Scie lanciate verso l'infinito
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Scie lanciate verso l'infinito
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commento
Il tuo testo è molto delicato e tratta questioni altrettanto delicate.
Non sei stato melenso nel proporlo, questo mi piace, esasperare sentimenti e sensazioni è per chi non trova le parole giuste. Testo pulito e ben scritto.
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Re: commento
Domande che ci poniamo e che, probabilmente, non avranno mai risposte. A meno che… Ti ringrazio. Buona serata.Giovanni p ha scritto: ↑23/06/2022, 10:11 Buongiorno
Il tuo testo è molto delicato e tratta questioni altrettanto delicate.
Non sei stato melenso nel proporlo, questo mi piace, esasperare sentimenti e sensazioni è per chi non trova le parole giuste. Testo pulito e ben scritto.
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Re: Commento
Tre va più che bene, ti ringrazio. Per quanto riguarda la seconda parte, mi serviva per chiudere il cerchio. Il protagonista, che rimasto solo attende di riunirsi all'anima dell'amata, Non è del tutto convinto della sua teoria, ma quella sera il profumo di lei rimasto nella stanza, forse uscito da qualche cassetto o, nella migliore delle ipotesi per lui, entrato dalla finestra, lo convince che l'attesa non è stata vana, e che potrà finalmente riunirsi all'amata per volare in scie spiraliformi, dove non ne ha ancora contezza... forse nel regno dell'eterna felicità, oppure nel nulla che chiude il sipario sulla vita... chi lo sa! Ti ringrazio. Ciao, Bravoautore.Bravoautore ha scritto: ↑23/06/2022, 13:19 La prima parte mi è piaciuta molto, sia come visualizzazione che come idea.
Il colloquio anche, rende bene l'idea di una coppia che comunica divertendosi.
Il finale lo trovo un tantino forzato, te lo dico amichevolmente!
Ero incerta tra 3 e 4, per il motivo che ti ho detto,ho messo 3, avrei messo 3,5 ma non si può.
Commento
Poi,leggendolo,mi è piaciuta la prima parte e il colloquio dei due innamorati.Il finale no,dato che io sono un bio a tutti i costi!
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Re: Commento
Fantascientifico, sicuramente no. fantastico, forse. Nel senso che ho provato a fantasticare sull'aldilà, immaginando un dopo appagante... augurandomi di averci preso. Ti ringrazio. Ciao, Lifespray.
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Nelle ultime righe c’è due volte “la risposta invano cercata”, mi suona un po’ come una ripetizione superflua.
Racconto poetico e delicato.
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Re: Commento
La tua interpretazione del testo, non fa una grinza. L'amore può far sognare… un lieto fine che si protrae sin oltre la morte. Ti ringrazio. Ciao, Roberto.Roberto Bonfanti ha scritto: ↑27/06/2022, 0:01 La prima parte sembra quasi un gioco del protagonista, che vuole fare colpo sulla compagna e imbastisce una teoria fantastica e romantica. Il finale prende una piega più malinconica, con quella mancanza che chiaramente non è la banale fine di una storia, ma qualcosa di ben peggiore, ed ecco che la fantasia di un tempo ritorna per diventare una speranza a cui aggrapparsi, per credere che ci sia un tempo e un luogo "altro" dove ritrovarsi.
Nelle ultime righe c'è due volte "la risposta invano cercata", mi suona un po' come una ripetizione superflua.
Racconto poetico e delicato.
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Commento
Trovo che sia altresì poetico e intriso di una fantasia che alleggerisce il tema trattato.
La bellezza e il grande potere misterioso dell'amore oltre la vita terrena compensa quello che può sembrare un finale triste.
Complimenti quindi per l'originalità del testo. Ciao.
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Re: Commento
Ho provato a fantasticare sul dopovita di un amore intenso… chissà, immaginare non costa poi molto, e corrobora la speranza che non ci sia solo buio e silenzio, oltre questa dimensione. Ti ringrazio. Ciao, Maria Cristina.Maria Cristina Tacchini ha scritto: ↑28/06/2022, 17:46 Ho apprezzato il tuo testo, in quanto anch'io ritengo che affronti un argomento difficile in modo molto delicato, come in punta di piedi.
Trovo che sia altresì poetico e intriso di una fantasia che alleggerisce il tema trattato.
La bellezza e il grande potere misterioso dell'amore oltre la vita terrena compensa quello che può sembrare un finale triste.
Complimenti quindi per l'originalità del testo. Ciao.
- Alberto Marcolli
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Commento : Scie lanciate verso l'infinito
ad un minuscolo --- a un minuscolo
Roberto Bonfanti ti ha segnalato la doppia frase “risposta, invano cercata”. Noto inoltre che il vocabolo risposta è presente 5 volte nel testo.
Il racconto, a una prima lettura, sembra non avere una sua fisonomia, ma già alla seconda lettura tutto è più chiaro. Forse questo potrebbe essere il suo limite?
Il finale, come hai detto, serve a chiudere il cerchio, ma io trovo che far morire il protagonista dopo 40 righe sia un po’ troppo, anche se questo accade dopo 5 anni, e dopo due dalla morte dell’amata. Ci sono rimasto male, lo confesso. Secondo me il “corto” o è tragico fin dall’inizio, e il tuo non lo è, oppure mi aspetto un finale di speranza, di fiducia, di vita, insomma. Ti metto un 4 perché, a parte l’uso eccessivo del che, è ben scritto.
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Re: Commento : Scie lanciate verso l'infinito
Non li avevo contati… ora che me lo hai fatto notare… beh, 15 in 70 righe sono davvero tanti… na roba da guinness. Per quanto riguarda il finale, una qualche speranza in un futuro migliore, bene o male, lo dà. Morire non è poi così definitivo se alimenta la speranza (speriamo non solo quella) di riunirsi con l'amato o l'amata per iniziare una nuova e più appagante avventura. Ti ringrazio per la recensione e per il bel voto. Ciao, Alberto.Alberto Marcolli ha scritto: ↑01/07/2022, 11:25 15 "che" in 70 righe
ad un minuscolo --- a un minuscolo
Roberto Bonfanti ti ha segnalato la doppia frase "risposta, invano cercata". Noto inoltre che il vocabolo risposta è presente 5 volte nel testo.
Il racconto, a una prima lettura, sembra non avere una sua fisonomia, ma già alla seconda lettura tutto è più chiaro. Forse questo potrebbe essere il suo limite?
Il finale, come hai detto, serve a chiudere il cerchio, ma io trovo che far morire il protagonista dopo 40 righe sia un po' troppo, anche se questo accade dopo 5 anni, e dopo due dalla morte dell'amata. Ci sono rimasto male, lo confesso. Secondo me il "corto" o è tragico fin dall'inizio, e il tuo non lo è, oppure mi aspetto un finale di speranza, di fiducia, di vita, insomma. Ti metto un 4 perché, a parte l'uso eccessivo del che, è ben scritto.
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Commento
Dal punto di vista formale voglio sottolinearti la virata dal passato al presente in questo periodo, un errore ovviamente: "Questa sera ho avvertito una fitta; per un attimo sembrò che il cuore, dopo un sussulto, s’arrestasse. «Forse è venuto il momento di trovare la risposta, invano cercata quaggiù», mi dissi, finalmente sereno.
A fatica raggiunsi la camera, aprii la finestra e mi sdraiai vestito sopra il letto; una stupenda Luna piena e l’inebriante profumo di colei che amo invase la stanza. «Ecco la risposta invano cercata», realizzai in un sospiro, inseguendo, con lo sguardo e l’olfatto, la scia che partendo dalla camera puntava dritta ad un minuscolo punto, illuminato dalla calda luce dell’amore… là, sull’algida Luna."
Per un attimo è sembrato... si sia arrestato... mi sono detto... A fatica ho raggiunto... ho aperto e mi sono sdraiato... ha invaso... ho realizzato in un sospiro...
Un buon lavoro, a rileggerti.
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Re: Commento
Dopo aver esplorato i mali che affligono la nostra società nelle tre gare precedenti, ho scelto un racconto, come hai scritto tu, poetico e commovente, per chiudere il cerchio in modo sorprendente e mostrare un altro lato del mio narrare… magari la prossima volta metterò in mostra il lato horror, oppure quello fantascientifico. Ti ringrazio. Ciao, Namio.Namio Intile ha scritto: ↑09/07/2022, 11:27 Un bel pezzo, poetico e commovente, toccante al punto giusto, da te non me l'aspettavo. Devo dire che mi è piaciuto, anche il finale tutto sommato dà un senso al testo e inquadra la prima parte come un ricordo malinconico e quel viaggio verso non so dove chiude con gran stile il racconto.
Dal punto di vista formale voglio sottolinearti la virata dal passato al presente in questo periodo, un errore ovviamente: "Questa sera ho avvertito una fitta; per un attimo sembrò che il cuore, dopo un sussulto, s'arrestasse. «Forse è venuto il momento di trovare la risposta, invano cercata quaggiù», mi dissi, finalmente sereno.
A fatica raggiunsi la camera, aprii la finestra e mi sdraiai vestito sopra il letto; una stupenda Luna piena e l'inebriante profumo di colei che amo invase la stanza. «Ecco la risposta invano cercata», realizzai in un sospiro, inseguendo, con lo sguardo e l'olfatto, la scia che partendo dalla camera puntava dritta ad un minuscolo punto, illuminato dalla calda luce dell'amore… là, sull'algida Luna."
Per un attimo è sembrato… si sia arrestato… mi sono detto… A fatica ho raggiunto… ho aperto e mi sono sdraiato… ha invaso… ho realizzato in un sospiro…
Un buon lavoro, a rileggerti.
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un complimento! Sul finale, ti hanno già detto e hai anche risposto. Aggiungerei solo che, a differenza del resto, mi è sembrato molto affrettato, poco pensato, buttato giù per chiudere un cerchio. Alla prossima.
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Re: Commento
Oramai il protagonista aveva detto tutto, a quel punto, non gli restava che andare a vedere le carte; ma essendo le carte ancora coperte, non sapendo cosa gli sarebbe toccato, mi è parso giusto chiudere il cerchio senza aggiungere altro… forse avrei potuto chiudere in altro modo, ma mi è venuto naturale concludero così. Ti ringrazio per l'apprezzato commento e il bel voto. Ciao, Eleonora.Eleonora2 ha scritto: ↑14/07/2022, 12:52 Ottimo racconto. Hai fantasticato bene! Ho votato 4, per la morte dell'uomo, che, a me, è parsa scontata. L'idea che hai avuta, merita. Mi hai ricordato il libro di Moresco, Fiaba d'amore; è
un complimento! Sul finale, ti hanno già detto e hai anche risposto. Aggiungerei solo che, a differenza del resto, mi è sembrato molto affrettato, poco pensato, buttato giù per chiudere un cerchio. Alla prossima.
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Piaciuto "di più".
E ora passo alla parte critica: parli molto di "teoria", addirittura usi il verbo "implementassi". Questo sì che scricchiola! Non senti come sono termini totalmente fuori posto per registro linguistico e narrazione? Raffreddano, gelano tutto quello che stai descrivendo, in un racconto del quale posso sentire il tepore.
E basta. Penso che andrò ad aspettare sulla Luna.
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Re: Commento
Quelle due parole le ho scritte senza starci a pensare su, mi sono venuto d'istinto, forse perché avevo immaginato un uomo istruito, probabilmente un vecchio professore, innamorato perso della moglie che, temendo di perderla, trascorre l'ultima parte della sua vita teorizzando un futuro felice per le anime degli innamorati. Ti ringrazio. Ciao, Marino.Marino Maiorino ha scritto: ↑23/07/2022, 9:47 Perché mi scrivete queste cose, che poi in casa si preoccupano quando mi vedono piangere?
Piaciuto "di più".
E ora passo alla parte critica: parli molto di "teoria", addirittura usi il verbo "implementassi". Questo sì che scricchiola! Non senti come sono termini totalmente fuori posto per registro linguistico e narrazione? Raffreddano, gelano tutto quello che stai descrivendo, in un racconto del quale posso sentire il tepore.
E basta. Penso che andrò ad aspettare sulla Luna.
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Re: Scie lanciate verso l'infinito
che probabilmente da viva "lle faceva 'o strascìno" ("gli faceva tutto il male possibile" [https://grandenapoli.it/o-strascino-ori ... apoletano/]) per quanto fosse "palloso" (altra espressione che indica l'individuo troppo astratto, teorico, mentale, intellettuale: 'na palla).
Un uomo così, a mio avviso, sa bene quando parlare di teoria e quando no, e anzi vive l'angustia di non aver saputo far capire alla moglie quanto spontaneo e immediato fosse il suo sentimento. Con la scomparsa di lei sarebbe talmente scottato da vietarsi di usare, per parlare coi propri ricordi, tutto ciò che l'avrebbe fatta irritare.
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(piccolo refuso, credo ci vorrebbe la "ha" in questa frase "E le anime che il fato inopinatamente divise").
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Re: Commento
Ti ringrazio per il bel voto, e sopratutto per il gratificante commento. Per quanto riguarda la "ha", se noti bene, l'ultima parole della frase è "divise" "Le anime che il fato inpinatamente divise", Mettendo la "ha", avrei dovuto scrivere: "Le anime che il fato ha inopinatamento diviso", la sostanza non cambia, sono corrette entrambe le versoni, secondo me. Grazie ancora. Ciao, Laura.Laura Traverso ha scritto: ↑07/08/2022, 18:36 Tenero e molto bello il tuo racconto. Poetica l'interpretazione delle scie e della luna. Ho inteso che il dialogo fosse con una Lei già malata se dopo 5 anni non c'era più da due. È tanto romantico il finale nel quale, finalmente, trova la risposta che da tanto cercava: nel profumo di lei che lo avrebbe guidato sino a sé per non separarsi più, e proseguire assieme chissà per dove… A me è piaciuto tutto di questa storia, sia la prima che la seconda parte. Voto 5
(piccolo refuso, credo ci vorrebbe la "ha" in questa frase "E le anime che il fato inopinatamente divise").
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Re: Commento
Va bene , sì, ciaoNuovoautore ha scritto: ↑07/08/2022, 18:56 Ti ringrazio per il bel voto, e sopratutto per il gratificante commento. Per quanto riguarda la "ha", se noti bene, l'ultima parole della frase è "divise" "Le anime che il fato inpinatamente divise", Mettendo la "ha", avrei dovuto scrivere: "Le anime che il fato ha inopinatamento diviso", la sostanza non cambia, sono corrette entrambe le versoni, secondo me. Grazie ancora. Ciao, Laura.
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racconto molto dolce e delicato, nella tristezza che ne fa da sfondo, mi è piaciuto. Mi limito ad accodarmi a quanto scritto da Marino. Ho trovato la seguente frase un po' troppo razionale, in contrato con la poeticità che contraddistingue il resto del racconto: "Ma come potevo io, uomo di poca cultura e ancor meno fede, risolvere la diatriba che nessuno, nemmeno le menti più eccelse sarebbero riuscite a dirimere credibilmente?" Questo non per il concetto espresso, ma per il modo con cui viene esternato. Inserirei un mai (o utilizzando un qualche altro artificio) per aggiungere un po' di pathos (poi mi sa che manca una virgola): "Ma come potevo io, uomo di poca cultura e ancor meno fede, risolvere la diatriba che nessuno, nemmeno le menti più eccelse, sarebbero riuscite mai a dirimere credibilmente?
Bello il contenuto, molto buona la forma.
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Re: Commento
Sì, la virgola e quel "mai", mi suonano bene. Colgo il suggerimento al volo. Anzi, l'ho già colto: ho corretto ancor prima di rispondere al commento. Ti ringrazio. Ciao, Messedaglia.Messedaglia ha scritto: ↑10/08/2022, 16:07 Ciao Nuovoautore,
racconto molto dolce e delicato, nella tristezza che ne fa da sfondo, mi è piaciuto. Mi limito ad accodarmi a quanto scritto da Marino. Ho trovato la seguente frase un po' troppo razionale, in contrato con la poeticità che contraddistingue il resto del racconto: "Ma come potevo io, uomo di poca cultura e ancor meno fede, risolvere la diatriba che nessuno, nemmeno le menti più eccelse sarebbero riuscite a dirimere credibilmente?" Questo non per il concetto espresso, ma per il modo con cui viene esternato. Inserirei un mai (o utilizzando un qualche altro artificio) per aggiungere un po' di pathos (poi mi sa che manca una virgola): "Ma come potevo io, uomo di poca cultura e ancor meno fede, risolvere la diatriba che nessuno, nemmeno le menti più eccelse, sarebbero riuscite mai a dirimere credibilmente?
Bello il contenuto, molto buona la forma.
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Il tuo racconto è dolce e malinconico allo stesso tempo. E nel suo volgersi alla Luna rammenta e rianima antichi miti e poesie d'amore. I miei più sinceri complimenti. Un abbraccio!
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Re: Commento
In fondo è proprio la speranza di ritrovarsi in un altrove, che aiuta chi è rimasto a vivere abbastanza degnamente il tempo che gli resta. Ti ringrazio. Ciao FraFree.FraFree ha scritto: ↑27/08/2022, 21:25 Un racconto tenero, commovente, ma anche "confortante", in un certo senso.
Per chi si trova ad affrontare una separazione fatale dalla persona amata, il pensare che ci sia la possibilità di ritrovarsi e riunirsi nel cielo, dopo la morte, sotto forma di scie o altro (una sorta di fede anche ciò), credo possa alleviare un po' il dolore della perdita. Mi è piaciuto.
Déjà vu - il rivissuto mancato
antologia poetica di AA.VV.
Talvolta, a causa di dinamiche non sempre esplicabili, uno strano meccanismo nella nostra mente ci illude di aver già assistito a una scena che, in realtà, la si sta vivendo solo ora. Il dèjà vu diventa così una fotocopia mentale di quell'attimo, un incontro del pensiero con se stesso.
Chi non ha mai pensato (o realmente vissuto) un'istantanea della propria vita, gli stessi gesti e le stesse parole senza rimanerne perplesso e affascinato? Chi non lo ha mai rievocato come un sogno o, perché no, come un incubo a occhi aperti?
Ventitrè autori si sono cimentati nel descrivere le loro idee di déjà vu in chiave poetica.
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Idra Loop
la strana verità di una fotografia che non dovrebbe esistere
In una tranquilla cittadina del Nord Italia, gli abitanti rivedono se stessi da giovani. Il CICAP vuole vederci chiaro e ingaggia un reporter specializzato in miti e misteri. Però anch'egli viene suo malgrado coinvolto in qualcosa di altrettanto assurdo, infatti appare dal nulla una misteriosa fotografia Polaroid che lo ritrae in una circostanza mai esistita.
Cosa lega questi due misteri?
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Nota: questo libro non proviene dai nostri concorsi ma è opera di uno o più soci fondatori dell'Associazione culturale.
Il Bene o il Male
Trenta modi di intendere il Bene, il Male e l'interazione tra essi.
Dodici donne e diciotto uomini hanno tentato di far prevalere la propria posizione, tuttavia la Vita ci insegna che il vincitore non è mai scontato. La Natura ci dimostra infatti che dopo un temporale spunta il sole, ma ci insegna altresì che non sempre un temporale è il Male, e che non sempre il sole è il Bene.
A cura di Massimo Baglione
Copertine di Giuliana Ricci.
Contiene opere di: Antonella Cavallo, Michele Scuotto, Nunzio Campanelli, Rosanna Fontana, Giorgio Leone, Ida Dainese, Angelo Manarola, Anna Rita Foschini, Angela Aniello, Maria Rosaria Del Ciello, Fausto Scatoli, Marcello Nucciarelli, Silvia Torre, Alessandro Borghesi, Umberto Pasqui, Lucia Amorosi, Eliseo Palumbo, Riccardo Carli Ballola, Maria Rosaria Spirito, Andrea Calcagnile, Greta Fantini, Pasquale Aversano, Fabiola Vicari, Antonio Mattera, Andrea Spoto, Gianluigi Redaelli, Luca Volpi, Pietro Rainero, Marcello Colombo, Cristina Giuntini.
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