L'orologio
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Re: L'orologio
Ancor di più per il "leggero": raramente mi riesce, e invece è un attributo che ho come un miraggio.
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Re: L'orologio
Sarò sincero: temevo questo racconto per un dettaglio tutt'altro che trascurabile, non capisco un granché di orologi (a parte quello che posso immaginare "professionalmente", dal momento che la misura del tempo dovrebbe ricadere tra le mie competenze), quindi il giudizio di chi invece li ama lo temevo come qualcosa che avrebbe facilmente individuato delle pecche grosse come cocomeri.
Leggere addirittura la parola "piacere" mi vale doppio. Ciao!
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Procedi con un passo lento ma preciso e conduci il lettore dove vuoi tu, verso un finale inaspettatamente filosofico nonché poetico, le due anime spesso coincidono a dirla tutta.
L'intero racconto ha come elemento centrale il tempo. Il tempo oggettivo, quello della scienza, quello misurato dall'orologio, e quello soggettivo, il tempo da noi vissuto e percepito.
Non sono due tempi identici, pure se coesistono, si sviluppano nel medesimo ambito, ma sono qualitativamente differenti.
In due righe nel finale espliciti chiaramente l'idea che sta dietro a questo racconto, che avrei intitolato il tempo e non l'orologio.
"Il nonno sorrise. «Il sole splende sempre, anche se non lo vedi, anche col cielo coperto. Ma conta davvero sapere in quale istante esatto ti trovi? O non è più importante sapere che il sole c’è? Il mio sole splende sempre, anche se non lo vedo»" dove quel sole, che splende sempre anche se non si vede, è un chiaro riferimento al ricordo della moglie morta ma il cui ricordo (un ricordo che è anche condiviso non dimentichiamo e perciò non identico) continua a vivere insieme a lui.
Il tempo soggettivo ha dunque, che è anche tempo della memoria e una memoria che non è mai identica nel tempo e a maggior ragione per ciascun individuo, una valenza, un peso differente da quello oggettivo.
Ecco perché il nonno non porta l'orologio, pure essendo un cultore dell'oggetto, perché il suo tempo si è fermato con la morte della moglie, il suo tempo si è fermato; ma quello degli altri, di suo figlio, di suo nipote, ancora scorre, il presente è vivo, ed è un'anticipazione del futuro, un'apertura verso il mondo. Mentre il presente del nonno è soltanto un'attesa.
Ecco, questo racconto è, forse senza volerlo, una efficace (seppur molto parziale) metafora del tempo estatico heideggeriano. Complimenti. Molto ben costruito.
Dal punto di vista formale, ti segnalo delle imperfezioni nella punteggiatura in entrata e uscita dal discorso diretto.
" «Posso aiutarvi in qualcosa?», chiese affettato." Dopo l'interrogativa non va la virgola, e il chiese andrebbe maiuscolo. I caporali non annullano le regole grammaticali. Lo so, Marino, la maggior parte degli editori si comporta in modo opposto, anche editori importanti. Ma loro forse possono ignorare le regole, noi comuni mortali?
«Mio nipote», il nonno pose una bella palmata protettiva sulla spalla di Claudio, «vorrebbe scegliere un orologio. Ci faccia vedere qualcosa», disse con malcelata intolleranza. Credeva quel giovanotto di poter consigliare il nipote meglio di lui?
Qui la virgola va dopo nipote e qualcosa, prima dei caporali.
Ottimo lavoro, Marino, e a rileggerti.
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Re: L'orologio
Invidio la vastità della tua cultura (il tempo estatico heideggeriano? Miiiii!) perché ti permette di individuare e analizzare ciò che riesco a esprimere solo così, scrivendo racconti(ni).
Ovvero, scrivo a "botte di cuore"
È esplorazione, quindi non ho meta. Non posso promettere di migliorare, solo (umanamente) sperare.
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Re: L'orologio
Sì, puoi chiedere.
Però non so bene cosa rispondere...
I "pezzi di carta" dicono che sono un (astro)fisico e che mi sono specializzato in rivelatori a stato solido.
Presso un'azienda che sviluppa sistemi ottici (visione, scienza, industria, misura: misurare con la luce, esiste qualcosa di più impalpabile?), sono quello che programma gli interi sistemi (programmare, esiste qualcosa di più evanescente?).
In spiccioli, sono quello dietro al fatto che quando usi una reflex digitale ogni bottone o rotella ha una sua funzione (manuale o automatica) sensata, che tu usi con totale fiducia e disinvoltura: sono quello dietro alla disinvoltura Tu vedi i bottoni, le ghiere, usi l'autofocus, l'autoesposizione, ottieni le immagini, sai che ci sono anche parti meccaniche (diaframmi, motori, tendine), io coordino il tutto, per diversissimi sistemi, custom.
Quindi, per genuina deformazione professionale, raramente mi fermo all'aspetto esteriore delle cose.
Scrivo perché trovo bellezza nel caos (che sia dovuto o meno alla complessità), sono stimolato dalla ricerca di "trame" dove apparentemente non ce ne sono, seguo le storie, ne sono affascinato come Bilbo che si ritrovò i nani in casa e tornò con un tesoro, ma più ricco per ciò che aveva vissuto, per la sua trasformazione interiore, che per aver stretto l'Archepietra tra le mani. Pensa, talmente ricco da cederla, l'Archepietra!
Ma la capacità di descrivere gli orologi è stata pura e semplice affabulazione: ho trasferito al mondo degli orologi quello che ho osservato in una vita e l'ho shakerato coi ferri del mestiere.
Ah, ovviamente (si sarà notato): tutto ciò implica la mia totale incapacità di dire un semplice "sì" o "no".
"Go not to ... for counsel, for they will say both no and yes" (cit.)
P.S.: questo implica anche che quando vedo la semplicità, è la cosa che apprezzo di più: "il mio tesssoooro"
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Saluti, e a rileggerti.
(1) https://it.wikipedia.org/wiki/Limite_di_Hayflick
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Re: L'orologio
Anche oggi mi vale il detto spagnolo: "No te acostarás sin saber una cosa más" (Non ti coricherai senza aver appreso qualcos'altro).
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Re: L'orologio
Ma a scuola... Tu fai crescere le menti dei ragazzi!
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Re: L'orologio
Le aspettative... Non posso fartene una colpa perché soffro dello stesso vizio
Sì, anch'io aspetto sempre il guizzo, ma le storie sono sacre: vengono e si raccontano. Questa era così
A presto
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Commento: L'orologio
Ecco le mie solite minuzie che certo non insidiano il piacere della lettura.
Nel dialogo -- bel regalo a mio nipote?», rispose il nonno – la virgola prima di rispose non ci vuole, almeno secondo le regole della ex-mia casa editrice. “poiché all’interno del dialogo c’è un segno di punteggiatura non bisogna inserire una virgola all’esterno della caporale di chiusura.”
Scatolo o scatola?
Enciclopedia Treccani: “La forma corretta è il femminile scatola (dal latino càstulam). Il maschile scatolo è una forma regionale ed è dunque da evitare. Invece si usa regolarmente la forma scatolone con il suffisso accrescitivo.
Non sono molto sicuro che il sistema del nonno per leggere l’ora funzioni per davvero, ma certo tu lo sai meglio di me.
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Re: L'orologio
Il sistema del nonno... se sai dov'è il mezzogiorno, il Sud, funziona discretamente bene. In alcuni mesi dà risultati migliori che in altri, ma se mediamente 10 minuti non sono un problema, può essere sorprendente.
A me preoccupa piuttosto la lancetta: tutti i metalli, a furia di piegarli... :/
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Re: L'orologio
sto rivedendo il racconto alla luce dei tuoi consigli supportati da un puntuale richiamo alla grammatica. Che per me è una serie di regole che raccoglie e codifica una lingua alla luce di quanto in essa si produce, uno strumento descrittivo, non impositivo.
Dopo l'interrogativa non va la virgola, e il "chiese" andrebbe maiuscolo. - Raccolgo volentieri la cancellazione della virgola: in effetti la chiusura dei caporali è sufficiente a interrompere momentaneamente la lettura, ma il "Chiese" indicherebbe il principio di un nuovo periodo, mentre quella frase è sustanziale alla descrizione del discorso diretto.
La virgola va dopo "nipote" e "qualcosa", prima dei caporali. - A che periodi appartengono le virgole? Nei caporali indicherebbero una pausa (breve) del discorso. Nel primo caso (dopo "nipote"), il nonno non fa alcuna pausa mentre parla. Nel secondo caso (dopo "qualcosa") il discorso diretto termina, quindi ci vorrebbe addirittura un punto, che non ho mai visto usare.
Insomma, sono in imbarazzo sull'uso delle virgole in qualunque modo, incluso quello da me impiegato, in queste circostanze. Vorrei trovare una soluzione semplice e razionale.
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Re: L'orologio
sto rivedendo anche le tue indicazioni, che sono di provenienza editoriale.
Se hai letto il mio ultimo commento a Namio, capirai che ammetto che, da un punto di vista funzionale, mi ritrovo con l'idea che il gruppo "?»," sia un'idiozia bella e buona.
E "scatola"... come ho potuto sbagliare? Io, che sono il primo rompi... scatole, per l'appunto!
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Quello che più mi piace è la capacità di mettere insieme tutti quei contenuti in un modo sciolto e leggibile.
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Re: L'orologio
una lezione che mia moglie, architetto, ha passato a me è "intravedere è meglio che vedere": il pressappoco, per l'appunto.
Ma questa volta non è una sensazione che ho indotto consapevolmente, è il racconto che si è dettato così.
È vero, manca un autentico climax emotivo, considerando che Claudio sente per la prima volta in vita sua ciò che la mancanza della nonna significa per il nonno, e non per sé; considerando che la perdita ha anni e ha subito quell'attenuazione tipica della distanza temporale. Anche qui, non ho voluto alterare il racconto, che in realtà credo parli della costanza e della fedeltà di un sentimento genuino.
No, non fa fuochi d'artificio, non ne ha bisogno, ma sarà lì dovesse passare un'eternità.
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Un racconto che scorre bene,dolce senza essere melenso, sorprendente nella sua linearità.
I personaggi e le Descrizioni sono curati senza esasperazioni, le emozioni che lascia questa storia sono piacevolmente tiepide.
Voto 5 complimenti.
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Re: L'orologio
grazie, davvero!
Quando tornai dall'Olanda all'Italia, mi sono goduto un paio di km sotto un sole a 36 gradi. Per me, era "tiepido"...
"Tiepido" ha per me un valore a parte, e credo che anche per te, per aver scelto l'aggettivo.
Grazie
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Re: L'orologio
Per me tiepido significa che il tuo racconto è smuove emozioni positive,ma senza essere eccessivo in forzature o "girigogoli" messi lì per creare una scrittura bella,ma senza contenuti genuini.Marino Maiorino ha scritto: ↑15/08/2022, 23:18 Giovanni,
grazie, davvero!
Quando tornai dall'Olanda all'Italia, mi sono goduto un paio di km sotto un sole a 36 gradi. Per me, era "tiepido"...
"Tiepido" ha per me un valore a parte, e credo che anche per te, per aver scelto l'aggettivo.
Grazie
Forse ho usato un aggettivo improprio, ma secondo me rende bene l'idea.
È bello leggere qualcosa che non abbia forzature, ma che sia semplice e genuino.
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Re: L'orologio
E con questa "ode alla mappina" (strofinaccio in napoletano) credo di aver toccato il massimo che il sole mi permette...
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Re: L'orologio
Marino Maiorino ha scritto: ↑16/08/2022, 14:44 Non è improprio. Ho 52 anni, ma per me "tiepido" è legato al biberon bollente avvolto in uno strofinaccio da cucina, e non parlo dei miei pupi (controllo millimetrico della temperatura, microonde, latte nel gomito...), ma di quando io avevo 3/4 anni. È il tepore temperato dallo strofinaccio, è la sicura solidità del vetro ammorbidita dallo strofinaccio... È la moderazione di qualcosa TROPPO buono fino al suo punto ottimale, è quando puoi goderti qualcosa che sarebbe troppo se fosse assoluto: massimamente desiderabile, ma praticamente intoccabile.
E con questa "ode alla mappina" (strofinaccio in napoletano) credo di aver toccato il massimo che il sole mi permette...
Non ho capito il tuo ultimo messaggio, mi farebbe piacere che me lo spiegassi meglio.
A questo punto spero solo di non averti offeso.
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Re: L'orologio
Insomma, "tiepido" è un superlativo che lo è senza bisogno di esserlo, per chi lo conosce.
Tipo: tra una mega villa con piscina a Dubai con guardie del corpo e vita da jet-set, e una capanna di foglie di palma su una spiaggia polinesiana... tutta la vita in Polinesia!
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Re: L'orologio
Vada Polinesia anche per meMarino Maiorino ha scritto: ↑16/08/2022, 17:28 Ma scherzi? Al contrario! Voglio dire che è un aggettivo che mi risveglia ricordi della primissima infanzia, carissimi ricordi ai quali ho associato sensazioni difficilmente rivissute in seguito, di una dolcezza quasi impossibile da rivivere da adulto.
Insomma, "tiepido" è un superlativo che lo è senza bisogno di esserlo, per chi lo conosce.
Tipo: tra una mega villa con piscina a Dubai con guardie del corpo e vita da jet-set, e una capanna di foglie di palma su una spiaggia polinesiana... tutta la vita in Polinesia!
Grazie ancora.
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mi sono ritrovato al cento per cento nei personaggi del tuo racconto: quando ho iniziato a lavorare, poco più di vent'anni fa, mi sono regalato un Sector che tuttora, quando vado in ufficio, indosso alternandolo a un Eberhard che mi ha regalato mio cugino quando gli ho fatto da testimone di nozze. Quest’ultimo, in particolare, è un orologio automatico, il cui meccanismo non funziona più come un tempo, e quindi spesso segna l’ora sbagliata. Ma chi se ne importa, non mi serve certo per guardare che ora è, per questo c’è il cellulare… È incredibile il fascino che promana da questi aggeggi di metallo…
Venendo al racconto, le descrizioni sono molto realistiche, anch’io, come altri, mi ero fatto l’idea che tu fossi un esperto in questo campo. La storia poi è molto delicata e poetica, e non scade mai nel retorico o nel melenso. Dimenticavo, inizialmente ho storto il naso quando ho letto il termine segnatempo che, se ne prendiamo il senso stretto, si utilizza per indicare i meccanismi per segnare gli orari di entrata e di uscita dei dipendenti di un’azienda. Ma poi ci ho riflettuto un po’, e, in fin dei conti, chi potrebbe negare che l’orologio sia un meccanismo segnatempo? Quindi condivido la tua scelta di utilizzare questo termine come sinonimo di orologio. Apro una parentesi: qualcuno sostiene che siamo schiavi del tempo, e lo strumento sotto accusa è l’orologio. Ma gli orologi fanno semplicemente il loro dovere, si limitano a segnalare l’ora del momento. Sono invece i segnatempo in senso stretto che ci imprigionano nella convenzione che, chi più è presente, più lavora… E la produttività dove la mettiamo? Casualmente l’Italia è una delle nazioni in cui quest’ultima è cresciuta meno negli ultimi decenni (piccolo sfogo).
Ti segnalo, nel terzo periodo, la ripetizione della parola abbinamento e l’utilizzo di due superlativi assoluti nel giro di un paio di righe. Si tratta di due obiezioni legate al mio puro gusto personale, niente di più. Al di là di queste inezie, complimenti, bel racconto davvero, voto massimo.
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Re: L'orologio
e grazie per il commento, ancora più gradito per il vissuto che hai condiviso.
Vero: l'ora ormai la leggiamo dal cell. Ci facciamo tutto col cell, ma un bell'orologio è ormai un gioiello, un bracciale che si sceglie perché dica di noi. Un po' era da aspettarsi, visto che continua a vendersi in gioielleria, in un certo senso ci hanno abituato a quest'idea.
Ti ringrazio anche per le note sulle ripetizioni, che terrò in considerazione.
Sul tuo piccolo sfogo... eh... Meglio che mi faccio anch'io perché posso fare confronti diretti, e divento piromane.
A rileggerci presto!
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Mi è piaciuto lo stile rilassato e descrittivo, con qualche divagazione che arricchisce la narrazione, forse l'immagine dell'orologio-meridiana è un po' eccessiva, ma nel clima poetico del finale ci può stare.
Se non sbaglio è il tuo primo racconto in queste gare che esce dall'ambito epico/mitologico, il risultato è comunque encomiabile, scrivi bene, c'è poco da aggiungere.
Ti segnalo solo una svista: "Però ora vorrei sapere come mai tra tanti hai scelto proprio questo e non un'altro."
Voto molto alto.
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Intervista su BraviAutori.it: https://www.braviautori.it/forum/viewto ... =76&t=5384
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Re: L'orologio
Fa bene, davvero, vedersi letti.
Sì, è il primo racconto che esce dall'ambito più genericamente fantastico, sebbene per me non esista un confine netto tra realtà e fantasia: molte persone assai realistiche (è quello che dicono) creano di sé (e si presentano agli altri con) un'immagine totalmente inventata, mentre ho visto succedere (e continuano ad accadermi) cose che sembrano prese da racconti fantastici.
Se ci pensi bene, un amore che dura al di là della vita... Ma se persino il prete in chiesa recita "finché morte non vi separi"!
Grazie per aver individuato l'Orrore, lo correggo subito!
A presto (tra poco comincia già la gara di autunno!)
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Un lavoro Fantastico
Antologia di opere ispirate a lavori inventati e ai mestieri del passato riadattati al mondo attuale.
A cura di Massimo Baglione.
Contiene opere di: Gabriele Laghi, Alessandro Mazzi, Isabella Galeotti, Marco Bertoli, Carlo Ragonese, Stefania Paganelli, Elegant Stork, Selene Barblan, Domenico De Stefano, Andrea Teodorani, Eliana Farotto, Andrea Perina, Gabriella Pison, F. T. Leo, Ida Dainese, Lisa Striani, Umberto Pasqui, Lucia De Falco, Laura Traverso, Valentino Poppi, Francesca Paolucci, Gianluca Gemelli.
Vedi ANTEPRIMA (973,26 KB scaricato 44 volte).
Antologia visual-letteraria (Volume tre)
Questa antologia a tema libero è stata ispirata dalle importanti parole di Sam L. Basie:
Dedicato a tutti coloro che hanno scoperto di avere un cervello, che hanno capito che non serve solo a riempire il cranio e che patiscono quell'arrogante formicolio che, dalle loro budella, striscia implacabile fino a detonare dalle loro mani. A voi, astanti ed esteti dell'arte.
A cura di Massimo Baglione.
Contiene opere di: Iunio Marcello Clementi, Noemi Buiarelli, Marco Bertoli, Liliana Tuozzo, Alessandro Carnier, Martina Del Negro, Lodovico Ferrari, Francesca Gabriel, Pietro Rainero, Fausto Scatoli, Gianluigi Redaelli, Ilaria Motta, Laura Traverso, Pasquale Aversano, Giorgio Leone, Ida Dainese, Marino Maiorino.
Vedi ANTEPRIMA (921,21 KB scaricato 77 volte).
Carosello
antologia di opere ispirate dal concetto di Carosello e per ricordare il 40° anniversario della sua chiusura
Nel 1977 andava in onda l'ultima puntata del popolare spettacolo televisivo serale seguito da adulti e bambini. Carosello era una sorta di contenitore pubblicitario, dove cartoni animati e pupazzetti vari facevano da allegro contorno ai prodotti da reclamizzare. Dato che questo programma andava in onda di sera, Carosello rappresentò per molti bambini il segnale di "stop alle attività quotidiane". Infatti si diffuse presto la formula "E dopo il Carosello, tutti a nanna".
Per il 40° anniversario della sua chiusura, agli autori abbiamo chiesto opere di genere libero che tenessero conto della semplicità che ha caratterizzato Carosello nei vent'anni durante i quali è andato felicemente in onda. I dodici autori qui pubblicati hanno partecipato alle selezioni del concorso e sono stati selezionati per questo progetto letterario. Le loro opere sono degni omaggi ai nostri ricordi (un po' sbiaditi e in bianco e nero) di un modo di stare in famiglia ormai dimenticato.
A cura di Massimo Baglione.
Contiene opere di: Giorgio Leone, Enrico Teodorani, Cristina Giuntini, Maria Rosaria Spirito, Francesco Zanni Bertelli, Serena Barsottelli, Alberto Tivoli, Laura Traverso, Enrico Arlandini, Francesca Rosaria Riso, Giovanni Teresi, Angela Catalini.
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La Gara 40 - La musica è letteratura
A cura di Antonella Pighin.
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La Gara 62 - La famiglia
A cura di Massimo Tivoli.
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La Gara 18 - Brividi a Natale
A cura di Mastronxo.
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