Il giacobino
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Il giacobino
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Ben scritto, complimenti.
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Il testo è organizzato come un racconto breve con il capovolgimento finale che si riallaccia al titolo.
L'unico difetto, se così si può dire, è l'assenza di dialoghi, ma anche quella dei pensieri del protagonista, sovrastati dalla voce narrante che avvolge l'intero testo.
Gli aforismi di Robespierre poi sono inseriti come fossero i pensieri del protagonista stesso, e questa è una chicca.
Gradevole la lettura, il racconto ha, è evidente, un piglio umoristico e ironico.
Di Robespierre ho letto molto tempo addietro un volume in cui erano racchiusi i discorsi e la sua corrispondenza. Non ricordo se fosse proprio il tuo nel titolo, e io, come al solito, il libro non lo trovo. Dalla lettura ho il ricordo di una persona sensata, con un impianto ideologico che condivido in massima parte. La rappresentazione della storiografia corrente è naturalmente incentrata sul Terrore, da cui per analogia il terrorismo. E quindi pensando a Robespierre viene in mente l'Allah u akbar di turno. E i giacobini sono serviti, il termine è diventato spregiativo pure quello. E infatti già solo a leggere il tuo titolo sembra pure il tuo giacobino personcina proprio a modo sembra di
primo acchito non possa essere.
- Marino Maiorino
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Mentre lo leggevo avevo pensato a un paio di diversi finali (il twist farà scoprire che il potente è un amico o parente che ha avuto serie ragioni per parcheggiare così, o un potente vero come un politico, o un malavitoso), e altri si sono affacciati mentre leggo dell'omino che parcheggia lui fuori posto (vendetta del potente? Che farebbe un omino così se lo multassero, e quindi lui si trovasse di fronte alla giustizia vera?), fino alla scoperta finale (fin lì pensavo che avrebbe applicato a sé stesso la punizione comminata al padrone del SUV).
Tra i tanti, quello da te scelto mi ha deluso un po'. Se ci pensi bene, sarebbe stato straziante fargli applicare a sé stesso la punizione comminata al proprietario del SUV. Invece tu lo sollevi da questa pena, lo premi addirittura: la lezione sta cominciando a diffondersi! Dopo tanto Robespierre...
Altra nota che vorrei osservare e che in realtà è positiva (giacché sei riuscito a descrivere perfettamente la mente di tanti "fissati" con un minimo di cultura), riguarda la fissazione per Robespierre. Spesso ce li ritroviamo tra i piedi, personaggi simili, che assorbono letture di un tempo passato e le prendono come un Vangelo, un Verbo Sacro da seguire per dare un senso alla loro vita (che, purtroppo, non ne dà molti). In realtà, ognuno ha la sua, di fissazione, in questo senso, ma alcuni personaggi (Robespierre è proprio un tipino...) sono meno indicati di altri, secondo la mia personalissima opinione. Il problema sta nel fatto che essi sono il frutto unico ed esplosivo di una condizione puntuale nella storia umana. Mi spiego meglio.
La società vive in uno stato di "equilibrio" quasistatico tra diverse forze: istanze delle masse, necessità del potere, evoluzione dei concetti, etc. Alcune di queste forze diventano in alcuni momenti soverchianti, intollerabili. Si genera così una tensione nella società un po' come un terremoto non è altro che energia elastica che si è accumulata nel sottosuolo e viene rilasciata di botto quando il terreno non riesce più ad assorbirla. Robespierre (la Rivoluzione Francese) è uno di questi terremoti sociali, ma siccome nel mio modello la società è comunque in uno stato di "equilibrio" quasistatico, nel quale ciò che accade è coerente con principi di azione e reazione, anche le idee di Robespierre sono figlie di quel tempo e di quelle condizioni sociali.
Credo sia chiara la mia critica: va bene fissarsi sulle idee di un Robespierre per cultura personale, ma oggi manca alla maggior parte di noi la capacità di attualizzare quel pensiero, la capacità di prendere quel pensiero, non saltare alle conclusioni, ma ripercorrere invece un'analisi di ciò che ha condotto a quelle parole, espungerlo da anacronismi (oggi non esistono classi o ceti e non esiste almeno sulla carta la schiavitù), e arrivare così a un pensiero che sarà sì ispirato a Robespierre, ma non arriverà necessariamente alla ghigliottina.
Mi si potrà obiettare: ma infatti il personaggio non entra nel ristorante a ghigliottinare il proprietario del SUV. Neanche Robespierre lo faceva, aveva il popolo con sé, e i tribunali del popolo. Quindi il personaggio del racconto va nella pratica al di là del suo idolo, si fa più papista del Papa (alle volte le nostre lingue colgono così tanto in così poco... ).
Ciò detto, un paio di errori che ho notato: nel primo paragrafo, sotto la citazione, usi "imponente" due volte, di seguito; nel secondo paragrafo andrebbe "sé stessi", con l'accento.
Ovviamente, non mi sarei speso tanto se non mi fosse piaciuto.
Racconti alla Luce della Luna
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bel racconto, complimenti! Mi è piaciuta molto l'idea, questi corsi e ricorsi storici, per cui cambiano le modalità di comportamento, ma l'uomo rimane sempre lo stesso. E così, molto spesso, ora come ai tempi della rivoluzione francese, le belle parole e i bei pensieri servono solo a mascherare le nostre frustrazioni interiori. Mi è piaciuto anche il finale, che sarebbe stato ancora migliore (parlo del mio gusto personale ovviamente, nulla di più) se alla fine si fosse scoperto che il protagonista aveva danneggiato proprio la sua auto, che magari non aveva riconosciuto a causa di un'amnesia temporanea o in preda ai fumi dell'alcool.
A rileggerti, ciao.
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Forse qualche dettaglio sensoriale in più sul luogo e/o personaggio non sarebbe stato male.
- Domenico Gigante
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Al di là delle riflessioni devo essere sincero: il racconto non mi ha entusiasmato: un po' lungo e ossessivo. Lo alleggerirei un po' e lo renderei più scorrevole con frasi brevi. Il finale non mi convince: sei dalla parte del tuo personaggio o contro? Nel primo caso il tuo finale lo esalta; nel secondo lo assolve. E, in una parabola sulla Giustizia come contrappasso, lo vedo comunque troppo buonista.
In ogni caso il tuo è certamente un buon lavoro, che denota coscienza e conoscenza. Complimenti!
- Alberto Marcolli
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Commento: Il giacobino
Un paio di ‘d’ eufoniche da sistemare.
‘se stessa’ manca l’accento -- ripetizione 'imponente'
A questo punto della storia umana, io toglierei gli asterischi alle parolacce. In questo turpiloquio generalizzato una in più o una in meno non fa più la differenza. E anche perché sull’auto la scritta sarà stata senza asterischi, credo.
Per i miei gusti le frasi sono spesso troppo lunghe e finiscono con il rendere la lettura meno scorrevole. Poco male, se lo ritieni utile non sarà certo un problema dividerle con qualche punto.
Hai scomodato il povero Robespierre, pace all’anima sua, per giustificare due comportamenti incivili, anzi tre, perché sia chiaro, qui tutti hanno sbagliato e di grosso. Tanto è vero che pure Robespierre finì la sua vita sulla ghigliottina.
Con gli anni ho imparato, mio malgrado, che anche per un amante della scrittura non basta aver imparato a scrivere bene, conta molto di più la scelta degli argomenti su cui scrivere. Non ti dico quante volte mi sono visto rifiutare dei miei lavori con un commento più o meno sempre lo stesso: la scrittura è buona, le storie molto meno. Manca questo, manca quello, non hai ben sviluppato i sentimenti che animano i tuoi personaggi, ecc.
A mio modesto parere, nel tuo caso per la scrittura ci siamo abbastanza. Come ti ho detto accorcerei le frasi e ridurrei l’uso del ‘che’. In quanto all’argomento trattato è ovvio che in un breve racconto non ci si può aspettare la luna. Non sappiamo quasi niente dell’incauto parcheggiatore. Per lui prima parla la sua auto e poi i giudizi espressi dall’uomo “che sul comodino in camera da letto teneva gli Scritti di Robespierre”.
A rileggerti
La Gara 63 - Treni e stazioni
A cura di Ida Dainese.
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La Gara 18 - Brividi a Natale
A cura di Mastronxo.
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La Gara 6 - Un racconto in una fotografia
A cura di Alessandro Napolitano e Dafank.
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Contiene opere di: Silvia Saullo, Sandro Ferraro, Luca Cenni, Gabriele Pagani, Paolo Durando, Eliana Farotto, Marina Lolli, Nicolandrea Riccio, Francesca Paolucci, Marcello Rizza, Laura Traverso, Nuovoautore, Ida Daneri, Mario Malgieri, Paola Tassinari, Remo Badoer, Maria Cristina Tacchini, Alex Montrasio, Monica Galli, Namio Intile, Franco Giori.
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Human Take Away
Umani da asporto
"Human Take Away" è un racconto corale dove gli autori Alessandro Napolitano e Massimo Baglione hanno immaginato una prospettiva insolita per un contatto alieno. In questo testo non è stata ideata chissà quale novità letteraria, né gli autori si sono ispirati a un particolare film, libro o videogioco già visti o letti. La loro è una storia che gli è piaciuto scrivere assieme, per divertirsi e, soprattutto, per vincere l'Adunanza letteraria del 2011, organizzata da BraviAutori.it. Se con la narrazione si sono involontariamente avvicinati troppo a storie già famose, affermano, non era voluto. Desiderano solo che vi gustiate l'avventura senza scervellarvi troppo sul come gli sia venuta in mente.
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Nota: questo libro non proviene dai nostri concorsi ma è opera di uno o più soci fondatori dell'Associazione culturale.