Il tempo è mistificatore
Il tempo è mistificatore
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Il racconto è scritto bene. Rilevo un refuso, una "è" non accentata a inizio frase, ma è una quisquilia a fronte di una scrittura valida, ovviamente una svista. È il racconto in sé, con validi spunti, che però non mi convince. Anche il titolo non lo vedo azzeccato, è pretenzioso, che cerca l'effetto senza incidere. È un racconto "vintage", scritto come lo scrivevano i proto scrittori di fantascienza. Vale a dire, spero l'autore mi possa perdonare, ingenuo. L'autore parte con un accenno al lavoro del protagonista, che avrà un senso quando si scoprirà quando lo stesso si incarnerà (?) in Leonardo da Vinci (?) . Sempre l'autore presume (ci può stare, seppure senza riscontri storici) una passione con Monna Lisa, seppure ci siano indizi di omosessualità (legittima, ma stiamo parlando della credibilità del racconto) sulle inclinazioni del Sommo. Ma oggi, quando si scrive, anche di fantascienza, anche di fantasia, ci sono parametri di credibilità anche nell'incredibile che vanno innanzitutto spiegati e poi rispettati, o innanzitutto rispettati e spiegati. Inoltre riscontro una poca originalità nel tema, a prescindere dal Sommo, perché è stato usato e super codificato nel passato in molti racconti di genere. Concludendo, vedo una buona stoffa, una buona e corretta scrittura, una trama debole se il racconto viene visto da chi conosce il genere. A rileggere l'autore, in una prova più completa. Voto "3" perché chi ha scritto il racconto maneggia la scrittura con evidenti capacità.
- Alberto Marcolli
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Commento Il tempo è mistificatore
Che posso dire? Siamo anche qui nel racconto fantastico che costringe il lettore a tenere il fiato sospeso sperando che arrivi presto la spiegazione dell’enigma.
Forse potrebbe esserci anche una forzatura delle regole che pur sono da rispettare anche nel racconto fantastico. Esempio, secondo me, la quercia che già esisteva alta e rigogliosa nel 1500, ma non è un racconto in cui ci si devono fare troppe domande, altrimenti si rovina l'incanto.
Rispetto ad altri ha il pregio di scorrere bene e per me è ben scritto.
Voto dal 3 al 4. Mi riservo di decidere in seguito. Prometto comunque che farò prevalere la correttezza della forma. Per mia sventura non vado matto per questo genere.
Inviterei tutti a comportarsi in questo modo. Ognuno ha i suoi gusti, ma non siamo obbligati a comperare il racconto in libreria, basta commentarlo con sincerità, onestà e impegno.
Se giudico il racconto ben scritto, ma non è il mio genere: voto 4, voto 5 se lo ritengo anche particolarmente ricco di genialità.
Se il racconto è ben scritto e in più appartiene al mio genere: voto 5
A scalare verso il basso se la forma è zoppicante.
HO SCIOLTO IL DUBBIO. VOTO 4
- Roberto Bonfanti
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È un racconto fantastico, quindi si possono perdonare alcune debolezze (la quercia, "siamo nel 1500" – scusami ma mi ricorda Benigni-Troisi: 1400, quasi 1500 – le parole un po' troppo moderne di Monna Lisa).
Oltre alle cose già segnalate ho trovato un "perché" con l'accento invertito, alcuni difetti di formattazione (lo spazio dopo i tre punti… ecc.), i <> al posto dei caporali nei dialoghi.
Lo stile è scorrevole e la lettura è simpatica.
Questo è il secondo racconto in gara che, in qualche modo, cita la Gioconda; a me, che sono nato nel paese del Genio, non può che fare piacere.
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Quando il racconto finalmente decolla, è anche già finito, senza aver perfettamente limato alcuni dettagli, alle volte introdotti in maniera estemporanea, artefatta, e senza aver considerato del tutto i loro effetti sul flusso della vicenda.
Carina l'idea, un po' breve lo svolgimento, soprattutto in considerazione della grandezza del personaggio coinvolto.
Racconti alla Luce della Luna
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simpatica l'idea, buona la stesura ma deboluccio il contenuto, nonostante alcuni discreti spunti.
non ho notato refusi particolari, ma non sono riuscito a entrare completamente nella narrazione.
lo trovo incompleto, anche se non ti saprei dire cosa manca, onestamente.
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Quindi ho letto il racconto soprattutto per guardare alla scrittura.
Che, a mio parere, è abbastanza fluida e adatta al genere.
Penso che Leonardo approverebbe!
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Déjà vu - il rivissuto mancato
antologia poetica di AA.VV.
Talvolta, a causa di dinamiche non sempre esplicabili, uno strano meccanismo nella nostra mente ci illude di aver già assistito a una scena che, in realtà, la si sta vivendo solo ora. Il dèjà vu diventa così una fotocopia mentale di quell'attimo, un incontro del pensiero con se stesso.
Chi non ha mai pensato (o realmente vissuto) un'istantanea della propria vita, gli stessi gesti e le stesse parole senza rimanerne perplesso e affascinato? Chi non lo ha mai rievocato come un sogno o, perché no, come un incubo a occhi aperti?
Ventitrè autori si sono cimentati nel descrivere le loro idee di déjà vu in chiave poetica.
A cura di Francesco Zanni Bertelli.
Contiene opere di: Alberto Barina, Angela Catalini, Enrico Arlandini, Enrico Teodorani, Fausto Scatoli, Federico Caruso, Francesca Rosaria Riso, Francesca Gabriel, Francesca Paolucci, Gabriella Pison, Gianluigi Redaelli, Giovanni Teresi, Giuseppe Patti, Ida Dainese, Laura Usai, Massimo Baglione, Massimo Tivoli, Pasquale Aversano, Patrizia Benetti, Pietro Antonio Sanzeri, Silvia Ovis, Umberto Pasqui, Francesco Zanni Bertelli.
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Vivere con 500 euro al mese nonostante Equitalia
la normale vita quotidiana cosí come dovrebbe essere
Vi voglio dimostrare come con un po' di umiltà, di fantasia e di buon senso si possa vivere in questa caotica società, senza possedere grandi stipendi e perfino con Equitalia alle calcagna. Credetemi: è possibile, ed è bellissimo!
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B.A.L.I.A.
Buona Alternativa alla Lunga e Illogica Anzianità
Siamo nel 2106. BALIA accudisce gli uomini con una logica precisa e spietata, in un mondo da lei plasmato in cui le persone nascono e crescono in un contesto utopico di spensieratezza e di bel vivere. BALIA decide sul controllo delle nascite e sulle misure sanitarie da adottare per mantenere azzerato l'incremento demografico e allungare inverosimilmente la vita di coloro che ha più a cuore: gli anziani.
Esiste tuttavia una fetta di Umanità che rifiuta questa utopia, in quanto la ritiene una distopia grave e pericolosa.
BALIA ha nascosto il Passato ai suoi Assistiti, ma qualcuno di questi ha conservato i propri ricordi in un diario e decide di trascriverli in una rischiosa autobiografia. Potranno, questi ricordi, ripristinare negli Assistiti quell'orgoglio di vivere ormai sopito? E a che prezzo?
Di Ida Dainese e Massimo Baglione.
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Nota: questo libro non proviene dai nostri concorsi ma è opera di uno o più soci fondatori dell'Associazione culturale.