Joe Cava e le Alette di Pollo

Spazio dedicato alla Gara stagionale d'inverno 2020/2021.

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GeraGera
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Joe Cava e le Alette di Pollo

Messaggio da leggere da GeraGera »

leggi documento Spiacente ma, in questo browser, la lettura a voce non funziona.

Si chiamava Joe Cava, era un vecchio e schivo con una voglia irrefrenabile di non fare un cazzo. Aveva da poco iniziato a lavorare presso un Fast Food con servizio a domicilio, di quelli che friggono alette di pollo, pollo finto, pollo scoppiettante, pollo alla merda e così via. Nella piccola città di Los Cabesas, proprio sul confine di non so quale stato, Joe tutti i santi giorni prendeva la sua macchina trasandata (ricordo ancora adesso che era una Chevrolet Bel Air di non so che anno, ereditata da suo padre un vecchio venditore di auto nello Utah) e si recava in quello squallido e puzzolente Fast Food di sole alette di pollo. L'odore nauseante di quella frittura fatta forse con olio di una Chevrolet Bel Air, era ormai impressa su tutto il vicinato e su tutte le mura di quella squallida cittadina.
Prese una chiamata al Fast Food, pensava fosse la solita ordinazione, e invece era la solita dannata ordinazione ma questa volta un po' diversa, di quelle che non si dimenticano tanto facilmente neanche grazie a quella frittura di pollo che ormai aveva riempito ogni singolo neurone del suo cervello.
Il tizio dall'altra parte della cornetta ordinò, dodici alette di pollo e una 7up, da consegnare il prima possibile presso il Motel sull'unica strada che percorreva da Nord a Sud quella squallida cittadina di Los Cabesas. Joe finì di friggere le ultime alette le infilò nel cartone e partì a tutta birra anzi a tutta 7up con la sua Bel Air. Arrivato al Motel, presso la reception un tizio dai lunghi baffi e totalmente sbronzo gli indicò quale stanza aveva ordinato.Joe si avvicinò alla porta del Motel con l'aria di chi sapeva che sarebbe successo qualcosa, pensando che "la miglior arma è la fuga", senza sapere però che da lì in poi la sua vita sarebbe cambiata. Aprì la porta un tizio distinto in abito elegante, aveva tutto meno che la faccia da bravo ragazzo, era tutto sporco di rosso dalla faccia ai piedi ma ancora lucido da pagare il suo pranzo. Solo pochi minuti e Joe salì sulla sua auto e schiacciando fino in fondo l'acceleratore scomparve in una nuvola di fumo fatta di pneumatici di quella Bel Air ancora funzionante.
Per giorni Joe aveva impressa nella sua mente quella faccia e quella scena scioccante e terribile, ancora non aveva capito come quell'uomo così distinto potesse aver commesso qualcosa. Forse non era neanche un omicidio o un regolamento di conti, forse era una lotta all'ultimo Ketchup con le alette di pollo. Non aveva ancora capito tutto questo, ma non aveva lasciato il suo lavoro, le sue alette ancora lo aspettavano tutte intrise di olio e burro.
Erano passati giorni da quella spiacevole vicenda ed era un giorno come un altro a Los Cabesas ma solo per poco perché la polizia aveva trovato proprio in quel Motel un corpo di un uomo tutto sporco di rosso dalla faccia ai piedi ma ancora lucido da pagare il suo pranzo che giaceva sul letto con accanto una 7up e undici alette di pollo (erano i soli indizi che la polizia aveva trovato) e che riconducevano proprio a Joe Cava.
La polizia lo interrogò per tutto il giorno ma l'unica prova che scagionava il vecchio Joe era l'aletta di pollo in più che non venne trovata sulla scena di quel macabro omicidio. Per tutto il resto della sua vita Joe non riuscì a capire che fine avesse fatto quell' aletta di pollo che lo salvò dall'accusa di omicidio e dalla pena di morte. Negli ultimi anni cercò di trovare, anche tramite l'aiuto della polizia, l'aletta di pollo che lo aveva salvato ma niente, nessuno riuscì a risolvere il caso e da quel giorno alla cittadina di Los Cabesas venne dedicato un film intitolato "Joe Cava e l'aletta di pollo perduta".
Ultima modifica di GeraGera il 15/01/2021, 19:25, modificato 6 volte in totale.
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Massimo Baglione
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Re: Joe Cava e le Alette di Pollo

Messaggio da leggere da Massimo Baglione »

GeraGera, l'altro racconto che avevi messo qui in Gara l'ho cancellato, perché si partecipa solo con un testo per stagione (leggi il regolamento).
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Lucia De Falco
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Messaggio da leggere da Lucia De Falco »

Il titolo incuriosisce e, alla fine, si capisce il motivo di tale scelta. Il protagonista viene descritto, inizialmente, come un fannullone, un perditempo. Il linguista è adatto al personaggio. Poi si passa ad introdurre l'episodio centrale e il finale fa sorridere. Il testo è scorrevole e regala leggerezza.
Lucia De Falco
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Re: Joe Cava e le Alette di Pollo

Messaggio da leggere da Lucia De Falco »

Il linguaggio è adatto al personaggio.
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Fausto Scatoli
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Messaggio da leggere da Fausto Scatoli »

soprattutto nella prima parte ci sono svariati errori e refusi, dalla punteggiatura alle d eufoniche e così via.
la storia è simpatica e anche piuttosto originale, vista l'ambientazione.
ci sono dei passaggi divertenti, con ottimi spunti, ma ve ne sono altri che lasciano a desiderare.
una revisione generale lo può far diventare un bel lavoro
l'unico modo per non rimpiangere il passato e non pensare al futuro è vivere il presente
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Liliana Tuozzo
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Messaggio da leggere da Liliana Tuozzo »

Un racconto divertente, simpatico, in alcuni punti poco fluido.Io avrei cominciato direttamente da:/Si chiamava Joe Cava.ecc..
Il racconto ha un bel ritmo tra ironico e scanzonato. Carino il finale, per fortuna il vecchio Joe se la cava. A rileggerti.
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Nando71
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Messaggio da leggere da Nando71 »

Il titolo mi ha subito incuriosito, credevo si trattasse di un racconto ironico e comico. Invece già dalle prime battute comprendo che la storia è di tutt'altro tenore. Mi piace il linguaggio metropolitano, duro e realistico. Il racconto si lascia leggere piacevolmente con un finale appropriato.
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Roberto Bonfanti
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Messaggio da leggere da Roberto Bonfanti »

Il racconto ha un tono surreale e ironico fin dal titolo, in generale usa il meccanismo del nonsense per giocare con gli stereotipi di generi letterari e cinematografici americani, quindi globali.
Ci sono delle cose da sistemare, per esempio nel prologo, che sembra una specie di sarcastico manifesto letterario dell’autore, si passa con un po’ troppa disinvoltura dalla prima alla seconda persona. Qualche ripetizione e alcuni termini poco consoni (regolazione di conti – forse è meglio regolamento).
A rileggerti
Ultima modifica di Roberto Bonfanti il 11/01/2021, 17:25, modificato 1 volta in totale.
Che ci vuole a scrivere un libro? Leggerlo è la fatica. (Gesualdo Bufalino)
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Selene Barblan
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Messaggio da leggere da Selene Barblan »

Il titolo, trovo, cattura l'attenzione; anche il racconto è piuttosto interessante e mi piacerebbe anche abbastanza, sia per lo stile che per ciò che, credo, vuoi trasmettere. Ci sono però diverse imprecisioni che mi hanno un pò infastidito, leggendolo. Solo per dare un esempio: "Si avvicinò davanti alla porta", mi suona male. Andrebbe sistemato un pò, inoltre il finale non mi convince.
Namio Intile
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Messaggio da leggere da Namio Intile »

Più che surreale o ironico, direi di genere umoristico.
Jo Cava è un tipo sconclusionato come la storia che racconta di lui, un po' senza capo né coda. Il titolo allude a qualcosa, come l'aletta di pollo perduta che, non si sa per quale motivo, dovrebbe scagionarlo dall'essere lui l'omicida di quel tipo non meglio descritto
Divertente e scanzonato, ma con punteggiatura e lessico da rivedere in modo serio, si lascia leggere, non credo ricordare.
A rileggerti, e dico sul serio
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Ilario Iradei
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Messaggio da leggere da Ilario Iradei »

Giocava alla ricerca dell'arca perduta. Esilerante il titolo, che vale quanto l'intero racconto, che gioca con il lettore con l'unico intento possibile che è quello di divertirlo.
Buon testo ben scritto, voto positivo.
A rileggerti
RobertoBecattini
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Messaggio da leggere da RobertoBecattini »

Mi è piaciuto per lo stile e l'ambientazione. Tuttavia ho fatto fatica a leggerlo a causa della sintassi un po' ingarbugliata in alcuni punti. Devi operare una attenta revisione, ma come storia non è male. Riporto un esempio: "Forse non so, ma Joe aveva l'aria di uno che sapeva che di lì a poco sarebbe successo qualcosa, di quelle arie della serie si avvicinò alla porta di quel Motel e , ma lui ancora non lo sapeva".
Proposta:
Joe si avvicinò alla porta del Motel con l'aria di chi sapeva che sarebbe successo qualcosa, pensando che "la miglior arma è la fuga", senza sapere però che da lì in poi la sua vita sarebbe cambiata.

Insomma in alcuni punti prova a semplificare e riordinare, spero di non essere stato troppo invasivo. Ne guadagnerebbe la scorrevolezza della lettura.
RobediKarta
Stefyp
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Messaggio da leggere da Stefyp »

Per prima cosa procederei con una bella revisione: tempi verbali, punteggiatura, ripetizioni. Sistemato tutto questo già il racconto si farebbe più godibile. Perché non è male, il personaggio è ben caratterizzato e anche l'ambiente. A essere sincera non ho capito bene il finale: perché l'aletta di pollo lo scagionerebbe? Se una ragione c'è e semplicemente io non l'ho capita, poco male. Se invece non c'è e vuole essere solo un finale surreale, la scelta non mi trova molto d'accordo.
Ida Dainese
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Messaggio da leggere da Ida Dainese »

Un titolo simile solletica la curiosità e dà l'atmosfera a tutto il racconto, dove la vita del protagonista gira sempre in tondo, perseguitata dall'odore del pollo fritto. Ma, dato che quello è anche l'elemento che alla fin fine lo salva, forse non si potrebbe lamentare. La storia è un po' surreale e divertente, la scelta dei termini si adatta bene al personaggio, al suo modo di ragionare. Lo stile invece è un po' incerto, le frasi non ben riuscite, i diversi refusi e la punteggiatura non adatta rendono la lettura poco scorrevole.
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antologia di opere ispirate dal concetto di Carosello e per ricordare il 40° anniversario della sua chiusura

Nel 1977 andava in onda l'ultima puntata del popolare spettacolo televisivo serale seguito da adulti e bambini. Carosello era una sorta di contenitore pubblicitario, dove cartoni animati e pupazzetti vari facevano da allegro contorno ai prodotti da reclamizzare. Dato che questo programma andava in onda di sera, Carosello rappresentò per molti bambini il segnale di "stop alle attività quotidiane". Infatti si diffuse presto la formula "E dopo il Carosello, tutti a nanna".
Per il 40° anniversario della sua chiusura, agli autori abbiamo chiesto opere di genere libero che tenessero conto della semplicità che ha caratterizzato Carosello nei vent'anni durante i quali è andato felicemente in onda. I dodici autori qui pubblicati hanno partecipato alle selezioni del concorso e sono stati selezionati per questo progetto letterario. Le loro opere sono degni omaggi ai nostri ricordi (un po' sbiaditi e in bianco e nero) di un modo di stare in famiglia ormai dimenticato.
A cura di Massimo Baglione.

Contiene opere di: nwGiorgio Leone, nwEnrico Teodorani, nwCristina Giuntini, nwMaria Rosaria Spirito, nwFrancesco Zanni Bertelli, nwSerena Barsottelli, nwAlberto Tivoli, nwLaura Traverso, Enrico Arlandini, Francesca Rosaria Riso, Giovanni Teresi, nwAngela Catalini.

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