano in quel tempo.
Pesci che camminavano sull’acqua, intere processioni di persone euforiche che rendevano omaggio ad ambigui politici locali, cagnolini che miagolavano, traffico impazzito con largo uso di doppie frecce, litigi continui e tanti altri fatti che erano messi sotto osservazione dalla comunità scientifica mondiale.
In Italia, l’attenzione del popolo era focalizzata sulle elezioni politiche che si sarebbero svolte a marzo.
I candidati erano quattro, molto originali e chiacchieroni.
Il primo era un ciarlatano ancora giovane, che aveva sprecato buona parte del suo talento in campagne referendarie dall’esito disastroso.
Il secondo era la statua lignea del presidente di un partito che si definiva azzurro, il quale predicava al popolo – io sono già ricco, tutto quello che faccio, è solo per voi.
Il terzo era un ragazzotto del sud che voleva fare il rivoluzionario, finendo tristemente per somigliare a un democristiano anni ottanta.
Il quarto era un irsuto energumeno milanese che proclamava le sue idee in maniera molto sanguigna. Egli necessitava assolutamente di non bere vino o birra prima dei comizi, altrimenti cominciava a giurare sul Vangelo, invocando il nome di Maria Santissima.
Era un momento di stasi sociale, che vedeva gli anziani sempre più lontani dalla pensione, i giovani senza lavoro e con il morale a terra, mentre le persone di mezz’età frequentavano ossessivamente i social media, mettendo un grande impegno nello sbranarsi e insultarsi.
A dire il vero anche nel mondo accadevano cose particolari.
Gli Stati Uniti avevano eletto un presidente molto focoso con un bel ciuffo di capelli rossi. La leggenda narra che questo Presidente avesse in cameretta il poster di Rocco Siffredi, un porno attore italiano, suo vero idolo di tante battaglie erotiche.
Uno dei suoi competitor, dall’altra parte dell’oceano, era un gonfio ragazzino che era soprannominato Rocket Man. Era talmente gonfio, come un palloncino, che i diplomatici pensavano sarebbe scoppiato prima di un eventuale conflitto nucleare.
La Terra attraversava un periodo di grossi cambiamenti climatici. Le piogge erano quasi assenti nei paesi a clima temperato, mentre nei Caraibi e in Asia travolgevano e annegavano intere città. I ghiacciai erano in fase di scioglimento e i mari s’innalzavano pericolosamente.
E la Luna, non bussava più come in una celebre canzone. Ora era diventata di colore verde, un fatto ritenuto inspiegabile. Alcuni membri della comunità scientifica mondiale ritenevano che fosse stata colonizzata dai marziani.
I social media, come dicevamo prima, erano frequentatissimi. Vi era un particolare sentimento di odio amore verso i politici, i quali, come in tutti i periodi di decadenza, vedevano la loro popolarità raggiungere livelli incredibili. Con l’aumento della loro visibilità, diminuiva di contrappeso il livello di cultura generale.
I risultati furono sotto gli occhi di tutti. Si vide un aumento della violenza verso le donne, dovuto a una forma di libido interiorizzata nel maschio. La donna diventava sempre più autonoma, e l’uomo rimaneva in soggezione, innescando violenza e misoginia, in un cocktail pericolosissimo d’ignoranza e subcultura.
Il ricatto sessuale arrivò a limiti impensabili.
Registi, attori, produttori cinematografici, industriali furono accusati dall’altra metà del cielo di essere molestatori e sessuofobici, approfittatori della posizione di preminenza per dominare e soggiogare la donna. Le accuse furono talmente precise e circostanziate, che questi energumeni a capo d’imperi del sole, non potettero più negare l’evidenza. Lo fecero in maniera meschina e subdola. Cosa migliore sarebbe stata se avessero dichiarato di avere una bestia incontrollabile tra le gambe.
Il problema non era solo quello, era soprattutto mentale.
La comunità scientifica mondiale si chiedeva se l’uomo, in questo caso l’essere di sesso maschile, non avesse modificato il suo DNA. Si riteneva che tutti gli uomini di potere avessero innescato dentro di loro il germe della sopraffazione, per aumentare il proprio status sociale e arrivare sempre più in alto nella società. Si rilesse il Principe di Machiavelli. Ci furono grandi dibattiti, e le opinioni si sprecarono, talmente variegate che la confusione aumentò sensibilmente.
La libido, esclusi i casi menzionati, era in forte calo. La frequentazione di locali con menu a base di sushi diminuiva il desiderio sessuale maschile. Il veganismo si contrappose duramente all’abitudine di mangiar carne, e divenne una vera e propria filosofia di vita. La comunità scientifica mondiale riscontrò una certa ferocia nella difesa dei suoi diritti, clamorosamente maggiore rispetto a chi si cibava di carne animale. L’antica trattoria, dove sin dall’antichità, l’uomo mangiava e beveva sostanziosamente, rilasciando generosi rutti dopo i pasti pantagruelici, aveva lasciato il posto ai freddi piattini colorati di provenienza asiatica. La comunità scientifica mondiale insisteva nel consigliare il ritorno alle antiche forme conviviali.
L’umanità era sempre più problematica.
La caccia all’uomo nero imperversava sia nelle povere periferie urbane delle città, sia nei ricchi salotti borghesi. La propaganda inculcava teorie autarchiche, ogni giorno sempre più pervicacemente.
La gente non capiva che l’uomo nero non esisteva come singola unità, ma piccole schegge della sua personalità erano presenti nel cuore di ogni singolo abitante del globo. Per cercare di arginare quella deriva, anche il Papa, un uomo venuto da lontano, era diventato di sinistra, aperto e progressista. Recuperò il consenso di tantissimi laici e non credenti attirandosi, di contrappasso, le ire dei cattolici oltranzisti che in lui vedevano un pericolo per i dogmi millenari della Chiesa.
Il concetto di famiglia si era raggrinzito in un piccolo circolo personale, dove chiunque pensava di poter esercitare i propri diritti coercitivamente. Con le buone e, spesso, con le cattive maniere.
Nuove forme di virus ammorbavano l’aria, mentre le vecchie malattie, come il morbillo, erano straordinariamente ritornate in auge. Il problema dei vaccini sconvolse la popolazione. Alcuni esaltati, al grido di No Vax, organizzarono capannelli di protesta davanti al parlamento. La rabbia montava e con essa un’anarchia sottile e perfida scendeva nei cuori delle persone. Non era più ascoltata l’autorevolezza degli studiosi, che invano cercavano di spiegare i vantaggi dell’immunità. Era sufficiente, come nel Medioevo, che qualcuno salisse sul gradino più alto e urlasse a squarciagola qualsiasi teoria complottista. Per quanto delegittimati dalla storia, questi personaggi erano ascoltati e incensati.
Gli studi degli strani fenomeni proseguivano, e un giorno gli scienziati lettoni intuirono la soluzione al problema.
Il fortissimo inquinamento atmosferico, indiziato di essere il principale artefice delle magagne del mondo, venne in parte assolto. Il pericolo maggiore era costituito da un aumento impressionante, calcolato nel trentamilamiliardi per cento al quadrato, delle polveri sottili di mandragora. Queste sottili polveri viaggiavano nell’aria, s’insinuavano in ogni dove e finivano per atterrare su tutti gli alimenti. Pianta selvatica, aveva trovato il modo di ritornare alla ribalta dal medioevo. Come l’annegato che si aggrappa con l’ultima stilla di energia al sottile filo di lana, così la mandragora, per rinvigorire una fama di altri tempi, si auto-dissolveva, miniaturizzandosi nell’aria sotto forma di miliardi e miliardi di piccole particelle elementari.
Questa era la spiegazione, avallata dalla totalità della comunità scientifica mondiale, che i governi diedero alle stranezze dell’uomo di quel tempo.

Una sera, in un punto imprecisato del mondo, una coppia salì sui tetti di un palazzo.
Da lì potevano osservare la città dall’alto e respirare aria meno tossica. Giobbe abbracciò Giuseppina, e a lei fu sufficiente quella stretta per sentirsi meglio.
Sotto di loro il traffico cittadino correva impazzito. Arrivava ben distinto il suono dei clacson che ritmavano il tempo, e le luci delle doppie frecce che illuminavano il cielo, mentre le urla degli abitanti si udivano sommesse in un brontolio continuo.
In cima a quello stabile, tra le antenne e i comignoli, i due sentivano ovattato il nervoso pulsare della vita.
Giuseppina guardò Giobbe, mise le mani a coppa, e vi depose un bacio. Poi soffiò, forte, più forte, più forte che poteva. Il soffio, come d’incanto, si trasformò in un vento dolce dal sapore di limone, che poco alla volta allontanò le polveri sottili di mandragora. Si potevano osservare a occhio nudo, piccoli pulviscoli che ondeggiando volavano nel cielo, lontano, sempre più lontano.
L’aria ora era tersa, e la luna verde li guardava placida lontano migliaia di chilometri. Giuseppina continuava a soffiare, fermandosi talvolta per riprendere fiato, per poi ricominciare con più forza.
Giobbe la guardava.
Dopo tanto soffiare sembrava che il mondo si fosse fermato e che quel bacio, lanciato nell’aria della sera, si propagasse a velocità ancor più veloce di quella della luce.
Il silenzio era sceso sulla città, da lassù potevano vedere i tetti di mille palazzi e gli uomini, le donne, i bambini, le loro storie tra mille difficoltà quotidiane, e sentire nitidamente gli orologi delle cucine, che con il loro immenso ticchettio scandivano un tempo che non c’era.
Giobbe abbracciò Giuseppina, e quella stretta la fece stare bene.
Guardarono più in alto, dove il cielo e le stelle riposavano nell’universo. Alcune, più giovani, sembrava lampeggiassero a intermittenza. Giobbe e Giuseppina volsero lo sguardo alla luna piena, come tante volte avevano visto.
E questa, da verde com’era da tanto, troppo tempo, poco alla volta si schiarì, sfumando sempre di più in mille tonalità di verde leggero, fino a tornare al colore naturale, come tanti anni prima Adamo ed Eva l’avevano ammirata.
Prima di mangiare la mela.

Athosg fece scivolare sul pavimento i fogli di quel racconto scritto tre anni prima. Appoggiò la testa al cuscino e mise una mano sul morbido fianco di Giuseppina.
“Che hai?” gli chiese la ragazza.
“Stavo leggendo un racconto scritto tempo fa e mi sono accorto di una cosa.”
“Cosa?”
“Che da allora non è cambiato proprio nulla.”
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Laura Traverso
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Messaggio da leggere da Laura Traverso »

E' senz'altro molto ironico, divertente e veritiero il tuo racconto. Praticamente hai percorso tutta la nostra società, non hai tralasciato niente: dai politici, riconoscibili, al Papa, ai valori persi, alla misoginia e a ciò che la scatena, all'inquinamento atmosferico, c'è tutto davvero. Forse un tantino troppo... Ancora non do il voto perché sono indecisa. Comunque sei stato assai bravo a tratteggiare, partendo da una confezione di spinaci, ciò che, tristemente, ci circonda. Bello anche il finale.
Selene Barblan
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Messaggio da leggere da Selene Barblan »

Bello l’espediente dell’”intossicazione” da mandragola per raccontare una società che sembra sempre più assurda. Quando ci penso mi chiedo: è davvero così? Siamo agli sgoccioli? O cento, cinquecento, mille anni fa percepivamo come specie un senso di declino?
Mi è piaciuto anche quel cambiamento di prospettiva finale dove “si entra in casa tua”, si fa per dire.
Lo trovo scritto anche bene. Buon lavoro.
Macrelli Piero
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Messaggio da leggere da Macrelli Piero »

Mi è piaciuto molto. Paragrafi serrati e sintetici e un linguaggio che ti trascina nella lettura. Il racconto poteva essere ambientato anche altrove e i protagonisti avere nomi stranieri, ma si è scelto un ambiente italiano per dire queste cose e questo è bello.
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Fausto Scatoli
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Messaggio da leggere da Fausto Scatoli »

ironica rappresentazione e descrizione del mondo attuale, purtroppo.
magari bastasse qualche bacio...
scritto benissimo, senza errori o refusi, ho trovato comunque un po' pesante la prima parte, quella descrittiva della situazione.
la seconda parte, sognante, è più leggera e scorrevole, si legge meglio.
particolalre l'idea da cui parti per raccontare tutto.
ripeto, nel complesso lo trovo pesantuccio ma merita un bel voto comunque per la splendida stesura
l'unico modo per non rimpiangere il passato e non pensare al futuro è vivere il presente
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Namio Intile
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Messaggio da leggere da Namio Intile »

Difficile provare a decifrarti, Athosg. In dubio pro reo recita un antico brocardo latino.
Il racconto inizia come una feroce satira della società italiana, poi della società moderna. Spazi dall'inquinamento alla critica a Trump e al suo avversario, dai cambiamenti climatici (e dai suoi antesignani credo, il buco dell'ozono e il riscaldamento globale) ai NoVax e finisci col prendertela col complottista di turno.
Per paradosso non rimane altro di vero che il conformismo a cui bisogna conformarsi.
Alla fine la satira lascia il posto a un'ironica commedia dove Giobbe e Giuseppina puliscono il cielo dalle polveri sottili di mandragora per osservare il cielo finalmente pulito.
Anche questa un'allusione, come se bastasse la buona volontà di due pensionati per cambiare le cose. Non è forse quello che vogliono farci credere, che dipende tutto dai noi, dai nostri corretti comportamenti? Non vi assembrate e non prenderete il virus, comprate auto elettriche, pure se non avete dove ricaricarle, e salverete il mondo dai cambiamenti climatici e via discorrendo.
Allora, Athosg, era tutto un sogno?
Forse ce lo farai sapere fra tre anni.

Perplesso, tutto e il suo contrario, alla fine non mi è rimasto niente in mano che non sia un testo ben scritto.
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Andr60
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Messaggio da leggere da Andr60 »

Il racconto scorre con tono ironico anche se vorrebbe spingersi più in profondità nell'analisi. L'intento però (secondo il mio parere) riesce a metà, poiché non coglie l'obiettivo principale, che è questo: oggi il potere si nasconde, e usa tante maschere. Alcune sono più evidenti, altre meno. Per scoprire quali sono i veri tabù del XXI secolo (e quindi per scoprire chi davvero comanda) è sufficiente scoprire chi non si può criticare a meno di non essere lapidati, in modo più o meno metaforico.
Noam Chomsky ha ben spiegato quali sono le 10 regole del controllo sociale; dalla prima all'ultima, sono tutte utilizzate in abbondanza in tutte le società, soprattutto in quelle più "democratiche":
https://youtu.be/64GKoR11vjY
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Roberto Bonfanti
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Messaggio da leggere da Roberto Bonfanti »

Si sorride sicuramente leggendo questo tuo racconto, a denti stretti, come capita sempre quando incontriamo un testo che si fa beffe della nostra società; è un po’ come riconoscere qualcuno dei propri tratti meno graditi in una caricatura.
L’idea della mandragora è carina, mi piace lo stile, distaccato ad accentuare il grottesco di certi eventi, ma anche leggero e che, nel finale, subito prima dell’ultimissimo guizzo di cinismo, illude il lettore con immagini quasi disneyane.
Un buon racconto.
Che ci vuole a scrivere un libro? Leggerlo è la fatica. (Gesualdo Bufalino)
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Lucia De Falco
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Messaggio da leggere da Lucia De Falco »

Il testo è scorrevole e ironico. Ripercorre con agilità e leggerezza alcuni eventi degli ultimi anni, dalla politica estera a quella nazionale, anche con riferimento al Papa.
La parte meno riuscita forse è quella in cui i due coniugi cercano di allontanare le polveri di mandragora col loro soffio.
Ho apprezzato molto la strategia finale, col riferimento al fatto che sembra che nulla cambi. Il testo, secondo me, è meritevole.
Nando71
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Messaggio da leggere da Nando71 »

L'ironia è molto presente in questo testo, ben scritto e scorrevole. Mi piace lo stile ma ho trovato il racconto un po troppo lungo, personalmente avrei tagliato qualcosina, tuttavia non pregiudica la narrativa. Complimenti per la metafora delle polveri di mandragora
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Liliana Tuozzo
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Messaggio da leggere da Liliana Tuozzo »

Bello e ironico. Sembra di leggere esagerazioni stratosferiche, ma in realtà ci si rende conto di essere invischiati in in mondo che pare essere in preda a una malia. La conclusione del racconto fa riflettere, se in tre anni non è cambiato nulla, siamo messi proprio male. Ci sarà un modo per uscirne o suo condannati. La speranza però è una luce che brilla in fondo al tunnel e non possiamo fare a meno di seguirla. Bel racconto.
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RobertoBecattini
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Messaggio da leggere da RobertoBecattini »

Mi è piaciuto molto l'inizio con la storia degli spinaci, mi ricordava quasi Rodari; mi aveva acchiappato talmente da sperare che continuassi la storia di quella famiglia impazzita. Invece hai allargato l'obiettivo e fatto una lunga panoramica sul mondo, a tratti un po' scontata. Invece il finale spezza la parte centrale (troppo lunga) con un po' di poesia, e chiude in bellezza. É un racconto davvero riconoscibile come diviso in tre parti, facendo la media gli dò 4, anche perché è scritto bene senza errori particolari.
RobediKarta
Ida Dainese
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Messaggio da leggere da Ida Dainese »

Il racconto sembra prendere per mano il lettore e portarlo in un viaggio che, da una scena buffa a base di spinaci contaminati, gli fa percorrere il mondo e lo spazio, lo trascina dentro una piccola fiaba, dove un bacio ha il potere di sistemare tutto, e poi lo adagia delicatamente al suo fianco, a chiedersi se tutto non sia stato un sogno. Tutta colpa di quella polvere magica che per la maggior parte del tempo, però, sembra aprirci gli occhi su quello che sta accadendo. Mandragora o no è un bel racconto-viaggio.
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