La grandinata (19 luglio 1943)
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Re: Commento
Grazie Fra! E' un racconto piuttosto complesso (scusami, ma adesso me la canto e me la suono). C'è la Storia, ma c'è anche la storia e, a un livello ancora più profondo, c'è la biografia (il rapporto con mio padre). Tutte queste cose cercano di convivere e trovare spazio. Talvolta con difficoltà. Tra l'altro il racconto originale era quasi il doppio. Ho dovuto fare un grosso lavoro di taglio per poterlo proporre qui.FraFree ha scritto: ↑22/03/2022, 10:21 Un lavoro corposo, bravo. Ripassare un po’ di storia non fa mai male, ancora di più adesso che pare (non pare, è) si sia riproposta la drammaticità di quella grandinata, che poi non sarebbe neppure una novità, visto che in altri luoghi questa è una condizione perpetua.
Le scene e i dialoghi sono quasi tangibili, hai la capacità di caratterizzare in modo genuino personaggi e luoghi.
Piaciute anche la citazione del vangelo e l’immagine allegata, calzanti.
Fra
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Commento
Vincitore nei confronti di ogni forza e forma della tradizione greco romana e giudaico cristiana. L'uomo moderno creatore della società della tecnica, penso io.
Notevole racconto, ben strutturato, colmo di pensieri e carico di riflessioni intelligenti sulla vita e sulla storia recente, dove il confronto tra il padre e il figlio, entrambi sconfitti e consapevoli della sconfitta, seppure ciascuno a modo proprio, dà il la a un confronto serratp tra il presente il passato e il futuro del paese.
I due non sono antitetici, ma complementari, entrambi organici al regime pure se ognuno a modo proprio.
Se proprio devo fare una critica mi sono sembrati forse troppo consapevoli di ciò che è la realtà del momento, tutt'e due figli del senno del poi, coscienti della sconfitta e dei suoi probabili risultati sembrano non reclamare la necessità (e verità) delle proprie azioni precedenti.
Mi ha sempre incuriosito quell'ultima seduta del Gran Consiglio, specchio di un paese stupidamente burocratico (dove era necessario l'approvazione di un OdG per declassare il Duce del Fascismo costruttore dell'impero a semplice Capo del Governo quindi dimettibile a piacere dallo sciaboletta, il re imperatore, a favore di un altro primo ministro corresponsabile come tanti di venti anni di regime). E quell'accenno, nell'OdG Grandi, ai sacrifici di quattro generazioni di italiani sacrificati all'altare di un'alleanza innaturale e di una guerra velleitaria... potevano pensarci prima.
Suggestive e condivisibili in parte le riflessioni filosofiche e storiche, solo non credo che degli alti membri del partito avrebbero potuto pensare quell'accenno alla mafia... Mussolini la mafia in Sicilia l'aveva bella che sconfitta, o almeno così il regime si vantava. E poi non è vero che in Sicilia non si combatté. I combattimenti ci furono, ma la superiorità alleata era schiacciante. Molte città dell'isola vennero rase al suolo, come Palermo. Novemila morti in un giorno di bombardamenti alleati nel maggio del 1943. Unica città ad essere stata bombardata anche dall'aviazione regia in agosto. Pensa che stronzi i savoia.
Il tuo vecchio non so perché mi ha ricordato il Federzoni presidente dell'Accademia d'Italia che votò l'OdG Grandi nell'ultima seduta del Gran Consiglio.
Ma gli echi e i rimandi sono tanti, formidabile racconto.
Nulla da segnalarti dal punto di vista formale, eccetto questo passo:"Da molto tempo saremmo stati alleati di Francia e Inghilterra" dove ti sei complicato un po' la vita. Eravamo alleati storici e naturali avrei scritto.
Lo sbarco alleato in Sicilia è di luglio, non giugno. Mi dirai che Pantelleria e Lampedusa sono cadute in giugno, ma quelle sono isole siciliane. Nell'isola di Sicilia lo sbarco iniziò il nove luglio.
Complimenti, a rileggerti
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Re: Commento
Grazie mille Namio! In storia mi sei maestro. Le tue note sono preziose.Namio Intile ha scritto: ↑23/03/2022, 18:17 Evviva l'uomo moderno, così intelligente da sottovalutarsi, e così sensato da rinnegare l'eroismo. Evviva quest'uomo vincitore nella dura lotta contro la coscienza e la morale».
Vincitore nei confronti di ogni forza e forma della tradizione greco romana e giudaico cristiana. L'uomo moderno creatore della società della tecnica, penso io.
Notevole racconto, ben strutturato, colmo di pensieri e carico di riflessioni intelligenti sulla vita e sulla storia recente, dove il confronto tra il padre e il figlio, entrambi sconfitti e consapevoli della sconfitta, seppure ciascuno a modo proprio, dà il la a un confronto serratp tra il presente il passato e il futuro del paese.
I due non sono antitetici, ma complementari, entrambi organici al regime pure se ognuno a modo proprio.
Se proprio devo fare una critica mi sono sembrati forse troppo consapevoli di ciò che è la realtà del momento, tutt'e due figli del senno del poi, coscienti della sconfitta e dei suoi probabili risultati sembrano non reclamare la necessità (e verità) delle proprie azioni precedenti.
Mi ha sempre incuriosito quell'ultima seduta del Gran Consiglio, specchio di un paese stupidamente burocratico (dove era necessario l'approvazione di un OdG per declassare il Duce del Fascismo costruttore dell'impero a semplice Capo del Governo quindi dimettibile a piacere dallo sciaboletta, il re imperatore, a favore di un altro primo ministro corresponsabile come tanti di venti anni di regime). E quell'accenno, nell'OdG Grandi, ai sacrifici di quattro generazioni di italiani sacrificati all'altare di un'alleanza innaturale e di una guerra velleitaria... potevano pensarci prima.
Suggestive e condivisibili in parte le riflessioni filosofiche e storiche, solo non credo che degli alti membri del partito avrebbero potuto pensare quell'accenno alla mafia... Mussolini la mafia in Sicilia l'aveva bella che sconfitta, o almeno così il regime si vantava. E poi non è vero che in Sicilia non si combatté. I combattimenti ci furono, ma la superiorità alleata era schiacciante. Molte città dell'isola vennero rase al suolo, come Palermo. Novemila morti in un giorno di bombardamenti alleati nel maggio del 1943. Unica città ad essere stata bombardata anche dall'aviazione regia in agosto. Pensa che stronzi i savoia.
Il tuo vecchio non so perché mi ha ricordato il Federzoni presidente dell'Accademia d'Italia che votò l'OdG Grandi nell'ultima seduta del Gran Consiglio.
Ma gli echi e i rimandi sono tanti, formidabile racconto.
Nulla da segnalarti dal punto di vista formale, eccetto questo passo:"Da molto tempo saremmo stati alleati di Francia e Inghilterra" dove ti sei complicato un po' la vita. Eravamo alleati storici e naturali avrei scritto.
Lo sbarco alleato in Sicilia è di luglio, non giugno. Mi dirai che Pantelleria e Lampedusa sono cadute in giugno, ma quelle sono isole siciliane. Nell'isola di Sicilia lo sbarco iniziò il nove luglio.
Complimenti, a rileggerti
La consapevolezza dei due protagonisti, ovviamente, è voluta: il mio intento era proprio di riflettere su quel momento drammatico tra lo sbarco degli Alleati e l'8 settembre, quando tutti i nodi vennero al pettine e l'Italia si ritrovò di fronte ad una disonorevole sconfitta.
Ho scelto il 19 luglio, perché sono romano. Ma anche in omaggio a mia nonna che abitava a Viale Manzoni. Il suo racconto del terribile bombardamento di San Lorenzo è per me un ricordo indelebile.
Grazie ancora!
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Re: Commento
Grazie mille Francesco per le tue parole. Sono molto fiero di questo racconto e non lo nascondo. E' stato il frutto di una felice ispirazione: più unica che rara. Chi lo sa se sarò mai in grado di ripetermi. Grazie ancora!Francesco Pino ha scritto: ↑23/03/2022, 21:52 La storia raccontata attraverso un dialogo tra padre e figlio, bel lavoro davvero, complimenti. Hai dato spazio sua agli avvenimenti storici e politici che al lato umano dei due personaggi, il tutto senza dilungarti eccessivamente. Il titolo e il finale collocano il racconto all'interno di un preciso episodio storico.
Notevole.
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Saluti
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Ottimo lavoro.
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Re: commento
Ciao Giovanni! Grazie per il tuo commento ed il tuo voto, che è più che generoso. A presto!Giovanni p ha scritto: ↑24/03/2022, 16:51 inizio con una premessa, ho dato 4 non certo perchè da te non mi aspettassi un racconto bello. Il racconto mi piace, è scirtto bene, pulito e senza errori. L'argomento mi piace molto, nella storia si sintetizza un momento difficile dell'Italia senza fare inutili spiegoni.
Ottimo lavoro.
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Re: Commento
Grazie infinite per il tuo giudizio. Hai ragione sul fatto che purtroppo sono cose già viste. Quando l'ho scritto c'era la guerra in Iraq. Quasi vent'anni dopo è la volta dell'Ucraina. Passa il tempo, ma non passano le bombe.Andr60 ha scritto: ↑24/03/2022, 12:23 Mi associo volentieri ai complimenti per questo bellissimo racconto, in cui chi vuole può anche trovare riferimenti alla situazione odierna: il ruolo degli intellettuali, la pervicacia del potere nel fare le scelte sbagliate, la scelta del capro espiatorio per pararsi le terga. Tutto già visto, tutto molto attuale e (probabilissimamente) futuro.
Saluti
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Re: Commento
Grazie mille per i complimenti. Ho fatto la correzione che mi hai segnalato. A presto!Mithril ha scritto: ↑28/03/2022, 14:48 fino alla resa dei-conti. -> è rimasto il trattino
Qui siamo su un altro livello! complimenti per il racconto e per essere riuscito a tagliarlo per rientrare nei limiti di caratteri, hai certamente motivo di esserne fiero. tanti spunti diversi che si accavallano in modo non banale, ottima resa dei diversi punti di vista, bravo!
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Re: Commento
Grazie Gabriele!Gabriele Pecci ha scritto: ↑28/03/2022, 16:54 Ciao Domenico, ho apprezzato molto il tuo racconto, si sente, si percepisce che hai lasciato molto di te stesso in questo testo. Complimenti.
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Re: La grandinata (19 luglio 1943)
Devi mettere 5!Paola Tassinari ha scritto: ↑29/03/2022, 14:35 Il racconto mi è piaciuto molto, complimenti all'autore per la parte storica che trovo assai obbiettiva e scevra da pregiudizi. Mi è piaciuta soprattutto la figura del vecchio, quanta tenerezza mi ha fatto coi suoi dubbi… "Così tu esaltavi loro e loro esaltavano te. Hanno celebrato il tuo giubileo artistico e ti hanno dato una cattedra all'università. Ti hanno detto che eri un grande poeta e tu ci hai creduto. Come vedi il tuo scopo lo hai raggiunto in modo altrettanto vile, anche se meno riprovevole" avrei voluto abbracciarlo perché il fascismo ha sovente premiato i migliori ( ci sono le opere artistiche gli edifici le bonifiche ecc. che lo testimoniano tra l'altro anche i treni erano in perfetto orario) si è tenuto Benedetto Croce, ha dato spazio agli architetti più bravi e anche il fiore della pittura comunista cioè Guttuso fu premiato al concorso della pittura italiana durante il fascismo, senza contare il forte legame del duce con la Sarfatti ( amo l'arte e il cosiddetto Colosseo quadrato è una grande opera tutt'oggi considerata poco per via di esser in odor di fascio, ma mi dilungherei troppo) Altro punto in cui avrei voluto abbracciare il vecchio è quando dice di essere invidioso del Vate… D'Annunzio non era una brava persona, superuomo che faceva debiti senza poi pagarli, che usava le donne, che iniziava imprese che non terminava perché gli venivano a noia, certo poetava da Dio ma gli uomini dei suoi romanzi danno un senso di repulsione con la loro inettitudine e il loro gran gusto e raffinatezza… mentre il vecchio, mi ci sono specchiata… si può dare voto 5?
A parte le battute ti ringrazio molto per il commento. Se metti un voto, ricordati di cambiare l'oggetto del tuo commento in "Commento", altrimenti il voto non è valido.
Grazie ancora!
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Re: La grandinata (19 luglio 1943)
Ciao Paola! Scusami, se cambi il titolo del tuo commento in "Commento", invece che "Re: La grandinata (19 luglio 1943)" il tuo voto sarà valido. Ti ringrazio tanto e a presto!Paola Tassinari ha scritto: ↑29/03/2022, 14:35 Il racconto mi è piaciuto molto, complimenti all'autore per la parte storica che trovo assai obbiettiva e scevra da pregiudizi. Mi è piaciuta soprattutto la figura del vecchio, quanta tenerezza mi ha fatto coi suoi dubbi… "Così tu esaltavi loro e loro esaltavano te. Hanno celebrato il tuo giubileo artistico e ti hanno dato una cattedra all'università. Ti hanno detto che eri un grande poeta e tu ci hai creduto. Come vedi il tuo scopo lo hai raggiunto in modo altrettanto vile, anche se meno riprovevole" avrei voluto abbracciarlo perché il fascismo ha sovente premiato i migliori ( ci sono le opere artistiche gli edifici le bonifiche ecc. che lo testimoniano tra l'altro anche i treni erano in perfetto orario) si è tenuto Benedetto Croce, ha dato spazio agli architetti più bravi e anche il fiore della pittura comunista cioè Guttuso fu premiato al concorso della pittura italiana durante il fascismo, senza contare il forte legame del duce con la Sarfatti ( amo l'arte e il cosiddetto Colosseo quadrato è una grande opera tutt'oggi considerata poco per via di esser in odor di fascio, ma mi dilungherei troppo) Altro punto in cui avrei voluto abbracciare il vecchio è quando dice di essere invidioso del Vate… D'Annunzio non era una brava persona, superuomo che faceva debiti senza poi pagarli, che usava le donne, che iniziava imprese che non terminava perché gli venivano a noia, certo poetava da Dio ma gli uomini dei suoi romanzi danno un senso di repulsione con la loro inettitudine e il loro gran gusto e raffinatezza… mentre il vecchio, mi ci sono specchiata… si può dare voto 5?
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Per evitare di ripetere cose giá dette da altri, voglio esprimere un apprezzamento per quanto detto dall'autore.Sfoltire una propria opera non è cosa facile, talvolta ingrata:leggendo questo racconto ho l'impressione che sia stato fatto
un buon lavoro dato che non vedo alcun superfluo.
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Re: Commento
Ciao! Grazie mille per il commento. E' stato effettivamente un lavoro un po' complesso. Non è stato solo un taglio, ma anche un'attività di editing molto accurata. Ho rivisto termini e intere frasi che non mi suonavano. Il risultato finale, devo dire, mi soddisfa più dell'originale. Come hai detto tu, c'è meno superfluo.Myname ha scritto: ↑19/04/2022, 12:51 Scrivere commenti su questo setting è, spesso, imbarazzante dato che io concordo in genere con le vostre opinioni.
Per evitare di ripetere cose giá dette da altri, voglio esprimere un apprezzamento per quanto detto dall'autore.Sfoltire una propria opera non è cosa facile, talvolta ingrata:leggendo questo racconto ho l'impressione che sia stato fatto
un buon lavoro dato che non vedo alcun superfluo.
Re: La grandinata (19 luglio 1943)
Oltre a questo, sto apprezzando le parentesi relative alla pioggia: un particolare che rompe lo schema portante in un modo molto gradevole e ben scritto.
I due personaggi sembrano dapprima estranei poi, quando si arriva alla parola "papà" cambia tutta l'atmosfera del racconto.
A tratti dura, con il figlio impietoso, a tratti discorsiva, con il padre che racconta e spiega
Sullo sfondo, l'aria di un fallimento politico e l'aspettativa di una "invasione di barbari" che non si sa....
Proprio un bel racconto, lo sto rileggendo rilassato e tranquillo,
in una notte che vorrei fosse bagnata dalla pioggia vista la siccità!
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Normalmente non leggo MAI i commenti altrui prima di commentare io stesso, questa volta non ci sono riuscito: finita la lettura avevo mezze impressioni che non osavo verbalizzare, e poi...
Effettivamente il racconto è quello che resta di un'opera più corposa (non essendo l'unico primo, credo che dovremo chiedere a Max di ampliare i limiti di battute per le gare o creare gare a parte per opere più lunghe), cosa che io ho percepito soprattutto nel brusco cambiamento nell'atteggiamento del figlio al mancamento del padre, da una baldanzosa e sprezzante sicumera a un compassionevole spirito filiale del quale non sembrava esserci traccia in precedenza.
Questo taglio del testo permette di apprezzare la qualità dell'opera maggiore, ma ne risente in alcuni passaggi meno limati.
Quindi, a cosa dare il voto, a questa o all'altra? Indubbiamente all'altra, ci mancherebbe altro.
Ho goduto la descrizione dell'ambiente: ne ho ricevuto l'impressione di quegli stanzoni della prima metà del '900 così diversi dalla minuziosa, inutile, ossessiva, vanagloriosa decorazione di ogni angolo della casa con gingilli, ninnoli, foto e cianfrusaglie, persino le case da rivista. Mi ricorda un po' la casa dei miei nonni: i mobili di mogano laccato nero dalle gambe esili, due, al massimo tre mobili per stanza, gli armadi che non osavano accostarsi alle pareti...
E il liberty: quei due/tre oggetti dall'estetica così gioiosamente naturale.
So bene che, dopo la guerra, ci sembra che l'Italia abbia dato poco allo stile, ma è una percezione da rivedere: tanto nell'architettura quanto nell'arredamento, le esili linee del liberty erano le meno adatte a reggere ai bombardamenti ai quali fu sottoposta la penisola mentre americani e tedeschi percorrevano lo stivale verso il nord. La solidità di mura grosse e forme ben piantate salvò meglio l'eredità classica, romanica, rinascimentale e neoclassica. È lo stesso bias col quale molti dicono che "i ponti dei romani sono sopravvissuti ai giorni nostri": quali ponti? Quanti? Quelli che sono sopravvissuti! Degli altri non rimane traccia. È un argomento del quale chiacchiero a volte con mia moglie, architetto progettista nel campo delle ristrutturazioni, che racconta delle loggette e vetrate liberty andate in frantumi a Napoli, ad esempio.
Ho trovato leggermente sfasato il passo
"Voi gerarchi siete colpevoli quanto lui. Fantocci alienati e limitati mentalmente, ma dotati di un'autorità quasi tirannica. Siete stati voi a volere la guerra per soddisfare l'élite militare e industriale. Certo anche lui ha voluto tutto questo, per carità! Però voi avevate il potere e il dovere di controllare la situazione.
Eravamo alleati naturali di Francia e Inghilterra. Purtroppo, però, alcuni dei tuoi ottusi e pusillanimi colleghi hanno stabilito che l'aggressività nazista si addiceva di più ai nostri sogni imperiali. Tutti a consigliarlo per il meglio, a dargli garanzie sulla buona riuscita del progetto."
Viene presentato come un impromptu ("Tacque come per raccogliere le idee"), mentre avrei visto meglio una ripetizione di cose già dette, magari rielaborate alla luce del recente sbarco, anche perché al momento il rapporto padre-figlio non sembra dei migliori. Inoltre, la ricapitolazione storica sfocia in alcuni momenti nella chiara denuncia a posteriori, cosa che sento poco convincente per un accademico del partito padre di un gerarca: a una certa età si è più saggi, forse, ma è anche più difficile cambiare le proprie convinzioni.
Quando il periodo chiude con "State attenti, però, perché lo spettro di Cesare vi perseguiterà. È un fantasma che porta male e fa molte vittime»." invece riprende benissimo il personaggio del cattedratico che usa il proprio linguaggio.
Posso incorniciare questa?
"Per un momento, però, credetti che quest'arte potesse veramente prosperare in questo paese mentalmente immobile. La città si riempì improvvisamente di cartelloni e vetrine floreali, di cinema e caffè alla moda, di nuove accademie e circoli. Fu, però, solo un attimo. Neanche un decennio dopo era tutto scomparso. Rimasero solo una miriade di graziosi e inutili gingilli a decorare i nostri mobili. Mentre io continuavo a trionfare nella mia mediocrità."
A memoria imperitura! Siamo ancora così. Davvero il conformismo provinciale è il nostro male genetico, ma non mi dilungo perché altrimenti...
Nella prima metà del racconto ho notato alcune virgole (per me) di troppo, come in "Vestiva elegantemente e ai piedi aveva delle ciabatte di pelle, che facevano uno strano fruscio strusciando per terra."
Al di là della virgola in eccesso, mi domando se è possibile che l'uomo avesse pattine invece, per stare in casa: un altro dei miei ricordi d'infanzia, ma si parla già dei '70, e in 30 anni di cose ne erano passate parecchie.
Eccellente!
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Ciao Marino! Ti ringrazio tantissimo per l'attenzione con cui hai letto il racconto e per il lungo commento. E' una gioia per me, perché mette in luce molti dei pregi e dei limiti del mio racconto. Tutte cose su cui concordo pienamente con te, ma che ovviamente vorresti che anche il lettore riuscisse a notare. E tu lo hai fatto.Marino Maiorino ha scritto: ↑24/04/2022, 9:45 Domenico, ti hanno già detto tutto!
Normalmente non leggo MAI i commenti altrui prima di commentare io stesso, questa volta non ci sono riuscito: finita la lettura avevo mezze impressioni che non osavo verbalizzare, e poi...
Effettivamente il racconto è quello che resta di un'opera più corposa (non essendo l'unico primo, credo che dovremo chiedere a Max di ampliare i limiti di battute per le gare o creare gare a parte per opere più lunghe), cosa che io ho percepito soprattutto nel brusco cambiamento nell'atteggiamento del figlio al mancamento del padre, da una baldanzosa e sprezzante sicumera a un compassionevole spirito filiale del quale non sembrava esserci traccia in precedenza.
Questo taglio del testo permette di apprezzare la qualità dell'opera maggiore, ma ne risente in alcuni passaggi meno limati.
Quindi, a cosa dare il voto, a questa o all'altra? Indubbiamente all'altra, ci mancherebbe altro.
Ho goduto la descrizione dell'ambiente: ne ho ricevuto l'impressione di quegli stanzoni della prima metà del '900 così diversi dalla minuziosa, inutile, ossessiva, vanagloriosa decorazione di ogni angolo della casa con gingilli, ninnoli, foto e cianfrusaglie, persino le case da rivista. Mi ricorda un po' la casa dei miei nonni: i mobili di mogano laccato nero dalle gambe esili, due, al massimo tre mobili per stanza, gli armadi che non osavano accostarsi alle pareti...
E il liberty: quei due/tre oggetti dall'estetica così gioiosamente naturale.
So bene che, dopo la guerra, ci sembra che l'Italia abbia dato poco allo stile, ma è una percezione da rivedere: tanto nell'architettura quanto nell'arredamento, le esili linee del liberty erano le meno adatte a reggere ai bombardamenti ai quali fu sottoposta la penisola mentre americani e tedeschi percorrevano lo stivale verso il nord. La solidità di mura grosse e forme ben piantate salvò meglio l'eredità classica, romanica, rinascimentale e neoclassica. È lo stesso bias col quale molti dicono che "i ponti dei romani sono sopravvissuti ai giorni nostri": quali ponti? Quanti? Quelli che sono sopravvissuti! Degli altri non rimane traccia. È un argomento del quale chiacchiero a volte con mia moglie, architetto progettista nel campo delle ristrutturazioni, che racconta delle loggette e vetrate liberty andate in frantumi a Napoli, ad esempio.
Ho trovato leggermente sfasato il passo
"Voi gerarchi siete colpevoli quanto lui. Fantocci alienati e limitati mentalmente, ma dotati di un'autorità quasi tirannica. Siete stati voi a volere la guerra per soddisfare l'élite militare e industriale. Certo anche lui ha voluto tutto questo, per carità! Però voi avevate il potere e il dovere di controllare la situazione.
Eravamo alleati naturali di Francia e Inghilterra. Purtroppo, però, alcuni dei tuoi ottusi e pusillanimi colleghi hanno stabilito che l'aggressività nazista si addiceva di più ai nostri sogni imperiali. Tutti a consigliarlo per il meglio, a dargli garanzie sulla buona riuscita del progetto."
Viene presentato come un impromptu ("Tacque come per raccogliere le idee"), mentre avrei visto meglio una ripetizione di cose già dette, magari rielaborate alla luce del recente sbarco, anche perché al momento il rapporto padre-figlio non sembra dei migliori. Inoltre, la ricapitolazione storica sfocia in alcuni momenti nella chiara denuncia a posteriori, cosa che sento poco convincente per un accademico del partito padre di un gerarca: a una certa età si è più saggi, forse, ma è anche più difficile cambiare le proprie convinzioni.
Quando il periodo chiude con "State attenti, però, perché lo spettro di Cesare vi perseguiterà. È un fantasma che porta male e fa molte vittime»." invece riprende benissimo il personaggio del cattedratico che usa il proprio linguaggio.
Posso incorniciare questa?
"Per un momento, però, credetti che quest'arte potesse veramente prosperare in questo paese mentalmente immobile. La città si riempì improvvisamente di cartelloni e vetrine floreali, di cinema e caffè alla moda, di nuove accademie e circoli. Fu, però, solo un attimo. Neanche un decennio dopo era tutto scomparso. Rimasero solo una miriade di graziosi e inutili gingilli a decorare i nostri mobili. Mentre io continuavo a trionfare nella mia mediocrità."
A memoria imperitura! Siamo ancora così. Davvero il conformismo provinciale è il nostro male genetico, ma non mi dilungo perché altrimenti...
Nella prima metà del racconto ho notato alcune virgole (per me) di troppo, come in "Vestiva elegantemente e ai piedi aveva delle ciabatte di pelle, che facevano uno strano fruscio strusciando per terra."
Al di là della virgola in eccesso, mi domando se è possibile che l'uomo avesse pattine invece, per stare in casa: un altro dei miei ricordi d'infanzia, ma si parla già dei '70, e in 30 anni di cose ne erano passate parecchie.
Eccellente!
Rispondo ad alcune cose che hai notato:
1) Sì, il mutamento del figlio appare repentino, lo so. Avrei voluto renderne più chiare le ragioni, che restano invece nell'ombra.
2) Il liberty, soprattutto a Roma, non ha mai veramente attecchito. E' stato sempre considerato come uno stile straniero e alieno al gusto italico, benché non siano mancate preziose opere e autori di grande calibro anche da noi. Purtroppo era uno stile borghese che non ha trovato terreno fertile in un ambiente borghese molto arretrato come quello italiano. La pesante architettura postunitaria neoclassica e neorinascimentale di Piacentini e Koch non si addiceva al gusto floreale. Il mio intento nella descrizione degli ambienti era proprio quello di contrapporre i due stili. Così come il riferimento all'Esposizione universale del 1911.
3) Lo scopo principale del testo era quello di operare una riflessione su quei giorni fondamentali tra lo sbarco Alleato e l'8 settembre, in cui la disfatta apparve più limpida. I miei personaggi dovevano avere una consapevolezza molto lucida del momento per poter operare questa riflessione, ma non volevo che anticipassero troppo. Mi rendo conto che in molti casi non sono riuscito ad operare una fusione di queste due esigenze. E si sente.
4) Sulle pattine confesso che non saprei dirti. Mia moglie, da parte sua, mi ha contestato l'uso del tu, invece che del voi, tra padre e figlio. Dice che non è realistico. Certe scelte rispondono al modo in cui sento la scena. Io sentivo che il vecchio padre dovesse indossare delle ciabatte. Una reminiscenza della mia infanzia.
Grazie ancora per il tuo splendido commento.
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Re: La grandinata (19 luglio 1943)
Credo che in questo caso la tua scelta sia stata azzeccata: per il lettore di oggi un "voi, padre" sarebbe arrivato carico di un distacco che non c'era nelle intenzioni dei protagonisti. Quando si narra la storia bisogna valutare il racconto su più tempi.
A presto.
Racconti alla Luce della Luna
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Re: Commento
Grazie per il tuo commento! In realtà la prima stesura è nata di getto. Era un pomeriggio di inizio settembre. Avrò avuto 20 o 21 anni. Il cielo si era fatto improvvisamente nero e l'oscurità era scesa sulla città. Iniziò a grandinare forte. Da qui è nato l'incipit del racconto.Bravoautore ha scritto: ↑08/05/2022, 17:41 Hai scritto un'opera .... Gigantesca.
Quello che mi piace é come hai segnalato la parentela tra i due.
Fino a quel momento si poteva supporre di tutto(si fa per dire), poi le cose si sono chiarite.
Forse hai un po' calcato la mano sulla caratterizzazione dei personaggi, l' effetto é quello di un leggero " bassorilievo" nella lettura.
Probabilmente cerchi la perfezione nell' esporre e nel far capire, questo ti costa uno sforzo notevole, mi piacerebbe leggere un tuo racconto breve per poterti conoscere letterariamente il piú possibile rilassato!
Volevo metterti un 5, poi ho riflettuto e mi sono detto:se gli dò un 5 confermo tutto quanto anche la fatica improba che hai fatto.
Ogni tanto sono un po' psicologo, specie con gli amici.
All'improvviso davanti a quel diluvio, come un fiume che ha rotto gli argini, iniziai a scrivere di getto questa storia su un padre e un figlio che si rinfacciano le proprie connivenze con il Regime e finiscono per ritrovare la serenità e l'affetto proprio mentre comincia il bombardamento degli Alleati. Una riflessione "neorealista" sul fascismo e sul disastro italiano, nata in un giorno di pioggia di molti anni fa.
Come ho scritto in un altro commento il racconto originale era molto più lungo e l'ho dovuto tagliare per poterlo inserire in questa gara. Il taglio è stato difficile, ma mi ha dato modo di rivedere diverse cose, limare il testo e metterci qualcosa che ho imparato negli ultimi 25 anni dalla prima stesura.
Di norma leggo e rileggo con attenzione quello che scrivo, perché sono disortografico. Questo è lo sforzo maggiore che sono costretto a fare nella scrittura. Ma mi è molto utile, in quanto mi dà modo di rendere anche più fluido, scorrevole e interessante il periodo.
Grazie ancora per il tuo commento.
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Il fatto è che -almeno secondo me- nel raccontare un singolo episodio si apre quasi a ventaglio una serie di chiavi di lettura che si sommano e si accavallano senza che una riesca ad essere prevalente su un'altra. Perché c'è la vicenda storica, ovviamente, ma anche il rapporto padre figlio, con il loro dialogo da cui saltano fuori il cinismo del potere e della politica, gli echi di una decadenza morale che porta ad una decadenza dell'arte, la fine di un'epoca e un futuro visto con pessimismo e senza alcuna prospettiva ideale…
Voglio aggiungere che anche la narrazione mi è piaciuta molto, perché oltre a godermi l'abile descrizione dell'ambiente e i tratti dei personaggi (ecco, per inciso: forse i dialoghi sono un po' troppo contemporanei, io ho una certa età e mi ricordo il modo di parlare di mio padre… ) mi sono sentito passo dopo passo, quasi in crescendo, emotivamente trasportato sempre di più in un "crepuscolo degli dei" la cui conclusione si percepisce quasi fisicamente.
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Re: Commento
Grazie mille per il generoso commento! Hai ragione sui dialoghi, ma - a parte l'incapacità di renderli più aderenti al periodo (ad esempio l'uso del voi anche tra figli e genitori) - trovavo incomprensibile per il gusto contemporaneo un simile linguaggio: temevo che, privilegiando l'aspetto filologico, si perdesse l'aspetto emotivo dello scontro tra due persone, che in qualche modo se la danno verbalmente di santa ragione. Grazie ancora!Ilsestogatto ha scritto: ↑10/05/2022, 16:39 Finita la lettura non sono riuscito a scrivere subito un commento perché ho avuto bisogno di tempo per rifletterci sopra -e ancora adesso non so bene da che parte cominciare.
Il fatto è che -almeno secondo me- nel raccontare un singolo episodio si apre quasi a ventaglio una serie di chiavi di lettura che si sommano e si accavallano senza che una riesca ad essere prevalente su un'altra. Perché c'è la vicenda storica, ovviamente, ma anche il rapporto padre figlio, con il loro dialogo da cui saltano fuori il cinismo del potere e della politica, gli echi di una decadenza morale che porta ad una decadenza dell'arte, la fine di un'epoca e un futuro visto con pessimismo e senza alcuna prospettiva ideale…
Voglio aggiungere che anche la narrazione mi è piaciuta molto, perché oltre a godermi l'abile descrizione dell'ambiente e i tratti dei personaggi (ecco, per inciso: forse i dialoghi sono un po' troppo contemporanei, io ho una certa età e mi ricordo il modo di parlare di mio padre… ) mi sono sentito passo dopo passo, quasi in crescendo, emotivamente trasportato sempre di più in un "crepuscolo degli dei" la cui conclusione si percepisce quasi fisicamente.
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Leggo dai commenti che l'hai elaborato e rielaborato, se ho ben capito, anche per questo ti metto un 5.
In questi tempi di brevissimi, un buon racconto breve ma non troppo fa bene alla mente!
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Re: Commento
Grazie mille per il generoso commento. E complimenti per il nicknameMadamelaguillotine ha scritto: ↑17/05/2022, 8:22 Bel racconto Domenico, davvero un bel racconto.
Leggo dai commenti che l'hai elaborato e rielaborato, se ho ben capito, anche per questo ti metto un 5.
In questi tempi di brevissimi, un buon racconto breve ma non troppo fa bene alla mente!
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Re: Commento
Grazie mille per i complimenti!
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IperStore - il lato oscuro dello Shopping
È il giorno dell'inaugurazione di un supermercato, uno davvero grande, uno iper, uno dei tanti che avrete voi stessi frequentato e arricchito. Durante questa giornata di festa e di aggregazione sociale, qualcuno leggerà un dattiloscritto ancora inedito il cui contenuto trasformerà l'impossibile in normalità.
"...come se dal cielo fosse calata la mano divina di un Dio stanco e dispiaciuto dei propri errori, o come se tutte le altre grandi divinità finora inventate dal Genere umano per compensare la propria inconsapevole ignoranza tribale e medievale verso i misteri della Natura e della Vita, si rivoltassero ai propri Creatori e decidessero di governare le loro fantasie".
La storia è leggermente erotica, vagamente fantasy, macchiata di horror e forse un po' comica.
Di Massimo Baglione.
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BiciAutori - racconti in bicicletta
Trentun paia di gambe hanno pedalato con la loro fantasia per guidarci nel puro piacere di sedersi su una bicicletta ed essere spensierati, felici e amanti della Natura.
A cura di Massimo Baglione.
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Blue Bull
Poliziesco ambientato a Chicago e Nuovo Messico
Un poliziesco vecchio stile, cazzuto, ambientato un po' a Chicago e un po' in New Mexico, dove un poliziotto scopre di avere un figlio già adulto e, una volta deciso di conoscerlo, si accorgerà che non sarà così semplice. Una storia dura e forse anche vera.
Frank Malick, attempato sergente della polizia di Chicago, posto finalmente di fronte alle conseguenze d'una sua mancanza commessa molti anni prima, intraprende un viaggio fino in Nuovo Messico alla ricerca di qualcosa a metà tra il perdono delle persone che aveva fatto soffrire e la speranza di un'improbabile redenzione.
Di Massimo Baglione e Cataldo Balducci.
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La Gara 41 - Tutti a scuola!
A cura di Antonella Pighin.
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Calendario BraviAutori.it "Year-end writer" 2019 - (a colori)
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