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Grazie, molto gentile. Contenta ti sia piaciuto.
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Marcello grazie per le precisazioni . Sono contenta che ti sia piaciuto. ho letto il tuo racconto figure di cartone , purtroppo queste sono figure che lasciano una tristezza dentro.Marcello Rizza ha scritto: ↑09/01/2021, 1:53 Ciao Liliana. Molto divertente questo racconto, pur con un retrogusto amarognolo. Il clochard è anche un mio personaggio nell'ultimo racconto "Figure di Cartone" che ho qui pubblicato. Se posso permettermi ti consiglio due o tre variazioni. L'accusa è rappresentata dal Pubblico Ministero e non da un avvocato. I reati giusti che citi sono "occupazione del suolo pubblico" e "circonvenzione di incapace". A parte queste piccole imprecisioni tecniche nel tuo racconto ci trovo l'elemento che a me piace trovare nelle letture, la poesia. C'è il bel gioco di affrontare un argomento triste con la leggerezza della fiaba. A rileggerti presto.
Un caro saluto.
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bella storia, come sempre le tue, con dentro l'amarezza che, purtroppo, non manca mai.
l'amarezza per la società ottusa nella quale ci troviamo.
la figura di Nu è triste ma veritiera, e la sua storia è uguale.
peccato che nel finale scompaia in una bolla, mi sarebbe piaciuto qualcosa di più eclatante nei confronti altrui.
ma va bene così.
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Grazie Lucia sognare è bello, ma poi si ritorna alla realtà che a volte è amara.Lucia De Falco ha scritto: ↑09/01/2021, 16:15 Questa fiaba è molto bella e delicata. Una fiaba sui sentimenti, sull'amicizia, sulla capacità di sognare e di vivere la realtà con un pizzico di fantasia. Personalmente, l'avrei fatta finire diversamente: coi signori della Corte e gli avvocati che si abbandonano alla fantasia ed entrano anche loro nelle bolle.
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La fantasia al potere, amico mio viviamo in un mondo tetro che forse l' unica cosa buona da fare sarebbe scomparire non del tutto però, entrando in quella dimensione fantastica dei fanciulli che per fortuna ci accompagna sempre.Fausto Scatoli ha scritto: ↑09/01/2021, 11:52 ciao, lily.
bella storia, come sempre le tue, con dentro l'amarezza che, purtroppo, non manca mai.
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peccato che nel finale scompaia in una bolla, mi sarebbe piaciuto qualcosa di più eclatante nei confronti altrui.
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Bella l’idea delle bolle di sapone e molto efficace il personaggio di Nu, l’innocenza fatta persona (infatti si trova benissimo con i bambini), e poi il suo uscire di scena, fuggire da un mondo che non capisce e che non lo vuole, con quella magia, quello schiocco di dita…
Buono lo stile e corretta la scrittura, complimenti!
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Ho visto che hai fatto tue le precisazioni di Marcello, a cui mi associo. Ci aggiungerei che in Italia la Corte di Assise non viene chiamata in causa per i reati che citi, quindi di fronte al PM e al difensore si trova solo un giudice monocratico e non una Corte. E comunque non ci si rivolge al giudice come Corte, ma ai signori giudici della Corte e signor Presidente della Corte.
D'altra parte, da come l'hai ambientato i fatti potrebbero svolgersi ovunque quindi quell'avvocato dell'accusa della prima stesura avrebbe pure senso in un sistema processuale anglosassone puramente accusatorio dove è proprio un avvocato ad esercitarla tramite un ufficio impersonale, ma non nel nostro, misto accusatorio inquisitorio, non esiste "l'accusa", ma lo Stato che tramite la magistratura requirente, e non giudicante, tutela il pubblico interesse a che venga esercitata l'azione penale tramite la Procura Generale per mezzo dei suoi sostituti. Una differenza sostanziale.
Tale per la quale tutti arrivano a pensare che il sistema anglosassone della commonlaw e quello continentale della civil law siano due mondi a sé, non comunicanti, in realtà ambedue le realtà vengono fuori dalla tradizione giuridica romana. Va beh.
Il racconto, che parla di emarginazione, ha degli spunti molto buoni. Nu sprofonda nel nulla per cause e responsabilità non sue. Il fallimento, come il successo, economico sono oggi totalmente demandati all'individuo, alle sue capacità, alla sua dedizione, volontà. Di conseguenza se non si raggiungono degli obiettivi la responsabilità cade in toto sull'individuo, lasciato solo, che non si è abbastanza impegnato, non ha abbastanza studiato, non si è saputo mettere in gioco e tutta la gamma delle accuse che ben conosciamo. Non conta che la montagna su cui si è arrampicato sia oggettivamente non scalabile, ma che lui non sia riuscito a scalarla.
Beh, lo vediamo pure oggi, in questi giorni di pandemia, la colpa è sempre del cittadino lasciato solo, che fa troppo o troppo poco. La colpa è del cittadino che non si vuole vaccinare, anche se ci sono code infinite per farlo e troppo pochi vaccini. Va beh.
E quel definirlo un nullafacente, un uomo senza funzioni, rispecchia il peccato più grande, il delitto da punire per eccellenza nella società odierna. L'uomo trova infatti la sua ragion d'essere solo in quanto esso è funzione del sistema. Tutti coloro che hanno perso o hanno rinunciato ad essere funzionari della moderna società, i respinti, sono guardati con sospetto, o disgusto (vedi i clochard o la comunità Rom colpevole di non volersi integrare, ma anche tutti coloro che senza volerlo sono piombati ai margini e proprio per questa assenza di volontà soffrono maggiormente l'emarginazione).
Il nome, Nu, è naturale, non l'hai trovato per caso.
Ti bacchetto su Nullius Nullii. L'aggettivo è Nullus al nominativo e al genitivo è Nullius, Nulli al dativo. Mentre il pronome è Nemo, neminis o nullius, nemini, ecc.
Seguono accuse gratuite e infamanti e, alla fine, ecco che arriva il processo, e anzi qui dipingi un difensore d'ufficio che non fa atto di mera presenza. Ma non basta di fronte al rigore e alla inflessibilità della norma scritta quando si scontra con determinate circostanze.
Non esiste nulla di peggio della riprovazione sociale. Mi vengono in mente le parole che Platone mette in bocca a Trasimaco nella Repubblica: "La giustizia non è altro che l'utile del più forte". Le stesse parole, riprese da Platone, le ripete la voce narrante di quello che è uno dei pilastri della letteratura italiana del Novecento, Il giorno del Giudizio di Salvatore Satta. Uscito postumo, narra le storie di un notaio del nuorese e della sua famiglia, e le vicende dei suoi protagonisti prendono il volo nella loro grandezza tragica. Che la giustizia non sia altro che la legge del più forte, lo scrive Satta appunto, uno dei massimi giuristi italiani, a cui si devono parti considerevoli dei nostri codici civile e di procedura civile, non è certo un mio pensiero originale, seppure lo condivido.
E quindi al povero Nu non rimane che sparire, perché è questo che la società pretende da chi non riesce a trovare un posto al suo interno.
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Re: Bolle di sapone
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Re: Bolle di sapone
Beh, il titolo originale è Politéia. Ogni traduzione purtroppo è filtrata dagli schemi mentali della lingua in cui avviene la traduzione. Non a caso tradere, tradurre, in latino significa anche tradire. Pensa al muoia Sansone con tutti i Filistei, nella traduzione greca dei Settanta da cui l'italiano, in aramaico è un differente: muoia la Nefés con tutti i Filistei. E il concetto di Nefés è intraducibile in greco, o italiano; bisognerebbe capire qual era la concezione della vita e del mondo per i Giudei del x secolo prima di Cristo per poter tradurre quel Nefés. E io evito di dilungarmici. E invece, appunto, muoia Sansone.
E mi viene in mente quando mio padre mi faceva scrivere le motivazioni delle sentenze per farmi esercitare. Non gli andavano mai bene. Perché l'oralità del dibattimento penale, che in tutti i modi oggi si cerca di superare, è insostituibile. Vedere e ascoltare le persone, capire chi sono e da cosa sono mosse, e leggere gli atti non sono sinonimi.
Per tornare al Nemo del racconto, ti ricordi quando Ulisse rispose a Polifemo? Sono Nessuno.
Ma quanti sanno che Odysseus in greco suona simile a udeìs, cioé Nessuno? E che uti, ossia ancora Nessuno, era proprio il soprannome del prode Ulisse?
Io sono Nessuno, sarebbe stato forse un titolo migliore, Liliana.
Formazione scolastica classica la mia e universitaria identica alla tua, Marcello. Bei tempi quelli dei VPO.
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Re: Commento
Grazie infinite Roberto, era proprio quello l'intento del protagonista fuggire da un mondo che non accetta e non riesce a capire.Roberto Bonfanti ha scritto: ↑10/01/2021, 16:58 C’è più di un racconto, in questa gara, che assomiglia a una fiaba, anche questo si può inserire in quel filone, con ottimi risultati.
Bella l’idea delle bolle di sapone e molto efficace il personaggio di Nu, l’innocenza fatta persona (infatti si trova benissimo con i bambini), e poi il suo uscire di scena, fuggire da un mondo che non capisce e che non lo vuole, con quella magia, quello schiocco di dita…
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Re: Commento
Sorprendente come l'unico mio racconto in cui compare un processo sia letto da un esperto di leggi , io completamente digiuna in materia mi sono rifatta a qualche film o libro letto sull'argomento, per cui per me è un grande privilegio poter conoscere nei dettagli l'argomento.Namio Intile ha scritto: ↑11/01/2021, 13:55 Un buon racconto, non ho nulla da segnalarti dal punto di vista formale.
Ho visto che hai fatto tue le precisazioni di Marcello, a cui mi associo. Ci aggiungerei che in Italia la Corte di Assise non viene chiamata in causa per i reati che citi, quindi di fronte al PM e al difensore si trova solo un giudice monocratico e non una Corte. E comunque non ci si rivolge al giudice come Corte, ma ai signori giudici della Corte e signor Presidente della Corte.
D'altra parte, da come l'hai ambientato i fatti potrebbero svolgersi ovunque quindi quell'avvocato dell'accusa della prima stesura avrebbe pure senso in un sistema processuale anglosassone puramente accusatorio dove è proprio un avvocato ad esercitarla tramite un ufficio impersonale, ma non nel nostro, misto accusatorio inquisitorio, non esiste "l'accusa", ma lo Stato che tramite la magistratura requirente, e non giudicante, tutela il pubblico interesse a che venga esercitata l'azione penale tramite la Procura Generale per mezzo dei suoi sostituti. Una differenza sostanziale.
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Il racconto, che parla di emarginazione, ha degli spunti molto buoni. Nu sprofonda nel nulla per cause e responsabilità non sue. Il fallimento, come il successo, economico sono oggi totalmente demandati all'individuo, alle sue capacità, alla sua dedizione, volontà. Di conseguenza se non si raggiungono degli obiettivi la responsabilità cade in toto sull'individuo, lasciato solo, che non si è abbastanza impegnato, non ha abbastanza studiato, non si è saputo mettere in gioco e tutta la gamma delle accuse che ben conosciamo. Non conta che la montagna su cui si è arrampicato sia oggettivamente non scalabile, ma che lui non sia riuscito a scalarla.
Beh, lo vediamo pure oggi, in questi giorni di pandemia, la colpa è sempre del cittadino lasciato solo, che fa troppo o troppo poco. La colpa è del cittadino che non si vuole vaccinare, anche se ci sono code infinite per farlo e troppo pochi vaccini. Va beh.
E quel definirlo un nullafacente, un uomo senza funzioni, rispecchia il peccato più grande, il delitto da punire per eccellenza nella società odierna. L'uomo trova infatti la sua ragion d'essere solo in quanto esso è funzione del sistema. Tutti coloro che hanno perso o hanno rinunciato ad essere funzionari della moderna società, i respinti, sono guardati con sospetto, o disgusto (vedi i clochard o la comunità Rom colpevole di non volersi integrare, ma anche tutti coloro che senza volerlo sono piombati ai margini e proprio per questa assenza di volontà soffrono maggiormente l'emarginazione).
Il nome, Nu, è naturale, non l'hai trovato per caso.
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Seguono accuse gratuite e infamanti e, alla fine, ecco che arriva il processo, e anzi qui dipingi un difensore d'ufficio che non fa atto di mera presenza. Ma non basta di fronte al rigore e alla inflessibilità della norma scritta quando si scontra con determinate circostanze.
Non esiste nulla di peggio della riprovazione sociale. Mi vengono in mente le parole che Platone mette in bocca a Trasimaco nella Repubblica: "La giustizia non è altro che l'utile del più forte". Le stesse parole, riprese da Platone, le ripete la voce narrante di quello che è uno dei pilastri della letteratura italiana del Novecento, Il giorno del Giudizio di Salvatore Satta. Uscito postumo, narra le storie di un notaio del nuorese e della sua famiglia, e le vicende dei suoi protagonisti prendono il volo nella loro grandezza tragica. Che la giustizia non sia altro che la legge del più forte, lo scrive Satta appunto, uno dei massimi giuristi italiani, a cui si devono parti considerevoli dei nostri codici civile e di procedura civile, non è certo un mio pensiero originale, seppure lo condivido.
E quindi al povero Nu non rimane che sparire, perché è questo che la società pretende da chi non riesce a trovare un posto al suo interno.
Ben fatto, a rileggerti
Il tuo caro Namio è molto più di un commento ma una dissertazione autorevole sulla società moderna dove come hai ben detto vale la legge del più forte e ne abbiamo la conferma purtroppo ogni giorno nella vita reale dove non c'è posto per i troppo deboli o ingenui.
Per il latinorum chiedo venia, di Nullius Nulii mi piaceva il suono , ho studiato il latino alle medie 50 anni fa circa e i ricordi sono più che sbiaditi. Sto cercando di trovarne un altro che mi comunichi la stessa sensazione forse Nemo Nullus , non so , ci penserò.
Una domanda all'esperto in un processo in cui si discutono i reati da me descritti c'è il giudice con la toga e il martelletto? e oltre all'avvocato (o P.M.) dell'accusa e il difensore ci sono i giurati e il pubblico oppure no?
Sappi che conserverò con cura questo tuo commento insieme al mio racconto e dirti grazie è semplicemente il minimo che possa fare.
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Re: Bolle di sapone
Caro Marcello seguo anch'io con interesse i commenti di Namio e i tuoi naturalmente, spero di non dovermi rinchiudere anch'io in una bolla.Marcello Rizza ha scritto: ↑11/01/2021, 14:10 Cinque al commento di Namio. Anche se avrei preferito "Res Publica", come da originale. Più volte mi sono chiesto quale sia la formazione di Namio. Il suo discorrere sul procedimento penale, che conosco sia come V. P. O. in dibattimento, come laureato in giurisprudenza e come ex appartenente alle FF.OO., è puntuale. Anche mi piace il suo riferirsi alla giurisprudenza comparata, mio secondo esame universitario. Avrei qualche sottigliezza da "comparargli" ma non Samo in un forum giuridico. Ma qui si tratta del tuo bel racconto, quindi non mi dilungo. Sarai tu, Lily, a commentare meglio questo suo cameo.
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Re: Bolle di sapone
Riguardo al titolo ci penserò, i miei studi sono stati scientifici, ma in fondo ho sempre avuto un'indole classica. Un caro saluto.Namio Intile ha scritto: ↑11/01/2021, 15:46 Evado a malincuore dal tema commento al bel racconto Bolle di Sapone.
Beh, il titolo originale è Politéia. Ogni traduzione purtroppo è filtrata dagli schemi mentali della lingua in cui avviene la traduzione. Non a caso tradere, tradurre, in latino significa anche tradire. Pensa al muoia Sansone con tutti i Filistei, nella traduzione greca dei Settanta da cui l'italiano, in aramaico è un differente: muoia la Nefés con tutti i Filistei. E il concetto di Nefés è intraducibile in greco, o italiano; bisognerebbe capire qual era la concezione della vita e del mondo per i Giudei del x secolo prima di Cristo per poter tradurre quel Nefés. E io evito di dilungarmici. E invece, appunto, muoia Sansone.
E mi viene in mente quando mio padre mi faceva scrivere le motivazioni delle sentenze per farmi esercitare. Non gli andavano mai bene. Perché l'oralità del dibattimento penale, che in tutti i modi oggi si cerca di superare, è insostituibile. Vedere e ascoltare le persone, capire chi sono e da cosa sono mosse, e leggere gli atti non sono sinonimi.
Per tornare al Nemo del racconto, ti ricordi quando Ulisse rispose a Polifemo? Sono Nessuno.
Ma quanti sanno che Odysseus in greco suona simile a udeìs, cioé Nessuno? E che uti, ossia ancora Nessuno, era proprio il soprannome del prode Ulisse?
Io sono Nessuno, sarebbe stato forse un titolo migliore, Liliana.
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Grazie Selene.Selene Barblan ha scritto: ↑11/01/2021, 17:00 Un bel racconto; in particolare mi è piaciuto come descrivi la trasformazione di Nu dopo l'incontro con il bambino, il ritrovarsi in un certo senso vivo, avere un posto nel mondo. Anche l'immagine della bolla di sapone è bella, mi ha sorpreso, sia quando "cattura" il bimbo (poi anche gli altri bambini), sia nel finale. Mi ha preso un pò meno la parte in tribunale, però trovo che globalmente sia un buon lavoro.
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Troppo buono Nando, grazie di cuore.
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Re: Bolle di sapone
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Re: Io sono nessuno
Chiedo conferma a Massimo Baglione. grazie.
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Re: Commento
Cominciai a pensare a questo racconto tanti anni fa, quando cercare un lavoro sembrava un'impresa, ora che viviamo un'epoca tremenda dove il lavoro può sembrare una chimera ho ripreso il personaggio di Nu che come dicevi tu è un uomo senza passato.RobertoBecattini ha scritto: ↑13/01/2021, 17:37 Una bella fiaba poetica, un messaggio bello e chiaro. Non importa in racconti come questi se la scena in tribunale non è corretta da un punto di vista giuridico, anche perché non vengono precisati epoca e luogo. Alla fine si è risolto tutto con una bolla di sapone eh eh. Il Signor Nu potrebbe essere il protagonista di una serie di racconti. Mi piacerebbe sapere qualcosa di più su di lui, anche se sembra un uomo senza passato.
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Riduzione di complessità - il libro Downpunk
è probabilmente il primo libro del genere Downpunk, ma forse è meglio dire che il genere Downpunk è nato con questo libro. Sam L. Basie, autore ingiustamente sconosciuto, presenta una visione dell'immediato futuro che ci lascerà a bocca aperta. In un futuro dove l'individuo è perennemente connesso alla globalità tanto da renderlo succube grazie alla sua immediatezza, è l'Umanità intera a operare su se stessa una "riduzione di complessità", operazione resa necessaria per riportare l'Uomo a una condizione di vita più semplice, più naturale e più... umana. Nel libro, l'autore afferma che "anche solo una volta all'anno, l'Essere umano ha bisogno di arrangiarsi, per sentirsi vivo e per dare un senso alla propria vita", ma in un mondo dove tutto ciò gli è negato dall'estremo benessere e dall'estrema tecnologia, le menti si sviluppano in maniera assai precaria e desolante, e qualsiasi inconveniente possa capitare diventerà un dramma esistenziale.
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A cura di Massimo Baglione e Massimo Fabrizi
con la partecipazione di: Alessandro Napolitano e Paolo Oddone.
Contiene opere di: Alberto Tristano, Roberto Guarnieri, Ramona Cannatelli, Ser Stefano, Giorgio Aprile, Gianluca Santini, Matteo Mancini, Giorgia Rebecca Gironi, Mariella Vallesi, Tommaso Chimenti, Diego Salvadori, Giulia Conti, Beatrice Traversin, Maria Cristina Biasoli, Massimiliano Campo, Il Cazzaro di 6502, Polissena Cerolini, Patrizia Birtolo, Paolo Capponi, Paolo Cavicchi, Luca Romanello, Igor Lampis, Diego Di Dio, Leonardo Boselli, David Parronchi, VS, Antonella Tissot, Sam L. Basie, Annamaria Trevale, Bruno Ugioli, Ilaria Spes, Bruno Elpis, Massimiliano Prandini, Andrea Marà, Riccardo Fumagalli, Joshi Spawnbrød, Daniele Picciuti, Gian Filippo Pizzo, Flavio Valerio Nervi, Ermanno Volterrani, Manuela Costantini, Matteo Carriero, Eva Bassa, Lorenzo Pompeo, Andrea Andreoni, Valeria Esposito, Stefano Caranti, Riccardo Carli Ballola, Stefano Pierini, Giuseppe Troccoli, Francesco Scardone, Andrea Cavallini, Alice Chimera, Cosimo Vitiello, Mariaeleonora Damato, Stefano Mallus, Sergio Oricci, Michele Pacillo, Matteo Gambaro, Angela Di Salvo, Marco Migliori, Pietro Chiappelloni, Sergio Donato, Ivan Visini, Ottavia Piccolo, Ester Mistò, Alessandro Mascherpa, Gianmarco Amici, Raffaella Munno, Michele Campagna, Diego Bortolozzo, Lorenzo Davia, Marco Solo, Gianluca Gendusa, Caterina Venturi, Lorenzo Crescentini, Silvia Tessa, Simona Aiuti, Chiara Micheli, Anna Tasinato, Valentina Giuliani, Giulio D'Antona, Maria Francesca Cupane, Veruska Vertuani, Giacomo Scotti, Chiara Zanini, Lorenzo Fontana, Tiziana Ritacco, Margherita Lamatrice, Aurora Torchia, Luigi Milani, Maurizio Brancaleoni, Gloria Scaioli, Filomena, Piergiorgio Annicchiarico, Morik Chadid, Chiara Perseghin, Massimo Ferri, Simone Messeri, Davide Dotto, Serena M. Barbacetto, Roberto Bernocco, Anthony Strange, Cristian Leonardi, Fabiola Lucidi, Roberto Bommarito, Antonio Russo De Vivo, Giacomo Gailli, Giovanni Duminuco, Federico Pergolini, Fabrizio Leonardi, Amigdala Pala, Natale Figura, Celeste Borrelli, Francesca Panzacchi, Andrea Basso, Giacomo Inches, Umberto Pasqui, Mario Frigerio, Luigi Bonaro, Luca Romani, Anna Toro, Giuseppe Varriale, Maria Lipartiti, Marco Battaglia, Arturo Caissut, Stefano Milighetti, Davide Berardi, Paolo Secondini, Susanna Boccalari, Andrea Indiano, Alexia Bianchini, Penelope Mistras, Anna Grieco, Samantha Baldin, Serena Bertogliatti, Valentina Carnevale, Gloria Rochel, Andrea Leonelli, James Carroll Wish, Marco Ferrari, Giovanni Ferrari, Mew Notice, Maurizio Vicedomini, Paride Bastuello, Alessandra Lusso, Mirko Giacchetti, Francesco Manarini, Massimo Rodighiero, Daniela Piccoli, Alessandro Trapletti, Marco Tomasetto, Conrad, Giovanni Sferro, Morgana Bart, Omar Spoti, Massimo Conti, Andrea Donaera, Roberto Alba, Libeth Libet, Angela Rosa, Valentina Coscia, Antonio Matera, Fabio Brusa, Stefano Olivieri, Isabella Galeotti, Chiara de Iure, Ilaria Ranieri, Lorenzo Valle, Francesco Fortunato, Valentina Tesio, Elena Pantano, Maria Basilicata, Antonio Costantini, Riccardo Delli Ponti, Giovanna Garofalo, Eliseo Palumbo, Federica Neri, Alessandro Napolitano, Stefano Valente, Linda Bartalucci, Luisa Catapano, Diego Cocco, Riccardo Sartori, Dario Degliuomini, Gianni Giovannone, Nicola Fierro, Federico Marchionni, Romeo Mauro, Francesco Azzurli, Filippo Pirro, Luca Marinelli, Triptil Pazol, Marco Sartori, Iunio Marcello Clementi, Maria Lucia Nosi, Valentina Vincenzini, Jacopo Mariani, Diletta Fabiani, Lodovico Ferrari, Paolo Franchini, Tullio Aragona, Davide Corvaglia, Davide Figliolini, Beniamino Franceschini, Roberto Napolitano, Valeria Barbera, Federico Falcone, Stefano Meglioraldi, Eugenia Bartoccini, Andrea Gatto, Sonia Galdeman, Filomena Caddeo, Dario D'Alfonso, Chantal Frattini, Viola Cappelletti, Maria Stella Rossi, Serena Rosata, Francesco Di Mento, Giuseppe Sciara, Mario Calcagno, Tanja Sartori, Andrea Giansanti, Lorenzo Pedrazzi, Alessio Negri Zingg, Ester Trasforini, Daniele Miglio, Viola Killerqueen Lodato, Delos Veronesi, Giuseppe De Paolis, Diego Capani, Stefano Colombo, Aislinn, Marco Marulli, Sanrei, Emanuele Crocetti, Andrea Borla, Elena Noseda, Anna Notti, Andreea Elena Stanica, Marina Priorini, Lucia Coluccia, Simone Babini, Fiorenzo Catanzaro, Francesco Mastinu, Cristina Cornelio, Roberto Paradiso, Andrea Avvenengo, Maria Boffini, Mara Bomben, Alex Panigada, Federico Iarlori, Marika Bernard, Alessandra Ronconi, Francesco Danelli, Gabriele Nannetti, Salvatore Ingrosso, Paolo Oddone, Valerio Evangelisti.
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Carosello
antologia di opere ispirate dal concetto di Carosello e per ricordare il 40° anniversario della sua chiusura
Nel 1977 andava in onda l'ultima puntata del popolare spettacolo televisivo serale seguito da adulti e bambini. Carosello era una sorta di contenitore pubblicitario, dove cartoni animati e pupazzetti vari facevano da allegro contorno ai prodotti da reclamizzare. Dato che questo programma andava in onda di sera, Carosello rappresentò per molti bambini il segnale di "stop alle attività quotidiane". Infatti si diffuse presto la formula "E dopo il Carosello, tutti a nanna".
Per il 40° anniversario della sua chiusura, agli autori abbiamo chiesto opere di genere libero che tenessero conto della semplicità che ha caratterizzato Carosello nei vent'anni durante i quali è andato felicemente in onda. I dodici autori qui pubblicati hanno partecipato alle selezioni del concorso e sono stati selezionati per questo progetto letterario. Le loro opere sono degni omaggi ai nostri ricordi (un po' sbiaditi e in bianco e nero) di un modo di stare in famiglia ormai dimenticato.
A cura di Massimo Baglione.
Contiene opere di: Giorgio Leone, Enrico Teodorani, Cristina Giuntini, Maria Rosaria Spirito, Francesco Zanni Bertelli, Serena Barsottelli, Alberto Tivoli, Laura Traverso, Enrico Arlandini, Francesca Rosaria Riso, Giovanni Teresi, Angela Catalini.
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