La notte che Sigfrido ha ucciso il drago

Spazio dedicato alla Gara stagionale d'inverno 2021/2022.

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La notte che Sigfrido ha ucciso il drago

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La notte che Sigfrido ha ucciso il drago

Devo farlo, non solo per Marta, ma anche per le troppe vite che s’è portato via l’alito di quel maledetto drago.
Sono settimane che ci penso. E questa… è la notte perfetta: la nebbia si è palesata risalendo i ripidi argini del fiume dopo che l’ultimo brandello di un rosso tramonto autunnale si è riflesso nell’acciaio inossidabile del grande silo, inquietante totem che si erge maestoso all’interno della fabbrica di morte sorta sulla riva est.
Il fiume, largo una ventina di metri all’apice delle due sponde, divide la zona residenziale di un comune, a ovest, dalla fabbrica che produce chissà quali schifezze sita nel comune sulla riva opposta.

***

Quando il silo s’accese dell’ultimo bagliore del Sole morente, ero là, sul ponte pedonale in legno d’abete lamellare che ha sostituito il vecchio ponticello in cemento, demolito dopo che una piena aveva scalzato il pilone centrale decretandone la fine.
Ero là a osservare il drago che emettendo un suono sinistro, la sua voce inquietante, soffiava fumo dalla valvola di sfiato del grande silo centrale e dalle giunture dei tubi che lo collegano al corpo di fabbrica e ad altri cinque sili più piccoli che gli fanno da corona. “I figli che ciucciano il fuoco dal ventre del drago”, pensai, rammentando l’immagine che mi sovvenne anni prima, quando ero stato assunto nella fabbrica sorta di là dal fiume.
«Pensa che fortuna, Marta,» avevo detto quel giorno a mia moglie, «non devo nemmeno prendere la corriera: esco di casa, faccio trecento metri, attraverso il ponticello, percorro altri cento metri e sono al lavoro.»
Marta aveva annuito felice, ignara del pegno che lei e molti altri vicini di casa sarebbero stati chiamati a pagare nel corso degli anni: il drago assicurava un ottimo stipendio, ma in cambio ogni giorno si prendeva un pezzetto di vita di chi abitava le case sulla sponda opposta del fiume.

Quando la nebbia salendo dall’acqua del fiume, inquinata dalle deiezioni del drago e dagli innumerevoli sbocchi fognari, civili e industriali, che scaricano nel suo alveo a monte oltre che a valle, iniziò a distendersi nella brughiera… lanciai un’occhiata sinistra ai silo illuminati a giorno da potenti fotocellule. «Stanotte Sigfrido spegnerà per sempre i tuoi occhi, maledetto drago», ghignai rabbioso. Poi girai sui tacchi e me ne tornai a casa.

***

Come mio padre e ancora prima mio nonno, sono nato in questa via dal nome così poco attraente, se non addirittura rabbrividente. Nome che, a detta dei vecchi: «Allunga la vita!»
A memoria di mio padre, e di riflesso di mio nonno, il triste primato per il decesso del residente più giovane, riguardava un contadino che aveva tirato le cuoia nel suo letto alla soglia dei novant’anni. Quello del più anziano, apparteneva a un mungitore che aveva deciso di salutare il mondo alla tenera età di anni centootto, mentre torceva il collo a una gallina prima di spennarla.
Sono primati obsoleti, impossibili, nonostante i progressi della medicina, da replicare ai giorni nostri.
A quei tempi, “via del cimitero” era ancora una strada sterrata: una lunga fila di case rurali e una cascina occupavano il lato ovest della via, mentre sull’altro lato la distesa di campi da coltivare si allungava sino all’argine del fiume.
Avevo otto anni quando, con occhi carichi di meraviglia, seduto sulla soglia dell’uscio di casa con i gomiti sulle ginocchia e i pugni piantati sotto il mento, osservavo lo schiacciasassi pressare l’ancor fumante manto d’asfalto, disteso poco prima da operai sfatti dal calore in una caldissima giornata di metà luglio.
Ne avevo trenta quando, dopo aver ristrutturato la casa del nonno, c’ero andato ad abitare con mia moglie.
Ne avevo trentadue, quando dalla finestra della nostra camera vedevo il drago d’acciaio e cemento nascere e crescere giorno dopo giorno di là dal fiume. In contemporanea con le villette a schiera che fagocitavano il verde dei prati sull’altro lato della via.
Ne avevo trentacinque, quando avevo letto il bando di assunzione esposto nella bacheca del comune.

Ricordo con immutato affetto e profonda tristezza la signora Gondrani, gentilissima ed affabile vicina di casa, che dopo aver preso possesso della sua nuova dimora (la viletta di testa di una lunga schiera), aveva organizzato una raccolta di firme tra i residenti per cambiare il nome, a suo dire addirittura “terrificante”, alla via.
Io avevo provato a dissuaderla, spiegandole che in fondo quel nome portava pure bene, dato che la longevità dei residenti storici non era riscontrabile in nessun'altra via o quartiere del paese. Ma la maggioranza aveva deciso di portare le firme in comune. Così, tre mesi dopo, “via del cimitero” era mutato nel più grazioso toponimo “via dei prati fioriti”. Anche se i prati fioriti, per la gran parte giacevano da tempo immemore sotto le villette a schiera dei nuovi residenti.
Intanto, l’alito infetto del drago lavorava silente; mentre la sua voce lamentosa si faceva sentire, giorno e notte, a intervalli più o meno regolari… Il soffio più fastidioso per le orecchie dei residenti, era quello che aveva sostituito il canto mattutino dell’ultimo gallo presente nella cascina ormai in disarmo.

La prima sfortunata vittima del drago, era stata proprio la signora Gondrani: il tumore al seno l’aveva spedita al creatore in soli due anni.
Ma quando i casi di tumore, al polmone, alla prostata e al fegato si moltiplicarono, allora tutti quanti compresero che invece d’impegnarsi per cambiare il nome alla via, sarebbe stato meglio lottare per far chiudere la fabbrica di morte.
E da lì partirono le manifestazioni… che, naturalmente, non portarono da nessuna parte.
Anch’io, nonostante rischiassi il licenziamento, ero in prima fila a protestare. Ma già il fatto di non aver subito nemmeno una reprimenda dalla proprietà, certificava il fatto che le nostre proteste erano state assorbite come acqua fresca da chi aveva anteposto il profitto alla salute.

***

Sono trascorsi quindici anni dall’ultima protesta davanti alla fabbrica. I residenti continuano a morire. Mia moglie, a sessantasette anni, giace in un letto d’ospedale devastata da un tumore al fegato con metastasi estese a tutti gli organi vitali. Io ne ho settanta e sono pensionato da cinque, e da quando ho compreso che il male me la sta portando via, sono ancora più convinto che è stato l’alito del drago a renderla sterile, a toglierci la gioia di concepire quel figlio tanto desiderato.
Ora si è ammalato anche il figliolo di un vicino: ha soltanto sei anni e la leucemia gli sta prosciugando le ultime stille d’energia vitale. E questo è davvero troppo. La misura è colma… in verità lo è da tempo, da troppo tempo. Se nessuno si prende la responsabilità, lo farò io: ucciderò il drago!
Se possedessi la spada di Sigfrido, l’arma capace di spaccare un’incudine a metà, sarebbe tutto più facile: un fendente alla recinzione d’acciaio per aprirsi un varco, un altro al corpaccione d’acciaio del drago per sventrarlo, e via andare.
Ma un buon tronchese e una grossa chiave inglese la sapranno sostituire degnamente: con il tronchese taglierò le maglie d’acciaio, entrerò nel regno del drago, salirò sopra la sua testa; poi, usando la chiave inglese, stringerò con forza il bullone che serra la molla della valvola di sfiato... e di lì a poco più di un’ora… BOOM!
Ci ho passato gli anni migliori della mia vita, là dentro. Trent’anni trascorsi ad accudire il drago, sono serviti a scoprire il suo punto debole… non fallirò! La nebbia mi permetterà di non essere inquadrato dalle telecamere mentre, camminando rasente il muro di cinta, raggiungerò il lato chiuso dalla recinzione d’acciaio. E quando avrò fatto, via! Andrò all’ospedale e attenderò insieme a Marta di udire il boato, l’urlo agghiacciante del drago morente… I danni collaterali, se tutto andrà come previsto, non dovrebbero contemplare la perdita di vite umane: di notte c’è solo il guardiano, chiuso nel suo gabbiotto, a presidiare l’ingresso, e il corpo di fabbrica sarà una barriera più che sufficiente a ripararlo dall’esplosione del silo. Forse l’onda d’urto manderà in frantumi qualche vetro delle finestre; probabilmente dei detriti finiranno nei giardini, sui tetti… un costo accettabile se servirà a far chiudere definitivamente la fabbrica di morte.

E’ ora di andare. Lascerò la porta aperta e una lettera che spiega tutto sopra il tavolo.
Quando avrò fatto, non tornerò a casa… andrò direttamente da Marta e cercherò di alleviare le sue immani sofferenze, raccontandole che stanotte Sigfrido ha ucciso il drago… giurerò di averlo visto con i miei occhi impugnare la spada a due mani e affondarla nel cranio dell’essere demoniaco. E quando udiremo un urlo terrificante uscire da fauci fiammeggianti… per convincerla che è tutto vero la prenderò in braccio e la porterò accanto alla finestra aperta, così che possa non solo udire, ma anche vedere con i suoi stanchi occhi l’ultimo rantolo infuocato del drago… E poi… poi voleremo insieme, per raggiungere un luogo dove non ci saranno draghi a soffiare morte e dolore.

FINE
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Re: La notte che Sigfrido ha ucciso il drago

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Non riesco a capire perché il racconto non rientra tra quelli in gara. Accanto al titolo esce (manca sondaggio). Qualcuno può essere così gentile da spiegarmi il significato e cosa fare per inserirlo tra i racconti in gara? Grazie.
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Re: La notte che Sigfrido ha ucciso il drago

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Nuovoautore ha scritto: 27/12/2021, 10:42 Non riesco a capire perché il racconto non rientra tra quelli in gara. Accanto al titolo esce (manca sondaggio). Qualcuno può essere così gentile da spiegarmi il significato e cosa fare per inserirlo tra i racconti in gara? Grazie.
Mancava il sondaggio. L'ho aggiunto io.
Per sapere cosa significa, ti rimando alle istruzioni delle Gare.
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Re: La notte che Sigfrido ha ucciso il drago

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Ti ringrazio per aver risolto il problema. Ma ora mi accorgo che il racconto, nonostante abbia commentato due testi, non rientra tra quelli in gara. Essendo un po' imbranato con le nuove tecnologie, probabilmente ho sbagliato qualche passaggio. Se puoi spiegarmi cosa, te ne sarei immensamente grato. Ciao e grazie ancora, Massimo.
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Re: La notte che Sigfrido ha ucciso il drago

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Sto intervenendo su un problema nel calcolo dei voti che mi è stato segnalato. Appena possibile dovrebbe essere tutto a posto.
Intanto voi scrivete, commentate e votate! :-)
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Re: La notte che Sigfrido ha ucciso il drago

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Nuovoautore, controlla di aver messo "Commento" come titolo ai commenti, altrimenti non funzionano.
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Francesco Pino ha scritto: 27/12/2021, 18:07 Bravo Nuovoautore, bella storia. Il gesto disperato di un settantenne diventa quasi eroico agli acchi del lettore.
Tanti lo chiamano progresso e forse una volta lo era, oggi è solo capitalismo sulla pelle della gente (nessuna intenzione di fare politica, è solo che mi sembra il termine più giusto). Di mostri come questo drago nella nostra storia recentissima ne abbiamo visti diversi… e ancora ne vedremo.
La storia scorre senza problemi e le descrizini mi sembrano sintetiche e valide allo stesso tempo. Ti segnalo solamente che usi "piuttosto che" in maniera errata.
Io ti do 4
Hai ragione, mi era già stato fatto notare in passato, e per un po' ho usato: oltre che. Ma poi, l'abitudine dovuta al fatto di trovare: piuttosto che, citato in tutte le salse, giornalistiche e non, in televisione, sui giornali e nei dialoghi, ha preso di nuovo il sopravvento, ed è tornato prepotentemente a invadere i miei testi. Ti ringrazio molto per avermelo fatto notare, ora provo a correggerlo, sperando di riuscirci vista la mia conclamata difficoltà ad interfacciarmi con le nuove tecnologie. Ciao, Francesco.
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Ben scritto, mi piace come usi gli aggettivi. Hai scelto anche un tema spinoso di cui non si parla mai abbastanza. Buone le descrizioni. Il rischio è di cadere nella retorica, ma hai conferito un'aura in parte donchisciottesca al protagonista, cosa su cui potresti calcare anche di più, forse. Finale amaro, purtroppo non imprevedibile, quasi obbligato. Buona prova, direi
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RobertoBecattini ha scritto: 28/12/2021, 10:09 Ben scritto, mi piace come usi gli aggettivi. Hai scelto anche un tema spinoso di cui non si parla mai abbastanza. Buone le descrizioni. Il rischio è di cadere nella retorica, ma hai conferito un'aura in parte donchisciottesca al protagonista, cosa su cui potresti calcare anche di più, forse. Finale amaro, purtroppo non imprevedibile, quasi obbligato. Buona prova, direi
L'inquinamento ambientale, è il tema, il problema, temo irrisolvibile, del nuovo millenio. Ti ringrazio. Ciao, Roberto.
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L'infame ricatto "lavoro o salute" è ormai consuetudine, in Italia e altrove: Porto Marghera, Taranto, Casale Monferrato... e tanti altri.
Concordo col commento sopra che hai evitato la retorica, e il racconto scorre bene fino alla conclusione; forse solo un dettaglio (in un impianto moderno, dubito che basti manomettere una valvola: ti consiglio il C4). Voto 4
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Andr60 ha scritto: 29/12/2021, 11:30 L'infame ricatto "lavoro o salute" è ormai consuetudine, in Italia e altrove: Porto Marghera, Taranto, Casale Monferrato… e tanti altri.
Concordo col commento sopra che hai evitato la retorica, e il racconto scorre bene fino alla conclusione; forse solo un dettaglio (in un impianto moderno, dubito che basti manomettere una valvola: ti consiglio il C4). Voto 4
Ah ah ah. Come si suole dire: Il C4 sarebbe la morte sua, del povero Sigrfrido del terzo millenio, intendo; che rischierebbe anche di far tabula rasa dell'intero corpo di fabbrica e pure delle villette a schiera. Ti ringrazio. Ciao, Andr.
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Ciao, se non mi sbaglio questo è il tuo secondo racconto pubblicato qui, su "Bravi Autori". E devo dire cha anche questo mi è piaciuto. L'argomento è di grande attualità visto i problemi ambientali che siamo tutti obbligati a vivere a causa del menefreghismo di chi inquina e di chi non mette freno a simili scempi. La storia che hai creato attorno a questo tema è molto bella e tenera, le descrizioni del luogo, del prima e del dopo, sono molto suggestive e, soprattutto, incisive. Il finale, che finalmente riscatta da tanta sofferenza, lo trovo poetico: incantevole la parte in cui va a trovare Marta per raccontarle del drago... Per poi incamminarsi assieme nel luogo di pace, senza più draghi. Bravo, complimenti, per me il più bel racconto letto sino ad ora in questa gara.
P.S. ho sbagliato a votare, vorrei assegnare a questo racconto un 5 invece che il 4 che erroneamente ho messo. Chiedo a Massimo se è possibile, grazie
Ultima modifica di Laura Traverso il 29/12/2021, 19:17, modificato 1 volta in totale.
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Re: La notte che Sigfrido ha ucciso il drago

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Massimo Baglione ha scritto: 27/12/2021, 14:12 Sto intervenendo su un problema nel calcolo dei voti che mi è stato segnalato. Appena possibile dovrebbe essere tutto a posto.
Intanto voi scrivete, commentate e votate! :-)
Massimo, ho sbagliato a votare "Sigfrido e il drago". Puoi gentilmente cambiare il mio 4 con un 5? Grazie
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Laura Traverso ha scritto: 29/12/2021, 19:07 Ciao, se non mi sbaglio questo è il tuo secondo racconto pubblicato qui, su "Bravi Autori". E devo dire cha anche questo mi è piaciuto. L'argomento è di grande attualità visto i problemi ambientali che siamo tutti obbligati a vivere a causa del menefreghismo di chi inquina e di chi non mette freno a simili scempi. La storia che hai creato attorno a questo tema è molto bella e tenera, le descrizioni del luogo, del prima e del dopo, sono molto suggestive e, soprattutto, incisive. Il finale, che finalmente riscatta da tanta sofferenza, lo trovo poetico: incantevole la parte in cui va a trovare Marta per raccontarle del drago… Per poi incamminarsi assieme nel luogo di pace, senza più draghi. Bravo, complimenti, per me il più bel racconto letto sino ad ora in questa gara.
P.S. ho sbagliato a votare, vorrei assegnare a questo racconto un 5 invece che il 4 che erroneamente ho messo. Chiedo a Massimo se è possibile, grazie
Sì, è il secondo che pubblico in gara. Sul sito, invece, ne ho già pubblicati quasi una trentina, di vari generi. Per quanto riguarda la votazione, non te la prendere, va benissimo così. Il tuo commento recensione, vale molto più di qualsiasi punteggio. Ti ringrazio. Ciao, Laura.
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Re: La notte che Sigfrido ha ucciso il drago

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Laura Traverso ha scritto: 29/12/2021, 19:15 Massimo, ho sbagliato a votare "Sigfrido e il drago". Puoi gentilmente cambiare il mio 4 con un 5? Grazie
No, non posso farlo.
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Re: La notte che Sigfrido ha ucciso il drago

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Racconto poetico e impegnato allo stesso tempo. Un urlo al buonsenso cosiddetto. Bravo. 5
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Re: La notte che Sigfrido ha ucciso il drago

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Egidio ha scritto: 30/12/2021, 6:26 Racconto poetico e impegnato allo stesso tempo. Un urlo al buonsenso cosiddetto. Bravo. 5
È un tema drammaticamente attuale, di difficile se non impossibile soluzione. Ti ringrazio. Ciao, Egidio.
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Re: La notte che Sigfrido ha ucciso il drago

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Ricordatevi di specificare esattamente "Commento" nel campo "Titolo" del messaggio usato per commentare le opere in Gara (senza prefissi come "Re:" o altro), altrimenti non verranno conteggiati dal sistema, grazie!
Se invece state solo rispondendo, non serve specificare.
Ricordatevi anche che il testo del commento deve essere lungo almeno 200 battute.
Vi rimando alle istruzioni delle Gare letterarie.
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Commento: La notte che Sigfrido ha ucciso il drago

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La storia è bella ma il ritmo è mutevole: all'inizio sembra un poema epico con toni e uso di termini pertinenti, poi cambia e perde un po' di fascino. Alcune frasi abbondano di aggettivi, come pure di ..., non sempre necessari
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Re: Commento: La notte che Sigfrido ha ucciso il drago

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ElianaF ha scritto: 31/12/2021, 18:15 La storia è bella ma il ritmo è mutevole: all'inizio sembra un poema epico con toni e uso di termini pertinenti, poi cambia e perde un po' di fascino. Alcune frasi abbondano di aggettivi, come pure di… , non sempre necessari
Ciao, Eliana. Per quanto riguarda l'abbondanza di punti di sospensione, devi considerare che il racconto è narrato in prima persona dal protagonista che, visto il dramma che si sta consumando, è comprensibilmente scosso, agitato, arrabiato, è questo il motivo che lo costringe a fare delle pause, a volte perché costretto dalla foga a prendere fiato, in altre occasioni per riordinare le idee e ripartire con la narrazzione. Senza pause, a mio parere, ne sarebbe uscita una narrazzione troppo asettica, che sarebbe andata benissimo se la voce narrante fosse stata quella dell'autore e non del protagonista, mentre le pause rendono meglio lo stato d'animo dell'uomo e, di riflesso, del suo modo di esprimersi in quel tragico frangente. Ti ringrazio.
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Messaggio da leggere da Fausto Scatoli »

apprezzo vivamente il tema affrontato, spina del nostro tempo e di quello a venire, per faccio notare che vi sono parecchi refusi.
spaziature mancanti, virgole fuori posto.
le descrizioni sono buone e la storia si fa leggere, anche se a tratti rallenta e diviene pesantuccia.
darei una trvisione al testo in generale, cambiando alcune parole e toglienfo aggettivi, ne uscirebbe un ottimo pezzo
l'unico modo per non rimpiangere il passato e non pensare al futuro è vivere il presente
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Fausto Scatoli ha scritto: 03/01/2022, 17:46 apprezzo vivamente il tema affrontato, spina del nostro tempo e di quello a venire, per faccio notare che vi sono parecchi refusi.
spaziature mancanti, virgole fuori posto.
le descrizioni sono buone e la storia si fa leggere, anche se a tratti rallenta e diviene pesantuccia.
darei una trvisione al testo in generale, cambiando alcune parole e toglienfo aggettivi, ne uscirebbe un ottimo pezzo
L'ho riletto, ho corretto un refuso e aggiustato le spaziature. Per quanto riguarda cambiare parole e togliere aggettivi, non saprei quali parole cambiare e quanti aggettivi togliere. Proverò a rileggerlo con più calma, e un po' più di attenzione. Ti ringrazio… Ciao, Fausto.
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Messaggio da leggere da Temistocle »

Bel racconto. Finora ho letto qui su Bravi Autori pochi testi che affrontano temi spinosi senza cadere nella retorica o nel 'giornalismo'.
Ma tu riesci bene nell'impresa e il racconto si fa leggere bene, è comprensibile.
I personaggi sono veri e non supereroi.
Il mio voto è un 4 convinto.
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Re: Commento

Messaggio da leggere da Nuovoautore »

Temistocle ha scritto: 08/01/2022, 19:16 Bel racconto. Finora ho letto qui su Bravi Autori pochi testi che affrontano temi spinosi senza cadere nella retorica o nel 'giornalismo'.
Ma tu riesci bene nell'impresa e il racconto si fa leggere bene, è comprensibile.
I personaggi sono veri e non supereroi.
Il mio voto è un 4 convinto.
Difficile trovare supereroi nelle storie che ricalcano la realtà quotidiana; realtà che è sotto gli occhi di chiunque la voglia vedere. Ti ringrazio. Ciao, Temistocle.
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Commento La notte che Sigfrido ha ucciso il drago

Messaggio da leggere da Alberto Marcolli »

Lodevolissimo lo scopo del racconto e qui ci vuole il voto massimo.

Arrivo al commento sul testo; parto da una mia impressione ricevuta dopo due letture ad alta voce, ovvero che la scorrevolezza del testo potrebbe essere migliorata, ma come?
Tento di suggerirti qualche idea che spero ti possa essere utile.
Qualche esempio, partendo dalla prima parte:

Devo farlo, non solo per Marta, ma anche per le troppe vite che s'è portato via l'alito di quel maledetto drago.
Devo farlo: per Marta e le troppe vite cancellate dall'alito del maledetto drago.

Sono settimane che ci penso. E questa… è la notte perfetta: la nebbia si è palesata risalendo i ripidi argini del fiume dopo che l'ultimo brandello di un rosso tramonto autunnale si è riflesso nell'acciaio inossidabile del grande silo, inquietante totem che si erge maestoso all'interno della fabbrica di morte sorta sulla riva est.
Sono settimane che ci penso. Questa notte è perfetta, con la nebbia che risale fitta dai ripidi argini del fiume, svanito l'ultimo rosso brandello di tramonto autunnale, riflesso nel lucido acciaio del grande silo: un totem inquietante, al centro della fabbrica di morte sulla riva est.

Il fiume, largo una ventina di metri all'apice delle due sponde, divide la zona residenziale di un comune, a ovest, dalla fabbrica che produce chissà quali schifezze sita nel comune sulla riva opposta.
Il fiume, all'apice delle due sponde, è largo una ventina di metri e divide la zona residenziale a ovest dalla fabbrica di schifezze sulla riva opposta.
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Re: Commento La notte che Sigfrido ha ucciso il drago

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Alberto Marcolli ha scritto: 17/01/2022, 15:53 Lodevolissimo lo scopo del racconto e qui ci vuole il voto massimo.

Arrivo al commento sul testo; parto da una mia impressione ricevuta dopo due letture ad alta voce, ovvero che la scorrevolezza del testo potrebbe essere migliorata, ma come?
Tento di suggerirti qualche idea che spero ti possa essere utile.
Qualche esempio, partendo dalla prima parte:

Devo farlo, non solo per Marta, ma anche per le troppe vite che s'è portato via l'alito di quel maledetto drago.
Devo farlo: per Marta e le troppe vite cancellate dall'alito del maledetto drago.

Sono settimane che ci penso. E questa… è la notte perfetta: la nebbia si è palesata risalendo i ripidi argini del fiume dopo che l'ultimo brandello di un rosso tramonto autunnale si è riflesso nell'acciaio inossidabile del grande silo, inquietante totem che si erge maestoso all'interno della fabbrica di morte sorta sulla riva est.
Sono settimane che ci penso. Questa notte è perfetta, con la nebbia che risale fitta dai ripidi argini del fiume, svanito l'ultimo rosso brandello di tramonto autunnale, riflesso nel lucido acciaio del grande silo: un totem inquietante, al centro della fabbrica di morte sulla riva est.

Il fiume, largo una ventina di metri all'apice delle due sponde, divide la zona residenziale di un comune, a ovest, dalla fabbrica che produce chissà quali schifezze sita nel comune sulla riva opposta.
Il fiume, all'apice delle due sponde, è largo una ventina di metri e divide la zona residenziale a ovest dalla fabbrica di schifezze sulla riva opposta.
Ciao, Alberto, e grazie per avermi assegnato il massimo dei voti. Ho letto la parte corretta, effettivamente è più immediata; però l'ultima frase la trovo incompleta: nel senso che non specifica che fabbrica e zona residenziale si trovano in due comuni differenti (la fabbrica che mi ha ispirato il racconto esiste ed è sita in un altro comune). Tornando al testo, devo dire che in passato mi è già stato consigliato di asciugare le frasi, ma pur impegnandomi, trovo sempre delle difficoltà a correggere il mio stile (dipenderà dal fatto che sono autodidatta). Ora non so se sostituire la parte che hai corrretto, oppure rileggere l'intero racconto per armonizzare il resto del testo… bel dilemma… proverò a rileggerlo, come fai tu, a voce alta, per vedere se riesco a migliorare l'intero racconto. Grazie ancora.
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Alberto Marcolli
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Re: La notte che Sigfrido ha ucciso il drago

Messaggio da leggere da Alberto Marcolli »

Allora potresti scrivere:
Il fiume, all'apice delle due sponde, è largo una ventina di metri e divide a ovest la zona residenziale di un comune, dalla fabbrica di schifezze, sulla riva opposta di un altro comune.
Stefano M.
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Un po’ Don Chisciotte, un po’ “Il Ragazzo della Via Gluck”! Racconto breve che ha l’abilità di condensare 50 anni di storia del rapporto di amore e odio di una cittadina con l’urbanizzazione e il suo ecomostro. Molto intelligente (ed efficace, ovviamente…) la scelta di aver inserito una narrazione come pretesto per esporre i cambiamenti che si sono succeduti nel corso degli anni (e che penso siano il vero “cuore” del racconto): tutto risulta leggero, senza appesantimenti o eccessi di pedanteria; da questo punto di vista è molto ottocentesco, periodo in cui i grandi maestri sapevano inserire parti didascaliche ed istruttive nelle loro trame senza perdere di brio. Lo sviluppo è molto lineare, riuscendo, pur senza particolari guizzi, a risultare originale, soprattutto per l’accostamento fra la megafabbrica e il drago; finale “chiuso” giusto in tempo per restare aperto. La scrittura è scorrevole e mediamente “complessa” ma stona l’uso un po’ scorretto della punteggiatura (ci sono virgole fra soggetto e predicato, ad esempio) e con qualche tempo verbale non sempre azzeccato. Nel complesso mi è piaciuto, con piccolissimi ritocchi sarebbe perfetto!
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Re: Commento

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Stefano M. ha scritto: 25/01/2022, 10:49 Un po' Don Chisciotte, un po' "Il Ragazzo della Via Gluck"! Racconto breve che ha l'abilità di condensare 50 anni di storia del rapporto di amore e odio di una cittadina con l'urbanizzazione e il suo ecomostro. Molto intelligente (ed efficace, ovviamente…) la scelta di aver inserito una narrazione come pretesto per esporre i cambiamenti che si sono succeduti nel corso degli anni (e che penso siano il vero "cuore" del racconto): tutto risulta leggero, senza appesantimenti o eccessi di pedanteria; da questo punto di vista è molto ottocentesco, periodo in cui i grandi maestri sapevano inserire parti didascaliche ed istruttive nelle loro trame senza perdere di brio. Lo sviluppo è molto lineare, riuscendo, pur senza particolari guizzi, a risultare originale, soprattutto per l'accostamento fra la megafabbrica e il drago; finale "chiuso" giusto in tempo per restare aperto. La scrittura è scorrevole e mediamente "complessa" ma stona l'uso un po' scorretto della punteggiatura (ci sono virgole fra soggetto e predicato, ad esempio) e con qualche tempo verbale non sempre azzeccato. Nel complesso mi è piaciuto, con piccolissimi ritocchi sarebbe perfetto!
Questa benedetta e maledetta punteggiatura, è il mio cruccio; io ci provo a migliorarla, ma si vede che di strada me ne manca ancora un bel po'. Ti ringrazio. Ciao, Stefano.
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Ciao Laura! Condivido con gli altri la sensazione di autenticità del tuo personaggio e l'assenza di retorica, fortunatamente sostituita da un pathos crescente. Ho apprezzato molto di più la seconda parte, perché scorre decisamente meglio. La prima è, invece, molto faticosa da leggere: le frasi sono lunghe e contorte e le descrizioni risultano un po' prolisse. Ma sono cose che puoi facilmente sistemare, se vuoi, rivedendo un po' il testo. Per il resto la tematica mi sembra molto attuale. Brava!
Vorrei essere il mare che si muove per rimanere se stesso e più di tanto non lo sposta il vento. Fragile ma tenace.
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"...come se dal cielo fosse calata la mano divina di un Dio stanco e dispiaciuto dei propri errori, o come se tutte le altre grandi divinità finora inventate dal Genere umano per compensare la propria inconsapevole ignoranza tribale e medievale verso i misteri della Natura e della Vita, si rivoltassero ai propri Creatori e decidessero di governare le loro fantasie".
La storia è leggermente erotica, vagamente fantasy, macchiata di horror e forse un po' comica.
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