Il segreto di Cleofe

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Stefano M.
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Il segreto di Cleofe

Messaggio da leggere da Stefano M. »

leggi documento Spiacente ma, in questo browser, la lettura a voce non funziona.

Lo spaventoso battirone abbattutosi sull’Altomilanese riuscì quella mattina a zittire persino le più insistenti voci sul passaggio di Cristiano Ronaldo al Manchester. I bar semideserti raccoglievano a malapena una manciata di avventori di passaggio, ammutoliti e stanchi dopo la notte passata in bianco fra lampo, tuoni e fragore. I più pavidi erano rimasti a casa, a contare i danni di quello schiaffo climatico. Finestre divelte, cocci di coppi, orti scorticati e tapparelle bucherellate come da pallettoni di fucile erano l’unico biglietto da visita per chiunque fosse entrato nell’area. Cosa non facile, del resto: il Ticino e l’Olona erano straripati, bloccando la maggior parte delle strade e costringendo i pendolari a zigzagare disperati per qualsiasi via, pur di non timbrare in rosso.

Persino Don Angelo, nella predica della prima messa, non sapeva trovare le parole; infatti non le trovò: difficile spiegare alla dozzina di vecchiette davanti a lui che tutto rientra nell’imperscrutabile piano di Dio, anche quella robusta sferzata impressa all’Altomilanese. Così si accontentò di commentare il Vangelo del giorno, sulla moltiplicazione dei pani e dei pesci. Intanto Cleofe, seduta in terza fila senza nessuno davanti, fissava gli occhi imbarazzati del parroco e gongolava: avrebbe saputo il suo segreto al massimo qualche mese dopo, protetta dalla clausura del confessionale.

Complice la gelida brezza che ancora alitava sul paese, il solito corteo di sciure non fece alcun capannello fuori dalla chiesa ma, scialletti in spalla, si diressero tutte rapidamente verso casa, già prima della fine dell’Ave Regina. Cleofe raggiunse a stento il ponte, anch’essa infreddolita: scossa dal segreto che serbava, nemmeno si era presa la briga di aprire l’armadio per recuperare qualcosa di lungo. Si arrestò sulla sommità, sperando di specchiare nelle acque del Naviglio il suo volto, che si immaginava raggiante dopo il segno provvidenziale della notte. Non vi riuscì: la superficie era completamente ricoperta di foglie strappate, rami distrutti e qualche tronchetto, involontari testimoni di una sciagura che si prolungava lungo il corso del canale, mobile cimitero di precoci navigli verdeggianti.

Davanti al Tigros ebbe la sua prima folgorazione: forse lì avrebbe trovato qualcuno a cui confidare il suo segreto. Controllò nel borsino e giudicò i dieci euro sufficienti per comprare qualcosa, sebbene nulla le servisse effettivamente, se non un confessore. Con lo sguardo proteso verso l’interno, scavalcando un cumulo di grandine ammonticchiata davanti alla porta a vetri semibloccata, Cleofe valutò il salumiere Gustavo come prima opzione. Precipitatasi al bancone della gastronomia, senza nemmeno guardare frutta e verdura, una cocente delusione si palesò nella sua espressione quando scoprì esservi l’imbambolato sostituto Fernando: causa fette troppo spesse, stentava a rivolgersi a lui persino per la mortadella o il crespone, figuriamoci se poteva confessargli il suo segreto!

Quale famelica tigre spinta da appetito atavico, Cleofe si diresse nel reparto merendine/biscotti alla ricerca di una nuova preda ma non la trovò. Entrando nella corsia dello scatolame il professor Gagliardini sembrò fare al caso suo: serio, taciturno, stimato. Sì, era proprio la persona giusta. L’uomo, concentratissimo a scovare le differenze nutrizionali fra il doppio e il triplo concentrato di pomodoro, se la trovò dietro senza saperlo e dallo spavento un paio di tubetti finirono inesorabilmente a terra, ammaccandosi. Un uomo con i nervi poco saldi, non c’era dubbio, troppo poco saldi per serbare intatto il suo segreto. Forse era meglio passare oltre, anzi decisamente.

Le rade macchine sulla strada, che con le loro luci facevano brillare le corsie del supermercato nonostante fossero ormai le nove e mezza, passavano oltre senza fermarsi; insomma, non c’erano altri clienti. Mesta, un po’ stizzita e con in mano giusto una scatola di gramigna, tanto per non dare nell’occhio, Cleofe si diresse alla cassa, con la mente già rivolta al cimitero dove, oltre all’amato padrone, avrebbe sicuramente trovato una maggiore varietà umana a cui confessare il suo segreto.
Ad attenderla per il saldo c’era Rosina, giovane e sorridente, scintillante di glitter e imperlata di gel. Ragazza curata, giovane, con la testa sulle spalle: già conviveva e programmava di avere un figlio.
“Buongiorno signora Cleofe, ha visto che danni, questa notte?”

L’invito era più che esplicito, sicuro segno della Provvidenza per la confessione del suo segreto. Non poteva trattarsi di una coincidenza: quel giorno non doveva nemmeno essere di turno. La ragazzetta aveva sì e no venticinque anni; avrebbe raccontato sicuramente al futuro figlio la scioccante verità, tramandando il segreto di Cleofe per almeno un secolo, forse qualcosa di più. La donna esplose:
“No no, Rosina, io di danni non ne ho avuti e sai perché? Perché appena ho sentito i primi tuoni mi sono svegliata, ho preso in mano il rosario e ho detto tre decine di fila; così a casa mia non si è rotta nemmeno una finestra”. Confessato.

Uscendo dal Tigros, con in viso la brillante soddisfazione di chi ha scritto davvero la storia, Cleofe si voltò e notò che pure Rosina la fissava: fintava indifferenza, ma l’anziana aveva scovato uno sprizzante luccichio negli occhi verdastri della giovane, malcelato segno di gioia per essere la prima a conoscere il suo segreto.
La noia di Rosina, acuita dalla mancanza di clienti, fu interrotta solo dall’arrivo del Gagliardini:
“Buongiorno professore, ha visto che danni questa notte?” e passò così l’ipercalorico tubetto di triplo concentrato sul lettore a barre.
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Domenico Gigante
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Messaggio da leggere da Domenico Gigante »

Ciao Stefano! Storia veramente ben narrata. Fa un certo contrasto con l'aria inquieta e pesante de La vasca rossa. Altro genere decisamente: più leggero e pittoresco rispetto all'introspezione e alla follia. La tua Cleofe è solo un po' svampita e innocua, ma assai divertente. Complimenti!
Vorrei essere il mare che si muove per rimanere se stesso e più di tanto non lo sposta il vento. Fragile ma tenace.
Stefano M.
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Re: Il segreto di Cleofe

Messaggio da leggere da Stefano M. »

Grazie mille a Nuovoatore e Domenico per l'apprezzamento nei confronti del mio racconto! In effetti volevo raccontare una storia semplice, forse un po' ingenua, ma autentica, considerando la gente della mia zona!
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Eleonora2
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Messaggio da leggere da Eleonora2 »

Testo piacevole. Le descrizioni sono valide, così pure la caratterizzazione del personaggio principale, Cheofe. Sembra di vederla! Secondo me, hai la capacità di cogliere il lato comico delle situazioni. La storia è ben costruita e sono rimasta con gli occhi attenti al segreto. Il mio voto è un 4.
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Alberto Marcolli
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Commento Il segreto di Cleofe

Messaggio da leggere da Alberto Marcolli »

Noto una certa verbosità che appesantisce. Personalmente io sfronderei certe frasi, tenendo presente che, trattandosi comunque di un “corto”, per essere efficace il testo deve essere scorrevole e asciutto il più possibile.
Domenico Gigante ha dato della svampita e innocua alla signora Cleofe. Perché? Vive sola e se qualche volta recita il rosario non è un male, dico io. Lo sbaglio è ostentare la sua preghiera, attribuendole proprietà, magari anche vere, soprattutto per lei, ma che diventano sciocche quando le confida a una cassiera del Tigros, distante anni luce dal comprenderne il suo significato autentico. Onestamente il luccichio nei suoi occhi verdi non lo interpreto molto bene. Poi, perché verdastri? Il significato letterale è: “ di colore tendente sgradevolmente al verde”.

In conclusione: non sarebbe stato meglio immaginare un segreto diverso? Facile a dirsi, visto che il racconto voleva mantenere un tono leggero e divertente
Stefano M.
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Re: Il segreto di Cleofe

Messaggio da leggere da Stefano M. »

Ringrazio Eleonora e Alberto per la lettura e per i commenti. Mi complimento con Alberto per aver centrato il tema di tutto il discorso: qualcosa che per Cleofe è fondamentale ma che, agli occhi del mondo, non vale proprio nulla! Mi dispiace che non abbia gradito appieno lo stile, a differenza degli altri gentili lettori, ma non posso certo avere la pretesa che piacciano a tutti le stesse cose... In effetti l'avevo buttato più sul descrittivo che sul narrativo, mi dispiace di non essere riuscito completamente a cogliere nel segno.
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Domenico Gigante
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Re: Commento Il segreto di Cleofe

Messaggio da leggere da Domenico Gigante »

Alberto Marcolli ha scritto: 01/07/2022, 13:05 Noto una certa verbosità che appesantisce. Personalmente io sfronderei certe frasi, tenendo presente che, trattandosi comunque di un “corto”, per essere efficace il testo deve essere scorrevole e asciutto il più possibile.
Domenico Gigante ha dato della svampita e innocua alla signora Cleofe. Perché? Vive sola e se qualche volta recita il rosario non è un male, dico io. Lo sbaglio è ostentare la sua preghiera, attribuendole proprietà, magari anche vere, soprattutto per lei, ma che diventano sciocche quando le confida a una cassiera del Tigros, distante anni luce dal comprenderne il suo significato autentico. Onestamente il luccichio nei suoi occhi verdi non lo interpreto molto bene. Poi, perché verdastri? Il significato letterale è: “ di colore tendente sgradevolmente al verde”.

In conclusione: non sarebbe stato meglio immaginare un segreto diverso? Facile a dirsi, visto che il racconto voleva mantenere un tono leggero e divertente
Ciao Alberto! L'espressione "svampita" è infelice. Intendevo riferirmi alla forma di religiosità primitiva e magica, secondo la tripartizione di Frazer, di Cleofe. Una forma di religiosità che la porta a credere nei poteri scaramantici del rosario e, di conseguenza, al mistero quasi iniziatico (il segreto) che questi portano con sé. Tra l'altro un'immagine tipicamente meridionale che viene collocata in piena brianza, con effetto dirompete sullo stereotipo.
Vorrei essere il mare che si muove per rimanere se stesso e più di tanto non lo sposta il vento. Fragile ma tenace.
Andr60
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Messaggio da leggere da Andr60 »

Un racconto simpatico e divertente poiché rivela un segreto che, ai più, appare di una inutilità così estraniante da rasentare il surrealismo.
Non sono d'accordo con Alberto Marcolli sulla verbosità che appesantisce: secondo me (parere da prendere con beneficio d'inventario, naturalmente :)), è proprio l'eccessiva verbosità che crea una certa suspence su che diamine di segreto possa custodire un'anziana signora di un paesino, ansiosa di confessare al parroco (anzi, no: a chiunque incontra, purché idoneo) ciò che ha combinato.
E che sarà mai? Si chiede il lettore: ha visto qualcosa di sconveniente, ha bollito il gatto, ha insultato la vicina con epiteti irriferibili? Niente di tutto questo...
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Roberto Bonfanti
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Messaggio da leggere da Roberto Bonfanti »

Ben narrato, crei suspense e aspettative con il segreto della signora, non importa che poi questo si riveli una cosa da nulla, tanto importante per lei quanto irrilevante per gli altri, anzi, è proprio quello il fulcro della vicenda. La costruzione del contesto, la scelta dei comprimari, i dettagli ben inseriti nella visione di Cleofe, tutto concorre a fare di una storia semplice un buon esempio di corto simpatico e riuscito.
Non conoscevo il termine battirone, ho imparato anche qualcosa di nuovo.
Che ci vuole a scrivere un libro? Leggerlo è la fatica. (Gesualdo Bufalino)
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Stefano M.
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Re: Il segreto di Cleofe

Messaggio da leggere da Stefano M. »

Ringrazio Andr60 e Roberto per aver dedicato del tempo a leggere il mio racconto e di averlo apprezzato. In effetti penso che abbiate centrato entrambi il significato della storia, che vorrebbe essere un po' farsesca e leggera. Abito in un paesino e i personaggi sono presi da esempi reali, quindi sono felice di essere riuscito a delinearli con cura, anche se frettolosamente. Grazie ancora!
Namio Intile
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Messaggio da leggere da Namio Intile »

Ho letto solo bei racconti da te scritti. La vasca rossa era particolare e intimo, toccante nel finale. Qui cambi genere per la terza volta. Dall'umoristico, al drammatico alla commedia dolce agra. Perché con la povera Cleofe scappa un sorriso che subito si smorza e fai immaginare la sua, in definitiva, solitudine. Con Rosina più che confessare il suo segreto del mistico e magico rapporto con Dio (la suocera di mio fratello è pari pari la tua Cleofe perché parla con Dio ogni giorno ed è torinese da generazioni. Quindi che sia esclusivo appannaggio dei meridionali un tale ripiegamento nel mondo magico è cosa per me da dimostrare. È invece un retaggio del mondo contadino che non faceva distinzioni tra nord e sud) prova a spezzare la solitudine con un racconto che non può che essere fantastico: la confessione come un modo per aprirsi. D'altra parte anche Rosina pare vittima dell'identica solitudine come si evince dal finale in cui l'arrivo del cliente è un modo, seppure identico e conformista, di spezzare il ghiaccio e scambiare delle battute.
Mobile cimitero di precoci navigli verdeggianti è un'immagine stupenda.
A rileggerti
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Maria Cristina Tacchini
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Messaggio da leggere da Maria Cristina Tacchini »

Ciao Stefano.
Mi è piaciuto l'azzeccato e ben descritto quadretto tipico della vita di paese, con il suo tran tran quotidiano, i suoi personaggi caratteristici, insomma questo vivere provinciale e semplice che, dal mio punto di vista, è sempre decisamente apprezzabile. Bravo anche per aver saputo creare, con un'azzeccata e incalzante costruzione del racconto, curiosità e aspettativa in chi legge. Bello il contrasto fra il "grande" segreto di Cleofe e l'effettiva ingenuità e quasi banalità (comunque simpatica e positiva) della sua rivelazione. .
Complimenti.
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Marino Maiorino
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Messaggio da leggere da Marino Maiorino »

"Altomilanese". Il racconto comincia appena e ho già scoperto che esiste una nuova parola, che però mi fa pensare che allora esiste anche "Bassapadana", e tutto un fiorire di toponimi geografici da quadruplicare il volume dei dizionari che conoscevo.
Il racconto non mi convince. A un tratto ho persino creduto che Cleofe fosse una gatta coi suoi pensieri ("Cleofe si diresse alla cassa, con la mente già rivolta al cimitero dove, oltre all’amato padrone, avrebbe sicuramente trovato una maggiore varietà umana").
Certamente rappresenta una di quelle anziane che, sole, invecchiano e ammattiscono nei paeselli di tutto il mondo, ma quale sarebbe il peccato da confessare (i peccati si confessano, non i segreti), aver avuto salva la casa dal fortunale per aver aver recitato 30 rosari di fila?
Sulla scrittura, alle volte ti fai prendere la mano: "Quale famelica tigre spinta da appetito atavico, Cleofe si diresse nel reparto merendine/biscotti alla ricerca di una nuova preda". Putroppo parli di fame e di merendine nella stessa frase. So bene che qui la "fame" è la voglia di trovare qualcuno a cui raccontare il fattaccio, ma se mi sbatti le merendine sotto il naso mentre mi hai indotto fame (il lettore si immedesima, se sei abbastanza bravo, e tu lo sei), io mi fermo al pacco di merendine! :D
Voglio dire, presta maggiore attenzione al contesto nel quale esprimi le tue metafore.
Insomma, il racconto non mi convince del tutto, sebbene veda ottime basi per realizzare opere di ben altro calibro.
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Stefano M.
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Re: Il segreto di Cleofe

Messaggio da leggere da Stefano M. »

Ringrazio Maria e Marino per aver dedicato del tempo al mio racconto.
Mi dispiace che il secondo non lo abbia gradito del tutto, forse Marino ti sei approcciato al racconto con delle aspettative troppo elevate per le mie modeste capacità e pretese letterarie (sono qui giusto per divertirmi e divertire il lettore, non certo per raggiungere nuove vette letterarie). Il brano è volutamente ingenuo e surreale, con un tono vagamente epico che è fatto apposta per stridere con la pochezza del racconto. Se mi permetti un paragone musicale, mi sento più Cochi e Renato che Mina e Celentano, almeno qui.
Ti ringrazio comunque per il commento, spero di farne tesoro per eventuali nuovi brani.
PS: L'Altomilanese è una zona geografica storica e ben delineata (vedi Wikipedia) , esattamente come Irpinia, Salento o Mediocampidano.
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Marino Maiorino
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Re: Il segreto di Cleofe

Messaggio da leggere da Marino Maiorino »

Ciao Stefano, e grazie per aver assecondato le mie elucubrazioni!
"Altomilanese"... anche oggi posso andare a dormire avendo appreso qualcosa di nuovo!
Al riguardo di Cochi e Renato: quasi tutti i comici italiani sono passati dalla comicità al drammatico, prima o poi: preparati! :D
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Messedaglia
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Messaggio da leggere da Messedaglia »

Racconto leggero e ben scritto. Da apprezzare il modo con cui sono state tenute alte le aspettative del lettore nel corso della narrazione, pur nella banalità della spiegazione finale. Finale che, in realtà, tanto banale non è perché, in fin dei conti, siamo tutti un po' come Cleofe, concentrati su noi stessi e a dare a tutto quello che riguarda la nostra sfera privata e personale un'aura di eccessiva importanza. Quello che succede agli altri è invece irrilevante...
Giovanni p
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Messaggio da leggere da Giovanni p »

Buongiorno Stefano

Il tuo racconto mi lascia perplesso sul voto da dare.
Il brano mi è piaciuto, semplice e diretto anche se a leggerlo è rileggerlo salta all'occhio una carenza di ritmo nelle azioni. Sinceramente curerei questo aspetto perché a momenti è un pochino lento.
La storia è divertente, anche se molto semplice.
Quindi farei così, se dovessi votare secondo i miei gusti voterei 3, se dovessi votare in maniera totalmente slegata da questi direi 4, quindi un 3,5.

Approssimiamo a 4.

Buona gara.
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Per il 40° anniversario della sua chiusura, agli autori abbiamo chiesto opere di genere libero che tenessero conto della semplicità che ha caratterizzato Carosello nei vent'anni durante i quali è andato felicemente in onda. I dodici autori qui pubblicati hanno partecipato alle selezioni del concorso e sono stati selezionati per questo progetto letterario. Le loro opere sono degni omaggi ai nostri ricordi (un po' sbiaditi e in bianco e nero) di un modo di stare in famiglia ormai dimenticato.
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