Oggi sono io, domani sarai tu

Spazio dedicato alla Gara stagionale d'estate 2022.

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Letylety
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Oggi sono io, domani sarai tu

Messaggio da leggere da Letylety »

leggi documento Spiacente ma, in questo browser, la lettura a voce non funziona.

Giacomo uscì dal bar a passo baldanzoso. La serata con gli amici era stata allegra e la finale di Champions League con il Real Madrid vincitore li aveva fatti esultare e brindare. Aveva bevuto due Tennent’s e due grappe che lo avevano carburato al punto giusto. Al rintocco dei trent’anni si ritrovava felice senza una meta, fluttuante nel mondo con qualche ideale confuso in saccoccia.
Prese la strada di casa che mancava poco alla mezzanotte quando dalla parte opposta vide una ragazzina bionda a spasso con il cane. Il caldo asfissiante di fine maggio, decisamente fuori stagione, invitava le persone a camminate notturne.
Si fermò leggermente malfermo a osservarla e gli sembrò di riconoscere Angela, una ragazza della torre di fronte al suo condominio, amica di un suo amico. Non la conosceva vis a vis ma l’aveva vista tante volte, spesso incrociandola alla fermata del tram o al ritorno verso casa nella pausa di mezzogiorno.
Era carina, bionda e minuta, in jeans attillati e maglietta bianca.
La seguì.
Poco alla volta le si avvicinò e all’altezza del pub AMALA, un club d’interisti sfegatati, si presentò.
“Ciao, morde?” chiese riferendosi al barboncino che scorazzava per il marciapiede.
“Battutona” lo gelò la ragazza.
“E’ un approccio alcolico, forse è stata la birra.”
“Allora è tempo che vai a casa.”
“Non ti chiedo come ti chiami perché il mio settimo senso mi ha suggerito il tuo nome” le disse saltellando come un clown.
“Seee…figuriamoci, il settimo senso, è arrivato il mago…”
“Giacomo, Giacomo per gli amici.”
“Mago Giacomo, con le gambe che fanno Giacomo Giacomo.”
“Il mio settimo senso, tendente all’ottavo, mi sta bisbigliando che ti chiami Angela” profferì con un inchino.
La ragazza rimase sorpresa e sorrise.
“Dai dai, non me la conti giusta.”
“Angela, Angela, sei bella, ma non fu quello il momento in cui ci dicemmo addio? Angela, io ti amo ancora, ricorda tutte quelle notti in cui abbiamo pianto.”
“Ma cosa dici?”
“E’ Angie dei Rolling Stones, una canzone stupenda.”
La ragazza lo guardò incuriosita, poi chiamò il cane.
“Bill, vieni che andiamo a casa.”
Giacomo la osservò attentamente, era proprio carina, un’aria dolce e due grandi occhi verdi.
Sperava di aver rotto il ghiaccio.
Si accese una sigaretta.
Inspirò il primo tiro ma non fece neanche in tempo a gustarne la forza, che una mano veloce giunta da dietro le spalle, gliela prese e la portò via.
“Hey, se vuoi te ne do una” disse d’impeto girandosi.
Si trovò davanti tre persone, due ragazzi muscolosi e una ragazza avvolta in un vestito aderente giallo. Uno scorpione era disegnato sul suo braccio sinistro, talmente reale che sembrava scendesse lento e minaccioso.
“Cazzo fai? Lasciala stare, è la donna di mio fratello.”
“Ah. Beh. Non stavo dicendo nulla, so solo che si chiama Angela” accennò Giacomo facendo un passetto laterale.
“Tu la devi lasciare stare frocio” disse il più aitante dei due.
Giacomo non se ne dette peso e rispose con nonchalance.
“E anche se fosse? Potrei essere frocio e anche milanista. Che male sarebbe?”
I due bestioni si guardarono intorno. I loro occhi lampeggiavano di ottusità bovina.
“Che ti ha detto?” chiesero ad Angela.
La ragazza prese il cane e lo accarezzò su tutto il corpo.
“Niente di che, stava facendo il brillante. Ha cantato una canzone” rispose.
I tre si avvicinarono, i muscoli guizzanti sotto i vestiti firmati.
“Amico, hai rotto il cazzo, te capì?”
Giacomo rimase fermo e impaurito. Riconobbe l’inflessione dialettale milanese e lui, figlio di emigranti pugliesi, rispose in perfetto italiano.
“Abitiamo vicino, le ho solo cantato un paio di strofe di una canzone dei Rolling Stones.”
La ragazza del trio fece un passo avanti e con una mossa fulminea gli prese gli occhiali.
“Ehi, che fai?”
“Non devi darle fastidio. Non devi dare fastidio a nessuna ragazza” disse con voce nasale.
“Ragazzi io non ho fatto nulla. Siamo in mezzo alla strada, c’è gente che cammina. Angela, diglielo tu. E ridatemi gli occhiali.”
Angela guardava per terra, mise il guinzaglio al cane e diede un’ultima occhiata a Giacomo.
“Io vado a casa.”
Girò le punte e se ne andò.
Gli energumeni avevano le mascelle tese.
“Ti ripeto, devi lasciarla stare” disse la ragazza del trio. Fece per rimettergli sulle orecchie gli occhiali ma a una decina di centimetri dal viso di Giacomo con un colpo secco li ruppe a metà.
“Che hai fatto? Perché li hai rotti?” urlò Giacomo.
La ragazza prese gli occhiali, ormai spaccati in due, e li gettò nell’erba.
“La prossima volta starai più attento, Angela non si tocca. Frocio.”
Giacomo una volta ripresosi dalla sorpresa andò nel prato a raccogliere i due pezzi di occhiale. L’euforia alcolica era svanita davanti a quei volti cattivi.
Rimase lì a guardare i tre, con la ragazza a capeggiare il gruppo. I due pezzi tra le mani, senza dire nulla.
Dalla stradina laterale giunse una vecchina. Per la tensione accumulata subito non la riconobbe.
“Giacomo, che è successo?” gli chiese la signora.
In un lampo gli tornò alla memoria il nome. Era una signora che abitava nel suo palazzo, gentile, elegante e dottissima. La signora Franca, un’insegnante di latino dalla cultura sterminata.
“Signora Franca, queste persone mi hanno appena rotto gli occhiali.”
“E perché?”
“Perché ho scherzato con una ragazza.”
La vecchina si girò verso i tre ragazzi, e chiese lumi.
Non risposero.
“Dio mio, ragazzi, dite qualcosa! Tempus fugit!”
I tre continuarono a rimanere muti, lanciandosi occhiate nervose.
Se ne andarono.
La ragazza si voltò un’ultima volta. Lo scorpione che aveva tatuato sul braccio sembrava che stesse preparando il pungiglione per colpire.
“Hodie mihi, cras tibi” gridò improvvisamente Giacomo.
La signora Franca lo guardò stupita.
“Caro, ma tu conosci il latino!”
Si rivolse per l’ultima volta alla ragazza dallo scorpione nero. Sembrava turbata, era rimasta immobile mentre gli altri due erano già più lontani.
La vecchina mise le mani a imbuto, inspirò tutta l’aria possibile nei polmoni e urlò a squarciagola.
“Fanculo stronza!”
Poi soddisfatta prese Giacomo per mano e lo portò via.
Giovanni p
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Messaggio da leggere da Giovanni p »

Buongiorno

Parto subito col dire che la storia avrebbe un grande potenziale, ma che secondo me è inespresso.
Sei stata brava a creare un personaggio col quale si possa empatizzare, ma anche se la storia tiene col fiato sospeso non arriva da nessuna parte.
Sostituirei aggettivi come baldanzoso o aitante per mostrare i personaggi per come li hai descritti. Anche esultare e brindare messi a fianco mi sono piaciuti poco, potresti dirne uno e mostrare l'altro.
Sono giudizi personali spero di esserti stato d'aiuto, nessuno di questi vuole essere una critica al tuo lavoro
Maria Cristina Tacchini
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Messaggio da leggere da Maria Cristina Tacchini »

Concordo con Francesco Pino. Anch'io avrei inserito un bel dialogo fra i bulli e la signora, il cui personaggio emerge imprevedibilmente con una coraggiosa reazione da paladina dei deboli. Penso che avrebbe rappresentato un'intelligente e magari originale arma verbale in contrapposizione al comportamento un pò scontato e rozzo di questi bulli.
C'è sempre comunque l'elemento di riflessione sociologica, dovuto all'eterna contrapposizione del buono con il cattivo, del timido contro l'arrogante mascalzone, e purtroppo il primo non sempre ha la meglio.
Alla fine è l'anziana signora la mia eroina del racconto, piaciuta.
Ciao.
RobertoBecattini
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Messaggio da leggere da RobertoBecattini »

Mi è piaciuto, scorre bene, è un po' fumettoso, anche se in principio non lo sembra. Lascia molte cose in sospeso però. La ragazza con lo scorpione è attratta da lui? La signora sembra un personaggio che nasconde molte cose. Peccato non poter approndire, ma il fatto che tu invogli è positivo.
RobediKarta
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Roberto Bonfanti
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Messaggio da leggere da Roberto Bonfanti »

Al povero Giacomo è andata anche bene che gli abbiano solo rotto gli occhiali, in tante situazioni simili la cosa finisce con un pestaggio.
Concordo anch’io che la contrapposizione fra la signora Franca e i bulli meritasse di più, nonostante la rivincita verbale.
È un racconto carino, molto “visivo”, che potrebbe essere sviluppato di più.
Che ci vuole a scrivere un libro? Leggerlo è la fatica. (Gesualdo Bufalino)
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Domenico Gigante
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Messaggio da leggere da Domenico Gigante »

Ciao! Trovo il tuo racconto ben scritto e chiaro. Io colgo una contrapposizione tra la violenza fisica e verbale dei bulli e quella classista della signora Franca. Le due facce mostrano entrambe la loro volontà dominatrice: esplicita nei tre bodyguard, più allusiva nell'anziana insegnante, che però si lascia sfuggire quel "fanculo stronza" così evidentemente indice di altrettanta rabbia. Nel mezzo il povero Giacomo, che finisce per spalleggiare la sua dotta compagna. Sinceramente non so chi alla fine abbia veramente vinto. Complimenti!
Vorrei essere il mare che si muove per rimanere se stesso e più di tanto non lo sposta il vento. Fragile ma tenace.
Namio Intile
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Messaggio da leggere da Namio Intile »

Un buon corto, con una sorta di capovolgimento nel finale e i tre aggressori che in qualche modo si trasformano in aggraditi. Anzi lo sfigato Giacomo fa apparire sfigati i tre che battono in ritirata. Un po' improbabile, come la citazione latina che offre l'aggancio al titolo.
Una lettura tutto sommato gradevole seppur molto breve.
Dal punto di vista formale non ho nulla da segnalarti, il racconto è scritto correttamente. A parte quell'Hey, interiezione che in italiano si scrive Ehi e quindi è un refuso.
A rileggerti
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Eleonora2
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Messaggio da leggere da Eleonora2 »

L'ho riletto più volte.L'ho trovato convincente e mi piacerebbe sapere se è un miglioramento il tuo o, almeno, dove si colloca il testo nella tua scrittura. Sta in piedi così e la signora Franca non è approfondita volutamente. Ho votato 4.
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Marino Maiorino
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Messaggio da leggere da Marino Maiorino »

Letylety, mi avevi abituato a cose più compiute.
Non so, sembra una scena di qualcosa di più articolato. È scritta bene e suscita tutto un ribollimento di sangue (anche i bovini più grossi trovano la loro via verso il macello), ma poi? "Oggi a me, domani a te?"
Pensa che a me la vita ha insegnato "oggi a me e domani invece pure" e tu mi lasci così, con gli occhiali (che porto dai 10 anni) spaccati nel prato, consolato da una vecchina tanto ma tanto colta... :/
«Amare, sia per il corpo che per l'anima, significa creare nella bellezza» - Diotima

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Laura Traverso
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Brava! A me è piaciuto questo tuo racconto che ha fermato, ad un certo punto, la violenza fisica pesante che ci si aspettava. Carina l'intromissione della prof. che conclude con un bel " vaffanculo". Trovo che la storia sia efficace così come è stata descritta, senza aggiungere altro. Voto alto
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