Come triste fardello di Sisifo...

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1 - Sul fondo del mare
1
7%
2 - Sotto la superficie
1
7%
3 - Sopra il pelo dell'acqua
3
20%
4 - Scivola tra le onde
6
40%
5 - Danza sulle creste
4
27%
 
Voti totali: 15

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Domenico Gigante
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Come triste fardello di Sisifo...

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leggi documento Spiacente ma, in questo browser, la lettura a voce non funziona.

Come triste fardello
di Sisifo dolente,
una disillusa carcassa
trascino a forza
per la nuda scogliera
sotto il bagliore
ardente del meridione.

Ingannato dal sussulto
disperato del vento,
assaporo d'un tratto
la salmastra speranza
venir su dai sospiri
di un lenzuolo di mare,
voce di antichi compagni
annegati nella bonaccia.

Ma dagli arbusti di mirto
il frinire delle cicale
distoglie i miei pensieri
dalla loro penosa risacca.

Il verde respiro del tramonto
è la spiaggia di un naufrago.

--------------------------

Forse bisognerebbe accettare che la depressione non può essere trattata con iniezioni di ottimismo e auto-pacche sulle spalle ogni volta che con fatica e dolore e sofferenza si affronta un aspetto della vita che per la gente comune è pura normalità.
È come incoraggiare Sisifo facendogli notare che anche questa volta è arrivato quasi in cima. E così ci si deve abituare ad esser contenti di essere arrivati "quasi in cima".
Ma forse è proprio questo che intende Camus quando parla dell'assurdità della vita: "bisogna immaginare Sisifo felice" come se "la lotta stessa verso le vette fosse sufficiente per riempire il cuore di un uomo".

--------------------------

Claude Monet, Coucher de soleil à Étretat, 1883, Olio su tela, Musée des Beaux-Arts, Nancy, France
Allegati
Claude_Monet-Soleil_couchant_à_Etretat.jpg
Ultima modifica di Domenico Gigante il 06/07/2022, 11:34, modificato 4 volte in totale.
Vorrei essere il mare che si muove per rimanere se stesso e più di tanto non lo sposta il vento. Fragile ma tenace.
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Con il tema della depressione vado a nozze e ci sguazzo. Argomento troppo lungo per un commento. L'opera mi sembra abbia centrato l'obiettivo. Non mi trovo a mio agio con i temi classici della poesia, ma qui mi sembra siano stati usati bene.
Gabriele Pecci
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Messaggio da leggere da Gabriele Pecci »

Ciao Domenico, veramente complimenti al testo, ho apprezzato ogni passaggio da te affrontato e messo nero su bianco, usufruendo della figura classica di Sisifo. Ho apprezzato quasi più del poema stesso però, la parte descrittiva filosofica da te aggiunta, dove sottoscrivo ogni riga, soprattutto il finale in cui mi trovo pienamente d'accordo, l'uomo né singolarmente né come specie arriverà mai a toccare la sua più alta vetta, ma ad ogni modo ognun per sé, e tutti singolarmente per la specie, si porta avanti quel masso sempre un po' più su di grado, sempre più vicino alla totale comprensione di ciò che si è in ciò che ci circonda. voto 5.
Ultima modifica di Gabriele Pecci il 22/06/2022, 13:15, modificato 2 volte in totale.
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Macrelli Piero ha scritto: 22/06/2022, 6:38 Con il tema della depressione vado a nozze e ci sguazzo. Argomento troppo lungo per un commento. L'opera mi sembra abbia centrato l'obiettivo. Non mi trovo a mio agio con i temi classici della poesia, ma qui mi sembra siano stati usati bene.
Ciao Piero! Personalmente avrei preferito non andare a nozze con la depressione, come puoi ben immaginare. Cmq è stata una fase della mia vita che spero di aver superato. Grazie mille per il commento e per il voto. A presto!
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Francesco Pino ha scritto: 22/06/2022, 10:24 Nella parte descrittiva tu parli di depressione ed è quasi un peccato, perché senza spiegazione chiunque potrebbe trovare un suo motivo per immedesimarsi in questi bei versi, ognuno potrebbe avere un suo masso da spingere. La prima strofa soprattutto rende tantissimo l'immagine dello stato d'animo, mi piace molto. Poi arriva una speranza, ma l'attimo di gioia distrae dalla risacca. Sono dubbioso sul finale, ha un suo perché nel contesto, ma mi sembra anche superfluo.
Bravo Domenico!
Ciao Francesco! Capisco perfettamente il tuo disappunto sulla parte descrittiva. Ho valutato molto se inserirla o meno, perché mi rendevo conto che forzava l'interpretazione. Poi ho deciso che valeva la pena metterla dentro. Se la poesia funziona, l'interpretazione dell'autore non toglie nulla a chi legge.
Riguardo ai due versi finali (penso siano quelli a cui ti riferisci) sono per me molto importanti. Forse chi ha vissuto la depressione può capirli nel loro significato umano: l'attesa della sera, del momento in cui finalmente lasci il tuo macigno fuori dalla porta e ti ritiri nella tua stanza, è letteralmente la spiaggia di un naufrago-depresso.
Tra l'altro questi versi hanno una storia particolare. Tornavo a casa alcune sere fa e una qualche musa me ne ha fatto dono: sono usciti dal nulla. Quando li ho trascritti la prima volta il respiro del tramonto era verde, così come aveva suggerito la musa. Poi, però, la parte razionale insisteva nel dire che il tramonto è rosso e, quindi, il respiro è diventato rosso. Ma non ero per niente soddisfatto. Ci ho riflettuto parecchio e alla fine mi sono detto che rosso, colore delle emozioni forti, stonava. Il tramonto è verde come la serenità e la speranza. Per cui il respiro è tornato verde.

Grazie per il tuo commento e per il voto. A presto!
Ultima modifica di Domenico Gigante il 22/06/2022, 13:25, modificato 1 volta in totale.
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Gabriele Pecci ha scritto: 22/06/2022, 12:42 Ciao Domenico, veramente complimenti al testo, ho apprezzato ogni passaggio da te affrontato e messo nero su bianco, usufruendo della figura classica di Sisifo. Ho apprezzato quasi più del poema stesso però, la parte descrittiva filosofica da te aggiunta, dove sottoscrivo ogni riga, soprattutto il finale in cui mi trovo pienamente d'accordo, l'uomo né singolarmente né come specie arriverà mai a toccare la sua più alta vetta, ma ad ogni modo ognun per sé, e tutti singolarmente per la specie, si porta avanti quel masso sempre un po' più su di grado, sempre più vicino alla totale comprensione di ciò che si è in ciò che ci circonda. voto 5.
Caro Gabriele! Sono felice che la poesia ti sia piaciuta e che tu abbia apprezzato anche la parte descrittiva. Per me sono un tutt'uno, senza per questo nulla togliere all'interpretazione del lettore. Grazie mille per il tuo commento e per il voto.
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Re: Come triste fardello di Sisifo dolente

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FraFree ha scritto: 23/06/2022, 20:26 Apprezzo questa lirica, Domenico. Sarà ché un fardello tipo quello di Sisifo mi ha riguardato, trovo che la poesia renda bene, nelle immagini e nelle metafore, la fatica e lo schiacciamento che questa malattia subdola comporta. Hai voglia a inezioni di ottimismo e pacche e autopacche sulle spalle... senza presa di coscienza e accettazione, in primis, anche da parte delle persone che ti circondano e senza le cure adatte non si arriva da nessuna parte.
Felice che ti sia piaciuta, Fra! Spero che la tua vicenda personale non sia stata troppo dolorosa. La mia fortuna è stata avere accanto mia moglie, ma soprattutto i miei figli, che hanno saputo comprendere e accettare.
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Ciao Domenico, la tua poesia affronta un argomento complesso e importante. Per di più, non solo lo fa senza cadere in banalità, ma ne vengono anche fuori dei versi ammirevoli e molto belli. Ne risulta una poesia sicuramente ben fatta. Voto 4. A rileggerti!
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Piramide ha scritto: 23/06/2022, 23:36 Ciao Domenico, la tua poesia affronta un argomento complesso e importante. Per di più, non solo lo fa senza cadere in banalità, ma ne vengono anche fuori dei versi ammirevoli e molto belli. Ne risulta una poesia sicuramente ben fatta. Voto 4. A rileggerti!
Ciao Piramide! Grazie mille per il tempo che mi hai dedicato e per le parole di elogio da te usate. Un abbraccio!
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Bravoautore ha scritto: 24/06/2022, 18:59 Il problema di Sisifo è quello di trasformare la sua aggressività in autoaggressione, altrimenti
detta depressione.
Il disturbo più diffuso oggi
nel mondo e quello più gradito ai burattinai visto come lo facilitano.
Purtroppo per me è anche il male dei figli di Saturno. Grazie del tuo commento. Un abbraccio!
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L'altro giorno ho finalmente ritrovato una monumentale storia dell'impero bizantino che credevo persa. Oggi ho cercato Il mito di Sisifo di Camus, ma niente... perso anche quello. Mio padre aveva sempre timore che gli rubassero i libri e li riempiva dei suoi timbri da avvocato e disseminava di ex libris. Io alle volte credo di averle ereditate tutte le sue manie.
L'assurdo è la lucida ragione che constata i suoi limiti, tanto per citarlo a Camus, e il breve saggio dello scrittore pieds noirs ragionava sull'assurdità della condizione umana una volta privata dello sfondo trascendentale metafisico.
I tuoi versi prendono spunto a mio avviso più che da Camus o dalla radice del mito stessa, dall'idea di ripercorrere in eterno la medesima strada, dalla necessità di ripercorrere mentantalmente gli stessi schemi. Dopo tutto l'interpretazione originale la fornisci tu non solo con quell'appendice al testo, ma soprattutto con gli stessi versi:
"distoglie i miei pensieri
dalla loro penosa risacca"
Cos'è quella risacca se non la rimuginazione che ritorna e ritorna come Sisifo sempre sui suoi passi? Senza apparente motivo, senza ragione?
Il tuo Sisifo dolente è un uomo disilluso, il suo corpo non è più vivo, ma è già come morto... una carcassa.
Eppure ancora capace di una salmastra speranza che vien su da un lenzuolo di mare. Non dal mare, ma da un lenzuolo, come fosse un sudario, e comunque da uno spazio limitato e circoscritto, avvolgente, e non immenso e smisurato come il mare. Mare in cui si annega anche in assenza di vento, nella bonaccia, per ritornare a quello stato di torpore che le rimuginazioni innescano per vincere l'angoscia di vivere.
E infine il tramonto, non rosso, viola, vermiglio, ma verde e qiuindi forse luminoso. Il tramonto come la risoluzione, come disvelamento, non speranza ma vita che finalmente sgorga e accoglie il naufrago; e chi è il naufrago infatti se non colui che comunque è riuscito ad arrivare a riva, a salvarsi la vita e quindi a riuscire nonostante tutto a vivere?
Le metafore sono valide, Domenico, e le allegorie ben calibrate e di sicuro effetto. Il lessico è preciso e tagliente, ogni parola è al servizio dell'idea.
Un ottimo lavoro, da piena lode.
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Namio Intile ha scritto: 29/06/2022, 16:49 L'altro giorno ho finalmente ritrovato una monumentale storia dell'impero bizantino che credevo persa. Oggi ho cercato Il mito di Sisifo di Camus, ma niente... perso anche quello. Mio padre aveva sempre timore che gli rubassero i libri e li riempiva dei suoi timbri da avvocato e disseminava di ex libris. Io alle volte credo di averle ereditate tutte le sue manie.
L'assurdo è la lucida ragione che constata i suoi limiti, tanto per citarlo a Camus, e il breve saggio dello scrittore pieds noirs ragionava sull'assurdità della condizione umana una volta privata dello sfondo trascendentale metafisico.
I tuoi versi prendono spunto a mio avviso più che da Camus o dalla radice del mito stessa, dall'idea di ripercorrere in eterno la medesima strada, dalla necessità di ripercorrere mentantalmente gli stessi schemi. Dopo tutto l'interpretazione originale la fornisci tu non solo con quell'appendice al testo, ma soprattutto con gli stessi versi:
"distoglie i miei pensieri
dalla loro penosa risacca"
Cos'è quella risacca se non la rimuginazione che ritorna e ritorna come Sisifo sempre sui suoi passi? Senza apparente motivo, senza ragione?
Il tuo Sisifo dolente è un uomo disilluso, il suo corpo non è più vivo, ma è già come morto... una carcassa.
Eppure ancora capace di una salmastra speranza che vien su da un lenzuolo di mare. Non dal mare, ma da un lenzuolo, come fosse un sudario, e comunque da uno spazio limitato e circoscritto, avvolgente, e non immenso e smisurato come il mare. Mare in cui si annega anche in assenza di vento, nella bonaccia, per ritornare a quello stato di torpore che le rimuginazioni innescano per vincere l'angoscia di vivere.
E infine il tramonto, non rosso, viola, vermiglio, ma verde e qiuindi forse luminoso. Il tramonto come la risoluzione, come disvelamento, non speranza ma vita che finalmente sgorga e accoglie il naufrago; e chi è il naufrago infatti se non colui che comunque è riuscito ad arrivare a riva, a salvarsi la vita e quindi a riuscire nonostante tutto a vivere?
Le metafore sono valide, Domenico, e le allegorie ben calibrate e di sicuro effetto. Il lessico è preciso e tagliente, ogni parola è al servizio dell'idea.
Un ottimo lavoro, da piena lode.
Si può esagerare in male... ma anche in bene, e questo un vero artista lo sa, essendo l'arte equilibrio tra forma e sostanza. Adesso sono fuori casa e appena posso lo posto io un commento ben scritto, esaustivo e anche equilibrato.
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Autore ha scritto: 29/06/2022, 17:39 Si può esagerare in male... ma anche in bene, e questo un vero artista lo sa, essendo l'arte equilibrio tra forma e sostanza. Adesso sono fuori casa e appena posso lo posto io un commento ben scritto, esaustivo e anche equilibrato.
Non vedo l'ora! Attento a non entrare nel sistema ;-)
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Non mi inoltro nella tematica, in quanto è un argomento molto delicato, soprattutto di questi tempi (e sostengo da sempre che la depressione è il cancro dell'anima!). Nel complesso, un lavoro egregio, ben scritto, scorrevole e ti lascia proprio la sensazione che vuole trasmettere. Devo ammettere che bisogna leggerla più volte per poter interiorizzare bene il messaggio. La citazione e l'opera di Monet sono eccelse (qui sono decisamente di parte, l'Impressionismo è la mia corrente artistica preferita!). Ottimo. Voto 4
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Namio Intile ha scritto: 29/06/2022, 16:49 L'altro giorno ho finalmente ritrovato una monumentale storia dell'impero bizantino che credevo persa. Oggi ho cercato Il mito di Sisifo di Camus, ma niente... perso anche quello. Mio padre aveva sempre timore che gli rubassero i libri e li riempiva dei suoi timbri da avvocato e disseminava di ex libris. Io alle volte credo di averle ereditate tutte le sue manie.
L'assurdo è la lucida ragione che constata i suoi limiti, tanto per citarlo a Camus, e il breve saggio dello scrittore pieds noirs ragionava sull'assurdità della condizione umana una volta privata dello sfondo trascendentale metafisico.
I tuoi versi prendono spunto a mio avviso più che da Camus o dalla radice del mito stessa, dall'idea di ripercorrere in eterno la medesima strada, dalla necessità di ripercorrere mentantalmente gli stessi schemi. Dopo tutto l'interpretazione originale la fornisci tu non solo con quell'appendice al testo, ma soprattutto con gli stessi versi:
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Eppure ancora capace di una salmastra speranza che vien su da un lenzuolo di mare. Non dal mare, ma da un lenzuolo, come fosse un sudario, e comunque da uno spazio limitato e circoscritto, avvolgente, e non immenso e smisurato come il mare. Mare in cui si annega anche in assenza di vento, nella bonaccia, per ritornare a quello stato di torpore che le rimuginazioni innescano per vincere l'angoscia di vivere.
E infine il tramonto, non rosso, viola, vermiglio, ma verde e qiuindi forse luminoso. Il tramonto come la risoluzione, come disvelamento, non speranza ma vita che finalmente sgorga e accoglie il naufrago; e chi è il naufrago infatti se non colui che comunque è riuscito ad arrivare a riva, a salvarsi la vita e quindi a riuscire nonostante tutto a vivere?
Le metafore sono valide, Domenico, e le allegorie ben calibrate e di sicuro effetto. Il lessico è preciso e tagliente, ogni parola è al servizio dell'idea.
Un ottimo lavoro, da piena lode.
Grazie moltissime per il tuo commento! Un'analisi così precisa e lucida è un premio più che sufficiente: da un senso e un valore al mio lavoro molto più di un voto. E questo è ciò che conta di più. Un abbraccio forte!
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Cristiano Vaccarella ha scritto: 29/06/2022, 18:28 Non mi inoltro nella tematica, in quanto è un argomento molto delicato, soprattutto di questi tempi (e sostengo da sempre che la depressione è il cancro dell'anima!). Nel complesso, un lavoro egregio, ben scritto, scorrevole e ti lascia proprio la sensazione che vuole trasmettere. Devo ammettere che bisogna leggerla più volte per poter interiorizzare bene il messaggio. La citazione e l'opera di Monet sono eccelse (qui sono decisamente di parte, l'Impressionismo è la mia corrente artistica preferita!). Ottimo. Voto 4
Grazie Cristiano! Non è immediata, lo so. Può essere un limite. Ti dico solo che la prima stesura era molto peggio. Il che è tutto dire. Un abbraccio!
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Eptastica, ottava, quartina e distico, con lunghezza media del verso di 12-14 sillabe, dove a quel punto io avrei tentato la strada di tutti dodecasillabi… ma va bene anche così. Buona la scorrevolezza del verso, con punteggiatura curata, e anche la divisione in strofe funziona. Tuttavia, per non sezionare troppo, alla fine della seconda o terza strofa avrei provato con un enjambement o dei punti di sospensione. Ma, a parte l'aspetto tecnico, nel complesso è una bella poesia. Dal punto di vista espressivo, in particolare ho apprezzato quanto si faccia rileggere per poterne cogliere più appieno il significato. Del resto, l’immagine della carcassa trascinata potrebbe inizialmente sembrare qualcosa di fine a sé stesso, che invece verso dopo verso lascia emergere la sensazione, il coinvolgimento emotivo della voce narrante, specialmente in espressioni pregevoli e immagini di efficace immediatezza come il “sussulto del vento”, la “salmastra speranza”, il “lenzuolo di mare” e il “verde respiro del tramonto”. Bella davvero, complimenti.
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Autore ha scritto: 29/06/2022, 19:46 Eptastica, ottava, quartina e distico, con lunghezza media del verso di 12-14 sillabe, dove a quel punto io avrei tentato la strada di tutti dodecasillabi… ma va bene anche così. Buona la scorrevolezza del verso, con punteggiatura curata, e anche la divisione in strofe funziona. Tuttavia, per non sezionare troppo, alla fine della seconda o terza strofa avrei provato con un enjambement o dei punti di sospensione. Ma, a parte l'aspetto tecnico, nel complesso è una bella poesia. Dal punto di vista espressivo, in particolare ho apprezzato quanto si faccia rileggere per poterne cogliere più appieno il significato. Del resto, l’immagine della carcassa trascinata potrebbe inizialmente sembrare qualcosa di fine a sé stesso, che invece verso dopo verso lascia emergere la sensazione, il coinvolgimento emotivo della voce narrante, specialmente in espressioni pregevoli e immagini di efficace immediatezza come il “sussulto del vento”, la “salmastra speranza”, il “lenzuolo di mare” e il “verde respiro del tramonto”. Bella davvero, complimenti.
Caro Blue! Ti ringrazio enormemente per il tuo commento, che - come supponevo e speravo - denota grande sensibilità, oltre che preparazione.
Hai ragione sulla metrica, ma al di là del verso libero non so andare. Sono, purtroppo, un poeta dilettante della domenica. E non lo dico per falsa umiltà, ma perché è veramente ciò che sono.
La mia è una natura di dilettante. Sono un laureato in filosofia, che fa il programmatore web per campare. Ed è da dilettante che faccio il mio lavoro, con una fama fondata sull'impostura e una conoscenza rapsodica che mi sono costruito giorno dopo giorno grazie alla condivisione sul web. Ed è proprio grazie alla collaborazione su Internet che ho imparato il grande valore della condivisione. Un dono che va oltre l'imparare qualcosa di nuovo su javascript e css. E' l'idea stessa che non sono da solo, che posso contare su altri che gratuitamente mi danno qualcosa, a sostenermi e darmi fiducia. Ed è da questo sforzo comune che piano piano sto scoprendo la gratitudine. E per molti versi anche l'umiltà, che non è solo una virtù, ma anche una preziosa risorsa psicologica contro le avversità che ineluttabilmente devo affrontare nel lavoro.
Questo è anche lo spirito con cui cerco di vivere questo sito. Avevo dei racconti chiusi in un cassetto (le poesie, ahimè!, sono perse) da oltre vent'anni, che avevano letto tre persone in tutto. Ho scoperto Braviautori e ho finalmente deciso di condividerli. Non perché mi aspettassi qualcosa di più che un po' di attenzione da parte degli altri. Ma soprattutto per non continuare a sentire la solitudine di una scrittura inutile. Ringrazio per questo tutti quelli che lasciano un commento: perché mi fanno sentire meno solo e inutile.

Vabbé! Lasciamo perdere le farneticazioni. Voglio essere anch'io uomo di parola e, quindi, cancello la mia poesia come promesso. Lascio solo tutti i commenti per rispetto a chi li ha scritti e li ringrazio nuovamente per averlo fatto.
Mi auguro che, invece, tu voglia partecipare, non solo con una tua poesia, ma anche e soprattutto con la tua esperienza e preparazione, che possono essere molto utili agli altri. Questo ho imparato dal web: possiamo essere tutti una risorsa per qualcuno, in un modo o nell'altro. E questo può riempire le nostre vite molto più di un elogio.
Un abbraccio!
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Domenico Gigante ha scritto: 29/06/2022, 21:05 Caro Blue! Ti ringrazio enormemente per il tuo commento, che - come supponevo e speravo - denota grande sensibilità, oltre che preparazione.
Hai ragione sulla metrica, ma al di là del verso libero non so andare. Sono, purtroppo, un poeta dilettante della domenica. E non lo dico per falsa umiltà, ma perché è veramente ciò che sono.
La mia è una natura di dilettante. Sono un laureato in filosofia, che fa il programmatore web per campare. Ed è da dilettante che faccio il mio lavoro, con una fama fondata sull'impostura e una conoscenza rapsodica che mi sono costruito giorno dopo giorno grazie alla condivisione sul web. Ed è proprio grazie alla collaborazione su Internet che ho imparato il grande valore della condivisione. Un dono che va oltre l'imparare qualcosa di nuovo su javascript e css. E' l'idea stessa che non sono da solo, che posso contare su altri che gratuitamente mi danno qualcosa, a sostenermi e darmi fiducia. Ed è da questo sforzo comune che piano piano sto scoprendo la gratitudine. E per molti versi anche l'umiltà, che non è solo una virtù, ma anche una preziosa risorsa psicologica contro le avversità che ineluttabilmente devo affrontare nel lavoro.
Questo è anche lo spirito con cui cerco di vivere questo sito. Avevo dei racconti chiusi in un cassetto (le poesie, ahimè!, sono perse) da oltre vent'anni, che avevano letto tre persone in tutto. Ho scoperto Braviautori e ho finalmente deciso di condividerli. Non perché mi aspettassi qualcosa di più che un po' di attenzione da parte degli altri. Ma soprattutto per non continuare a sentire la solitudine di una scrittura inutile. Ringrazio per questo tutti quelli che lasciano un commento: perché mi fanno sentire meno solo e inutile.

Vabbé! Lasciamo perdere le farneticazioni. Voglio essere anch'io uomo di parola e, quindi, cancello la mia poesia come promesso. Lascio solo tutti i commenti per rispetto a chi li ha scritti e li ringrazio nuovamente per averlo fatto.
Mi auguro che, invece, tu voglia partecipare, non solo con una tua poesia, ma anche e soprattutto con la tua esperienza e preparazione, che possono essere molto utili agli altri. Questo ho imparato dal web: possiamo essere tutti una risorsa per qualcuno, in un modo o nell'altro. E questo può riempire le nostre vite molto più di un elogio.
Un abbraccio!
Sono contento che tu abbia gradito il mio commento... ma non posso accettare la rimozione della tua poesia perché, tradotto, significa ironicamente che il mio commento è più importante dei tuoi versi. Quindi ti chiedo con gentilezza di ripristinare la poesia.
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Autore ha scritto: 29/06/2022, 21:50 Sono contento che tu abbia gradito il mio commento... ma non posso accettare la rimozione della tua poesia perché, tradotto, significa ironicamente che il mio commento è più importante dei tuoi versi. Quindi ti chiedo con gentilezza di ripristinare la poesia.
Sì! Forse il gioco può finire qui. Senza ironia.
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Laura Traverso
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Ciao Domenico, la tua poesia non mi è apparsa chiara subito alla prima lettura, poi, aiutata anche dalla spiegazione la ho compresa di più. Hai usato frasi molto a tema, poetiche quindi, e l'argomento è certamente comune. Chi, prima o poi, nella vita non ha assaggiato i morsi di quel male oscuro? Pertanto bravo davvero. (Devo dirti però, che i titoli così lunghi non mi piacciono).
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Domenico Gigante
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Laura Traverso ha scritto: 06/07/2022, 0:23 Ciao Domenico, la tua poesia non mi è apparsa chiara subito alla prima lettura, poi, aiutata anche dalla spiegazione la ho compresa di più. Hai usato frasi molto a tema, poetiche quindi, e l'argomento è certamente comune. Chi, prima o poi, nella vita non ha assaggiato i morsi di quel male oscuro? Pertanto bravo davvero. (Devo dirti però, che i titoli così lunghi non mi piacciono).
Cara Laura! Grazie del tuo commento. In realtà la poesia è senza titolo. Ne ho provati diversi, ma nessuno era veramente soddisfacente. Quindi, dovendo metterne uno, ho scelto i primi due versi, perché mi sembravano evocativi.
Grazie ancora!
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Domenico Gigante ha scritto: 06/07/2022, 10:01 Cara Laura! Grazie del tuo commento. In realtà la poesia è senza titolo. Ne ho provati diversi, ma nessuno era veramente soddisfacente. Quindi, dovendo metterne uno, ho scelto i primi due versi, perché mi sembravano evocativi.
Grazie ancora!
Per ottimizzare la lunghezza del titolo potresti benissimo eliminare il "dolente" sostituendolo con i punti di sospensione (fra l'altro già la tristezza in sé implica dolore). Dunque "Come triste fardello di Sisifo..." Giusta osservazione quella di Laura.
Ultima modifica di Autore il 06/07/2022, 11:35, modificato 1 volta in totale.
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Autore ha scritto: 06/07/2022, 11:24 Per ottimizzare la lunghezza del titolo potresti benissimo eliminare il "dolente" sostituendolo con i punti di sospensione. Dunque "Come triste fardello di Sisifo..." Giusta osservazione quella di Laura.
Mi sembra sensato. Eseguo!
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Domenico Gigante ha scritto: 06/07/2022, 11:33 Mi sembra sensato. Eseguo!
Inoltre, terminando il titolo con "Sisifo", viene esaltata anche la citazione. Una finezza letteraria per sensibilità acute.
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danza decisamente sulle creste,

poesia bella nel vero e proprio senso della parola, coraggiosa, ma non smielata e condita di inutili abbellimenti. I commenti, il tuo e quello di Frafree mi hanno emozionato, la vita non è semplice.

Un abbraccio a tutti e due
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Giovanni p ha scritto: 03/08/2022, 17:44 danza decisamente sulle creste,

poesia bella nel vero e proprio senso della parola, coraggiosa, ma non smielata e condita di inutili abbellimenti. I commenti, il tuo e quello di Frafree mi hanno emozionato, la vita non è semplice.

Un abbraccio a tutti e due
Grazie Giovanni! Ho provato a trasmettere attraverso i versi questo malessere che mi porto dietro dalla giovinezza: una forma di catarsi, spero!

Un abbraccio anche a te!
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Spinona ha scritto: 05/08/2022, 5:46 Ho appena scritto,per un' altra poesia,la mia idiosincrasia per le cose tristi.
Trovo i poeti troppo presi dagli attorcigliamenti nostalgici,la sofferenza,non capisco il perché.
Quando leggo San Martino gioisco,finalmente gli uccelli neri se ne vanno...
Ciao Spinosa! Intanto grazie per il tuo commento. C'è anche un altro autore in concorso - con cui evidentemente hai affinità - che sente lo sforzo nella scrittura come un difetto: anche lì dove non c'è stato alcuno sforzo, se non un lavoro di limatura.
Direi che sprecare la parola poeta per riferirsi a me e al mio componimento sia un peccato. Diciamo che è un modo di esprimersi. Dato che non necessariamente piacciamo a tutti, anche ciò che scriviamo può non essere universalmente di gradimento. Ti potrei dire banalmente che ho scritto ciò che sento, ma preferisco suggerirlo in maniera diversa:

- Perché scrivi questo?
- Perché io sono così - risponde una forma dura della voce - Un dolore che assomiglia solamente a se stesso o a questa incessante nostalgia del dolore
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Messaggio da leggere da Roberto Bonfanti »

Di rilievo l'analogia fra il naufragio e una condizione esitenziale difficile; peraltro il mito di Sisifo viene spesso accostato al mare infido e alle sue onde che vanno e vengono.
Molto cupa la prima parte, riscattata nel finale dalla contemplazione della natura che fa intravedere la luce alla fine del tunnel.
Come già detto tante volte, scrivere non è la panacea, ma sicuramente aiuta.
Ottima poesia.
Che ci vuole a scrivere un libro? Leggerlo è la fatica. (Gesualdo Bufalino)
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Messaggio da leggere da Mauro Conti »

Buongiorno Domenico. Io non sono molto pratico di poesia, per lo più mi diletto (nel senso proprio del termine - dilettantistico) di racconti. Ho giusto una infarinatura di base della poesia.
Posso dire - a mio umilissimo parere - che una tale carica di significato di ogni singola parola è assolutamente imbarazzante (in senso buono ovviamente), e le strofe chiuse perfettamente ed ermeticamente come un uovo sta nel proprio guscio.
La tematica poi attualissima e delicatissima.
Se trovassi in libreria un tuo libro di poesie penso proprio che lo comprerei. Questo è tutto quello che posso dirti. Non mi dilungo in pseudo-analisi metriche o millantando competenze che (io) non ho cercando di creare un commento fintamente competente nel merito. E' uno di quei pezzi che vanno letti mille volte prima di comprenderlo completamente.
Il mio commento finale è : veramente complimenti. In bocca al lupo. Mauro.
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