Babi Yar
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Babi Yar
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Commento : Babi Yar
Se mi impegnassi a fondo, qualche suggerimento forse lo troverei.
Dalle due letture, un po' superficiali, lo ammetto, ho trovato solo qualche punteggiatura mancante. Farò un esempio: alla fine di qualche dialogo ci vedrei bene la virgola come in questo caso: «Ti ripeto di stare attento, Ludovico» mi mise in guardia…
In generale io sono per i periodi brevi e per capire quando una virgola o un punto migliorerebbero la lettura, utilizzo la lettura ad alta voce.
Veniamo al contenuto: mi spieghi perché con tutti i racconti che avrai scritto (immagino data la tua abilità di scrittura), hai voluto inviare proprio questo testo a una gara di racconti abbastanza leggeri e brevi? L’hai fatto perché volevi dei commenti in più?
Io ti do un 4 e non un cinque proprio perché “che c’azzecca”? come direbbe Di Pietro.
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Re: Babi Yar
Da tre anni partecipo alle gare, e non ne ho perduta una. Quando pubblico racconti umoristici qualcuno mi tira l'orecchio perché la leggerezza non si addice alla gara, quando i racconti son più corposi c'è chi si lamenta di questa sostanza. In tre anni ho visto gare a volte con maggioranza di racconti brevi e leggeri altre volte con l'esatto contrario. Per quanto attiene al tema il regolamento prevede, vado a memoria, libertà di contenuti, e, per quanto ho visto finora, nulla di contrario stabilisce anche la consuetudine e la prassi.
Quanto alla virgole alle fine dei discorsi diretti, di regola non ne inserisco mai. Devo aver letto da qualche parte, la mia memoria non è più quella di una volta ed è una citazione senza citazione, che è possibile ometterle.
Un caro saluto e un grazie.
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Re: Babi Yar
Cerco sempre di far tesoro delle critiche, ma per coerenza sono anche costretto a difendere il mio racconto, e il suo stile. Sostantivo che nel tuo commento assume una connotazione negativa che a mio avviso lo stile di per sé non possiede.
Cos'è uno stile letterario, o meglio uno stile in letteratura? A mio avviso è il modo di procedere, di offrire alle idee una forma e quindi una struttura, al fine di rendere il testo uniforme e anche identificabile a primo acchitto.
Quindi lo stile può essere, precisato da un aggettivo, alto, poetico, colloquiale, ma anche indicare il contenuto del testo, come la forma del poliziesco, del thriller e così via.
Reputo che lo stile sia essenzialmente forma, e quindi struttura. Sarà per una deformazione dovuta agli studi, ma la forma io ritengo che sia essenziale per un testo scritto, come lo è, ad esempio, nei nostri codici di procedura. Un processo è in primis forma entro cui si materializza la sostanza. Processo viene dal latino procedere, ossia andare avanti. Ed è quello per cui, a dispetto della volontà degli uomini, è stato creato il procedimento giuridico. Andare avanti sino all'accertamento di una verità qualunque, buona per tutti o magari solo per le parti o una sola parte o anche nessuna. Ma nel processo senza la forma non verrebbe accertatato alcunché quindi la forma precede la sostanza, non è dunque soltanto un mezzo per raggiungere il fine, ma fa parte del fine stesso.
Come in un testo scritto d'altra parte.
Ma quello che mi rimproveri è, credo, di aver dato vita a un d.d. esercizio di stile. Forse a causa dell'abuso di un linguaggio alto, forse per l'uso gratuito di vocaboli non italiani o di parti del testo non scritte in italiano, forse per l'abbondanza di particolari che non aggiungono nulla al racconto inteso come sostanza.
Eppure il racconto ti ha colpito, e fai capire per i contenuti più che per la forma.
Ma questi contenuti avrebbero posseduto l'identica forza senza quella forma, quello stile?
Per come la vedo io no. La forma è essa stessa sostanza e sono sicuro che se non avessi adoperato quel linguaggio e quel modo di organizzare il testo, di soffermarmi su particolari in apparenza irrilevanti, anche per te il racconto non avrebbe avuto il medesimo valore che ha adesso.
Molte volte sono stato preso dall'impeto di smontare per intero un testo. Perché ci vedevo qualcosa, la sostanza, ma la forma non mi convinceva. Ma in altrettante occasioni mi sono reso conto che la sostanza era il modo in cui era costruito il testo. E cambiare stile avrebbe mutato in modo irreparabile la ratio stessa di quanto avevo scritto.
Questo, è naturale, a mio avviso. E finché non avrò cambiato idea.
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Voto 5 per me
Ti segnalo tre cose:
“Indossava la divisa nero e argento delle SS, con le spalline di Standartenführer e le mostrine con i colori di un reggimento che non seppi identificare, ma su cui spiccavano due lettere che avevo imparato a temere:SD”
Manca uno spazio prima di SD
“hanno provato a eliminare il Führer per dare vita un putsch.” Non sarebbe dare vita a un putsch
«Pourqoui c'est necessaire» mormorai,
In francese la risposta a pourquoi dovrebbe essere parce que
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Re: Babi Yar
Mi guardi col telescopio, perché sei tu ad avere il talento tra noi due.
Quanto hai scritto mi ha fatto riflettere. Mi ero soffermato sulla necessità o meno di inserire delle note per agevolare la lettura, e quindi la comprensione, di termini non italiani, ma alla fine ho ritenuto che fossero essi stessi un ulteriore ostacolo alla lettura senza offrire in cambio delle informazioni rilevanti.
In fondo un testo si può leggere più volte e di volta in volta ritornare su ciò che non si è compreso o che si vuole approfondire. È il bello della lettura.
Beh, grazie di nuovo per il bell'intervento, Selene, e quanto al gelo: la temperatura si è abbassata anche qui, oggi per la prima volta da maggio niente bagno a mare.
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E' molto efficace anche la descrizione dell'amico Manfredi arruolatosi nelle Waffen SS: anche qui, ci sono precisi riferimenti storici, infatti le SS accettavano reclute non tedesche provenienti da varie nazionalità, sia di paesi alleati che di quelli occupati.
Vero è che pochissimi di loro erano ufficiali, d'altra parte Manfredi dimostra di meritare appieno quel grado (di efferatezza)... oppure no? E' invece tutta una finta, per non far sorgere sospetti nelle alte gerarchie, e dietro la facciata del fanatismo nasconde una sincera volontà di porre fine alla carneficina, o vuole solo prenderne il posto? Mi è piaciuto anche il riferimento '"alla grandiosa opera d'ingegneria sociale": all'epoca andavano per le spicce, oggi sono più sofisticati, ma il fine è sempre lo stesso.
Voto 5
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Re: Babi Yar
Va beh... paradossalmente le Waffen SS sono state il primo esercito europeo moderno. Oltre alle quattro o cinque tedesche quelle europee erano una ventina. Ce n'era pure una musulmana bosniaca. Particolarmente agguerrite erano quelle finlandesi e ungheresi, allora come oggi forse più realisti del re. Solo i comandanti di divisione, credo, fossero tedeschi, gli altri ufficiali, anche generali erano locali.
Grazie per il passaggio Andr, a rileggerti.
- Roberto Bonfanti
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Il contesto è tristemente noto: uno dei più efferati eccidi commessi dalle Einsatzgruppen sul fronte orientale, fra l'altro "dimenticato" dalle autorità sovietiche, sempre ambigue sulle implicazioni della Shoah, anche riguardo al proprio popolo.
Ben disegnate le figure dei due protagonisti, l'arrivista e calcolatore Manfredi, che ha fatto del destino il suo credo, e Ludovico, aggrappato alla sua umanità, nonostante tutto.
Il finale distopico (utopico?) ci ricorda che è la volontà a indirizzare gli eventi. Anche quando non arriva a compimento, com'è presumibile in questo caso.
Solo una curiosità, di carattere tecnico: l'Astrolite era già in uso nel 1941?
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Re: Babi Yar
Il racconto, autoconclusivo, ha un seguito autoconclusivo anche lui e distopico lui pure ambientato in un ipotetico futuro.
Un caro saluto
- Roberto Bonfanti
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Re: Babi Yar
No, ma quale esperto, sono solo curioso, mi piace documentarmi sulle cose che non conosco.Namio Intile ha scritto: ↑13/10/2021, 16:49 Non dirmi che sei un esperto di esplosivi oltre che di storia?
Grazie per le precisazioni, Namio. Ricambio il saluto.
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Sto considerando se sia il caso di mettermi in gioco, inserendo un lavoro dei miei. Di narrativa, ho scritto poco. Più che altro, ho scritto, e scrivo poesie.
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È crudo al punto giusto, vivo, sporco, umano, schifoso eppure dolce a tratti, come immaginiamo che sia stata la guerra vera.
E fantastico, il che è poi IL piano narrativo della vicenda.
Ma... Perché non finisce qui? È bello, ok, e magari leggendo il resto sarebbe stato ulteriormente fantastico, e forse il regolamento non obbliga a presentare racconti completi, ma arrivare lì e trovarsi la vicenda troncata dopo aver teso tanto l'attesa del lettore è davvero irritante.
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Re: Babi Yar
E, a scanso di equivoci, Marino, il racconto finisce qui. Mi pare che il finale ci sia, seppure lasci spazio all'immaginazione. Una prosecuzione ideale, e distopica anch'essa, avverrà in un altro tempo e in un altro luogo, ma se non l'avessi anticipato nulla quaestio.
Questo racconto è autoconclusivo.
Quanto ai refusi, d'accordo ci sono, ma segnalarli sarebbe più costruttivo almeno per me. Così li posso solo immaginare come tu un finale alternativo.
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Da un lato, qualche perplessita' sulla forma, cose soggettive come per esempio la mia preferenza per frasi brevi, senza tanti incisi e virgole all'interno... roba da poco ma che in un racconto complesso, lungo e magnificamente strutturato disturbano appena un poco. Dall'altro, l'ammirazione per un lavoro cosi' sentito, cosi' ben scritto e davvero articolato alla grande,
Tutti i miei complimenti e tutta la mia ammirazione, oltre che , ovviamente, un voto molto alto
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- ma non meno pericolose - qualcosa di analogo percepisco nell'aria... e mi terrorizza. Spero ardentemente di sbagliarmi e che il mio sentore sia solo dettato dal periodo assai buio che abbiamo, tutti, vissuto e stiamo vivendo. Il tuo racconto mi è piaciuto molto, è scritto con la consueta tua precisione e correttezza. Anche per me le sigle riportate, e assai ripetute, sono risultate difficili, sia da leggere che da capire. Hai però descritto al meglio la mostruosità delle guerre: con i personaggi malvagi, le stragi di innocenti, e di coloro che hanno mantenuto, nonostante tutto, il cuore puro. Emozioni, tristezza e... paura. Il tuo racconto mi ha riportato a ciò che è capace la belva umana. Allora i perseguitati erano gli ebrei, oggi altro... ma sempre di discriminazione si parla. E' triste davvero prenderne atto. Bravo! Massimo dei voti, 5
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Re: Babi Yar
Ho provato poi a inserire una storia minima, quella del bordello, per cercare di avvicinare il lettore alla storia narrata. Si comprende più ciò che è piccolo rispetto a ciò che à grande e credo che abbia funzionato.
Una delle tante funzione della Storia, o della storiografia come direbbe qualcuno, non è quella di metterci in guardia sull'identico affinché non si ripeta (ciò che è accaduto non ritorna mai con le medesime modalità), ma di offrirci i mezzi critici per capire dove si annida l'identico nell'inevitabile diversità.
Il conformismo creato dalle dittature del secolo passato è assimilabile al conformismo delle democrazie contemporanee? Lascio al lettore la domanda.
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Re: Babi Yar
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Re: Babi Yar
Ti ringrazio Namio per le utili precisazioni, mi ha fatto piacere apprenderne i dettagli che non conoscevo minimamente. Circa l'ultima tua frase, già, che ognuno si ponga delle domande... Non è questo il luogo adatto per altri discorsi... CiaoNamio Intile ha scritto: ↑29/10/2021, 16:26 Ciao, Laura. Contento che il racconto ti sia piaciuto. Gli Einsatzgruppen erano delle unità speciali delle SS che si occupavano, nelle fasi iniziali del genocidio, di eliminare fisicamente gli ebrei come gli zingari, i bolscevichi come gli omosessuali e via discorrendo. Dovendolo fare vis à vis e a mani nude, ne uscivano psicologicamente distrutti, per questo motivo sono state inventate le camere a gas, per preservare la salute mentale delle SS. Lo CSIR era il corpo di spedizione italiano in Russia, che precedette la formazione dell'Armir, armata italiana in Russia, per gli acronimi. Quanto ai termini, Gruppenfuhrer, o Standartenfuhrer, sono gradi delle SS corrispondenti pressappoco agli italiani Generale di Corpo d'Armata e Colonnello.
Ho provato poi a inserire una storia minima, quella del bordello, per cercare di avvicinare il lettore alla storia narrata. Si comprende più ciò che è piccolo rispetto a ciò che à grande e credo che abbia funzionato.
Una delle tante funzione della Storia, o della storiografia come direbbe qualcuno, non è quella di metterci in guardia sull'identico affinché non si ripeta (ciò che è accaduto non ritorna mai con le medesime modalità), ma di offrirci i mezzi critici per capire dove si annida l'identico nell'inevitabile diversità.
Il conformismo creato dalle dittature del secolo passato è assimilabile al conformismo delle democrazie contemporanee? Lascio al lettore la domanda.
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Re: Babi Yar
Se non altro per evitare la sgradevole sensazione di non aver meritato, non solo la lettura del racconto, ma anche la possibilità di un confronto o di un chiarimento qualunque.
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Se proprio devo essere 'cattivo', per i miei gusti è lungo; ma mi rendo conto che una storia così va raccontata così, lunghezza compresa.
Bravo!
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Re: Babi Yar
Quanto ai tuoi interrogativi, Francesco, Gruppenfuhrer e Standartenfuhrer sono gradi di ufficiali delle SS corrispondenti a quelli militari rispettivamente di generale di corpo d'armata e colonnello. Gli Einsatzgruppen erano unità per lo più delle SS impiegate inizialmente durante la campagna di Russia per sterminare ebrei, zingari e i quadri del Partito Comunista Sovietico. Il CSIR era il corpo di spedizione italiano in Russia trasformatosi l'anno dopo, nel 1942, in ARMIR, Armata italiana in Russia. Mentre la LAH era la prima divisione delle Waffen SS (SS combattenti), quella costruita da Sepp Dietrich nel 1933. Era una divisione corazzata, la più forte, la più temibile. L'acronimo sta per Leibestandarte Adofl Hitler, Guardia del Corpo di Adolf Hitler.
Le Waffen SS divennero in pratica l'esercito del NSDAP, il partito nazional socialista dei lavoratori tedeschi, i cui organici e il cui operato non dipendeva dalla Wehrmacht o dall'OKW o dall'OKH, ma soltanto da Himmler e da Hitler in persona.
E alcune unità specializzate, come l'SD (Sicherheitdienst o Dipartimento Sicurezza, una sorta di CIA ed FBI alla Hoover insieme) di Reinhard Heydrich in definitiva rispondevano solo a loro stesse.
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scritto benissimo e con fantastiche descrizioni, pur essendo di una certa lunghezza scorre fino al termine senza intoppi.
l'unico appunto che posso fare, come ha scritto qualcun altro, è relativo alle virgole: in alcuni punti sono di troppo e in altri mancano, però comincio a pensare che siano punti di vista e niente altro.
io modificherei, ma questo non inficia la bellezza della storia e la sua efficacia.
voto alto, molto alto
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Ben fatto, ci sono almeno 100.000 buone ragioni per ricordare.
"Diafolo" d'un Manfredi: demone che si finge demone al fine di perpetrare un piano diabolico. In molteplici sensi.
Un solo appunto sul l'esplosivo.
Sorvolando sulla corrispondenza temporale già detta.
L'astrolite ha un odore caratteristico di pesce marcio.
Tanto è vero che alcuni anni orsono una cellula terroristica di al-Qa‛ida aveva escogitato uno stratagemma affinché quell'odore non tradisse il loro scellerato proposito. Infatti se quel liquido viene versato su indumenti o altro e lasciato seccare è possibile farlo detonare anche fino a quattro giorni dopo il rilascio. Quindi come mai Ludovico che sente bene l'odore di alcol dei "crucchi" fuori di testa non percepisce quell'odore? Non mi dirai che i teutonici dell'epoca avevano già scambiato quattro chiacchere con i loro colleghi storditi di al-Qa‛ida in un altro salto temporale? Puntiglio a parte per me voto 5. Bravo Zulu, Namio.
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Un lavoro Fantastico
Antologia di opere ispirate a lavori inventati e ai mestieri del passato riadattati al mondo attuale.
A cura di Massimo Baglione.
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Antologia visual-letteraria (Volume tre)
Questa antologia a tema libero è stata ispirata dalle importanti parole di Sam L. Basie:
Dedicato a tutti coloro che hanno scoperto di avere un cervello, che hanno capito che non serve solo a riempire il cranio e che patiscono quell'arrogante formicolio che, dalle loro budella, striscia implacabile fino a detonare dalle loro mani. A voi, astanti ed esteti dell'arte.
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Carosello
antologia di opere ispirate dal concetto di Carosello e per ricordare il 40° anniversario della sua chiusura
Nel 1977 andava in onda l'ultima puntata del popolare spettacolo televisivo serale seguito da adulti e bambini. Carosello era una sorta di contenitore pubblicitario, dove cartoni animati e pupazzetti vari facevano da allegro contorno ai prodotti da reclamizzare. Dato che questo programma andava in onda di sera, Carosello rappresentò per molti bambini il segnale di "stop alle attività quotidiane". Infatti si diffuse presto la formula "E dopo il Carosello, tutti a nanna".
Per il 40° anniversario della sua chiusura, agli autori abbiamo chiesto opere di genere libero che tenessero conto della semplicità che ha caratterizzato Carosello nei vent'anni durante i quali è andato felicemente in onda. I dodici autori qui pubblicati hanno partecipato alle selezioni del concorso e sono stati selezionati per questo progetto letterario. Le loro opere sono degni omaggi ai nostri ricordi (un po' sbiaditi e in bianco e nero) di un modo di stare in famiglia ormai dimenticato.
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Contiene opere di: Giorgio Leone, Enrico Teodorani, Cristina Giuntini, Maria Rosaria Spirito, Francesco Zanni Bertelli, Serena Barsottelli, Alberto Tivoli, Laura Traverso, Enrico Arlandini, Francesca Rosaria Riso, Giovanni Teresi, Angela Catalini.
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La Gara 40 - La musica è letteratura
A cura di Antonella Pighin.
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La Gara 62 - La famiglia
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La Gara 18 - Brividi a Natale
A cura di Mastronxo.
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