Levare l'ancora

Spazio dedicato alla Gara stagionale d'autunno 2021.

Votazione

Sondaggio concluso il 22/12/2021, 23:00

1 - non mi piace affatto
1
5%
2 - mi piace pochino
2
10%
3 - si lascia leggere
3
15%
4 - è bello
7
35%
5 - mi piace tantissimo
7
35%
 
Voti totali: 20

Selene Barblan
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Re: Levare l'ancora

Messaggio da leggere da Selene Barblan »

Selene Barblan ha scritto: 31/10/2021, 19:55 Ciao Mariovaldo, grazie per la resilienza 😃 riguardo i neuroni non voglio contraddirti ma quelli che hai lavorano al 1000 per mille a giudicare da come scrivi! Tornando a ciò che ho scritto io sono felice già del fatto che non passi inosservato e che sia scritto bene. Grazie quindi per il commento e il bel voto!
Intendevo il 1000 per cento, W la matematica 😅
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Marino Maiorino
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Messaggio da leggere da Marino Maiorino »

Difficile, da seguire, da capire e da commentare, il che non è un male ma solo indice della profondità del racconto. Forse troppo difficile in uno spazio così ridotto: è come essere presi, ficcati a forza in una vita moooolto diversa dalla norma, e giungere all'epilogo in un pugno di righe.
Crudo e diretto, mi pare contenga un elemento troppo discordante con la storia stessa: la signora (credo di capire) è la madre di qualche bambino che sarà iscritto a quella scuola. Sembra la presentazione di un corso di studi. Eppure, proprio in quel momento, quando la vita di su@ figli@ sta per cominciare una nuova tappa, lei preferisce abbandonare il mondo?
L'elemento discordante è proprio l'assenza di quest@ figli@: il racconto resta solo il ritorno di una persona a un ambiente nel quale è stata trattata da "diversa", e dal quale preferisce andar via (e dal resto del mondo). In altre parole, a me è mancato il richiamo terreno, il dissidio che la reale esistenza di un figli@ avrebbe causato, in chiunque, anche in un autistico estremo.
«Amare, sia per il corpo che per l'anima, significa creare nella bellezza» - Diotima

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Selene Barblan
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Marino Maiorino ha scritto: 03/11/2021, 8:03 Difficile, da seguire, da capire e da commentare, il che non è un male ma solo indice della profondità del racconto. Forse troppo difficile in uno spazio così ridotto: è come essere presi, ficcati a forza in una vita moooolto diversa dalla norma, e giungere all'epilogo in un pugno di righe.
Crudo e diretto, mi pare contenga un elemento troppo discordante con la storia stessa: la signora (credo di capire) è la madre di qualche bambino che sarà iscritto a quella scuola. Sembra la presentazione di un corso di studi. Eppure, proprio in quel momento, quando la vita di su@ figli@ sta per cominciare una nuova tappa, lei preferisce abbandonare il mondo?
L'elemento discordante è proprio l'assenza di quest@ figli@: il racconto resta solo il ritorno di una persona a un ambiente nel quale è stata trattata da "diversa", e dal quale preferisce andar via (e dal resto del mondo). In altre parole, a me è mancato il richiamo terreno, il dissidio che la reale esistenza di un figli@ avrebbe causato, in chiunque, anche in un autistico estremo.
Ciao Marino; sono d’accordo, dà molto spazio all’interpretazione e dà molte poche risposte. È sicuramente rischioso perché può confondere le idee o lasciare insoddisfatti, però ha anche come effetto quello di ricevere commenti interessanti e pensati come il tuo. Non darò una vera e propria spiegazione ma ne terrò conto per ciò che scriverò in futuro. Intanto ti ringrazio per il tuo commento e per aver dedicato attenzione e tempo alla lettura.
Messedaglia
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Messaggio da leggere da Messedaglia »

Buongiorno Selene,
il racconto mi è piaciuto molto, solo, se posso, ho trovato il senso un po’ troppo criptico, ho dovuto anch’io, come qualcun altro che mi ha preceduto nei commenti, scervellarmi non poco per metterne insieme tutti i pezzi. Leggendo le tue risposte mi pare di capire che sia un po’ un tuo marchio di fabbrica. Allo stesso tempo questo genere di racconti, sospesi tra sogno e realtà, mi intrigano non poco, così come trovo interessante e soprattutto molto originale il tuo approccio narrativo, di sicuro andrò a leggermi presto qualche altra tua opera. Voto 4.
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Ishramit
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Messaggio da leggere da Ishramit »

Davvero ottimo, in ogni senso. Il progressivi straniamenti, lo scivolamento della coscienza mi sembra reso molto bene (anche se forse un po' lucido/lineare, ma d'altronde per molti è troppo poco lineare!) E l'irrompere delle frasi della professoressa svolge appieno il compito di calare il lettore nella coscienza della protagonista. Il vero limite è l'assenza di una soluzione di continuità con l'epilogo. Sarebbe potuta essere anche soltanto grafica, tre trattini
- - -
E il cambiamento del punto di osservazione non avrebbe confuso il lettore anche senza bisogno di aggiungere ulteriori spiegazioni. Ma non è certo una mancanza tale da condizionare la valutazione.
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Fausto Scatoli
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Messaggio da leggere da Fausto Scatoli »

io l'ho letto con piacere ed è filato liscio come l'olio.
anche per me è piuttosto onirico, ma siccome ne ho scritti dello stesso genere sono entrato subito in sintonia.
l'unico appunto che faccio è il paragrafo finale.
certo, è chiaro che il passaggio dalla prima alla terza persona è obbligato, ma proprio per questo avrei messo in corsivo i pensieri della protagonista.
in goni caso lo trovo un ottimo lavoro.
l'unico modo per non rimpiangere il passato e non pensare al futuro è vivere il presente
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Selene Barblan
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Messaggio da leggere da Selene Barblan »

Fausto Scatoli ha scritto: 14/11/2021, 20:45 io l'ho letto con piacere ed è filato liscio come l'olio.
anche per me è piuttosto onirico, ma siccome ne ho scritti dello stesso genere sono entrato subito in sintonia.
l'unico appunto che faccio è il paragrafo finale.
certo, è chiaro che il passaggio dalla prima alla terza persona è obbligato, ma proprio per questo avrei messo in corsivo i pensieri della protagonista.
in goni caso lo trovo un ottimo lavoro.
Grazie mille Fausto per l'apprezzamento, penso sia buona l'idea di mettere in corsivo il finale. Adesso dedico un pò di tempo a commentare gli altri racconti, poi mi ci metterò anche con la revisione del testo secondo anche tutti gli altri commenti ricevuti.
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Messaggio da leggere da Ibbor OB »

Di solito le descrizioni dettagliate non mi piacciono moltissimo, devo dire però che in questo racconto sono parte integrante della narrazione e portano il lettore per mano fino all'epilogo che inoltre veniva in qualche modo suggerito dal titolo. Il testo è scritto molto bene senza dubbio. Le immagini sono così vivide che rimangono impresse.
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La Gara 50 - La Verità

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Déjà vu - il rivissuto mancato

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antologia poetica di AA.VV.

Talvolta, a causa di dinamiche non sempre esplicabili, uno strano meccanismo nella nostra mente ci illude di aver già assistito a una scena che, in realtà, la si sta vivendo solo ora. Il dèjà vu diventa così una fotocopia mentale di quell'attimo, un incontro del pensiero con se stesso.
Chi non ha mai pensato (o realmente vissuto) un'istantanea della propria vita, gli stessi gesti e le stesse parole senza rimanerne perplesso e affascinato? Chi non lo ha mai rievocato come un sogno o, perché no, come un incubo a occhi aperti?
Ventitrè autori si sono cimentati nel descrivere le loro idee di déjà vu in chiave poetica.
A cura di Francesco Zanni Bertelli.

Contiene opere di: Alberto Barina, nwAngela Catalini, Enrico Arlandini, nwEnrico Teodorani, nwFausto Scatoli, Federico Caruso, Francesca Rosaria Riso, Francesca Gabriel, nwFrancesca Paolucci, nwGabriella Pison, nwGianluigi Redaelli, Giovanni Teresi, Giuseppe Patti, nwIda Dainese, nwLaura Usai, nwMassimo Baglione, Massimo Tivoli, Pasquale Aversano, nwPatrizia Benetti, Pietro Antonio Sanzeri, nwSilvia Ovis, nwUmberto Pasqui, nwFrancesco Zanni Bertelli.

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