Salvezza
Salvezza
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Commento: Salvezza
"Sono servite per quella volta che la bambina si era vestita da streghetta per Halloween: tutta nera come un corvetto, magra magra, gli occhi pesti per il trucco, il dopo cena organizzato per suonare campanelli dai vicini con la borsetta zucchetta da riempire di dolcetti."
"Il labbro tremulo, la bocca in giù, prima di recitare il suo “dolcetto o scherzetto”, avevano subito convinto la padrona di casa ad aprire l’armadio, passare al volo con lo sguardo sui maglioni e tirarmi fuori. A me, abbandonato nell’angolo biancheria da sacco Caritas, era toccato di diventar la soluzione, di salvare la serata, di salvarmi: le mie maniche trasformate in fuseaux con reggicalze della nonna a tenerli su."
"Fu quello, come dire, un momento topico della mia storia. Da maglione grigio scuro e infeltrito, ormai ridotto a straccio per la polvere, mi sono ritrovato più volte a rappresentare la svolta nel quotidiano della famiglia."
"Oggi tutti mi chiamano “salvezza”"
Buon lavoro.
- Domenico Gigante
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L'unica cosa che non ho capito, ma avrò frainteso io, e su come possa essere che il maglione venga usato per tappare letteralmente i buchi nel vestiario altrui ma rimanere integro, a parte le maniche.
Comunque un buon racconto.
- Marino Maiorino
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Scherzo (e lo meriti) su qualcosa che in realtà è molto, troppo importante: il sacco della Caritas, dici tu.
Ho girato un po' il mondo, famiglia al seguito, per lavoro. I pupi crescono, fai traslochi, cambi case, ti ritrovi con più roba di quella che gli armadi ti permettono (in questo momento, molto, molto poca), e sotto casa c'è la Caritas.
"Per cortesia, questa roba è quasi nuova, i nostri bambini l'hanno messa pochissimo!"
"No, noi accettiamo solo roba con l'etichetta!"
"Ma c'è chi ne può avere bisogno!"
"Spiacenti, ma queste sono le regole!"
Questo per dirti che mi hai suscitato un bel fiume di emozioni.
Forse abbiamo tutti troppo e non sappiamo davvero quello che abbiamo, o almeno la maggior parte di noi non lo sa, se può permettersi di non dover ricorrere alle maniche del maglione della Caritas per mille usi.
Mi ha deliziato il garbo col quale hai reso questa cosa: facendo parlare l'oggetto, non le persone. Evitando così tutti i problemi di dignità, umiliazione, e compagnia cantando: solo la storia nella sua essenza.
Se l'hai studiato, se no, è secondario: è riuscito così. Brava davvero
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Un racconto gradevole e leggero, un maglione rassegnato ma fiero di sè: come ho scritto, un'idea simpatica e carina!
brevi piacciono anche a me, sono rilassanti
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La descrizione della strana povertà di una famiglia che non butta via nulla che poi 'viene buona' e nel contempo ha un sacco per la Caritas dove mettere quello che proprio non servirà mai più.
Il maglione ormai rassegnato ad essere la 'Salvezza' e contemporaneamente fiero di essero.
Bello.
Risposta a Salvezza
mi scuso per il ritardo con cui rispondo e ringrazio. Questa volta non volevo partecipare ma solo far commentare un testo già comparso sul sito ma la voglia e la presunzione sono talmente grandi, che mi faranno dare un giudizio anche ad altri.Alberto Marcolli ha scritto: ↑06/04/2022, 11:42 I corti letterari sono la mia passione e tenterò, senza impegno, di suggerire la mia versione di qualche periodo:
"Sono servite per quella volta che la bambina si era vestita da streghetta per Halloween: tutta nera come un corvetto, magra magra, gli occhi pesti per il trucco, il dopo cena organizzato per suonare campanelli dai vicini con la borsetta zucchetta da riempire di dolcetti."
"Il labbro tremulo, la bocca in giù, prima di recitare il suo “dolcetto o scherzetto”, avevano subito convinto la padrona di casa ad aprire l’armadio, passare al volo con lo sguardo sui maglioni e tirarmi fuori. A me, abbandonato nell’angolo biancheria da sacco Caritas, era toccato di diventar la soluzione, di salvare la serata, di salvarmi: le mie maniche trasformate in fuseaux con reggicalze della nonna a tenerli su."
"Fu quello, come dire, un momento topico della mia storia. Da maglione grigio scuro e infeltrito, ormai ridotto a straccio per la polvere, mi sono ritrovato più volte a rappresentare la svolta nel quotidiano della famiglia."
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Buon lavoro.
Il tuo parere è sempre benvenuto e le correzioni, anche. Non perché ne hai viste tante ma per la conoscenza che ho attraverso le tue - poche, per la verità - opere e pareri postati. Buon lavoro anche a te.
Risposta
Grazie anche a te. Mi stupiscono sempre i tuoi commenti. Sanno di freschezza. Tu sei così. Spero di essere stata chiara. Mi piace quello che scrivi e non trascuri nessuno. Anche scrivere, forse più di altro, è occuparsi di sè.
Risposta
Domenico Gigante ha scritto: ↑06/04/2022, 16:04 Ciao Eleonora! Che idea deliziosa! Giuro di essere rimasto sorpreso, quando mi sono reso conto che a narrare era il maglione. Mi sembra proprio che funzioni. Non so se sono io, ma nel leggere ho fatto un po' di fatica, come se ci fosse qualcosa che toglie scorrevolezza. Ma probabilmente è solo una mia sensazione. Complimenti!
Grazie. Di lettura, passaggio e commento. Le opinioni, da me, sono ben accette e se il testo non è stato scorrevole nella lettura non è certo colpa tua! Al brano sono molto affezionata poiché mi ricorda un bel periodo, una bella persona - anzi due - e mi è uscito di getto. Ti ringrazio anche del sostegno.
Gg
Risposta
Temistocle ha scritto: ↑06/04/2022, 16:24 Anche io sono rimasto (piacevolmente!) sorpreso quando ho scoperto che parlava il maglione!
L'unica cosa che non ho capito, ma avrò frainteso io, e su come possa essere che il maglione venga usato per tappare letteralmente i buchi nel vestiario altrui ma rimanere integro, a parte le maniche.
Comunque un buon racconto.
Grazie. Non hai frainteso. Non sono stata abbastanza chiara nell'elaborazione del testo, Alla fine dice che questa storia è inventata e quindi il maglione non è diventato parte di altri nè della vita della famiglia. Anche se gli sarebbe piaciuto.... E qui sta la morale del racconto, sr vuoi. Alla prossima|
Re: Commento
Marino Maiorino ha scritto: ↑15/04/2022, 19:52 Come lasciar fare agli altri tutto il lavoro, eh?
Scherzo (e lo meriti) su qualcosa che in realtà è molto, troppo importante: il sacco della Caritas, dici tu.
Ho girato un po' il mondo, famiglia al seguito, per lavoro. I pupi crescono, fai traslochi, cambi case, ti ritrovi con più roba di quella che gli armadi ti permettono (in questo momento, molto, molto poca), e sotto casa c'è la Caritas.
"Per cortesia, questa roba è quasi nuova, i nostri bambini l'hanno messa pochissimo!"
"No, noi accettiamo solo roba con l'etichetta!"
"Ma c'è chi ne può avere bisogno!"
"Spiacenti, ma queste sono le regole!"
Questo per dirti che mi hai suscitato un bel fiume di emozioni.
Forse abbiamo tutti troppo e non sappiamo davvero quello che abbiamo, o almeno la maggior parte di noi non lo sa, se può permettersi di non dover ricorrere alle maniche del maglione della Caritas per mille usi.
Mi ha deliziato il garbo col quale hai reso questa cosa: facendo parlare l'oggetto, non le persone. Evitando così tutti i problemi di dignità, umiliazione, e compagnia cantando: solo la storia nella sua essenza.
Se l'hai studiato, se no, è secondario: è riuscito così. Brava davvero
Risposta
Marino Maiorino ha scritto: ↑15/04/2022, 19:52 Come lasciar fare agli altri tutto il lavoro, eh?
Scherzo (e lo meriti) su qualcosa che in realtà è molto, troppo importante: il sacco della Caritas, dici tu.
Ho girato un po' il mondo, famiglia al seguito, per lavoro. I pupi crescono, fai traslochi, cambi case, ti ritrovi con più roba di quella che gli armadi ti permettono (in questo momento, molto, molto poca), e sotto casa c'è la Caritas.
"Per cortesia, questa roba è quasi nuova, i nostri bambini l'hanno messa pochissimo!"
"No, noi accettiamo solo roba con l'etichetta!"
"Ma c'è chi ne può avere bisogno!"
"Spiacenti, ma queste sono le regole!"
Questo per dirti che mi hai suscitato un bel fiume di emozioni.
Forse abbiamo tutti troppo e non sappiamo davvero quello che abbiamo, o almeno la maggior parte di noi non lo sa, se può permettersi di non dover ricorrere alle maniche del maglione della Caritas per mille usi.
Mi ha deliziato il garbo col quale hai reso questa cosa: facendo parlare l'oggetto, non le persone. Evitando così tutti i problemi di dignità, umiliazione, e compagnia cantando: solo la storia nella sua essenza.
Se l'hai studiato, se no, è secondario: è riuscito così. Brava davvero
Grazie. Ti ringrazio per l'attenta lettura e relativo commento.Il testo, nato per un negozio, aveva, in realtà, o era mia intenzione darglieli, altri significati. Tu ne hai trovato di tuoi e mi piacerebbe che ognuno ci trovasse quello che gli calza meglio. Il racconto è stato scritto nel, lontano, forse, 2015, ma sono distante da ciò che mi garba. Non è voluto il riferimento al sacco della Caritas se non per il fatto che noi teniamo un angolo dove mettiamo la biancheria che andrà a finire in contenitori, di ferro, lungo le strade. Sono contenta di averti suscitato dei ricordi ed anche altro. Anche per i complimenti, che accetto sempre molto volentieri.
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Re: Salvezza
Per questo credo che sia necessario scrivere: è come piantare semi che non si sa mai quando germoglieranno, né che pianta daranno.
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Molto simpatica la scelta del punto di vista di un oggetto; in particolare ho apprezzato la profondità del personaggio-maglione e quella nota di tristezza nell’essere abbandonato in un armadio, quando sa di poter ancora dare qualcosa di sé (nel senso più letterale del termine! ) agli altri. Altrettanto ben costruita la traiettoria che ha portato poi a questo finale. Complimenti!
Re: Salvezza
Devi saper scrivere ed essere in grado di suscitare, e non è sempre così immediato. I racconti devono vivere di vita propria.... ma il gusto personale ha la sua importanza e vedere stravolto un significato vuol dire che chi scrive non ha colto nel segno. Quel che dici è vero solo a metà. Se dall'altra parte - e qui entra in gioco l'altra metà - ci sta una lettrice o un lettore che voglia davvero mettersi in discussione.Marino Maiorino ha scritto: ↑24/04/2022, 13:32 Se ti capita di sbirciare anche i commenti degli altri noterai che spesso mi riferisco ai racconti come entità vive per proprio conto. Tra le altre cose, fa parte della loro vita propria suscitare in ciascuno un'immagine, un'impressione, un sentimento diverso, anche se non inteso dall'autore.
Per questo credo che sia necessario scrivere: è come piantare semi che non si sa mai quando germoglieranno, né che pianta daranno.
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Re: Salvezza
Forse mi considero al sicuro dalle considerazioni che fai perché sono letteralmente così pieno di me che ritengo impossibile non cogliere nel segno!
Scherzi a parte, il gusto personale lo davo per scontato: due bambini che lanciano un sasso lo fanno diversamente.
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Re: Salvezza
ah, ah, ah. Non ti facevo così letteralmente pieno di te ! Alla prosssima! CON TRE ESSE!Marino Maiorino ha scritto: ↑25/04/2022, 16:33 Uhm, quello che dici è vero.
Forse mi considero al sicuro dalle considerazioni che fai perché sono letteralmente così pieno di me che ritengo impossibile non cogliere nel segno!
Scherzi a parte, il gusto personale lo davo per scontato: due bambini che lanciano un sasso lo fanno diversamente.
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Grazie. Pensa che a me lunghi non vengono. Scherzo, naturalmente.
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Grazie dei complimenti. Fanno sempre piacere. Ti ringrazio. Delle considerazioni sullo stile, della costruzione del finale e dell'interpretazione.Matteo Pinza ha scritto: ↑24/04/2022, 16:52 Racconto tanto breve quanto incisivo! Invidio la capacità con cui sei riuscita a raccontare una storia con semplicità e senza troppi giri di parole.
Molto simpatica la scelta del punto di vista di un oggetto; in particolare ho apprezzato la profondità del personaggio-maglione e quella nota di tristezza nell’essere abbandonato in un armadio, quando sa di poter ancora dare qualcosa di sé (nel senso più letterale del termine! ) agli altri. Altrettanto ben costruita la traiettoria che ha portato poi a questo finale. Complimenti!
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Ho fatto casino. Volevo andare per ordine ma non ci sono riuscita.Scusa, non mi sono dimenticata. Grazie. Il tuo avatar mi ricorda il film con Wilder e Feldman.Tiziano Legati ha scritto: ↑19/04/2022, 14:56 Molto particolare un maglione narrante
La descrizione della strana povertà di una famiglia che non butta via nulla che poi 'viene buona' e nel contempo ha un sacco per la Caritas dove mettere quello che proprio non servirà mai più.
Il maglione ormai rassegnato ad essere la 'Salvezza' e contemporaneamente fiero di essero.
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Paola Tassinari ha scritto: ↑01/05/2022, 23:33 Ho trovato il racconto spiritoso e simpatico, la trovata dell'oggetto parlante non è nuova. L'ho trovato carino, ma non mi ha colpito, perché l'ho trovato eccessivamente carico di neologismi, espressioni dialettali e aggettivi storpiati che l'hanno caricato troppo.
Grazie. Per lettura e commento. Non tutto è come sembra. L'ha detto qualcuno di più autorevole di me - citato a braccio. Alla prossima.
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Grazie, Roberto. Per l'attenzione, la lettura e il commento. Niente è facile.RobertoBecattini ha scritto: ↑03/05/2022, 9:37 Da premiare soprattutto l'idea, lo spiazzamento che provoca, la brevità in questo caso adeguata. Mi è piaciuto soprattutto il passaggio sul diventare parte di altri. Se è una metafora del nostro destino è azzeccatissima. Anche noi de-componendoci come il maglione (il guaio) diventeremo parte di altre forme di vita (il bello), nutrendole. E non è facile accettarlo. Complimenti.
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Sono servite per quella volta che la bambina è venuta vestita da streghetta per Halloween..." lasci intendere che a parlare in prima persona sia un capo di abbigliamento e pochi righi più giù "quello, come dire, un momento topico della mia storia. Da maglione grigio scuro, infeltrito e pronto a diventare straccio per la polvere, mi sono ritrovato più volte a rappresentare la svolta nel quotidiano della famiglia..." informi il lettore anche di che capo si tratta con dovizia di particolari. Nel finale "Sono e resto un maglione infeltrito, senza maniche, dimenticato in un angolo per la biancheria da sacco Caritas, nell’armadio." tenti invece il rovesciamento da vero corto annunciando il protagonista di essere un maglione come fosse un colpo di scena.
La sorpresa dovevi giocarla con maggiore precisione, facendo davvero credere fin dall'inizio che a parlare fosse una persona e non una cosa salvo poi rivelare nelle battute finali il contrario. In questo modo il colpo di teatro come l'hai scritto avrebbe avuto un senso.
Altrimenti il colpo di teatro rimane solo una tardiva dichiarazione d'intenti e la short story viene privata della sua parte principale che consiste appunto nel capovolgimento, nella rivelazione, finale.
Finale in cui poi l'autore si rivolge direttamente al lettore quasi scusandosi "Il triste è che questa è solo una storia inventata per il divertimento di chi l’ha scritta" di avere scritto in fondo solo per divertimento.
Re: Commento
Grazie. Del bel commento. Devo averne ancora una foto - solo una foto - del maglione senza maniche. Potresti ricoprire il piccolo buco con un rammendo di ricordo. La quotidianità sarebbe a posto, tu non so.Bravoautore ha scritto: ↑06/05/2022, 6:37 Leggera mano nel raccontare le impressioni e i ricordi di un maglione: una idea interessante, simpatica e carina.
Mi piace il tuo racconto, mi sta simpatico il maglione, ne vorrei un pezzo come ricordo da usare per ricoprire un piccolo buco nella mia quotidianità.
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Grazie per il commento preciso e per aver letto, con attenzione, il testo. Così si impara. Come già detto, sono molto legata a Salvezza. Terrò i consigli buoni - graditi - per la prossima storia. Mi dispiace che, dalla lettura. non si deduca anche altro oltre al divertimento.Namio Intile ha scritto: ↑06/05/2022, 8:45 Non lo so, Eleonora. È un corto per dimensioni, certo non per la forma. Mi spiego, già dal primo rigo "Mi mancano le maniche.
Sono servite per quella volta che la bambina è venuta vestita da streghetta per Halloween..." lasci intendere che a parlare in prima persona sia un capo di abbigliamento e pochi righi più giù "quello, come dire, un momento topico della mia storia. Da maglione grigio scuro, infeltrito e pronto a diventare straccio per la polvere, mi sono ritrovato più volte a rappresentare la svolta nel quotidiano della famiglia..." informi il lettore anche di che capo si tratta con dovizia di particolari. Nel finale "Sono e resto un maglione infeltrito, senza maniche, dimenticato in un angolo per la biancheria da sacco Caritas, nell’armadio." tenti invece il rovesciamento da vero corto annunciando il protagonista di essere un maglione come fosse un colpo di scena.
La sorpresa dovevi giocarla con maggiore precisione, facendo davvero credere fin dall'inizio che a parlare fosse una persona e non una cosa salvo poi rivelare nelle battute finali il contrario. In questo modo il colpo di teatro come l'hai scritto avrebbe avuto un senso.
Altrimenti il colpo di teatro rimane solo una tardiva dichiarazione d'intenti e la short story viene privata della sua parte principale che consiste appunto nel capovolgimento, nella rivelazione, finale.
Finale in cui poi l'autore si rivolge direttamente al lettore quasi scusandosi "Il triste è che questa è solo una storia inventata per il divertimento di chi l’ha scritta" di avere scritto in fondo solo per
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Re: Salvezza
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BReVI AUTORI è una collana di libri multigenere, ad ampio spettro letterario. I quasi cento brevi racconti pubblicati in ogni volume sono suddivisi usando il seguente schema ternario:
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Noir + Drammatico + Psicologico
Rosa + Erotico + Narrativa generale
La brevità va a pari passo con la modernità, basti pensare all'estrema sintesi dei messaggini telefonici o a quelli usati in internet da talune piattaforme sociali per l'interazione tra utenti. La pubblicità stessa ha fatto della brevità la sua arma più vincente, tentando (e spesso riuscendo) in pochi attimi di convincerci, di emozionarci e di farci sognare.
Ma gli estremismi non ci piacciono. Il nostro concetto di brevità è un po' più elastico di un SMS o di un aforisma: è un racconto scritto con cura in appena 2500 battute (sì, spazi inclusi).
A cura di Massimo Baglione.
Contiene opere di: Fausto Scatoli. Giorgio Leone, Annamaria Vernuccio, Luca Franceschini, Alphaorg, Daniel Carrubba, Francesco Gallina, Serena Barsottelli, Alberto Tivoli, Giuseppe C. Budetta, Luca Volpi, Teresa Regna, Brenda Bonomelli, Liliana Tuozzo, Daniela Rossi, Tania Mignani, Enrico Teodorani, Francesca Paolucci, Umberto Pasqui, Ida Dainese, Marco Bertoli, Eliseo Palumbo, Francesco Zanni Bertelli, Isabella Galeotti, Sandra Ludovici, Thomas M. Pitt, Stefania Fiorin, Cristina Giuntini, Giuseppe Gallato, Marco Vecchi, Maria Lipartiti, Roberta Eman, Lucia Amorosi, Salvatore Di Sante, Valentina Iuvara, Renzo Maltoni, Andrea Casella.
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La brevità va a pari passo con la modernità, basti pensare all'estrema sintesi dei messaggini telefonici o a quelli usati in internet da talune piattaforme sociali per l'interazione tra utenti. La pubblicità stessa ha fatto della brevità la sua arma più vincente, tentando (e spesso riuscendo) in pochi attimi di convincerci, di emozionarci e di farci sognare.
Ma gli estremismi non ci piacciono. Il nostro concetto di brevità è un po' più elastico di un SMS o di un aforisma: è un racconto scritto con cura in appena 2500 battute (sì, spazi inclusi).
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Non amiamo l'auto-celebrazione, tuttavia ci è piaciuto festeggiare il nostro decimo compleanno invitando gli autori a partecipare alla composizione di un'antologia di opere di genere libero che avessero come traccia il numero 10. Ventidue autori hanno accettato l'invito e ciò che ci hanno regalato è stato confezionato in queste pagine.
Con la presente antologia abbiamo voluto ringraziare tutti i collaboratori, gli autori e i visitatori che hanno contribuito a rendere BraviAutori.it ciò che è oggi, e che continuerà a essere finché potrà.
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