Giallo nero
Giallo nero
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Il racconto è ben strutturato, la tua scrittura procede ordinata con la solita maestria. Ma mi pare che qualcosa non funzioni in relazione al tempo in cui si svolge la narrazione. C'è una narrazione la presente e delle analessi con dei ricordi, ma la loro successione mi è sembrata incerta. Ad esempio, il marito di Mary, Richard, pirma lo fai uscire di scena con la morte, ma arrivato a un certo punto sembra resuscitare. Se così non fosse, come credo, hai ultilizzato male i tempi verbali al 4,6, 9 e 11. Perché se sono situzioni passate rispetto al presente della narrazione avresti dovuto adoperare dei trapassati e comunque indicare le analessi in modo da non ingenerare confusione sul quando.
A parte questo mi sono pure divertito con la signora Mary Quantrill e il suo amore per i gialli.
un buon lavoro
Re: Giallo nero
Una precisazione: ho scritto il racconto due anni fa, all'epoca l'Ucraina era conosciuta solo per badanti e prostitute (che notoriamente nei racconti gialli fanno una brutta fine); d'altra parte, il fatto che la poverina venga mangiata dai cani è una piccola metafora delle conseguenze de "l'abbaiare della Nato alla Russia".
Grazie del commento attento, un saluto
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Re: Commento
In effetti l'intenzione era quella, capisco che faccia arricciare il naso a Namio e a chi è abituato a rispettare le (giuste) regole della consecutio temporum.Domenico Gigante ha scritto: ↑23/05/2022, 9:38 Ciao! Veramente un bel racconto in un classico stile "americano" con i piani temporali ben distinti, ma che si intrecciano nella narrazione. Tra l'altro trovo l'uso dello stesso tempo verbale tutt'altro che un limite nella comprensione: è molto cinematografico, dato che nel cinema c'è spazio solo per i fatti qui ed ora senza distinzioni di tempi verbali. L'anticipazione del arche-delitto è l'unico scostamento dalle due linee temporali che ti sei concesso ed è perfettamente funzionale ad attirare l'attenzione del lettore. Sarebbe bello vederlo trasposto in salsa padana, invece che nella quieta provincia USA. Anche il vestito giallo a fiori è un bel MacGuffin. Insomma gli ingredienti ci sono tutti e secondo me potresti tranquillamente ampliarlo rispetto alle modeste 25.000 battute previste dal regolamento. Complimenti!
Sull'ampliamento ci penserò, anche se mi risulta difficile poiché l'ho pensato così per un concorso al quale ho partecipato (senza successo) .
Ti ringrazio del giudizio e grazie anche a Francesco Pino, saluti
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Re: Giallo nero
Ora, è vero che la narrativa cinematografica proceda in questo modo e che i balzi temporali non siano accompagnati dall'uso del passato nella voce narrante. Non bisogna dimenticare però che il cinema è un'arte fondamentalmente visiva, come il teatro, e per di più dinamica. Il cinema è una rappresentazione, una raffigurazione della realtà. Tramite l'occhio posso scegliere di dire ciò che la bocca tace e pertanto rappresentare immediatamente tramite un cambio di scena o qualsiasi altro artificio grafico ciò che la voce narrante può e vuole tacere. Non è un caso se il cinema sia nato muto, perché il cambio d'inquadratura, di soggettive, nel montaggio conferiscono un significato immediatamente percepibile allo spettatore senza la mediazione della voce. In una pellicola cinematografica conta il soggetto, ma anche la sceneggiatura, la regia, l'interpretazione, il montaggio, la colonna sonora, i costumi e così via. Una pellicola è un'opera corale.
Nel caso della narrativa il significato, il senso, la direzione del tempo non possono essere demandati all'immagine, non possono essere suggeriti da altro che dalla parola scritta: devono dunque essere specificati dall'autore (il solo artefice) affinché il lettore ne possa usufruire immediatamente. La tua tecnica narrativa è la normalità nelle sceneggiature o nei testi teatrali dove il come e il quando sono specificati in ogni atto o in ogni scena. Ma a mio avviso in narrativa l'espediente dell'appiattimento lessicale rischia di essere fine a se stesso, un mero artificio tecnico senza un legame con la realtà o con la necessità di descrivere i fatti. Quale potrebbe essere il senso di una sperimentazione del genere se non quello di inseguire un modo di raccontare che appartiene a un'altra arte?
Mi viene da pensare, tra parentesi, quanto poche siano le riduzioni(non è un termine casuale) cinematografiche riuscite di testi letterari o anche di testi teatrali. Poche in verità e quando riescono spesso stravolgono il testo originario, a dimostrazione di quanto sia arduo il transito da una sponda all'altra.
Insomma, l'operazione contraria, quella che hai attuato, di portare il modo di pensare il cinema nella letteratura rischia a mio avviso di creare un lungo infinito piano sequenza che in effetti tale non è. E quindi di piegare la realtà artificialmente a un'esigenza tecnica.
Spero di non essere stato troppo caustico, mia moglie me lo dice sempre che sono troppo diretto, col risultato che mi faccio schifiare da tutti.
Un caro saluto
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Perchè "quasi"? È come quando vedi un'immagine sintetica molto realista, ma definitivamente non reale, da piccoli dettagli sparsi qui e lì, come il DNA troppo danneggiato per fare un'analisi completa. Con le tecnologie forensi di oggi non esiste più un DNA troppo danneggiato.
Il pregio maggiore è la ricostruzione, quella certamente il punto nodale di tutta la narrazione, della personalità totalmente anaffettiva e a-(privativo)patica di Mary. Ho notato come nel narrare di questi personaggi non si possa quasi mai raccontare quello che essi stessi vivono, ma solo ciò che fanno, come se dentro non avessero davvero gran cosa.
Allo stesso tempo, mi è difficile contestualizzare un personaggio del genere che sembra preso da un racconto del miglior Hitchcock, e che forse non a caso fai vivere in un paese anglosassone. Che dovrebbe essere UK più che USA, data la nazionalità ucraina di Lena, ma tant'è.
Temo che purtroppo, col diffondersi dei modelli culturali anglosassoni, oggi questi comportamenti siano assai comuni anche a latitudini più mediterranee (in effetti, la cronaca ne è piena).
Spero che Jane la faccia franca.
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Re: Commento
Ho esitato molto prima di aggiungere il particolare del DNA troppo danneggiato per l'analisi forense, in effetti ho presunto che Mary sia un'assidua spettatrice del telefilm CSI.Marino Maiorino ha scritto: ↑24/05/2022, 9:33 L'ho trovato molto bello, e mi ha quasi bucato la pagina.
Perchè "quasi"? È come quando vedi un'immagine sintetica molto realista, ma definitivamente non reale, da piccoli dettagli sparsi qui e lì, come il DNA troppo danneggiato per fare un'analisi completa. Con le tecnologie forensi di oggi non esiste più un DNA troppo danneggiato.
Il pregio maggiore è la ricostruzione, quella certamente il punto nodale di tutta la narrazione, della personalità totalmente anaffettiva e a-(privativo)patica di Mary. Ho notato come nel narrare di questi personaggi non si possa quasi mai raccontare quello che essi stessi vivono, ma solo ciò che fanno, come se dentro non avessero davvero gran cosa.
Allo stesso tempo, mi è difficile contestualizzare un personaggio del genere che sembra preso da un racconto del miglior Hitchcock, e che forse non a caso fai vivere in un paese anglosassone. Che dovrebbe essere UK più che USA, data la nazionalità ucraina di Lena, ma tant'è.
Temo che purtroppo, col diffondersi dei modelli culturali anglosassoni, oggi questi comportamenti siano assai comuni anche a latitudini più mediterranee (in effetti, la cronaca ne è piena).
Spero che Jane la faccia franca.
Ci sono molti ucraini anche in USA anzi, pare che sia la nazionalità post-sovietica più gradita, per motivi facilmente intuibili (cfr.: vedi la città di Parma - in USA - e zio Vanja alias Ivan Demjanjuk).
Spero anch'io che Jane si salvi: è agile e veloce, forse riuscirà a schivare la chiave inglese.
Grazie della lettura, saluti
Re: Giallo nero
Caro Namio, tranquillo: siamo qui per parlare e discutere se occorre, ma sempre col sorriso: a mio parere invece le contaminazioni tra forme d'arte (con tutti i distinguo del caso, sto parlando di un mio racconto ) sono da promuovere, poiché può nascere qualcosa di nuovo che non era stato previsto prima. Anche su questo sito, le opere con testo e canzone sono un esperimento molto interessante. Intendiamoci, sono d'accordo su tutto ciò che hai scritto, sulle differenze tra cinema e letteratura, sul fatto che il primo è un'opera corale mentre la seconda è individuale, quindi è molto difficile la traduzione dell'una nell'altro (a meno che regista e autore non siano la stessa persona, cosa che a volte capita: penso a Bevilacqua, ad esempio). Lo spaesamento del lettore di fronte a un capitolo non congruente con quello precedente può spiazzarlo, ma lo obbliga a tener desta l'attenzione su due vicende anziché una, in modo analogo a quando si alternano i personaggi o i punti di vista. E' anche vero che ormai l'immaginario del lettore è inevitabilmente influenzato dalle centinaia di film che ha visto nel corso dell'anno in tv o al cinema, quindi è sicuramente più "allenato" a questo tipo di visione/narrazione rispetto a un lettore/spettatore di quarant'anni fa.Namio Intile ha scritto: ↑23/05/2022, 16:14 Nessun arriccio di naso. Sai, Andr quanto ti stimo e non soltanto perché in molte cose la pensiamo in ugual modo, ma anche per la tua abilità come scrittore, costretti come siamo in questo palcoscenico. Però se i commenti in calce debbono avere un senso quello dovrebbe essere proprio quello di stimolare il senso critico e la discussione. Allora, il racconto per me rimane ben strutturato e solido. E ci mancherebbe altro che tu non possa sperimentare un modo diverso di organizzare la struttura temporale della narrazione provando una strada differente da quella data dalla concordanza dei tempi; io stesso non faccio altro che sperimentare generi e modi diversi di scrivere: mi pare che in questi brevi anni l'abbia dimostrato percorrendo vie anche solitarie e incomprensibili. Questa la doverosa premessa: il mio primo appunto si riferiva alla mancata indicazione delle analessi avendo tu scelto di normalizzare i tempi verbali scegliendo un tempo passato uniforme. Alla luce dei tuoi appunti, e delle indicazioni di Domenico, capisco che la scelta di piegare le analessi al continuum narrativo tragga spunto dall'estetica cinematografica dove, come ben scrive Domenico, "...c'è spazio solo per i fatti qui ed ora senza distinzioni di tempi verbali."
Ora, è vero che la narrativa cinematografica proceda in questo modo e che i balzi temporali non siano accompagnati dall'uso del passato nella voce narrante. Non bisogna dimenticare però che il cinema è un'arte fondamentalmente visiva, come il teatro, e per di più dinamica. Il cinema è una rappresentazione, una raffigurazione della realtà. Tramite l'occhio posso scegliere di dire ciò che la bocca tace e pertanto rappresentare immediatamente tramite un cambio di scena o qualsiasi altro artificio grafico ciò che la voce narrante può e vuole tacere. Non è un caso se il cinema sia nato muto, perché il cambio d'inquadratura, di soggettive, nel montaggio conferiscono un significato immediatamente percepibile allo spettatore senza la mediazione della voce. In una pellicola cinematografica conta il soggetto, ma anche la sceneggiatura, la regia, l'interpretazione, il montaggio, la colonna sonora, i costumi e così via. Una pellicola è un'opera corale.
Nel caso della narrativa il significato, il senso, la direzione del tempo non possono essere demandati all'immagine, non possono essere suggeriti da altro che dalla parola scritta: devono dunque essere specificati dall'autore (il solo artefice) affinché il lettore ne possa usufruire immediatamente. La tua tecnica narrativa è la normalità nelle sceneggiature o nei testi teatrali dove il come e il quando sono specificati in ogni atto o in ogni scena. Ma a mio avviso in narrativa l'espediente dell'appiattimento lessicale rischia di essere fine a se stesso, un mero artificio tecnico senza un legame con la realtà o con la necessità di descrivere i fatti. Quale potrebbe essere il senso di una sperimentazione del genere se non quello di inseguire un modo di raccontare che appartiene a un'altra arte?
Mi viene da pensare, tra parentesi, quanto poche siano le riduzioni(non è un termine casuale) cinematografiche riuscite di testi letterari o anche di testi teatrali. Poche in verità e quando riescono spesso stravolgono il testo originario, a dimostrazione di quanto sia arduo il transito da una sponda all'altra.
Insomma, l'operazione contraria, quella che hai attuato, di portare il modo di pensare il cinema nella letteratura rischia a mio avviso di creare un lungo infinito piano sequenza che in effetti tale non è. E quindi di piegare la realtà artificialmente a un'esigenza tecnica.
Spero di non essere stato troppo caustico, mia moglie me lo dice sempre che sono troppo diretto, col risultato che mi faccio schifiare da tutti.
Un caro saluto
Direi che abbiamo due punti di vista differenti sulla questione, ma questo non è un buon motivo per schifare qualcuno...
Re: Commento
Grazie del commento e del giudizio, salutiBravoautore ha scritto: ↑24/05/2022, 5:17 Il tempo è una variabile difficile da trattare e rappresentare.Oltre a questo c'è la differenza, già spiegata da Mario Intile, tra l'arte visiva cineteatrale e quella letteraria.Questa differenza diventa interessante laddove un' opera letteraria viene riproposta in chiave cineteatrale. Forse per questo,è raro trovare il contrario: un libro che ripropone in chiave letteraria un film di successo!
Comunque l'autore propone un buon racconto che non cade o inciampa mai, questo è l' importante!
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commento
Lo stile mi ricorda molto "un giorno diverso in tribunale", racconto che a suo tenpo ho molto apprezzato.
Anche in questo caso ci hai proposto qulalcosa di divertente e dinamico, e anche se in qualche caso mi sembra che i tempi verbali siano sbagliati mi piace.
Voto 4
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Commento Giallo nero
Ho deciso di metterne solo una prima parte. Se l'autore me lo chiedesse, glielo potrei inviare, magari per posta elettronica.
Personalmente non prediligo i testi con un uso eccessivo del “che”. Qui il “che” abbonda (77 ricorrenze ), a volte in sequenza molto ravvicinata.
segnalazione
- Che cosa state facendo? - Mary, che stava facendo -– facendo --- facendo
Segnalazione
“non chiamare nessun'altra estranea. Me la so cavare benissimo anche da sola. - D'accordo, per ora faremo così. Comunque chiamami – chiamare – chiamami
Concordo sulla faccenda del DNA danneggiato.
Commento sulla storia.
Non sono appassionato del genere. Da buon vecchietto preferisco, quando voglio leggere queste storie, molto raramente per la verità, il vecchio King, coetanei non ancora, ma quasi.
Sul voto diciamo che si lascerebbe leggere, anche così, ma ai miei occhi potrebbe migliorare con una buona revisione.
Re: commento
Sui tempi verbali, faccio riferimento agli altri interventi: ho preferito usare sempre il passato remoto su entrambi i piani temporali, senza una netta distinzione (a parte i capitoli).Giovanni p ha scritto: ↑24/05/2022, 16:09 Buongiorno
Lo stile mi ricorda molto "un giorno diverso in tribunale", racconto che a suo tenpo ho molto apprezzato.
Anche in questo caso ci hai proposto qulalcosa di divertente e dinamico, e anche se in qualche caso mi sembra che i tempi verbali siano sbagliati mi piace.
Voto 4
Grazie del commento.
Re: Commento Giallo nero
Sulle ripetizioni, dovrei imparare a usare il programma che le controlla, ma sono davvero troppo pigro.Alberto Marcolli ha scritto: ↑25/05/2022, 16:25 Ho "partorito" un commento decisamente troppo lungo e non vorrei essere giudicato male.
Ho deciso di metterne solo una prima parte. Se l'autore me lo chiedesse, glielo potrei inviare, magari per posta elettronica.
Personalmente non prediligo i testi con un uso eccessivo del “che”. Qui il “che” abbonda (77 ricorrenze ), a volte in sequenza molto ravvicinata.
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- Che cosa state facendo? - Mary, che stava facendo -– facendo --- facendo
Segnalazione
“non chiamare nessun'altra estranea. Me la so cavare benissimo anche da sola. - D'accordo, per ora faremo così. Comunque chiamami – chiamare – chiamami
Concordo sulla faccenda del DNA danneggiato.
Commento sulla storia.
Non sono appassionato del genere. Da buon vecchietto preferisco, quando voglio leggere queste storie, molto raramente per la verità, il vecchio King, coetanei non ancora, ma quasi.
Sul voto diciamo che si lascerebbe leggere, anche così, ma ai miei occhi potrebbe migliorare con una buona revisione.
Ho voluto cimentarmi, per una volta, nel racconto giallo (per modo di dire, il lettore conosce l'assassino quasi subito), anche se preferisco altri generi.
In questo sito c'è la possibilità di mandare anche messaggi privati, se lo desideri.
Intanto, ti ringrazio del commento sempre utile e puntuale, un saluto e a rileggerti
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Re: Commento
Il mio modello per Mary è stata Leonarda Cianciulli, la saponificatrice di Correggio: gli inquirenti ritenevano impossibile che avesse fatto tutto da sola (infatti era stato accusato degli omicidi anche il figlio) e lei ha tranquillamente fatto a pezzi e bollito la carcassa di un maiale, sotto i loro occhi sbigottiti. Mai fidarsi delle apparenzeRobertoBecattini ha scritto: ↑30/05/2022, 17:40 Non sono un fan del giallo, del thriller, ma riconosco che hai costruito bene la storia, molto "classica". Certo il personaggio di Mary è inquietante assai, ben delineato, e mi piace il fatto che, nonostante abbia bisogno di una badante, (ATTENZIONE SPOILER!) sia in grado di stendere una donna più giovane con un colpo di chiave inglese evidentemente ben assestato, di farne a pezzi il cadavere e darlo da mangiare ai cani. Mi hai fatto venire in mente mia zia 90enne che ritrovò energie sconosciute quando una volta per scherzo mia cugina le nascose il bancomat. Mi è piaciuto anche il finale sospeso (La casa dalle finestre che ridono docet), forse sarebbe ancora più efficace e coinvolgente se ambientato in Italia, vista la badante ucraina. Non mi ha disturbato per niente la scelta del tempo verbale.
Grazie del commento, saluti
Anonimania 2022 (settembre) - Prima edizione
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Luna 69-19
antologia di opere ispirate al concetto di "Luna" e dedicata al 50° anniversario della storica missione dell'Apollo 11
Il 20 luglio 1969 è la data che segna per sempre il momento in cui il primo essere umano ha posato per la prima volta i piedi sul suolo lunare. Quel giorno una parte di voi era d'avanti ai televisori in trepidante attesa del touch-down del lander, altri erano troppo piccoli per ricordarselo e altri ancora non erano neppure nati, tuttavia ne siamo stati tutti coinvolti in molteplici maniere.
A cura di Massimo Baglione.
Contiene opere di: Alessandro Mazzi, Andrea Coco, Andrea Messina, Angelo Ciola, Cristina Giuntini, Daniele Missiroli, Enrico Teodorani, Francesca Paolucci, Franco Argento, F. T. Leo, Gabriele Laghi, Gabriele Ludovici, Gabriella Pison, Iunio Marcello Clementi, Laura Traverso, Marco Bertoli, Marco Daniele, Maria Emma Allamandri, Massimo Tessitori, Namio Intile, Pasquale Aversano, Pasquale Buonarotti, Pietro Rainero, Roberta Venturini, Roberto Paradiso, Saji Connor, Selene Barblan, Umberto Pasqui, Valentino Poppi, Vittorio Serra, Furio Bomben.
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Il Bene o il Male
Trenta modi di intendere il Bene, il Male e l'interazione tra essi.
Dodici donne e diciotto uomini hanno tentato di far prevalere la propria posizione, tuttavia la Vita ci insegna che il vincitore non è mai scontato. La Natura ci dimostra infatti che dopo un temporale spunta il sole, ma ci insegna altresì che non sempre un temporale è il Male, e che non sempre il sole è il Bene.
A cura di Massimo Baglione
Copertine di Giuliana Ricci.
Contiene opere di: Antonella Cavallo, Michele Scuotto, Nunzio Campanelli, Rosanna Fontana, Giorgio Leone, Ida Dainese, Angelo Manarola, Anna Rita Foschini, Angela Aniello, Maria Rosaria Del Ciello, Fausto Scatoli, Marcello Nucciarelli, Silvia Torre, Alessandro Borghesi, Umberto Pasqui, Lucia Amorosi, Eliseo Palumbo, Riccardo Carli Ballola, Maria Rosaria Spirito, Andrea Calcagnile, Greta Fantini, Pasquale Aversano, Fabiola Vicari, Antonio Mattera, Andrea Spoto, Gianluigi Redaelli, Luca Volpi, Pietro Rainero, Marcello Colombo, Cristina Giuntini.
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