Il mio film

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EmmaSayuri
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Il mio film

Messaggio da leggere da EmmaSayuri »

leggi documento Spiacente ma, in questo browser, la lettura a voce non funziona.

La vita è una sola e va vissuta a fondo costi quel che costi.
Questo è stato il frutto di questi anni difficili e duri.

Mi alzo faticosamente da quel letto duro, da un po' mi sembra di dormire sul marmo freddo, piatto, così impersonale, che non sa di casa.
Metto le ciabatte e mi incammino al bagno. Apro il rubinetto dell'acqua calda e nel frattempo che scaldi il mio sguardo è perso. Guardo quello che quelle mattonelle colorate incorniciano impresso al suo interno: il mio sguardo. Guardo quel viso, quel naso, quella bocca, quelle labbra screpolate, quegli occhi: buchi neri e profondi, così neri da sembrare pozzi senza fondo. Secondo me gettandoci una monetina non sentiresti neanche il suo Splash nell'acqua, niente acqua in quelle cavità, solo punti neri e vuoti. Passo la mano fra i capelli che appaiono spenti almeno quanto i miei occhi, mentre mi accorgo di stare piangendo. Il vapore sta già appannando lo specchio, inizio a non vedermi più riflessa; così prendo a lavarmi il viso mentre le lacrime aumentano fino a farmi singhiozzare, fino a non sentire più le gambe che mi tengono su. Crollo in ginocchio Senza capire fino in fondo il perché. Un malessere così forte e profondo. Sento male, una fitta alla bocca dello stomaco. Anzi come un ago che buca più volte. Fa male e non riesco a fermarlo.


La giornata passa caotica come tutte le altre: le faccende, i figli, la casa, mio marito.
Non so quando ho smesso di essere felice ma l'ho fatto.
È stato come se avessi rimosso dalla mia memoria una parte di vita vissuta, dimenticando alcuni passaggi, proprio quelli che mi hanno portato a diventare il fantasma di me stessa.
Ero una bambina quando pensai che lui fosse l'uomo che avrei amato per tutta la vita.
Ero una fanciulla allegra, frivola e solare.
Non ero bellissima ma probabilmente avevo qualcosa che attraeva, che attirava: un seno prosperoso e occhi scuri, grandi, profondi, penetranti, in quegli occhi si vedeva il mare profondo, un abisso da esplorare.
Ero un vulcano di energie e piena di idee.
Avevo tanti amici soprattutto del sesso opposto, ho sempre trovato l'altro sesso più sincero e interessante diffidavo delle donne, trovavo loro alquanto insignificanti e noiose.



Sentivo in loro una certa avversione, come se ci fosse sempre una sorta di invidia per come io riuscissi ad interagire con un certo successo con i maschietti del gruppo. Per questo ho sempre preferito circondarmi del genere maschile che femminile. Forse è sempre per questo motivo che queste mi erano poco compatibili: un gatto che si morde la coda.
Poi conobbi lui: Michele. Un bel ragazzotto moro, occhi chiari, ben piazzato. Era giovane e bello, in piena crisi ormonale, poco più grande di me.
Tra noi fu subito attrazione. Era inevitabile che una sera d'estate, il mare e la sua brezza, ci travolse facendosi perdere ogni decenza e perdendo per sempre la nostra innocenza.
Ebbene si, era, per entrambi, la prima volta. Come la maggior parte delle prime volte non fu proprio così entusiasmante, ma la ricordo con molta tenerezza e con piacere, nonostante l'impaccio e la poca esperienza reciproca.
Ricordo il sangue che copioso vedevo scivolare tra le mie cosce in doccia, quando di soppiatto rientrai a casa quasi come una ladra.
Ero felice e preoccupata, ridevo e piangevo, mi sentivo grande, una donna, ma ero poco più che una bambina.
I mesi passarono uno dietro l'altro tra Passeggiate, Gelati e giri in motorino senza casco.
Senza che ci accorgessimo passarono anni interi. Noi si cresceva insieme, si affrontava i problemi e ci perdemmo In un legame sicuro come un abbraccio ma piatto come il mare all’alba in estate.
I tempi divennero così maturi, tanti anni, che decidemmo così di sposarci.
Ai nostri tempi era una soluzione logica in paese, era la prassi.
Fui la prima a sposarmi in famiglia, un bel matrimonio con tanti invitati, abito bianco e velo lungo.
Il ricordo di quel lungo giorno è piacevole, ero in pace con me stessa ero felice, stavo realizzando quello che per me era un sogno.
Tra noi non c'è mai stata tutta quella passione che vedevo spesso in alcuni film.
Eravamo molto pacati, il nostro rapporto lo definirei molto elementare, almeno per quel che potei capire col senno di poi.
Sesso tradizionale, nessuna sfumatura, tanto affetto ma poco trasporto.
Non siamo mai stati troppo esigenti e fantasiosi. Nessuna stranezza o perversione.
Beh devo dire che fare sesso per me era un mero dovere coniugale.
Non trovavo nessun piacere nel farlo non avevo stimoli e non me ne preoccupavo. Credevo nella mia Totale ignoranza che fosse così per tutte, non ho mai avuto amiche con cui parlare di ciò, era un argomento tabù. Lui è stato l'unico che mi abbia toccata.



Passai giorni interi a pensare cosa fosse quel senso di infelicità e malumore che si era impossessato di me da un giorno all'altro.
La mia vita Credo sia stata sempre un accontentarmi, le cose succedevano e io affrontavo e andavo avanti. Che mi ricordi l'unica cosa che ho deciso di volere fortemente è stato mio figlio. Lo volevo e lo ottenni.
Il mio bellissimo Alessandro.
Poi mio marito volle Greta e arrivò anche lei.
Chiara… lei arrivò senza che nessuno di noi decidesse ma fu una grande gioia.
La mia vita, prima di allora, è stata sempre un dare, un dare senza sosta, uno scorrere inesorabile.
Dare a mio marito, Dare al lavoro, dare ai figli. Non avevo tempo se non per loro e sinceramente mi andava bene così. Io mi sono sempre annullata per tutti ma non l'ho mai visto come un sacrificio, l'ho sempre fatto felice di farlo.
Mi sono trasformata così in tanti anni di matrimonio in una donna “standard”, come tante se ne vedono in giro. Tanti chili in più, scialba, un po' trasandata, la comodità era la parola chiave.

Il mio lavoro mi portava a non riuscire ad aver tempo per me. Io e mio marito abbiamo sempre lavorato insieme e i momenti liberi si passavano insieme.
Potrei affermare di aver vissuto dentro una palla di vetro, casa e famiglia, fuori il nulla.
Venivamo visti, da tutti, un po' come la famiglia del Mulino Bianco: la famiglia felice e unita.
Ma, come molti di voi sapranno, le apparenze non sempre coincidono col vero. per quanto effettivamente non si fossero Ma come molti di noi di voi sapranno le apparenze non sempre coincidono col vero.
E per quanto effettivamente non ci fossero veri e propri problemi tra noi io non mi sentivo del tutto completa, mi mancava sempre qualcosa.
In un dato periodo ero diventata musona, sempre arrabbiata, insofferente, come se dentro di me stesse accadendo qualcosa, una tempesta, che di lì a poco avrebbe causato danni, ingenti danni.
Unico mio sfogo era mettere su tela le mie contrastanti sensazioni.
Non mi sono mai definita un’artista ma ho sempre amato e rispettato l’arte, in tutte le sue forme.
Amo e ho sempre amato i pennelli, i colori. Ma non avevo mai avuto la presunzione e il coraggio di provare. La gravidanza di Chiara mi diede modo e tempo di dilettarmi in codesta arte. Iniziai a comperare il necessario, tele, tempere, colori ad olio, pennelli. Inizialmente ci misi un po' a capire cosa mi sarebbe piaciuto disegnare. Poi un giorno le mie mani iniziarono a disegnare curve, linee. Iniziai a disegnare donne, corpi di donne, sinuose, in pose sensuali. Nudi ma molto pacati e velati nulla di volgare, dai colori pastello tendenti all’ocra, al terra bruciato.
Mi vergognavo un po' dei miei disegni, delle mie tele, e non lo facevo mai se qualcuno mi guardava. Dovevo essere sola, io, la tela e i miei pensieri che liberi volavano e si fissavano in quello spazio bianco, colorandolo. Erano i soli momenti in cui io mi sentivo libera, libera di essere me stessa.
Feci qualche quadro in quel periodo, ma non mi pareva mai abbastanza, dipingevo avidamente, velocemente come se avessi tanta fame e riuscissi a saziarmi solo così. Ma neanche questo riusciva a soddisfare del tutto i miei appetiti.



Quel giorno allo specchio la vidi, vidi la mia sofferenza, scorsi la disperazione.
Mi sono sempre reputata una persona intelligente, beh sicuramente non stupida.
Ero decisa a capire il perché di questo mio disagio, avrei fatto qualsiasi cosa per cercare di essere felice e ritrovare il sorriso.
Per giorni, nella mia mente, ho ripercorso tutta la mia vita analizzato tutto, ripercorrevo ricordando i più minimi dettagli, ogni fatto accaduto, ogni situazione.
L'ho fatto e rifatto, rivedevo tutto come se fosse un film e io lo spettatore.
Quel film non mi piaceva. E più lo rivedevo meno mi piaceva. Tanti se e tanti ma rimbombavano nella mia testa.
Cosa avrei cambiato in quel film per renderlo più piacevole?
In cosa la protagonista aveva sbagliato?
Emma :smt049
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Fausto Scatoli
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Messaggio da leggere da Fausto Scatoli »

ovviamente spero non sia una storia reale, altrimenti la situazione è critica.
comprensibile lo stato d'animo della protagonista, un po' meno i suoi comportamenti, a prtire proprio dall'inizio.
vita infelice a tutti i livelli, se escludiamo i figli.
a parte questo devo segnalare, purtroppo, anche qui tantissimi errori e refusi.
ci sono tante ripetizioni e appaiono all'improvviso delle maiuscole dove non dovrebbero.
ci sono anche alcune frasi che non comprendo, tipo:
Guardo quello che quelle mattonelle colorate incorniciano impresso al suo interno: il mio sguardo.
il suo Splash nell'acqua, niente acqua in quelle cavità

splash maiuscolo per che motivo?
la frase è da rimodulare, a mio parere.

buona l'idea, meno la realizzazione
l'unico modo per non rimpiangere il passato e non pensare al futuro è vivere il presente
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Antonino Trovato
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Messaggio da leggere da Antonino Trovato »

Credo di poter dire che questo, più che un racconto, è una pagina di un diario di una donna giustamente frustata da una vita monotona. Mi sembra un vero e proprio sfogo emotivo. Ma purtroppo ci sono tanti errori e imprecisioni, anche nella punteggiatura, e anche narrativamente lascia a desiderare. Ma il il pensiero è buono, una buona base di partenza!
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Messaggio da leggere da Lucia De Falco »

Questo racconto incarna l'insoddisfazione di molte donne, prese dal solito tran tran fra lavoro, casa e famiglia, per cui a volte si finisce per dimenticare chi si è veramente, cosa si desidera, quali sono i propri interessi. Anch'io ho notato un uso improprio delle maiuscole e qualche virgola mancante, probabilmente delle sviste.
Selene Barblan
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Messaggio da leggere da Selene Barblan »

Penso che il testo vada rivisto e rimodellato; così com'è il contenuto risente della forma, le imprecisioni sono tante e rendono poco scorrevole la lettura. Trovo rappresentativo il fatto che quasi fino alla fine la protagonista si ripeta, come un mantra, che non si lamenta di quella vita e che tutto va bene, per poi rendersi conto solo alla fine di non aver scritto per davvero la propria sceneggiatura. È molto realistico, spesso non ci si rende conto di ciò che si vuole o chi si sta diventando, solo a posteriori si riesce ad avere una migliore comprensione. Voto 2 per la forma e perché non lo trovo particolarmente originale.
RobertoBecattini
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Messaggio da leggere da RobertoBecattini »

Certo, sembra la storia di tante donne mature, quindi magari non originale. Il testo va rivisto assolutamente, c'è addirittura un passaggio che proprio non ho compreso dal punto di vista della sintassi. Però nella sua sincerità, nella sua urgenza, coinvolge, è intenso. Facendo la media con la forma vale 3 per me.
RobediKarta
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MattyManf
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Re: Il mio film

Messaggio da leggere da MattyManf »

Un racconto carico di tormento e frustrazione in cui trovare anche solo uno spiraglio di positività risulta difficile.
Lo sfogo della protagonista è autentico, simile a tante storie di insoddisfazione che (purtroppo) ci circondano.
Ho apprezzato molto la parte in cui la protagonista dipinge (forse è mostrando quei suoi lavori che riuscirà ad uscirne alla fine?)
Alcuni passaggi li ho trovati un po' confusi e c'è qualche ripetizione.
Nell'insieme, ho apprezzato il testo.
Forse, visto che il titolo guadagna senso solo nelle utimissime battute, poteva funzionare anche usare epressioni cinematografiche nelle scene precedenti.
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Alberto Marcolli
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Commento: Il mio film

Messaggio da leggere da Alberto Marcolli »

Apprezzo la difficoltà nel raccontare una vita così difficile. Spero non sia quella dell'autrice.
Scrittura impulsiva, cruda, dolorosa. Ma c'è una via di fuga, sicuramente molto efficace: la pittura. Le premesse per riuscire ci sono tutte: pochi sono gli artisti, infatti, che non abbiano alle spalle tormenti e infelicità.
In questo testo conta il grido di aiuto che esprime e non voglio pensare ai vizi in esso contenuti. Ci sono tante cosette da sistemare, naturalmente, ma esse non cambiano l'importanza del messaggio, carico di grande spontaneità.
Voto mediato tra forza espressiva e regole letterarie: 3
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