Il verme
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commento : Il verme
In un primo momento, visto lo stato del povero marito, pensavo si trattasse di una allucinazione, il che tutto sommato ci stava, ma così non è.
Caro autore, aiutini e correzioni di benevoli editor a parte, la scrittura dimostri di padroneggiarla, e perciò non posso evitare di domandarti, perché hai messo in campo tutta la storia iniziale per poi abbandonarla, e virare sul verme? A cosa ti è servita? Cosa volevi trasmettere al povero lettore?
Al contrario del commento che mi precede, purtroppo non mi è venuta nessuna voglia di ispezionare i boschi, alla ricerca di un altro verme. Né tanto meno ne avrei bisogno.
Qualche osservazione sul testo:
Non era neppure sicuro che le avrebbe mai riviste. I direi “se” al posto di “che”
rilevo un eccessivo ricorso agli avverbi in “mente” (ben venti in ottomila battute)
Parere personale: forse qualche tempo verbale da rivedere? Non serve, scorre abbastanza bene anche così.
Il mio voto è un due, ma tranquillo, i "bravi autori" amano questo genere, sorvoleranno sull'inizio senza senso, visto il resto del racconto, e non mancheranno folle di ammiratori entusiasti.
Re: commento : Il verme
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Ho trovato interessante l'allegoria del racconto, che parla del superare un momento difficile magari, come in questo caso, tramite un trauma che lo ridimensiona. Infatti il secondo attacco del mostro trova un Abram ormai più forte e pronto a eluderlo.
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Re: commento : Il verme
Rimango insoddisfatto della tua risposta. Mi spiego meglio. Mi hanno sempre insegnato che un racconto prima deve introdurre perlomeno il personaggio principale, descrivere poi una serie di fatti allo scopo di interessare il lettore e farlo calare nella storia. Catturata la sua attenzione, la maestria dello scrittore può portarlo dove vuole, nel tuo caso appare il verme, ma la regola assoluta (per lo meno per me) è chiudere tutti i fili pendenti, portandoli a una loro conclusione, fantasiosa, strana, inconsueta, ecc, ecc., ma mai abbandonarli.
In questo racconto, la lunga vicenda iniziale del protagonista è stata semplicemente abbandonata e chiuderla non costava poi molto a mio parere.
Dire che il lettore si troverà da solo la conclusione che più gli aggrada, non è onesto e temo indichi mancanza di idee da parte dell'autore.
Re: commento : Il verme
Mi sembrava di aver chiuso e collegato tutti i fili pendenti a dire il vero. Se vuoi continuiamo questa discussione in privato. GrazieAlberto Marcolli ha scritto: ↑03/11/2021, 21:40 Catturata la sua attenzione, la maestria dello scrittore può portarlo dove vuole, nel tuo caso appare il verme, ma la regola assoluta (per lo meno per me) è chiudere tutti i fili pendenti, portandoli a una loro conclusione, fantasiosa, strana, inconsueta, ecc, ecc., ma mai abbandonarli.
In questo racconto, la lunga vicenda iniziale del protagonista è stata semplicemente abbandonata e chiuderla non costava poi molto a mio parere.
Dire che il lettore si troverà da solo la conclusione che più gli aggrada, non è onesto e temo indichi mancanza di idee da parte dell'autore.
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E non un racconto fantastico potrebbe essere dunque, ma allegorico: però nel verme malefico che elide il dolore, una sorta di elisione degli identici, l'allegoria dove sarebbe?
A ogni modo, il soggetto non è male, apprezzo lo sforzo. Forse dovevi ragionare con più vigore sulla trasformazione dolore assenza di dolore e offrire al lettore qualche spunto in modo da trasformare un banale racconto fantastico in un bel racconto allegorico.
Dal punto di vista formale, il testo è scritto in modo corretto. Ti segnalo solo: "la malefica coscienza dell'animale penetrò" in realtà era penetrata.
E forse quel: "nonostante l'alcol che aveva già ingerito..." il che aveva lo toglierei.
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A parte l'atmosfera che oscilla tra il lovecraftiano e lo Stephen King (schifezze nel Midwest ), è sorprendente l'esito dell'incontro, un'eucatastrofe in piena regola!
Se mi dici dove trovare vermoni così, te ne compro una carriola!
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la storia è anche abbastanza originale, tipo fantascienza ironico sarcastica.
far morire un povero verme perché ha assorbito la mente di un disperato è una buona idea, anche se mi spiace per l'essere verde.
lo sfoltirei un poco, tagliando alcune parti superflue, ma tutto sommato è un discreto lavoro.
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Ci sono anche alcune discordanze verbali, tipo: "Notò con la coda dell'occhio che un ramo pieno di spine si mosse"; forse era "si era mosso"? O ancora: "Sentì con orrore che in qualche oscuro modo la malefica coscienza dell'animale penetrò nella sua testa"; forse è "penetrava"? o forse mi sbaglio io?
Insomma mi sembra che ci voglia ancora una rilettura per dare maggiore compattezza alla narrazione, perché gli elementi ci sono tutti per un buon racconto.
Re: Commento
Ti ringrazio del commento.Namio Intile ha scritto: ↑08/11/2021, 11:24 Non è male, tra Kafka e Gerrold. Nel senso che il verme mi ha ricordato i Chtorr di Gerrold e quella sorta di trasformazione che subisce Abram la metamorfosi di Gregor Samsa. Questa metamorfosi è però invertita rispetto a quella kafkiana e un po' confusa negli intenti. Abram viene liberato dal dolore attraverso il contatto con il verme, definito anche una coscienza malvagia, che nell'affrancarlo dalle sofferenze però muore. Il dolore, il senso di perdita e di alienazione vengono estratte da un elemento esterno, e malefico per giunta, mentre in Kafka è l'individuo che si trasforma. un'allegoria dell'alienazione.
E non un racconto fantastico potrebbe essere dunque, ma allegorico: però nel verme malefico che elide il dolore, una sorta di elisione degli identici, l'allegoria dove sarebbe?
A ogni modo, il soggetto non è male, apprezzo lo sforzo. Forse dovevi ragionare con più vigore sulla trasformazione dolore assenza di dolore e offrire al lettore qualche spunto in modo da trasformare un banale racconto fantastico in un bel racconto allegorico.
Dal punto di vista formale, il testo è scritto in modo corretto. Ti segnalo solo: "la malefica coscienza dell'animale penetrò" in realtà era penetrata.
E forse quel: "nonostante l'alcol che aveva già ingerito… " il che aveva lo toglierei.
Come accade nei sogni o ancor di più negli incubi questi strani mostri possono essere una rappresentazione talvolta oscura e misteriosa di faccende molto umane come i sentimenti o le paure.
Ti ringrazio delle segnalazioni.
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Secondo me l'idea è originale: il non essere effettivamente appassionati del genere non giustifica il dare voti eccessivamente soggettivi in una gara dove partecipano racconti con generi molto diversi tra loro. Penso che oggettivamente sia scritto bene e meriti sicuramente un bel voto. L'introduzione iniziale è funzionale a quello che viene dopo e accompagna in modo consono il resto della trama. Ben fatto.
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Re: Il verme
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Introduzione: ben fatta, dettagliata, descrive bene sia ciò che prova il protagonista sia i luoghi, desolati come la
Sua anima in quel periodo, con però anche dei dettagli più dolci come le more che a primavera daranno dolci frutti. Unico dettaglio qui: Parli prima di un minuscolo paesino poi di una città.
Il passaggio all’incontro col vermone secondo me dovrebbe essere più repentino, secondo me così com’è fa calare un po’ la tensione che immagino volessi suscitare.
In generale anche il dialogo interno mi sembra un po’ troppo razionale, punterei più sulle sensazioni.
La descrizione del vermone trovo sia molto ben riuscita, è davvero disgustoso, al punto giusto!
Io credo che dopo il lancio del sasso, il tonfo e il gemito avrei cominciato a correre a gambe legate, però diciamo che vi può stare, anche in buona parte degli horror i protagonisti fanno sempre scelte discutibili.
Secondo me il ritorno ai pensieri lugubri mentre sono allontana è un po’ superfluo e ripetitivo.
Il fatto che si ritrae dopo qualche minuto mi sembra un po’ strano, nel senso che suppongo che essendo il suo modo di cibarsi già al primo assaggio avrebbe dovuto capire che non era pappa buona per lui.
Anche il secondo attacco messo così non mi sembra avere tanto senso, perché dovrebbe farlo? Se non è cibo buono e in più è morente un animale penso che d’istinto eviterebbe uno spreco di
Quelle poche energie che gli restano.
Il finale secondo me potrebbe essere più incisivo.
L’idea del succhiatore psichico è interessante.
Concludendo è scritto bene e è interessante, però secondo me potrebbe essere
Sistemato un po’, voto 3,5 arrotondato al 4
Re: Commento
Selene, ti ringrazio per il tuo commento molto dettagliato e per aver letto con attenzione il racconto.Selene Barblan ha scritto: ↑02/12/2021, 12:10
Il fatto che si ritrae dopo qualche minuto mi sembra un po’ strano, nel senso che suppongo che essendo il suo modo di cibarsi già al primo assaggio avrebbe dovuto capire che non era pappa buona per lui.
Anche il secondo attacco messo così non mi sembra avere tanto senso, perché dovrebbe farlo? Se non è cibo buono e in più è morente un animale penso che d’istinto eviterebbe uno spreco di
Quelle poche energie che gli restano.
Per rispondere a quanto sopra, relativamente al secondo attacco, io me lo sono immaginato più come una sorta di ultimo scatto di rabbia fatto da un animale ferito che la vuole far pagare al suo inconsapevole avvelenatore prima di morire. E per fortuna non ci riesce.
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Re: Commento
Grazie del commento Francesco. Inoltre il miglio verde è un film che mi è piaciuto molto.Francesco Pino ha scritto: ↑15/11/2021, 10:29 Ci sono parti del racconto che, secondo me, mostrano bene la tristezza del protagonista: la passeggiata attraverso il paese buio e solitario e il lasciarsi andare al bere a causa di un evento doloroso. I mostri fantastici non sono il mio genere, quindi ho delle difficoltà a comprendere il significato di questo verme gigante e malefico che sbuca fuori per succhiare la tristezza dell'uomo. Se devo dirla tutta il pensiero mi è andato istintivamente al film "Il miglio verde". Che il protagonista si ubriachi col gin malgrado il sapore non gli piaccia affatto secondo me dà un tocco di ulteriore tragicità a quello che gli sta accadendo nell'anima. Forse due paroline in più sul perché Abram sia stato lasciato dalla famiglia avrebbero contribuito a comprendere meglio il personaggio.
Nonostante la comparsa del mostro che prende la scena, il centro del racconto è proprio la sofferenza del personaggio che è stato abbandonato da moglie e figlie e non riesce a darsi pace. Una sofferenza che alle volte viene dimenticata o sminuita nella costante ricerca di colpe e colpevoli.
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Re: Il verme
Grazie del commento. Sì, il mostro è un modo di raccontare quel dolore e anche l'ineluttabile forza del caso che alle volte, chissà per quale motivo, interviene a rimettere a posto le cose.Nuovoautore ha scritto: ↑24/11/2021, 9:47 Ciao. Mi sono soffermato sul tuo racconto incuriosito dal titolo. Mi aspettavo un horror, e forse lo è. Ma, forse, racconta anche la storia di un uomo travolto dagli eventi, incapace di liberarsi dal peso oprimente del dolore, che in quel bosco cercava un modo per porre fine ai suoi tormenti e che invece, grazie al vermone, ha trovato la forza per rimettersi in piedi.
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Storie Gotiche, del Terrore e del Mistero
antologia di opere ispirate alla paura dell'ignoto
Nella ricerca di un tema che potesse risultare gradito a più autori, ci è sembrato infine appropriato proporre un'antologia di opere il cui fattor comune fosse il brivido. Un termine per molti versi ingannevole, almeno quanto lo sono certe credenze e immagini che la ragione volutamente ignora, o perfino deride. Eppure, l'ignoto ci aspetta al varco, silenzioso e paziente, per catapultarci nello strapiombo degli incubi o nel vortice di ansie e desideri repressi.
A cura di Roberto Virdo'.
Contiene opere di: Ida Dainese, Francesca Paolucci, Marcello Rizza, Fausto Scatoli, Annamaria Ricco, Francesco Cau, Valentino Poppi, Mario Flammia, Essea, Umberto Pasqui, Enrico Teodorani, Roberto Masini, Maria Perrella, Giacomo Baù, Eliseo Palumbo, Selene Barblan, Stefano Bovi, Ibbor OB, Andrea Teodorani, Simona Geninazza, Lidia Napoli, Mario Malgieri, Michele Silvi, Ida Daneri, Alessandro Mazzi.
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Fungo più, fungo meno...
Nessuno li ha mai raccontati in maniera avvincente.
Cosa può accadere se una élite di persone geneticamente Migliore si accorge di non essere così perfetta come crede?
Una breve storia di Fantascienza scritta da Carlo Celenza, Ida Dainese, Lodovico Ferrari, Massimo Baglione e Tullio Aragona.
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Nota: questo libro non proviene dai nostri concorsi ma è opera di uno o più soci fondatori dell'Associazione culturale.
I sogni di Titano
Il "cubo sognatore" su Titano aveva rivelato una verità sconvolgente sull'Umanità, sulla Galassia e, in definitiva, sull'intero Universo, una verità capace di suscitare interrogativi sufficienti per una vita intera. Come poteva essere bonariamente digerito il concetto che la nostra civiltà, la nostra tecnologia e tutto ciò che riguardava l'Umanità… non esisteva?
"Siamo solo… i sogni di Titano", aveva riportato il comandante Sylvia Harrison dopo il primo contatto col cubo, ma in che modo avrebbe potuto l'orgoglio dell'Uomo accettarlo? Ovviamente, l'insaziabile sete di conoscenza dell'Essere umano anelava delle risposte, e la sua naturale curiosità non poteva che spingerlo alla ricerca dell'origine del cubo e delle ragioni della sua peculiare funzione.
Gli autori GLAUCO De BONA (vincitore del Premio Urania 2013) e MASSIMO BAGLIONE (amministratore di BraviAutori.it) vi presentano una versione alternativa del "Tutto" che vi lascerà senza parole. Di Glauco De Bona e Massimo Baglione.
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Nota: questo libro non proviene dai nostri concorsi ma è opera di uno o più soci fondatori dell'Associazione culturale.
La Gara 4 - Ciak, si gira!
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La Gara 43 - Cantami, o diva...
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Gara d'estate 2019 - La madre del prescelto, e gli altri racconti
A cura di Massimo Baglione.
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