La Strega

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Roberto Bonfanti
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La Strega

Messaggio da leggere da Roberto Bonfanti »

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In paese la chiamavano tutti la Strega. I pochi che conoscevano il suo vero nome si guardavano bene dal rivelarlo, temendo di incorrere nelle ire della vecchia.
Che fosse vecchia era un dato di fatto, anche i più anziani la ricordavano così da sempre: una figura minuta e ingobbita, infagottata in una veste nera e sdrucita, con la testa fasciata da uno scialle dello stesso colore, sia d'inverno che nella bella stagione. Ma non erano gli abiti che le avevano fatto guadagnare la sua fama da megera, per quello era bastata la credulità popolare: una bocca sdentata che biascicava in continuazione parole incomprensibili, sicuramente di maleficio, sormontata da un naso adunco e un unico occhio sano che sembrava roteare lampeggiando di malvagità ferina, mentre l'altro, velato da una cateratta cerulea, appariva altrettanto, se non di più, inquietante; tratti simili non potevano che appartenere a un essere demoniaco, quindi l'etichetta di strega le si era appiccicato addosso come un marchio a fuoco indelebile.
Che poi altri indizi alimentassero questa convinzione era innegabile. I cani le abbaiavano contro al suo passaggio, mentre i gatti, soprattutto se neri, ne erano attratti e la ossequiavano accompagnandola spesso nel suo peregrinare; chi poteva dubitare dell'istinto ancestrale tipico degli animali? In quanto ai bambini, gli unici che la avvicinavano per schernirla, spinti dall'incosciente crudeltà dell'infanzia, se non bastava il suo aspetto a spaventarli ci pensavano i genitori, con i loro racconti riguardo alla sua cattiveria, a far sì che ben presto la lasciassero in pace. Ovviamente quelle storie erano esagerate e arricchite di particolari macabri per terrorizzare i ragazzi, ma chi le raccontava era convinto che contenessero un fondo di verità.
Anche il prete, seppure non si fosse mai espresso pubblicamente sulla natura diabolica o meno della Strega, quando la incontrava si faceva sempre il segno della croce.
A memoria d'uomo non c'era sventura che non fosse stata in qualche modo attribuita alle sue fatture o incantesimi: se capitava una moria di animali era a causa sua, lo stesso per le malattie delle vigne o la scarsità del raccolto. Per una gravidanza che non veniva portata a termine si dava la colpa alla Strega, così come per un lutto improvviso o un affare che non andava a buon fine, perfino i brutti voti degli studenti erano una conseguenza dei suoi malefici.
L'ultimo e più eclatante episodio fu un periodo di siccità, della durata di alcuni mesi, che esaurì le riserve d'acqua e la pazienza dei paesani. Il foraggio diventava paglia nei campi, gli uccelli cadevano stecchiti dagli alberi a causa dell'arsura, anche i cani ciondolavano per le vie con la lingua di fuori, in cerca di un po' di refrigerio. Ovviamente la pioggia non cadeva perché la Strega aveva lanciato una maledizione sul villaggio, magari era arrabbiata per chissà quale sgarbo subito, che fosse reale o immaginario poco importava, il problema era che andando avanti di quel passo sarebbero stati guai seri per uomini e animali. Qualcuno cominciò a pensare che fosse il caso di ammansirla con qualche regalo, così iniziò una specie di pellegrinaggio sulla salita che s'inerpicava verso la sua baracca, poco fuori dal paese. C'era chi portava un cesto di frutta, chi un cartoccio di pane, chi addirittura una gallina già spennata, pronta da mettere in pentola. La vecchia, spaventata da quell'inconsueto andirivieni di gente, se ne stava rinchiusa in casa, domandandosi il perché di tutti quei doni che le venivano lasciati davanti alla porta. Sta di fatto che una settimana più tardi una perturbazione proveniente da est si addensò sul paese e la pioggia cominciò a cadere, all'inizio debolmente, poi sempre più copiosa. Tutti erano sollevati e soddisfatti per essere riusciti a evitare il peggio, ma dopo tre giorni ininterrotti di precipitazioni la gente cominciò a cambiare idea. Le strade erano diventate fiumi di fango e il raccolto, dopo aver sofferto per la carenza d'acqua, adesso rischiava di essere rovinato dalla sua abbondanza.
- Maledetta Strega! - Era il commento più ricorrente, - prima ci voleva far morire di sete, ora ci vuole affogare!
Quando la incontravano, i più esasperati sfidavano i suoi poteri insultandola ferocemente, pur tenendosi a debita distanza, qualche ragazzaccio le lanciò contro dei sassi, per fortuna senza colpirla.
E così, con la pioggia o con il sole, la Strega era odiata e temuta da tutti.
Dopo quegli eventi lei diradò le sue apparizioni in paese, fino a cessarle del tutto. Così come incrociarla era seguito dai rituali scongiuri, un giorno senza vederla destava il sospetto fra la gente, figuriamoci se i giorni diventavano due o tre, addirittura una settimana. Ma era quello che stava succedendo, la Strega sembrava sparita. Nei negozi e nelle vie ci si domandava, a bassa voce, se qualcuno l'aveva vista, e la risposta era sempre negativa.
Nel paese si stava spargendo la voce che lei stesse architettando chissà quale nuova malefatta e, dopo ben dieci giorni dalla sua ultima apparizione, qualcuno decise che era giunta l'ora di risolvere una volta per tutte la questione. Grazie al passaparola un gruppo sempre più numeroso si riunì davanti alla casa del sindaco che, allarmato da quell'assembramento, uscì per chiedere cosa stava succedendo.
- Dobbiamo andare a vedere che sta facendo la Strega! - Gli risposero i più decisi.
Il primo cittadino, Corrado De Giorgis, uomo pratico e razionale, non aveva mai dato troppo peso alle dicerie dei suoi compaesani, perciò disse: - Ma perché? Lasciatela stare, quella povera vecchia.
- Ma quale povera vecchia? Sono giorni che quella maledetta non si fa vedere, vogliamo sapere che piano diabolico sta preparando!
- E non siete contenti che sia sparita? Sarà ammalata, o forse è solo stanca di essere additata da tutti. E poi, io che c'entro? Se volete andare a casa sua fate pure, sempre che non vogliate commettere qualche sciocchezza.
- No, tu sei il sindaco, ti abbiamo eletto noi, devi venire anche tu!
A malavoglia, per evitare il peggio, Corrado si unì a quel drappello di uomini e donne armati di torce e forconi che, con fare bellicoso, risalì la strada che portava alla catapecchia della Strega. Giunti sul posto la chiamarono a gran voce, ma non ebbero risposta. Nessuna luce filtrava dalle finestre della casa che sembrava disabitata, ma con la vecchia c'era poco da scherzare. Alcuni cominciavano a sospettare che fosse un trucco, un tranello per attirarli in trappola, altri proponevano di attaccare in massa la dimora della megera, ma nessuno si decideva a muovere un passo. Fu un coraggioso che, incurante del pericolo, avanzò fino alla porta, provò la maniglia e, visto che non era chiusa, la spalancò, poi circospetto, entrò nella casa. Poco dopo ne usci e annunciò: - È vuota, la Strega non c'è!
Rincuorati, tutti si affrettarono a entrare. Effettivamente la baracca era disabitata, il pavimento e il poco mobilio presente erano coperti da un sottile strato di polvere, era evidente che nessuno era stato lì da giorni.
La Strega se n'era andata, sparita, come se si fosse dissolta nell'aria.
Il giorno dopo in paese ci fu una grande festa, con balli, canti, cibo e vino a volontà. Qualcuno suggerì di segnare quella data sul calendario come "Festa della Liberazione", ma la proposta, messa ai voti, fu bocciata, anche se con uno scarto minimo.
Passata l'euforia del momento, la vita riprese a scorrere come prima. Ed esattamente come prima ricominciarono le difficoltà per gli abitanti.
La gran massa d'acqua caduta con le recenti piogge aveva intasato di fango le fogne e, ben presto, gli scarichi delle abitazioni iniziarono a rigettare liquami maleodoranti. Per molti quei disagi erano una specie di eredità della megera, il suo nefasto regalo d'addio, ma i più scaltri, guidati dall'opposizione, cominciarono ad attribuirne la responsabilità all'inefficienza del comune. Non passava giorno senza che il sindaco dovesse subire le lamentele di persone inferocite.
- Allora, le vogliamo ripulire queste tubazioni, sì o no?
- Eh, stiamo lavorando, ma dovete capire che la situazione è eccezionale, non si tratta della solita manutenzione ordinaria. - Era la tipica replica di Corrado.
- Sì, sì, tanti bei discorsi in campagna elettorale, poi, una volta ottenuta la poltrona, chi s'è visto s'è visto!
Il malumore cresceva fra la gente e, ora che non c'era più la vecchia, le colpe ricadevano tutte sugli amministratori.
Ad aggravare la situazione ci fu l'interruzione dell'energia elettrica. Un traliccio, vecchio e corroso dalla ruggine, cadde a causa del vento, strappando i cavi dell'alta tensione e lasciando il paese senza corrente per un giorno e mezzo. Anche questo episodio fornì l'occasione di nuovi attacchi al primo cittadino. Lui si difese, dicendo che la manutenzione delle linee elettriche non era di competenza del comune, ma ormai la sua credibilità era compromessa.
La goccia che fece traboccare il vaso fu l'incidente capitato a una casalinga. La donna, percorrendo in bicicletta una strada periferica, finì con la ruota davanti in una buca dell'asfalto, cadde e si ruppe una gamba. Quello stesso pomeriggio il marito e i figli della poveretta fecero irruzione nel municipio, scortati da una decina di paesani infuriati.
- Ora basta, siamo stufi! Le nostre strade sono ridotte a un colabrodo, questo paese sta andando in malora! Sindaco, sei un incapace!
- Ma che dite? Lo sapete che io sono sempre pronto ad accogliere le vostre richieste e i vostri bisogni…
- E non ci fare il solito discorsetto! - Urlò uno dei facinorosi - Corrado, puoi stare sicuro che il mio voto non lo ripigli!
L'accenno alle prossime consultazioni elettorali colpì particolarmente il sindaco, fino ad allora era sicuro che la sua rielezione fosse solo una formalità, adesso vedeva vacillare paurosamente quella prospettiva.
Ormai la situazione si era fatta insostenibile, ogni problema, grande o piccolo che fosse, era diventato un disservizio dell'amministrazione comunale. Le persone sembravano aver bisogno di trovare un colpevole per tutto quello che capitava loro, prima c'era la Strega a calamitare l'odio della gente, ora se la rifacevano con il primo cittadino.
Corrado sentiva che il suo consenso diminuiva giorno dopo giorno, come ultima risorsa indisse una riunione straordinaria del consiglio comunale. L'ordine del giorno ufficiale era stabilire un calendario per i lavori pubblici necessari, sia di pertinenza del comune che di altre amministrazioni, il tentativo tacito era quello di placare gli animi più accesi. Fu un'assemblea turbolenta, con l'opposizione schierata su posizioni intransigenti che bloccarono ogni tentativo di discussioni costruttive. Terminata la riunione con un nulla di fatto, il sindaco, depresso e scoraggiato, cercò conforto nel suo amico Ermanno Sacchetti, assessore all'agricoltura e sviluppo economico, con deleghe allo sport, caccia e pesca, che per tutta la sera era rimasto stranamente muto e in disparte. Quest'ultimo, uomo di mondo e dotato di una mente acuta, tirò fuori un'idea delle sue.
- Quello che ci vuole è un'altra strega, per prendere il posto della vecchia. Così la gente avrà un nuovo capro espiatorio e tutto tornerà come prima.
- Ma ti pare il momento di scherzare?
- Sto dicendo sul serio. La gente qui è superstiziosa, trova qualcuno che gli faccia paura e ti lasceranno in pace.
- La fai facile tu! E dove la trovo una strega?
- Lascia fare a me. Ho la persona giusta.
- Davvero?
- Sì, conosco una in città, fa l'attrice, ma ultimamente non se la passa molto bene, se le garantisci un posto dove stare e una piccola cifra mensile accetterà di sicuro di trasferirsi qui e prestarsi a impersonare il ruolo della fattucchiera.
- Per il posto non sarebbe un problema, potrebbe stare nella casa della vecchia, tanto ormai è vuota.
- Va bene, ma bisognerà dargli una sistemata, quella catapecchia cade a pezzi.
- A questo ci penso io, domani mando un paio di operai del comune a fare qualche lavoretto. Ma per i soldi… non è che il comune navighi nell'oro. E poi, come lo giustifico un nuovo stipendio?
- Secondo me la mia amica si accontenta di poco, potresti gonfiare un po' le spese di rappresentanza.
- Mah, mi sembra una follia, ma non so più che pesci pigliare. E va bene, proviamo anche questa.
- Bene, allora io nei prossimi giorni definisco il tutto e ti porto la nuova strega.
- Ermanno, sono disperato, mi affido a te.
- Tranquillo, sei in una botte di ferro.
Così, qualche sera dopo, ci fu l'incontro concordato. Il sindaco era arrivato in municipio prima dell'ora stabilita e attendeva impaziente Ermanno e la donna che avrebbe risolto i suoi guai. Quando arrivarono, però, rimase piuttosto sorpreso.
- Corrado, ti presento Gessica:
- Piacere… ehm, signora, ci scusi un attimo, devo dire due parole all'assessore, in privato.
Prese per un braccio Ermanno e lo trascinò nel suo ufficio.
- Sei impazzito? Quella avrà poco più di quarant'anni! E poi, la minigonna, i tacchi a spillo… Altro che strega, sembra una soubrette!
- Beh, ora la vedi così, immaginatela truccata, con i vestiti adatti, te l'ho detto, è un'attrice, non le ci vorrà molto a calarsi nella parte.
- Sarà, ma comincio a pentirmi di averti dato retta.
- Fidati, so quel che faccio. Siamo sulla stessa barca, no?
- È proprio questo che mi preoccupa…
I due uomini, uno fiducioso, l'altro molto meno, tornarono di là per concordare i dettagli di quel singolare accordo.
Effettivamente la nuova arrivata cominciò fin dal giorno seguente a recitare il suo ruolo. Infagottata in abiti neri e con un pesante trucco in faccia si mostrò per le strade del paese, lanciando occhiate malefiche a destra e a manca. Ben presto, come succede sempre nei posti piccoli, tutta la comunità seppe che c'era un'altra strega che, per uno strano scherzo del destino, aveva deciso di stabilirsi proprio nella casa della vecchia.
All'inizio l'opinione pubblica si divise: c'era chi, sotto sotto, si mostrava contento di poter di nuovo attribuire a qualcuno la causa delle piccole difficoltà quotidiane, altri si disperavano per essere di nuovo caduti in quel clima di terrore. Ciononostante, malgrado che i paesani si chiedessero quali colpe dovevano aver commesso per meritare una simile maledizione, il piano di Ermanno sembrava funzionare: la stima nei confronti di Corrado crebbe di nuovo. Con l'andare del tempo anche i suoi più tenaci oppositori diradarono i loro attacchi, a quanto pareva la nuova arrivata aveva attirato su di sé le attenzioni di tutti, in paese non si parlava d'altro. Lui ne ebbe conferma una mattina, entrando nel solito bar per un caffè. Un gruppetto di sfaccendati era seduto a un tavolo a giocare a carte, al suo ingresso uno di loro lo salutò: - Caro sindaco, ha sentito la novità? La nuova strega, intendo.
Lui finse di cadere dalle nuvole: - Cosa? State parlando di quella signora che è andata ad abitare nella casa su in collina? Ma basta con tutte queste dicerie, oggi come oggi chi può credere realmente all'esistenza delle streghe? Ho ben altri problemi a cui pensare, lo sapete quanto ho a cuore il bene del paese, è per questo che mi avete votato e, sono sicuro, farete altrettanto alle prossime elezioni.
- Certo, certo. Comunque questa è veramente brava, eh! Fa di quegli incantesimi…
Corrado rimase con la tazzina in mano, stupito da quelle parole, poi chiese: - Cioè? Che vuoi dire?
- No, niente, niente. - Minimizzò l'uomo, mentre gli altri giocatori ridacchiavano.
Pagò il caffè e uscì, salutando imbarazzato gli avventori.
Per tutto il giorno ripensò a quell'episodio, c'era qualcosa che gli sfuggiva, ma un'idea su quello che stava succedendo cominciò a insinuarsi nella sua mente, doveva verificarla di persona. La sera, col favore del buio, si diresse verso la casa in cima alla salita. Decise di deviare dalla strada e prese un sentiero nel boschetto che la costeggiava, facendosi luce con una torcia elettrica. Arrivato vicino alla casupola rimase nascosto in mezzo alle frasche, in una posizione da cui poteva controllarla senza essere visto. Una macchina era parcheggiata nella piazzola sterrata dove finiva l'asfalto, per alcuni minuti non successe niente, poi ne arrivò un'altra che si fermò vicino alla prima, il guidatore spense i fari e rimase in attesa. Poco dopo dalla baracca uscì un uomo che, grazie alla luna piena di quella notte, il sindaco riconobbe come un suo compaesano, sposato e con figli. Non appena la prima vettura se ne andò il nuovo arrivato, anche quello ben conosciuto, scese dall'auto, raggiunse l'uscio e bussò tre volte, in rapida sequenza, come se fosse un segnale convenuto. Quando la porta si aprì, nella luce che proveniva dall'interno vide Gessica, in sottoveste, che lo salutò affettuosamente e lo fece entrare. Nell'ora e mezzo seguente la scena si ripeté tre volte, a quel punto il sindaco decise che aveva visto abbastanza. Mentre tornava sui suoi passi, chiamò l'assessore con il cellulare.
- Pronto, Corrado, che succede?
- Tu sei un delinquente! Un pazzo!
- Come? Cosa? Ma che stai dicendo?
- Ermanno, che lavoro fa la tua amica? Quella che mi hai portato per sostituire la Strega?
- Gessica? È un'attrice e…
- Ma quale attrice! È una mignotta! Si sta ripassando tutti i maschi del paese! Se viene fuori che siamo stati noi a farla venire qui sono rovinato, anzi, lo siamo tutti e due!
- Calmati adesso, te l'avevo detto che era un po' in difficoltà, magari cerca solo di arrotondare…
- Basta! E non dirmi che mi devo calmare, sono incazzato nero! Ti do tempo fino a domattina, poi non la voglio più vedere da queste parti!
- Ma come faccio? Che le racconto per mandarla via?
- Non me ne frega niente, tu mi hai messo in questo casino e ora me ne tiri fuori!
Interruppe la comunicazione e tornò a casa, dove la moglie ascoltò pazientemente una scusa su certi problemi che lo avevano trattenuto in comune fino a tardi.
L'assessore eseguì gli ordini, non si sa come convinse la donna ad andarsene, e così il paese rimase nuovamente senza una fattucchiera, fra la delusione degli uomini e la soddisfazione delle mogli, che avevano cominciato a sospettare quale fosse la meta delle loro uscite serali.
Corrado si trovò un'altra volta a subire il malcontento della gente, la sua popolarità toccò il minimo storico e già presagiva una sonora batosta alle elezioni ormai imminenti.
Ermanno intanto, anche lui preoccupato dal quasi certo mancato rinnovo del suo incarico, rimuginava sulla scomparsa della vecchia. Non era possibile che fosse morta, nessun cadavere era stato rinvenuto nei dintorni, probabilmente se n'era andata, ma dove? A quanto ne sapeva non aveva parenti né conoscenti ai quali chiedere informazioni. Anzi, forse qualcuno c'era: Guido, quel vecchio, mezzo matto e ubriacone, considerato da tutti lo scemo del villaggio. Si ricordò che era il solo con il quale la Strega scambiava qualche parola, ogni tanto. Così, senza perdere tempo, decise di andare a trovarlo.
Abitava in una palazzina fatiscente, poco distante dalla piazza centrale, l'assessore suonò il campanello e rimase in attesa. Una finestra si aprì al primo piano, il vecchio si affacciò e sbraitò: - Vai via! Non mi metterete in una casa di riposo, io sto bene qui!
- No, signor Guido, non sono venuto per questo, le voglio solo parlare.
- Non mi freghi, dite tutti così, vattene!
Ermanno si era aspettato che la sua missione non sarebbe stata facile, perciò si era procurato una bottiglia di vino, la tirò fuori dal sacchetto e la mostrò dicendo: - Su, mi faccia entrare, le ho portato un regalino.
La finestra si chiuse e poco dopo la porta si aprì. Guido lo invitò a seguirlo su per le scale, fino al suo appartamento. La puzza in quelle stanze era quasi insopportabile, la sporcizia regnava ovunque. L'assessore declinò l'invito a sedersi su una sedia malandata e anche il bicchiere che il vecchio, invece, trangugiò avidamente, e venne subito al dunque.
- Senta, le volevo chiedere se sa qualcosa a proposito della Strega.
- Chi? - Rispose il vecchio, tornando sospettoso.
- Quella vecchia… ehm, quella signora anziana, sempre vestita di nero, che abita in cima alla salita, fuori dal paese.
- Ah, Viviana. Gran bella donna, quando era giovane. Che le è successo? Non la vedo da un po'.
- Ecco, è proprio questo il punto, se n'è andata, non sappiamo dove, avrei necessità di contattarla.
- Per cosa?
- Per delle questioni riguardo alla casa, sgravi fiscali, insomma, cose burocratiche. Però importanti.
- E io che c'entro?
- Lei è uno dei pochi che la conosce bene, non sa se ha dei parenti, da qualche parte? Qualcuno che potrebbe ospitarla? Le sarei molto grato se potesse aiutarmi. - Disse Ermanno, accennando alla bottiglia, ormai mezza vuota.
- Ora che ci penso mi pare che avesse dei parenti, giù in città, forse è andata da loro.
- E si ricorda come si chiamano?
- Eh, la mia memoria non è più quella di un tempo, purtroppo.
L'assessore tirò fuori un paio di banconote e, posandole sul tavolo, disse: - Su, faccia uno sforzo.
- Damiani, sì, mi sembra si chiamassero così.
- La ringrazio, signor Guido, mi è stato molto utile, saprò esserle riconoscente.
Ermanno tornò a casa e fece una ricerca su internet. C'erano otto famiglie in città che rispondevano a quel cognome, si segnò gli indirizzi e la mattina dopo, di buonora, prese la sua auto e partì.
Al quarto tentativo trovò quello che cercava. La donna che gli aprì la porta, dopo aver ascoltato di certe fantomatiche pratiche comunali da definire, lo fece accomodare in salotto. La Strega, cioè, la signora Viviana, era molto cambiata: indossava un sobrio vestito blu, si era tinta i capelli, portava un paio di occhiali che giovavano ai suoi difetti di vista e una nuova dentiera le permetteva finalmente di parlare in modo comprensibile. Raccontò che, stanca delle umiliazioni e delle calunnie, si era decisa ad accettare l'invito che quella sua parente le faceva da tanti anni ed era andata ad abitare con lei, nonostante avesse nostalgia delle sue radici. Quando la nipote li lasciò soli per andare a fare la spesa, Ermanno si dovette sorbire una lungo racconto di povertà e patimenti, ma intuì che la vita in città, ospite della figlia zitella di un suo cugino, morto tanti anni prima, non le fosse del tutto gradita. Fra l'altro, la vecchia gli confessò candidamente che i pochi risparmi di una vita parsimoniosa e la sua misera pensione bastavano a malapena a mantenere lei e quella fannullona, così la definì, che l'aveva presa in casa. Facendo leva soprattutto su quel punto, lui sfoderò tutta la sua arte diplomatica per convincerla a tornare in paese. Lei all'inizio si mostrò restia, ma alla fine, esponendosi con promesse allettanti, anche a nome del sindaco, il Sacchetti riuscì nel suo intento.
Dopo averle concesso alcuni giorni per organizzare il suo rientro, tornò a prendere Viviana. Durante una sosta per fare benzina chiamò Corrado.
- Dimmi Ermanno, che vuoi?
- Cos'è quel tono irritato? Sto per risolvere tutti i tuoi problemi, troviamoci fra mezz'ora a casa della Strega, vedrai che sorpresa ti porto!
- Ascolta, se ne hai combinata un'altra delle tue, questa volta ti giuro che…
- Ma dai Corrado! E quando mai ti ho messo nei guai?
- Innumerevoli volte, ormai non le conto più.
- Tranquillo, questa volta sono sicuro che mi ringrazierai.
Quando arrivarono all'appuntamento, effettivamente, il sindaco fu sorpreso. All'inizio stentò a riconoscere in quell'anziana ed elegante signora la vecchia Strega di un tempo, poi, ascoltando le argomentazioni dell'assessore, si convinse che, forse, quella era la soluzione migliore per tutti. Accettò anche le richieste di Viviana, un vitalizio uguale a quello che aveva accordato a Gessica, la proprietà della casa, che sarebbe stata rimodernata a spese del comune, e dei brevi periodi di ferie da trascorrere alle terme, sempre a carico dell'amministrazione. In cambio lei avrebbe ripreso il suo ruolo abituale.
Alla prima uscita pubblica della Strega la gente si fermò incredula a guardarla, sulle prime qualcuno sostenne che doveva essere un'altra persona, che non era possibile che fosse tornata, ma ben presto anche i più dubbiosi ammisero che era proprio lei, le fattezze, i vestiti e quel ghigno erano inconfondibili. Molti provarono angoscia per la sua ricomparsa, ma in fondo tutti, anche quelli che non volevano ammetterlo, erano soddisfatti: era bello avere di nuovo qualcuno su cui indirizzare i propri timori e il proprio odio.
E così, alla fine, il sindaco fu rieletto e in paese tornò la pace e la paura della Strega.
Che ci vuole a scrivere un libro? Leggerlo è la fatica. (Gesualdo Bufalino)
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Intervista su BraviAutori.it: https://www.braviautori.it/forum/viewto ... =76&t=5384
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Giovanni p
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Messaggio da leggere da Giovanni p »

Bellissimo racconto, ben scritto e veramente divertente da leggere.
Non ci sono refusi la scrittura scorre e il lettore riesce a vedere tutto, oltre che a divertirsi.
Il finale mi piace molto.
Per me voto 5. Complimenti.
RobertoBecattini
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Messaggio da leggere da RobertoBecattini »

Confermo in buona parte. Il racconto è ben scritto, scorrevole, avvincente quanto basta, fin dalle prime righe. Una favola contemporanea il cui messaggio è già piuttosto chiaro, per cui non importava forse sottolineare il concetto del "caprio espiatorio". Finale cinico, mi aspettavo una svolta più surreale, ma è una frustrazione puramente soggettiva che non toglie valore al racconto. Nota di merito: di solito faccio fatica a leggere sullo schermo del pc storie più lunghe della media dei concorrenti, in questo caso non mi ha pesato.
RobediKarta
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Messaggio da leggere da Namio Intile »

Un racconto intelligente, in cui ho trovato più livelli narrativi che si rincorrono: quel ricorrere al pensiero magico dei paesani impauriti parroco compreso, nonostante il baluardo della religione, connesso con la ricerca del più facile capro espiatorio a cui addossare la responsabilità delle proprie sciagure; la faciloneria dei tanti e l'interesse dei pochi pronti a sfruttare le situazioni pur di non cedere i propri modesti privilegi; il racconto delle apparenze, una critica all'abito di giudicare solo in base all'esteriorità senza darsi la pena di com-prendere l'essenza di ciascuno: e quindi la Strega a cui basta andare in città per trasformarsi nell'elegante Viviana, la quale viene trattata quasi con deferenza dal politico alla sua ricerca, come se mutando l'abito mutasse anche l'essenza, o l'altra strega Gessica a cui è sufficiente un modesto trucco per far la fattucchiera di giorno e la libera professionista di notte. E infine, come motore immobile di ogni agire la ricerca del proprio tornaconto, l'aspirazione alla sopravvivenza costi quel che costi, capace di soffocare ogni resistenza e pudore come ogni riflessione.
Per certi versi mi ha ricordato la Patente di Pirandello, ma quel racconto era ben più amaro, mentre qui nel finale si strizza un po' l'occhio al volemosi tutti bene e in fondo siamo tutti padri di famiglia: ho trovato una certa aria di assoluzione perché il fatto non costituisce reato che forse io avrei evitato se non altro perché abbiamo oggi tutti la necessità di un serio esame di coscienza pure se non in salsa ignaziana.
Ottima la forma, con un incipit formidabile nella descrizione della Strega. Ben dosato il linguaggio, non ho trovato errori o refusi eccetto quel Tornarono di là (quando avviene il primo incontro con Gessica) che avrei sostituito con nell'altra stanza.
Un caro saluto
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Roberto Bonfanti
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Re: Commento

Messaggio da leggere da Roberto Bonfanti »

Giovanni p ha scritto: 04/02/2022, 8:50 Bellissimo racconto, ben scritto e veramente divertente da leggere.
Non ci sono refusi la scrittura scorre e il lettore riesce a vedere tutto, oltre che a divertirsi.
Il finale mi piace molto.
Per me voto 5. Complimenti.
Ti ringrazio per il bel commento, Giovanni.
Che ci vuole a scrivere un libro? Leggerlo è la fatica. (Gesualdo Bufalino)
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Roberto Bonfanti
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RobertoBecattini ha scritto: 04/02/2022, 19:27 Confermo in buona parte. Il racconto è ben scritto, scorrevole, avvincente quanto basta, fin dalle prime righe. Una favola contemporanea il cui messaggio è già piuttosto chiaro, per cui non importava forse sottolineare il concetto del "caprio espiatorio". Finale cinico, mi aspettavo una svolta più surreale, ma è una frustrazione puramente soggettiva che non toglie valore al racconto. Nota di merito: di solito faccio fatica a leggere sullo schermo del pc storie più lunghe della media dei concorrenti, in questo caso non mi ha pesato.


Grazie Roberto. Hai ragione, il racconto è molto lungo per la media di queste gare, ero indeciso se postarlo o meno, il fatto che non ti sia pesata la lettura mi rincuora.
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Namio Intile ha scritto: 07/02/2022, 10:53 Per certi versi mi ha ricordato la Patente di Pirandello, ma quel racconto era ben più amaro, mentre qui nel finale si strizza un po' l'occhio al volemosi tutti bene e in fondo siamo tutti padri di famiglia: ho trovato una certa aria di assoluzione perché il fatto non costituisce reato che forse io avrei evitato se non altro perché abbiamo oggi tutti la necessità di un serio esame di coscienza pure se non in salsa ignaziana.
Grazie Namio, inizio ricambiando il saluto.
Come sempre la tua disamina è attenta e generosa.
Il finale: ammetto che è un po' democristiano (passami il termine), sarà colpa del mio disincanto o del mio cinismo, come scrive Roberto Becattini, fatto sta che l'ho immaginato come la parte più realistica dell'intero racconto e, forse, questo non depone a mio favore.
Dici bene riguardo alla difesa della metaforica "poltrona", il motore che, nel micro come nel macro, muove gran parte della classe politica che ho cercato di mettere alla berlina nella mia allegoria.
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Sandro Dilaghi ha scritto: 07/02/2022, 21:35 Ciao Roberto, invece a me purtroppo non è piaciuto e ho fatto una faticaccia a finirlo. È sicuramente solo una questione di gusto. Perché per quanto riguarda la tecnica la correttezza, dev'essere sicuramente ineccepibile. Ma non sono queste le cose che mi interessano. Ed esprimo i miei pareri in base a questo, del tutto personali. Mi è sembrato un "raccontino" e piuttosto "datato" o "fiabesco" nello stile. Il messaggio l'ho recepito, ma purtroppo non ho trovato nemmeno questo particolarmente illuminante. Ecco, forse ho una critica un po' più seria: il messaggio che vuoi dare lo si intuisce già da metà, se non prima, del racconto. E nel finale non ho trovato quindi neanche nessuna sorpresa… Capisci dunque che è stata per me una grossa mazzata stasera. Ho dovuto almeno dirti quello che pensavo. Per rifarmi un po' ;)
Devo essere davvero un pessimo lettore.
Ciao


Ciao Sandro. Nessun problema, accetto le critiche che sono sempre uno stimolo a migliorare. Fai bene a fidarti del tuo gusto, la narrativa non si presta ad analisi puramente tecniche, è sempre una questione di gradimento, quindi non credo che tu sia un pessimo lettore.
Grazie del tempo che hai dedicato al mio racconto e per la fatica che hai fatto a finirlo.
Alla prossima.
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Indubbiamente un buon lavoro: ottima capacità narrativa e soggetto estremamente intelligente. L'ironia si mescola allo stimolo alla riflessione. Lo avrei forse accorciato leggermente perché alcune cose risultano evidenti senza bisogno di spiegazione. Faccio un esempio: "Le persone sembravano aver bisogno di trovare un colpevole per tutto quello che capitava loro, prima c'era la Strega a calamitare l'odio della gente, ora se la rifacevano con il primo cittadino". Questo è un inciso che non aggiunge nulla a ciò che il racconto già dice chiaramente con i fatti. La vicenda di Gessica - sebbene gustosa - è pleonastica. Cmq sono suggerimenti che nulla tolgono al valore del tuo racconto. Complimenti!
Vorrei essere il mare che si muove per rimanere se stesso e più di tanto non lo sposta il vento. Fragile ma tenace.
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Un apologo tra divertimento e ironia sulla necessità di trovare qualcuno da incolpare per ciò che accade, quanto mai attuale (e utile) per i governanti di ogni latitudine. La strega mi pare a metà strada tra lo jettatore di Pirandello e Malaussène, ovvero un capro espiatorio di professione, alla fine stipendiato come un dipendente del Comune. Bel racconto godibile nonostante la lunghezza, con vari livelli di lettura. L'unica cosa che non mi ha convinto è la digressione con la seconda strega-prostituta, poco funzionale (secondo me) alla trama.
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Andr60 ha scritto: 09/02/2022, 12:06 Un apologo tra divertimento e ironia sulla necessità di trovare qualcuno da incolpare per ciò che accade, quanto mai attuale (e utile) per i governanti di ogni latitudine. La strega mi pare a metà strada tra lo jettatore di Pirandello e Malaussène, ovvero un capro espiatorio di professione, alla fine stipendiato come un dipendente del Comune. Bel racconto godibile nonostante la lunghezza, con vari livelli di lettura. L'unica cosa che non mi ha convinto è la digressione con la seconda strega-prostituta, poco funzionale (secondo me) alla trama.
Tra l'altro molto attuale l'uso strumentale del pregiudizio da parte della politica per fini elettorali e di propaganda, oltre che per nascondere la propria inefficienza/incompetenza. Pensiamo al tema clandestini, ad esempio.
Tra l'altro io lo vedrei come un buon soggetto per un medio-metraggio (un film magari no, a meno di rimpolpare un po' la vicenda). Qualcosa alla "Chocolat".
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Domenico Gigante ha scritto: 08/02/2022, 22:24 Indubbiamente un buon lavoro: ottima capacità narrativa e soggetto estremamente intelligente. L'ironia si mescola allo stimolo alla riflessione. Lo avrei forse accorciato leggermente perché alcune cose risultano evidenti senza bisogno di spiegazione. Faccio un esempio: "Le persone sembravano aver bisogno di trovare un colpevole per tutto quello che capitava loro, prima c'era la Strega a calamitare l'odio della gente, ora se la rifacevano con il primo cittadino". Questo è un inciso che non aggiunge nulla a ciò che il racconto già dice chiaramente con i fatti. La vicenda di Gessica - sebbene gustosa - è pleonastica. Cmq sono suggerimenti che nulla tolgono al valore del tuo racconto. Complimenti!
Ciao Domenico, ti sono grato per l'apprezzamento e ancor più per i suggerimenti. Forse avete ragione, tu e Andr60, riguardo a Gessica, però, a parte il fatto che mi sono divertito a scrivere quell'episodio e tutto quello che ne consegue, l'ho usata per evidenziare la natura grossolanamente machiavellica di Ermanno.
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Domenico Gigante ha scritto: 09/02/2022, 13:21 Tra l'altro io lo vedrei come un buon soggetto per un medio-metraggio (un film magari no, a meno di rimpolpare un po' la vicenda). Qualcosa alla "Chocolat".
Eh, magari! :-)
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Andr60 ha scritto: 09/02/2022, 12:06 Un apologo tra divertimento e ironia sulla necessità di trovare qualcuno da incolpare per ciò che accade, quanto mai attuale (e utile) per i governanti di ogni latitudine. La strega mi pare a metà strada tra lo jettatore di Pirandello e Malaussène, ovvero un capro espiatorio di professione, alla fine stipendiato come un dipendente del Comune. Bel racconto godibile nonostante la lunghezza, con vari livelli di lettura. L'unica cosa che non mi ha convinto è la digressione con la seconda strega-prostituta, poco funzionale (secondo me) alla trama.
Grazie Andr60 per il bel commento e le tue considerazioni. Per quanto riguarda la seconda strega ricopio quello che ho scritto a Domenico Gigante: a parte il fatto che mi sono divertito a scrivere quell'episodio e tutto quello che ne consegue, l'ho usata per evidenziare la natura grossolanamente machiavellica di Ermanno.
Grazie di nuovo, un saluto.
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Roberto Bonfanti ha scritto: 09/02/2022, 22:20 Grazie Andr60 per il bel commento e le tue considerazioni. Per quanto riguarda la seconda strega ricopio quello che ho scritto a Domenico Gigante: a parte il fatto che mi sono divertito a scrivere quell'episodio e tutto quello che ne consegue, l'ho usata per evidenziare la natura grossolanamente machiavellica di Ermanno.
Grazie di nuovo, un saluto.
La digressione dell'episodio della seconda strega mi sembrava superfluo, sia perché il racconto (almeno, secondo gli standard della gara) è già sufficientemente lungo, sia perché la natura da "maneggione" di Ermanno mi pareva già esplicitata da come si era approcciato al vecchio alcolizzato, per cercare notizie sulla strega scomparsa.
Comunque queste sono scelte dell'Autore quindi, De gustibus...
Saluti, a rileggerti
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A me è piaciuto questo racconto-allegoria di come l'umanità tenda a reagire con la superstizione quando è impotente nel controllo razionale della realtà. È scritto bene (la trama è, forse, in alcuni punti, un po' troppo prevedibile). Nonostante la lunghezza, è di piacevole lettura.
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All'inizio mi ha ricordato "La bella e la bestia" poi cambia il tono e avvengono i colpi di scena, trasformando la strega in personaggio adatto a "La patente". Il sindaco e l'amico sono due macchiette. Ben scritto ma non mi ha convinto del tutto.
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Re: commento: La Strega

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ElianaF ha scritto: 13/02/2022, 18:07 All'inizio mi ha ricordato "La bella e la bestia" poi cambia il tono e avvengono i colpi di scena, trasformando la strega in personaggio adatto a "La patente". Il sindaco e l'amico sono due macchiette. Ben scritto ma non mi ha convinto del tutto.
Grazie Eliana, è vero, il sindaco e l'assessore sono macchiette di un certo tipo di politicanti che ricorrono a sotterfugi pur di mantenere i loro privilegi, in fondo tutto il racconto ha l'intenzione di essere ironico e caricaturale.
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Francesco Pino ha scritto: 15/02/2022, 11:35 Scorrevole, interessante, cinico, attuale... il messaggio è talmente chiaro che si commenta da solo. Insomma, questo racconto mi è piaciuto tantissimo.
Il personaggio di Gessica è quello che più lascia spazio a interpretazioni personali, dunque mi cimento in una riflessione: "quella che di giorno chiami con disprezzo specie di troia, quella che di notte stabilisce il prezzo della tua gioia" cantava De André. Allo stesso modo si inveisce a gran voce contro i "capri espiatori" della società, ma quando spacciano o si vendono per strada o per due euro l'ora in agricoltura la loro presenza fa comodo a tanti.
Voto 5 perché di più non si può.
Ciao francesco, grazie per il commento e per il voto.
Sono completamente d'accordo con la tua analisi di un certo perbenismo ipocrita e di facciata. Gessica ha il doppio ruolo di appagare le coscienze e gli istinti più "terreni" dei bravi cittadini del mio paese immaginario.
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Re: La Strega

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Ricordatevi di specificare esattamente "Commento" nel campo "Titolo" del messaggio usato per commentare i racconti (senza prefissi come "Re:" o altro), altrimenti non verranno conteggiati dal sistema, grazie!
Se invece state solo rispondendo, non serve specificare.
Ricordatevi anche che il testo del commento deve essere lungo almeno 200 battute.
Vi rimando alle istruzioni delle Gare letterarie.
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Divertente l'uso degli stereotipi più conosciuti nel narrazioni. Quasi si trattasse di commedia dell'arte. I personaggi riusciti e ben delineati a parte la "strega sostituta", ma niente di male. Carino, ma non tanto da meritare la prima posizione. Ma se i votanti hanno deciso così, così sia.
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Macrelli Piero ha scritto: 22/02/2022, 11:59 Divertente l'uso degli stereotipi più conosciuti nel narrazioni. Quasi si trattasse di commedia dell'arte. I personaggi riusciti e ben delineati a parte la "strega sostituta", ma niente di male. Carino, ma non tanto da meritare la prima posizione. Ma se i votanti hanno deciso così, così sia.
Grazie del commento, Piero.
La classifica non è l'aspetto più importante in queste gare, almeno per me, ben vengano i complimenti e anche le critiche, aiutano a migliorare.
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Ciao Roberto, molto gradevole il tuo racconto, ricco di significati. Chissà perché ho ritrovato tante analogie coi tempi attuali: il tuo racconto parla di streghe, ( ho pensato ti riferissi a tempi remoti, anche se l'accenno a ricerche in Internet circa il nome da trovare, riporta non troppo indietro nel tempo) ora, invece, ci sono i no-vax su cui scaricare tutte le colpe... Però vero è che sempre, e da sempre, mediamente l'umano ha bisogno di un capro espiatorio su cui infierire: ciò è tristemente vero. Belli i dialoghi; ben strutturati. Nonostante la lunghezza del testo il racconto scorre agevolmente e non annoia, anzi, cattura. Ti segnalo una piccola svista, (ma forse si può dire anche come hai scritto tu) Cataratta e non cateratta. Massimo dei voti per questo tuo racconto che, dal mio punto di vista, fa tifare per i perseguitati, in questo caso la tua Strega.
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FraFree ha scritto: 03/03/2022, 18:13 L'ho trovato gradevole e nonostante la lunghezza, lontana dai miei standard, l'ho letto senza fatica, fluisce bene.
Andando al succo del racconto: è ormai arte consolidata, dei governanti, quella di veicolare l'attenzione della gente verso altri "spauracchi", distogliendola dai problemi veri e dalle relative responsabilità.
Grazie del commento, Fra. I governanti ci vogliono bene, fanno di tutto per distrarci dai veri problemi.
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Laura Traverso ha scritto: 03/03/2022, 18:57 Ciao Roberto, molto gradevole il tuo racconto, ricco di significati. Chissà perché ho ritrovato tante analogie coi tempi attuali: il tuo racconto parla di streghe, ( ho pensato ti riferissi a tempi remoti, anche se l'accenno a ricerche in Internet circa il nome da trovare, riporta non troppo indietro nel tempo) ora, invece, ci sono i no-vax su cui scaricare tutte le colpe... Però vero è che sempre, e da sempre, mediamente l'umano ha bisogno di un capro espiatorio su cui infierire: ciò è tristemente vero. Belli i dialoghi; ben strutturati. Nonostante la lunghezza del testo il racconto scorre agevolmente e non annoia, anzi, cattura. Ti segnalo una piccola svista, (ma forse si può dire anche come hai scritto tu) Cataratta e non cateratta. Massimo dei voti per questo tuo racconto che, dal mio punto di vista, fa tifare per i perseguitati, in questo caso la tua Strega.
Grazie Laura per il bel commento, mi fa piacere che tu abbia gradito il mio racconto. Non sono stato troppo a preoccuparmi di datare la storia, anche se, secondo me, certe credenze, certe supertizioni, non sono del tutto scomparse. E poi si tratta di un'allegoria.
Dopo che me lo hai fatto notare sono andato a verificare il termine: pare che si possa usare anche cateratta, ma quello che suggerisci tu ora mi suona meglio, nella versione definitiva lo correggo.
Sempre stare dalla parte dei più deboli, sempre.
Un caro saluto.
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Ciao Roberto,
hai affrontato un tema, quello della caccia alle streghe, più attuale che mai (tra l'altro, per pura coincidenza, ho intenzione di partecipare alla prossima gara proprio con un racconto su questo argomento...). Si è trattato di un fenomeno di massa che ha portato, nelle più disparate aree del continente europeo e in tempi diversi, per più secoli, alla condanna al rogo di decine di migliaia di presunte (e presunti) seguaci del demonio. Incredibile, le fiabe raccolte e rielaborate dai fratelli Grimm, di cui oggi circolano versioni molto edulcorate, non sono il semplice parto della fantasia umana, ma costituiscono la testimonianza di fatti di sangue avvenuti nel corso del medioevo (per quanto reinterpretati e romanzati). Fiabe che riflettono il modo (distorto) di quel tempo di percepire la realtà delle cose. Da quando, qualche anno fa, mi sono documentato sull'argomento, il giorno dell'Epifania vivo il rito del "brusa la vecia" con un misto di sensazioni contrastanti, sospese tra il clima di festa tipico del periodo natalizio e il sentore dell'angoscia di chi, in passato, ha visto bruciare su una catasta di legna delle persone in carne e ossa...
Passando al tuo racconto, mi è piaciuta la digressione relativa all'altra strega che, secondo me, ha reso la storia più intrigante e coinvolgente. Non solo, credo che senza di essa la storia sarebbe stata fin troppo lineare e scontata. Personalmente, se posso, avrei solo dato un po' più enfasi a questo personaggio, magari giocando sulle caratteristiche delle streghe nell'immaginario collettivo. Che so, nel medioevo le streghe spesso erano raffigurate come donne avvenenti, che praticavano il meretricio. Da questo punto di vista la prima strega incarnerebbe la versione moderna e la seconda la versione "storica" di questa stupida superstizione umana... Per il resto non ho nulla da aggiungere ai lusinghieri commenti al tuo brano che hanno preceduto il mio. Voto 5.
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Luca Valeri ha scritto: 21/02/2022, 13:54 Bel racconto, mi è piaciuto! riflette a pieno la società attuale (ma forse lo è sempre stata così) :)
Grazie Luca. Eh sì, penso che tu abbia ragione.
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Messedaglia ha scritto: 06/03/2022, 18:34 Ciao Roberto,
hai affrontato un tema, quello della caccia alle streghe, più attuale che mai (tra l'altro, per pura coincidenza, ho intenzione di partecipare alla prossima gara proprio con un racconto su questo argomento...). Si è trattato di un fenomeno di massa che ha portato, nelle più disparate aree del continente europeo e in tempi diversi, per più secoli, alla condanna al rogo di decine di migliaia di presunte (e presunti) seguaci del demonio. Incredibile, le fiabe raccolte e rielaborate dai fratelli Grimm, di cui oggi circolano versioni molto edulcorate, non sono il semplice parto della fantasia umana, ma costituiscono la testimonianza di fatti di sangue avvenuti nel corso del medioevo (per quanto reinterpretati e romanzati). Fiabe che riflettono il modo (distorto) di quel tempo di percepire la realtà delle cose. Da quando, qualche anno fa, mi sono documentato sull'argomento, il giorno dell'Epifania vivo il rito del "brusa la vecia" con un misto di sensazioni contrastanti, sospese tra il clima di festa tipico del periodo natalizio e il sentore dell'angoscia di chi, in passato, ha visto bruciare su una catasta di legna delle persone in carne e ossa...
Passando al tuo racconto, mi è piaciuta la digressione relativa all'altra strega che, secondo me, ha reso la storia più intrigante e coinvolgente. Non solo, credo che senza di essa la storia sarebbe stata fin troppo lineare e scontata. Personalmente, se posso, avrei solo dato un po' più enfasi a questo personaggio, magari giocando sulle caratteristiche delle streghe nell'immaginario collettivo. Che so, nel medioevo le streghe spesso erano raffigurate come donne avvenenti, che praticavano il meretricio. Da questo punto di vista la prima strega incarnerebbe la versione moderna e la seconda la versione "storica" di questa stupida superstizione umana... Per il resto non ho nulla da aggiungere ai lusinghieri commenti al tuo brano che hanno preceduto il mio. Voto 5.
Ti ringrazio per il voto e per il bel commento. Mi trovo in sintonia con la tua riflessione sui riti e le loro origini; la supertizione, combinata con l'ignoranza, è sempre stata un mezzo per controllare le masse.
Molto interessante anche la tua lettura del personaggio di Gessica, in fondo, nel racconto, oltre a impersonare la strega si dedica proprio alla "professione".
Ancora grazie, ora sono curioso di leggere il tuo racconto nella prossima gara.
Che ci vuole a scrivere un libro? Leggerlo è la fatica. (Gesualdo Bufalino)
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Messaggio da leggere da Marino Maiorino »

Molto ben scritto, ovviamente, come non poteva essere altrimenti!
Uno spaccato neanche tanto esagerato della piccolezza di una comunità e dei suoi "vizi d'abitudine", come per l'appunto il bisogno di dover per forza addossare la colpa di tutto a qualcuno. Praticamente, l'Italia!
C'è un che di meschino che non risuona nelle mie corde giacché non conduce a un che di positivo, anzi: tutto torna a essere quello che era per il "bene" di tutti... Desolante!
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Messaggio da leggere da Roberto Bonfanti »

Marino Maiorino ha scritto: 17/03/2022, 6:40 Molto ben scritto, ovviamente, come non poteva essere altrimenti!
Uno spaccato neanche tanto esagerato della piccolezza di una comunità e dei suoi "vizi d'abitudine", come per l'appunto il bisogno di dover per forza addossare la colpa di tutto a qualcuno. Praticamente, l'Italia!
C'è un che di meschino che non risuona nelle mie corde giacché non conduce a un che di positivo, anzi: tutto torna a essere quello che era per il "bene" di tutti... Desolante!
Ciao Marino, grazie per il commento.
Questa tua considerazione mi dà da pensare; rispondendo a un appunto simile di Namio ho tirato in ballo disincanto e cinismo, quando si tratta di satira sociale o politica non riesco proprio a immaginare sviluppi positivi.
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