Archistar

Spazio dedicato alla Gara stagionale d'estate 2022.

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Andr60
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leggi documento Spiacente ma, in questo browser, la lettura a voce non funziona.

Aaron Rosenbaum si scostò il ciuffo bianco dagli occhi, mentre sull'ultimo mattone della sua nuova creazione apponeva il proprio logo, una rosa circondata dal filo spinato, in onore dei parenti morti ad Auschwitz. Era stata una gran fatica, quella mega-villa sulla collina che dominava la pianura del Giordano; lavorare a 40 gradi all'ombra non era stato uno scherzo, e lui non era più un giovanotto da un pezzo. Inoltre, quegli scansafatiche straccioni avevano avanzato pretese, e lui detestava le discussioni: aveva accettato di concedere loro l'aumento richiesto, pur di levarseli di torno. Ciò era contrario alle direttive del governo, ma Aaron aveva il doppio passaporto, e sapeva quando far valere la sua nazionalità a stelle e strisce.
- Maestro, si può mettere in posa là, per favore? - il fotografo di Vogue lo trattava come un semidio, e questo lo faceva sentire bene.
- Appoggiato alla colonna, così?
- Così è perfetto, Maestro. – il fotografo annuì in modo esagerato; ad Aaron ricordò di quando aveva assistito a un servizio di quella che sarebbe diventata la sua terza moglie, e di come se ne fosse innamorato proprio in quell'occasione. Ora però la star era lui.

Finito il servizio fotografico e tornato nella sede di Gerusalemme Ovest, c'era l'intervista; Aaron amava parlare in pubblico, era un insegnante molto apprezzato, tuttavia le interviste lo mettevano a disagio, specialmente quelle che volevano ficcare il naso nella sua vita privata. Come tutti, aveva una pagina facebook, un profilo twitter e uno instagram nel quale fotografava le proprie opere, ma tutto ciò era a scopo promozionale, e i suoi familiari non comparivano quasi mai.
Per fortuna, sembrava che Betsy Krawitz, del Haaretz, avesse altre curiosità: - Maestro, come ci si sente a essere il più grande architetto vivente? - chiese senza molta originalità.
- Bene, così almeno dice il mio medico di fiducia. – rispose lui, sardonico.
Dopo una risatina, Betsy proseguì: - Qual è stata l'idea per il progetto del castillo?
Aaron aggrottò la fronte, sentendo quella parola: - Non so chi ha avuto l'idea di battezzare così la mia creazione, che per me è e rimarrà “villa sulla collina”. Il ministro Biedermann mi ha dato l'incarico di costruirgli una casa di millecinquecento metri quadrati con piscina, e io ho eseguito.
- Sì, Maestro, però deve convenire che è una villa molto sui generis.
Aaron trasalì a quell'espressione latina – voleva sempre essere lui a impressionare l'interlocutore con citazioni colte, non il contrario: - Bisogna considerare il territorio sul quale sorge la casa, che presenta caratteristiche particolari.
- Quindi secondo lei le due torrette di avvistamento con nidi di mitragliatrici non stonerebbero, col resto della villa?
Aaron alzò le spalle: - Le notizie sugli ultimi attentati non me le sono certo inventate. Comunque, oltre alle torrette, ci sono altre novità, – e Betsy si fece più attenta – ad esempio, la cupola esposta a sud, accanto al giardino, ospita un piccolo radar per captare missili o droni ad alta quota, mentre quel basamento accanto alla piscina contiene una batteria di lanciarazzi. Ovviamente, lungo tutto il perimetro, vi sono sensori di movimento sempre attivi.
- È fantastico, – convenne la giornalista, – ma perché mi sta dicendo tutto questo? Non sono forse informazioni riservate?
- No, affatto; il ministro anzi ci tiene a far sapere che la sua nuova magione è ben difesa ed ogni malintenzionato è quindi avvisato. Ogni tentativo di turbare la tranquillità del ministro sarà punita duramente.
- Bene, Maestro. E ora passiamo alla nuova commissione del governo...
- Ah, sì, lei intende il nuovo autodromo?
- Certamente. Mi conferma che avete deciso dove costruirlo?
- Dopo varie e attente consultazioni, è stato scelto il sito di Gerusalemme Est. Sarà un tracciato molto simile a quello di Monza, in Italia, e ciò non è casuale visto che la FIA ha deciso di alternare il Gran Premio d'Italia con quello di Israele.
- E gli italiani cos'hanno detto?
- Si sono detti molto lusingati del fatto che un'archistar come il sottoscritto abbia deciso di copiare proprio il tracciato di un loro circuito. D'altra parte, io ho un debito di riconoscenza con quella nazione. Come forse lei sa, ho insegnato per anni alla facoltà di architettura di Roma e ho progettato l'ampliamento della stazione Termini.
- Ne ero a conoscenza; – convenne Betsy, – a questo proposito, ha qualche commento sui recenti disordini di Roma nati proprio nella parte costruita da poco della stazione?
Aaron esitò un attimo, poi proseguì: - Se si riferisce alle leggi speciali approvate con urgenza in seguito alla Sommossa di Roma, sono ovviamente d'accordo che qualcosa andava fatto, per evitare il ripetersi di questi fatti incresciosi.
- Veramente io mi riferivo all'accusa rivolta verso di lei da alcuni esponenti dell'opposizione, secondo la quale i flussi di passeggeri della Nuova Termini avrebbero favorito gli scontri etnici. – il tono di Betsy era improvvisamente cambiato, sembrava inquisitorio.
Asciugandosi una goccia di sudore – l'aria condizionata funzionava male, accidenti! – Aaron rispose, molto infastidito: - Speculazioni insensate, io sono un architetto. Punto e basta.
- Torniamo al nuovo circuito. Vi aspettate qualche voce contraria da parte palestinese per la scelta del sito?
- Voci contrarie ci sono e ci saranno sempre, – fece Aaron con una smorfia, – ma il sindaco di Gerusalemme Est si è detto d'accordo con noi che l'autodromo sarà un motivo di orgoglio anche per la popolazione araba.
- Però nessun palestinese vi potrà accedere, durante le manifestazioni. – accennò la giornalista.
- Ovviamente no, nessuno vuole il rischio di attentati, sarebbe una pessima pubblicità per tutti. Se i palestinesi vorranno, potranno vederlo in tv.

L'intervista era stata più faticosa del previsto; anziché rilassarsi, aprì l'agenda del suo smartphone. C'erano cinque messaggi della segreteria del suo studio di Manhattan, e ognuno aveva la stessa richiesta. A quanto pareva, il suo “castillo” – avrebbe dovuto rassegnarsi, ormai tutti lo chiamavano così – aveva avuto un successone presso tutti i super-ricchi del mondo. Cardoso dal Brasile, Zhu dalla Cina, Malenkov dalla Russia; Palos voleva addirittura installare una centrale di droni da sorveglianza e combattimento al posto della sua palestra, nella villa che aveva appena acquistato nel Delaware e che avrebbe voluto ampliare. Il lavoro non sarebbe stato un problema, per l'archistar.

***

Mahmoud accese il telefonino con dita tremanti: sì, il collegamento era attivo! Il semtex, nascosto all'interno dei mattoni nei muri portanti del castillo, era pronto per esplodere. Compose il numero...
RobertoBecattini
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Interessante per il tema trattato, distopico ma non troppo ahimè, con un finale che mi è piaciuto. Non mi è chiarissimo il passaggio sulla Sommossa di Roma (gli insorti sono immigrati musulmani?) e sui flussi di passeggeri che favoriscono gli scontri etnici (in che modo?).
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Sto con Maometto, lo confesso. Bisognerebbe però che tutti i proprietari stiano a casa contemporaneamente quando l'esplosivo fa piazza pulita. Questo particolare ti era sfuggito. E peccato poi che le leggi sul diritto di proprietà esigano che i beni a qualcuno alla fine vadano, sia pure un cugino di secondo grado o, in ultima istanza, lo stato. E quindi saremo a capo. Sul diritto di proprietà che permette l'accumulo illimitato si dovrebbe decidersi ad agire, ma è pura fantascienza. Si mettono tutta una serie di vincoli e sbarramenti in modo da impedire a un povero cristo di costruirsi una casa su un ettaro di terreno (facendo così lievitare i prezzi dei terreni), ma si consente a qualche ricco cristo di possederne migliaia di ettari, così da costruirsi quel che vuole. La legge protegge e agevola la ricchezza e pone tutta una serie di paletti a chi ricco non è. Ci vorrebbe un tetto alla ricchezza, ecco. Tu più ricco di così non puoi diventare, con buona pace dei patrimoni che equivaldono la ricchezza degli stati.
Un bel racconto dei tuoi, ben costruito, ben scritto, un ottimo corto con capovolgimento finale. E l'archistar (l'avrei lasciato minuscolo) è antipatico arrogante e pieno di sé al punto giusto.
A rileggerti.
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RobertoBecattini ha scritto: 01/07/2022, 21:01 Interessante per il tema trattato, distopico ma non troppo ahimè, con un finale che mi è piaciuto. Non mi è chiarissimo il passaggio sulla Sommossa di Roma (gli insorti sono immigrati musulmani?) e sui flussi di passeggeri che favoriscono gli scontri etnici (in che modo?).
Basterebbe destinare dei binari a una linea fissa, e obbligare chi deve cambiare treno per un'altra destinazione a percorrere tutta la stazione in un senso o nell'altro. Se (ad esempio) sul binario 3, vicino all'uscita principale, si fermasse un treno che raccoglie i turisti provenienti dal nord e se questi dovessero proseguire verso sud con un treno che parte dal binario 15, e al binario 16 ci fosse la linea dedicata ai lavoratori pendolari (in gran parte extracomunitari) che devono percorrere lo stesso tragitto ma in senso inverso, sarebbe più probabile urtarsi gli uni con gli altri. Forse senza volerlo, o forse no; e poi c'è l'estate, il caldo asfissiante, le donne coi vestiti leggeri... Agente, io non volevo toccare quella signora, ma il marito si è così infuriato, mi ha spinto e mi ha dato un pugno, allora io ho reagito. Solo dopo, è intervenuto il mio amico :)
Esistono tecniche per studiare questi flussi, per ottimizzare la mobilità; oppure, per il contrario.
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Namio Intile ha scritto: 02/07/2022, 11:42 Sto con Maometto, lo confesso. Bisognerebbe però che tutti i proprietari stiano a casa contemporaneamente quando l'esplosivo fa piazza pulita. Questo particolare ti era sfuggito. E peccato poi che le leggi sul diritto di proprietà esigano che i beni a qualcuno alla fine vadano, sia pure un cugino di secondo grado o, in ultima istanza, lo stato. E quindi saremo a capo. Sul diritto di proprietà che permette l'accumulo illimitato si dovrebbe decidersi ad agire, ma è pura fantascienza. Si mettono tutta una serie di vincoli e sbarramenti in modo da impedire a un povero cristo di costruirsi una casa su un ettaro di terreno (facendo così lievitare i prezzi dei terreni), ma si consente a qualche ricco cristo di possederne migliaia di ettari, così da costruirsi quel che vuole. La legge protegge e agevola la ricchezza e pone tutta una serie di paletti a chi ricco non è. Ci vorrebbe un tetto alla ricchezza, ecco. Tu più ricco di così non puoi diventare, con buona pace dei patrimoni che equivaldono la ricchezza degli stati.
Un bel racconto dei tuoi, ben costruito, ben scritto, un ottimo corto con capovolgimento finale. E l'archistar (l'avrei lasciato minuscolo) è antipatico arrogante e pieno di sé al punto giusto.
A rileggerti.
Ricordo Crozza che prendeva in giro Fuxsas (chiamandolo Fuffas), in un periodo nel quale le archistar venivano molto decantate; mi risulta che la sua Nuvola fosse un abuso edilizio, oggi è un hub vaccinale. La maiuscola è sarcastica: le archistar celebrano il potere, a partire dai Faraoni.
Un saluto
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Re: Archistar

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Bravoautore ha scritto: 02/07/2022, 10:02 il finale è sottilmente beffardo, un demone con in mano la morte.
Qui sei veramente reale pur sembrando apparentemente immaginifico.
Forse hai protratto troppo la prima parte, la potresti ridimensionare un poco?
Mi sembra che l'intervista serva a rendere il personaggio per ciò che sente di essere: un grand'uomo, osannato dalla gente che conta e che piace alla gente che piace (cit.). Il fatto poi che sia parente di vittime della Shoah, non fa che circondare la sua opera della sacralità necessaria a essere accolta favorevolmente anche dai governi liberi e democratici, che come tutti sanno tengono alta la fiaccola della civiltà.
Grazie del commento
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Come giustamente qualcuno ha già fatto notare, l'architettura è sempre stata considerata dai tiranni di ogni epoca e luogo un mezzo per creare sia ricchezza che consenso. Il tuo racconto un po' mi ha deluso, perché spronato nella lettura da una storia che si preannunciava interessante, finisce così, senza niente altro che l'ordinaria ovvietà, come del resto mi sembra giusto.
Bella scrittura.
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FraFree ha scritto: 03/07/2022, 17:15 Un racconto, con spunti reali, un po' parodiato e sono proprio le caricature dei personaggi e dei fatti a renderlo più accattivante. Si potrebbe prestare pure per una rappresentazione teatrale, secondo me. Un brano piacevole, a rileggerti.
Ti ringrazio del commento; visto l'argomento "divisivo", un'eventuale rappresentazione teatrale sarebbe possibile solo in locali off (molto, molto off) e da attori kamikaze per quanto riguarda le loro possibilità di carriera.
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Racconto e scrittura scorrevoli. Qui hai dato molto. Ben fatto, dunque.L'Archistar è proprio antipatico o così è arrivato a me1 Peccato per il finale, ma una bella bomba risolve e, anche se qualcun altro l'ha già detto e fatto notare, non è poi lontano dalla realtà. Ho votato 4, perché nella fine mi aspettavo un colpo di scena che non si è verificato.
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Nunzio Campanelli ha scritto: 05/07/2022, 9:05 Come giustamente qualcuno ha già fatto notare, l'architettura è sempre stata considerata dai tiranni di ogni epoca e luogo un mezzo per creare sia ricchezza che consenso. Il tuo racconto un po' mi ha deluso, perché spronato nella lettura da una storia che si preannunciava interessante, finisce così, senza niente altro che l'ordinaria ovvietà, come del resto mi sembra giusto.
Bella scrittura.
il racconto finisce celebrando il meritato successo dell'archistar presso tutti i super-ricchi, e chi si permette di criticare la sua opera è solo per malcelata invidia.
Grazie del commento
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Eleonora2 ha scritto: 07/07/2022, 16:13 Racconto e scrittura scorrevoli. Qui hai dato molto. Ben fatto, dunque.L'Archistar è proprio antipatico o così è arrivato a me1 Peccato per il finale, ma una bella bomba risolve e, anche se qualcun altro l'ha già detto e fatto notare, non è poi lontano dalla realtà. Ho votato 4, perché nella fine mi aspettavo un colpo di scena che non si è verificato.
Mahmoud prima costruisce la residenza sontuosa del ministro, poi la fa saltare per aria. Con dentro il politico? Non si sa, dipende dai desideri del lettore... :-D
Grazie del commento
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Scorrevole, interessante, buona la scrittura, ma perché "Archistar"? Dov'è l'architettura, voglio dire quella artistica? Dov'è il confronto coi colleghi?
Temo che proprio il titolo sia il punto più slegato del racconto che sì, parte da un edificio (più ingegneria che architettura, a dire la verità), ma è essenzialmente distopico (credo lo abbiano già usato tutti gli altri commentatori).
Non capisco però cosa accade quando Mahmoud compone il numero: è durante l'intervista? Gli asterischi sembrano indicare uno iato temporale. Ed è interessante la beffa: l'archistar aveva pagato anche l'aumento alle maestranze!
Se lo intitoli "Archistar", però, il lettore è autorizzato a credere che il protagonista ci rimetta le penne durante l'attentato, mentre Ise l'attentato viene attuato successivamente, allora il lettore capisce che l'archistar perderà tutti i committenti così come li aveva acquisiti: "di botto" (e questa era proprio telefonata :D ).
Ma il messaggio più forte del racconto non credo sia questo, quanto piuttosto la separazione sempre crescente tra il potere e il popolo, in tutto il mondo, della quale siamo testimoni. E che è sempre sfociata, in tutte le epoche, in magnicidi. È di questi giorni l'omicidio di Abe.
Io spero che non sia il preludio di un altro scenario balcanico come un secolo fa: ho bambini...
«Amare, sia per il corpo che per l'anima, significa creare nella bellezza» - Diotima

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Marino Maiorino ha scritto: 11/07/2022, 15:04 Scorrevole, interessante, buona la scrittura, ma perché "Archistar"? Dov'è l'architettura, voglio dire quella artistica? Dov'è il confronto coi colleghi?
Temo che proprio il titolo sia il punto più slegato del racconto che sì, parte da un edificio (più ingegneria che architettura, a dire la verità), ma è essenzialmente distopico (credo lo abbiano già usato tutti gli altri commentatori).
Non capisco però cosa accade quando Mahmoud compone il numero: è durante l'intervista? Gli asterischi sembrano indicare uno iato temporale. Ed è interessante la beffa: l'archistar aveva pagato anche l'aumento alle maestranze!
Se lo intitoli "Archistar", però, il lettore è autorizzato a credere che il protagonista ci rimetta le penne durante l'attentato, mentre Ise l'attentato viene attuato successivamente, allora il lettore capisce che l'archistar perderà tutti i committenti così come li aveva acquisiti: "di botto" (e questa era proprio telefonata :D ).
Ma il messaggio più forte del racconto non credo sia questo, quanto piuttosto la separazione sempre crescente tra il potere e il popolo, in tutto il mondo, della quale siamo testimoni. E che è sempre sfociata, in tutte le epoche, in magnicidi. È di questi giorni l'omicidio di Abe.
Io spero che non sia il preludio di un altro scenario balcanico come un secolo fa: ho bambini...
L'architetto di grido (di moda, à la page, famoso nei media, insomma: una star) è chiamato da un membro importante del governo per costruire la sua magione (peraltro in territorio occupato) poiché un politico è tanto importante quanto maggiore è la fama di chi gliela costruisce; il modello potrebbe essere la casa sulla cascata di F.L. Wright.
Le maestranze (palestinesi) sfruttano l'occasione e organizzano un attentato al ministro (riuscirà o no? Non si sa), l'archistar è troppo pieno di sé anche solo per ipotizzare una simile possibilità.
L'architetto comunque costruirà altri capolavori per altri super-ricchi in giro per il mondo: come le Ferrari e i gioielli, ci sarà sempre qualcuno che li chiederà, e che li pagherà.
Non sono molto ottimista sull'avvenire, almeno per la UE: non ci saranno guerre, ma un progressivo impoverimento programmato i cui effetti saranno paragonabili a un conflitto armato. Italia e Spagna (dopo la Grecia) sono le prime della lista.
Grazie del commento, un saluto
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Buongiorno

Il racconto scorre e si fa leggere e il protagonista è vivo e ben tratteggiato.
La storia in sé non mi dice tanto,non so perché ma ha un nonnso che di già sentito, ma non terrò conto di questo per il voto, dato che è solo una mia opinione.

Voto 4
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Giovanni p ha scritto: 30/07/2022, 9:25 Buongiorno

Il racconto scorre e si fa leggere e il protagonista è vivo e ben tratteggiato.
La storia in sé non mi dice tanto,non so perché ma ha un nonnso che di già sentito, ma non terrò conto di questo per il voto, dato che è solo una mia opinione.

Voto 4
Ti ringrazio della lettura e del giudizio. Sulla storia, può darsi che io l'abbia vista in un film e l'abbia inconsciamente "registrata", non saprei dire.
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Nunzio Campanelli ha scritto: 05/07/2022, 9:05 Come giustamente qualcuno ha già fatto notare, l'architettura è sempre stata considerata dai tiranni di ogni epoca e luogo un mezzo per creare sia ricchezza che consenso. Il tuo racconto un po' mi ha deluso, perché spronato nella lettura da una storia che si preannunciava interessante, finisce così, senza niente altro che l'ordinaria ovvietà, come del resto mi sembra giusto.
Bella scrittura.
Ti ringrazio dell'apprezzamento sulla scrittura, ma cosa intendi sulla delusione per l'ordinaria ovvietà? Alla fine, il capolavoro dell'architetto esplode!
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Messaggio da leggere da Domenico Gigante »

Caro Andr60! Il finale del tuo racconto rammenta in qualche modo Zabriskie Point. E come il film di Antonioni ha i suoi pregi e suoi difetti. Tra i difetti metto la visione un po' riduttiva della realtà del conflitto israelo-palestinese: la posizione ideologica è chiara e, per me, condivisibile, ma è resa in modo caricaturale. Tra i pregi, invece, vedo l'aspetto iconoclasta di una società ormai appiattita sull'individualismo delle star (archistar), che non conosce il senso del lavoro comune e del bene comune: il modo insultante con cui il "tuo" architetto giudica il lavoro delle maestranze ne è un segno inequivocabile.
Nel complesso lo trovo ben scritto e scorrevole: di piacevole lettura. Un abbraccio!
Vorrei essere il mare che si muove per rimanere se stesso e più di tanto non lo sposta il vento. Fragile ma tenace.
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Domenico Gigante ha scritto: 25/08/2022, 19:59 Caro Andr60! Il finale del tuo racconto rammenta in qualche modo Zabriskie Point. E come il film di Antonioni ha i suoi pregi e suoi difetti. Tra i difetti metto la visione un po' riduttiva della realtà del conflitto israelo-palestinese: la posizione ideologica è chiara e, per me, condivisibile, ma è resa in modo caricaturale. Tra i pregi, invece, vedo l'aspetto iconoclasta di una società ormai appiattita sull'individualismo delle star (archistar), che non conosce il senso del lavoro comune e del bene comune: il modo insultante con cui il "tuo" architetto giudica il lavoro delle maestranze ne è un segno inequivocabile.
Nel complesso lo trovo ben scritto e scorrevole: di piacevole lettura. Un abbraccio!
Ti ringrazio, Domenico. Sì, il modo è un po' caricaturale, ma è la reazione di chi è cresciuto, è diventato adulto e ora (ahimé) sta entrando nella terza età e vede che la soluzione del conflitto è più lontana che mai, e i media ufficiali, esattamente come per tutti gli altri temi che ben conosciamo, sono "spalmati" sulla versione di una sola parte. Nei tempi dei social network che si permettono di censurare persino un presidente USA in carica, la dissidenza semplicemente non è contemplata. Mala tempora currunt.
Un saluto, e a rileggerti sempre con piacere
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Commento: Archistar

Messaggio da leggere da Alberto Marcolli »

Arrivo buon ultimo, ma questa volta almeno non è per la mia solita indolenza, bensì perché quando l’ho letto la prima volta, credo all’inizio di luglio, questa faccenda del “racconto distopico” mi ha confuso alquanto e non riuscivo a capire che tipo di commento dovessi scrivere.
In effetti io l’avevo presa come una storia ahimè coerente in questo mondo di pazzi avviato con totale incoscienza verso l’autodistruzione. E tale è rimasta anche adesso.
Certo la faccenda delle “leggi speciali approvate con urgenza in seguito alla Sommossa di Roma” ancora non è successa, ma potremmo anche arrivarci, specie se l’esito delle elezioni italiane sarà quello pronosticato, anche se sono convinto che i valori di sana convivenza civile siano talmente radicati nel nostro popolo da rendere impossibile qualunque nostalgia.
Esaurito il lungo preambolo, veniamo al commento. È un “corto” che scivola via senza intoppi, la scrittura è piacevole e adatta alla storia. Il finale è ovvio. Alla fine il popolo troverà sempre il modo peggiore per reagire. Peccato davvero che sia sempre una bomba a dettare giustizia, mai una volta che si provi a costruire invece di distruggere e di distruzione in distruzione adesso stiamo pure distruggendo il pianeta!
Voto 4
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Re: Commento: Archistar

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Alberto Marcolli ha scritto: 06/09/2022, 11:24 Arrivo buon ultimo, ma questa volta almeno non è per la mia solita indolenza, bensì perché quando l’ho letto la prima volta, credo all’inizio di luglio, questa faccenda del “racconto distopico” mi ha confuso alquanto e non riuscivo a capire che tipo di commento dovessi scrivere.
In effetti io l’avevo presa come una storia ahimè coerente in questo mondo di pazzi avviato con totale incoscienza verso l’autodistruzione. E tale è rimasta anche adesso.
Certo la faccenda delle “leggi speciali approvate con urgenza in seguito alla Sommossa di Roma” ancora non è successa, ma potremmo anche arrivarci, specie se l’esito delle elezioni italiane sarà quello pronosticato, anche se sono convinto che i valori di sana convivenza civile siano talmente radicati nel nostro popolo da rendere impossibile qualunque nostalgia.
Esaurito il lungo preambolo, veniamo al commento. È un “corto” che scivola via senza intoppi, la scrittura è piacevole e adatta alla storia. Il finale è ovvio. Alla fine il popolo troverà sempre il modo peggiore per reagire. Peccato davvero che sia sempre una bomba a dettare giustizia, mai una volta che si provi a costruire invece di distruggere e di distruzione in distruzione adesso stiamo pure distruggendo il pianeta!
Voto 4
Ti ringrazio del giudizio e del commento. Per quanto riguarda i "valori di sana convivenza civile radicati nel nostro popolo", di sicuro l'Italia è stata ed è un laboratorio per testare sia l'accettazione di norme impopolari sia la tecnologia correlata a queste. Siccome l'agenda, con o senza rettili, procede spedita, non vedo vie d'uscita. C'è di buono che avremo un sacco di materiale per scrivere racconti :)
Un saluto
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Roberto Bonfanti
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C'è tutta una nuova categoria di star, in aggiunta alle consuete popstar, rockstar, etoile della danza e star del cinema: cuochi, influencer e youtuber, gli archistar non sono neanche i più recenti, almeno da Albert Speer in poi.
Emblematica la frase del protagonista: "…io sono un architetto. Punto e basta." Giusto per lavarsi le mani e pregustare le nuove commissioni dei potenti del mondo, in fondo ha ragione, lui progetta opere d'arte, che colpa ne ha se poi esplodono? In senso letterale e metaforico.
Bel racconto, scritto benissimo, distopico ma non troppo, presagio di un futuro forse già superato dagli eventi.
Che ci vuole a scrivere un libro? Leggerlo è la fatica. (Gesualdo Bufalino)
https://chiacchieredistintivorb.blogspot.com/
Intervista su BraviAutori.it: https://www.braviautori.it/forum/viewto ... =76&t=5384
Autore presente nei seguenti ebook di BraviAutori.it:
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Roberto Bonfanti ha scritto: 12/09/2022, 19:40 C'è tutta una nuova categoria di star, in aggiunta alle consuete popstar, rockstar, etoile della danza e star del cinema: cuochi, influencer e youtuber, gli archistar non sono neanche i più recenti, almeno da Albert Speer in poi.
Emblematica la frase del protagonista: "…io sono un architetto. Punto e basta." Giusto per lavarsi le mani e pregustare le nuove commissioni dei potenti del mondo, in fondo ha ragione, lui progetta opere d'arte, che colpa ne ha se poi esplodono? In senso letterale e metaforico.
Bel racconto, scritto benissimo, distopico ma non troppo, presagio di un futuro forse già superato dagli eventi.
"un futuro forse già superato dagli eventi": è proprio così, non fai in tempo a girarti che gli eventi si susseguono, uno dopo l'altro. Il fatto che siano stati già previsti da anni, immagino sia dovuto alle capacità divinatorie di Lorsignori :)
Grazie del commento, saluti
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Copertina di Diego Capani.
A cura di Massimo Baglione.

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L'arca di Noel

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Da decenni proviamo a metterci al riparo dagli impatti meteoritici di livello estintivo, ma cosa accadrebbe se invece scoprissimo che è addirittura un altro mondo a venirci addosso? Come ci comporteremmo in attesa della catastrofe? Potremmo scappare sulla Luna? Su Marte? Oppure dove?
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Una collaborazione, di qualunque natura essa sia, diventa uno stimolo, la fusione di peculiarità ben definite, la concretizzazione di un'intesa, la meraviglia di scoprire quel qualcosa che individualmente non si sarebbe mai potuta fare. È una prova, una necessità di miglioramento, il superamento dei propri limiti stilistici o di quei blocchi creativi che sovente ci pongono di fronte a un disarmante "foglio bianco". Gli autori di questa antologia ci hanno voluto provare.
A cura di Massimo Baglione.
Copertina di Antonio Abbruzzese.

Contiene opere di: Chiara Masiero, Mauro Cancian, nwStefania Fiorin, nwAnna Rita Foschini, nwIda Dainese, nwAlberto Tivoli, nwMarina Paolucci, nwMaria Rosaria Spirito, nwMarina Den Lille Havfrue, nwCristina Giuntini, David Bergamaschi, nwGiuseppe Gallato, nwMaria Elena Lorefice.

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La Gara 62 - La famiglia

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(gennaio/febbraio 2017, 35 pagine, 763,98 KB)

Autori partecipanti: nwIda Dainese, nwGiorgio Leone, nwAlberto Tivoli, nwMirtalastrega, nwAngela Catalini, nwLaura Usai, nwPatrizia Chini, nwGabriele Ludovici, nwFabrizio Bonati, nwFrancesca Facoetti,
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La Gara 70 - Troppo tardi

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(aprile 2018, 20 pagine, 663,34 KB)

Autori partecipanti: nwRoberto Bonfanti, nwPatrizia Chini, nwDaniele Missiroli, nwGabriele Ludovici, nwIda Dainese,
A cura di Lodovico Ferrari.
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La Gara 22 - Un'estate al mare.

La Gara 22 - Un'estate al mare.

(luglio 2011, 40 pagine, 693,14 KB)

Autori partecipanti: nwSer Stefano, nwAleeee76, nwMastronxo, nwArditoeufemismo, nwTania Maffei, nwStefano di Stasio, nwMorgana Bart, Polissena, nwSkyla74, nwLicetti,
A cura di Licetti.
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