Non ci sono che nuvole
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Non ci sono che nuvole
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Se puoi, rivedi la punteggiatura, perché così il testo presenta notevoli difficoltà di comprensione. Bravo!
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Re: Commento
Grazie Domenico per il commento e il consiglio.Domenico Gigante ha scritto: ↑08/04/2022, 13:52 Ciao Tiziano! Molto bella questa metafora di un pericolo incombente: [...]
Se puoi, rivedi la punteggiatura, perché così il testo presenta notevoli difficoltà di comprensione. Bravo!
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Re: Non ci sono che nuvole
Bravissimo.
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Re: Commento
Grazie per il tuo commento.FraFree ha scritto: ↑08/04/2022, 15:39 La comprensione del testo penso non sia immediata, complici un po' la punteggiatura (non proprio al posto giusto, secondo me) e un po' di cripticità, ma si arriva comunque a capire l'argomento: gli accadimenti in Ucraina...
Mi piace che usi la specularità di una fotografia, per descrivere la desolazione e il plumbeo della guerra.
Fra
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Re: Non ci sono che nuvole
Capperi!Marina Lolli ha scritto: ↑08/04/2022, 22:16 Che bello questo tuo racconto, surreale nelle immagini eppure così reale nella tensione che emana con la lenta trasformazione della fotografia.Un senso di paura e pericolo incombente e la guerra che balena alla mente.
Bravissimo.
Sono molto contento che ti sia piaciuto, grazie.
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Re: Non ci sono che nuvole
Si credo che tu abbia ragione, oggi è chiaro l'argomento ma tra qualche tempo potrebbe essere difficile dare una collocazione esatta.Nicola ha scritto: ↑10/04/2022, 18:05 La brevità è un pregio per me ma mi sembra un po' troppo criptico. Rileggendolo tra un po' di tempo forse non si capirebbe di cosa si sta parlando. Magari andrebbe sviluppato un po' lasciando qualche indizio in più, anche senza spiegarlo pienamente se l'intento è questo.
Grazie per il commento.
PS. Vorrei segnalare che i commenti per essere validi devono avere come oggetto Commento.
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Non urta ma allude e questo è ciò che piace: interessante!
Ho riletto ieri sera il tuo lavoro immaginandolo come un video in cui c'è narrazione e la vista della cartolina nel suo progressivo esternare il cambiamento.
Mi sono divertito nel farlo immaginando altre situazioni in cui
questo sarebbe utile!
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In questo tipo di narrativa quasi mai l'elemento fantastico è spiegato: esso accade ed è tacito patto tra scrittore e lettore che così sia. Nondimeno, sì viene spiegato il legame tra protagonista e immagine in modo più "forte": è l'immagine di un'amata o del protagonista stesso, che con quell'immagine ha stabilito per qualche motivo un legame. Non si spiega come funziona, ma qual'è il motivo che la obbliga a funzionare.
Nel tuo racconto c'è un legame con una persona, sì, che potrebbe essere un amore passato, ma anche solo un amico d'infanzia, questo non viene chiarito, e la foto è scattata addirittura dal cugino della persona: il tutto diluisce il legame, e con esso la possibilità che l'oggetto possa "funzionare" in quel modo.
Riesci meglio a instillare l'inquietudine che stiano arrivando aerei da guerra.
Lasciami pensare: lettera di un giovane ucraino a un amico d'infanzia emigrato. Quello rimasto in patria sta per essere bombardato nei palazzi nei quali è cresciuto, l'amico nemmeno sa cosa sta accadendo a quella che è stata casa sua.
Non il tratto più brutale di una guerra (purtroppo).
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Re: Commento
Grazie per il commento.
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Re: Commento
Ti ringrazio Marino per il tuo commento.Marino Maiorino ha scritto: ↑18/04/2022, 10:36 Nella sua brevità, unisce diversi elementi, narrativi e non, richiamando Joyce/Poe e collegandosi alla più cruda realtà bellica (credo) attuale.
In questo tipo di narrativa quasi mai l'elemento fantastico è spiegato: esso accade ed è tacito patto tra scrittore e lettore che così sia. Nondimeno, sì viene spiegato il legame tra protagonista e immagine in modo più "forte": è l'immagine di un'amata o del protagonista stesso, che con quell'immagine ha stabilito per qualche motivo un legame. Non si spiega come funziona, ma qual'è il motivo che la obbliga a funzionare.
Nel tuo racconto c'è un legame con una persona, sì, che potrebbe essere un amore passato, ma anche solo un amico d'infanzia, questo non viene chiarito, e la foto è scattata addirittura dal cugino della persona: il tutto diluisce il legame, e con esso la possibilità che l'oggetto possa "funzionare" in quel modo.
Riesci meglio a instillare l'inquietudine che stiano arrivando aerei da guerra.
Lasciami pensare: lettera di un giovane ucraino a un amico d'infanzia emigrato. Quello rimasto in patria sta per essere bombardato nei palazzi nei quali è cresciuto, l'amico nemmeno sa cosa sta accadendo a quella che è stata casa sua.
Non il tratto più brutale di una guerra (purtroppo).
Il racconto è intenzionalmente criptico riguardo il legame tra il protagonista e il destinatario del messaggio.
In questo modo, infatti, ognuno ne dà una interpretazione personale basandosi sull'unica informazione disponibile: esiste un legame molto forte.
Hai ragione quando dici che la figura del cugino ha probabilmente rovinato la forza della fotografia.
Volevo rappresentare, senza riuscirci evidentemente, una delle tante foto inutili che scopri solo una volta sviluppato il rullino e che restano comunque nella busta delle foto.
Foto senza importanza che, invece, nel tempo evocano emozioni e ricordi.
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Re: Commento
Grazie Roberto, merita infatti un bella revisioneRobertoBecattini ha scritto: ↑19/04/2022, 0:41 L'ho trovato molto poetico, e con un'idea forte, la foto che precede gli eventi e muta magicamente, anticipando ahimè il dramma della Guerra. A causa forse della sua brevità risulta un po' difficile cogliere però la relazione tra la persona rimasta e quella andata, destinataria delle sue parole.
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Re: Non ci sono che nuvole
Presenta la foto esattamente come hai fatto ora!
Prima che usare forme corrette, scrivere è esprimere quello che hai dentro. A questo fine spesso la semplicità paga.
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Io amo i racconti brevi, lasciano libera la mente da trame e intenzioni degli autori e non condizionano il tempo.
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Re: Commento
Grazie per il tuo commento, anch'io trovo che il racconto breve abbia delle grandi potenzialità.
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Commento Non ci sono che nuvole
“dove abitavi da ragazzo con enormi palazzoni” -- dove abitavi da ragazzo, con enormi palazzoni
“non ho visto altro ma, ogni giorno, da allora, ne scopro nuovi dettagli” -- non ho visto altro, ma da allora ne scopro, ogni giorno, nuovi dettagli
“Ci sono due alberi nella foto o, meglio,” -- Ci sono due alberi o, meglio,
“numero ed il loro colore,” -- numero e il loro colore,
“e, nel cielo proprio davanti alle nuvole,” -- e nel cielo, proprio davanti alle nuvole,
Circa il riferimento al cugino che ha scattato la foto, concordo con il giudizio di Marino Maiorino, ma qui non posso suggerire quello che sarebbe uno stravolgimento, auspicabile sicuramente ma di esclusiva competenza dell’autore.
In questo “corto” ci sono tutte le inquietudini e i drammi di questi tempi travagliati. Non sono preoccupato per me, ma per i nostri ragazzi che li dovranno affrontare e vivere fino in fondo.
Per il voto attendo di leggere il testo dopo la promessa revisione dell’autore. Anticipo comunque che per me sarà un 5 pieno.
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Re: Commento Non ci sono che nuvole
Beh grazie Alberto il tuo commento mi riempie di gioia, veramente.Alberto Marcolli ha scritto: ↑05/05/2022, 9:42 Questo testo rappresenta l’essenza di un “corto” letterario. Come ho scritto in altri commenti, sono particolarmente attratto dai corti letterari e perciò mi permetto di suggerire, a modo mio e senza impegno, qualche variazione, nella speranza di migliorarne la scorrevolezza. Operazione rischiosissima, ma possibile.
Per il voto attendo di leggere il testo dopo la promessa revisione dell’autore. Anticipo comunque che per me sarà un 5 pieno.
Ho apprezzato e accolto i suggerimenti tuoi e di altri nella speranza di aver migliorato il racconto.
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Re: Non ci sono che nuvole
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Re: Non ci sono che nuvole
GrazieAlberto Marcolli ha scritto: ↑05/05/2022, 13:42 "non ho visto altro, ma da allora ne scopro, ogni giorno, nuovi dettagli" -- non ho visto altro, ma da allora scopro, ogni giorno, nuovi dettagli
Voto confermato
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Re: Commento
Grazie Francesco per il commento, nei racconti brevi quello che manca lo mette il lettore bastano pochi indizi sparsi qua e la.Francesco Pino ha scritto: ↑04/05/2022, 9:35 Benché l'idea della foto magica non mi sia piaciuta molto è un racconto che suscita emozioni, dunque hai colpito nel segno.
Questa città potrebbe essere Kiev, Damasco, Baghdad, Belgrado… non ci è dato sapere il suo nome ed è il "bello" del racconto.
Dall'ultima frase ho avuto l'impressione che a parlare sia un bambino, o un ragazzino. Se cosi' fosse io inserirei un qualche piccolissimo particolare che possa farlo capire maggiormente. Se non fosse cosi' la domanda sulla casa la toglierei: "...e ho paura, nella foto ora non ci sono che nuvole."
Bravo!
Ho modificato quindi il racconto, versione definitiva.
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Re: Non ci sono che nuvole
Ognuna con le proprie vittime.
Grazie per il commento Temistocle.
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Ora nella tua foto non si vedono che nuvole ma, sull'onda del cercare di essere positivi, spero che presto in quella tua foto posso fare capolino un rincuorante sole scalda-cuore, dopo i temporali spesso escono l'arcobaleno e poi il sole.
Grazie per avermi generato queste piccole riflessioni, e ancora complimenti.
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Re: Commento
Grazie per il tuo commento, sicuramente la foto mostrerà un grande arcobaleno proprio davanti ad un immenso cielo azzurro. Lo spero con tutto il cuore.Maria Cristina Tacchini ha scritto: ↑05/06/2022, 18:43 Anch'io ho apprezzato la metafora di vita della foto, tanto più che sono un'appassionata di fotografia non fine a sè stessa ma portatrice di racconti di vita e di emozioni, la cosa essenziale è che sia una mera cartolina senza messaggio.
Ora nella tua foto non si vedono che nuvole ma, sull'onda del cercare di essere positivi, spero che presto in quella tua foto posso fare capolino un rincuorante sole scalda-cuore, dopo i temporali spesso escono l'arcobaleno e poi il sole.
Grazie per avermi generato queste piccole riflessioni, e ancora complimenti.
Le radici del Terrore
Antologia di opere ispirate agli scritti e all'universo lovecraftiano
Questa antologia nasce dalla sinergia tra le associazioni culturali BraviAutori ed Electric Sheep Comics con lo scopo di rendere omaggio alle opere e all'universo immaginifico di Howard Phillips Lovecraft. Le ventitrì opere selezionate hanno come riferimento la narrativa "lovecraftiana" incentrata sui racconti del ciclo di Cthulhu, già fonte di ispirazione non solo per scrittori affermati come Stephen King, ma anche in produzioni cinematografiche, musicali e fumettistiche. Il motivo di tanto successo è da ricercare in quell'universo incredibile e "indicibile", fatto di personaggi e creature che trascendono il Tempo e sono una rappresentazione dell'Essere umano e delle paure che lo circondano: l'ignoto e l'infinito, entrambi letti come metafore dell'inconscio.
A cura di Massimo Baglione e Roberto Napolitano.
Copertina di Gino Andrea Carosini.
Contiene opere di: Silvano Calligari, Enrico Teodorani, Rona, Lellinux, Marcello Colombo, Sonja Radaelli, Pasquale Aversano, Adrio the boss, Benedetta Melandri, Roberta Lilliu, Umberto Pasqui, Eliseo Palumbo, Carmine Cantile, Andrea Casella, Elena Giannottu, Andrea Teodorani, Sandra Ludovici, Eva Bassa, Angela Catalini, Francesca Di Silvio, Anna Rita Foschini, Antonella Cavallo, Arianna Restelli.
Special guests: gli illustratori americani e spagnolo Harry O. Morris, Joe Vigil and Enrique Badìa Romero.
Vedi ANTEPRIMA (2,02 MB scaricato 239 volte).
Un passo indietro
Il titolo di questo libro vuole sintetizzare ciò che spesso la Natura è costretta a fare quando utilizza il suo strumento primario: la Selezione naturale. Non sempre, infatti, "evoluzione" è sinonimo di "passo avanti", talvolta occorre rendersi conto che fare un passettino indietro consentirà in futuro di ottenere migliori risultati. Un passo indietro, in sostanza, per compierne uno più grande in avanti.
Di Massimo Baglione.
Vedi ANTEPRIMA (1,82 MB scaricato 478 volte).
Nota: questo libro non proviene dai nostri concorsi ma è opera di uno o più soci fondatori dell'Associazione culturale.
Carosello
antologia di opere ispirate dal concetto di Carosello e per ricordare il 40° anniversario della sua chiusura
Nel 1977 andava in onda l'ultima puntata del popolare spettacolo televisivo serale seguito da adulti e bambini. Carosello era una sorta di contenitore pubblicitario, dove cartoni animati e pupazzetti vari facevano da allegro contorno ai prodotti da reclamizzare. Dato che questo programma andava in onda di sera, Carosello rappresentò per molti bambini il segnale di "stop alle attività quotidiane". Infatti si diffuse presto la formula "E dopo il Carosello, tutti a nanna".
Per il 40° anniversario della sua chiusura, agli autori abbiamo chiesto opere di genere libero che tenessero conto della semplicità che ha caratterizzato Carosello nei vent'anni durante i quali è andato felicemente in onda. I dodici autori qui pubblicati hanno partecipato alle selezioni del concorso e sono stati selezionati per questo progetto letterario. Le loro opere sono degni omaggi ai nostri ricordi (un po' sbiaditi e in bianco e nero) di un modo di stare in famiglia ormai dimenticato.
A cura di Massimo Baglione.
Contiene opere di: Giorgio Leone, Enrico Teodorani, Cristina Giuntini, Maria Rosaria Spirito, Francesco Zanni Bertelli, Serena Barsottelli, Alberto Tivoli, Laura Traverso, Enrico Arlandini, Francesca Rosaria Riso, Giovanni Teresi, Angela Catalini.
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La Gara 29 - Storie parallele
A cura di Ser Stefano.
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La Gara 35 - Zombie & Incipit
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