Un numero di telefono

Spazio dedicato alla Gara stagionale d'estate 2022.

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Nunzio Campanelli
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Un numero di telefono

Messaggio da leggere da Nunzio Campanelli »

leggi documento Spiacente ma, in questo browser, la lettura a voce non funziona.

Io vado via, Chiara. A tua madre diglielo tu, è meglio. Qui ho scritto il mio numero di telefono, chiamami se dovessi aver bisogno.
Andò via dopo aver abbracciato la figlia, che era rimasta inerte ad ascoltare. Chiara prima guardò l’auto su cui era salito suo padre allontanarsi finché non sparì dalla sua vista, poi l’unico ricordo che quell’uomo le aveva lasciato.
Un numero di telefono scritto su un biglietto giallo.
“Chiara, sei tu?
Appoggiò le chiavi sopra la solita mensola. Dalla cucina arrivava un frastuono insopportabile.
“Sì, mamma. Puoi abbassare il volume, per favore?
Entrò in cucina dove la madre era impegnata nel guardare la Tv.
“Un momento solo, ti prego. Fammi ascoltare, è importante, hanno incriminato…
Chiara, che aveva imparato a ignorare i vaneggiamenti della mamma, prese il telecomando e riportò la pressione sonora a un livello accettabile.
“Mi faccio una doccia.
La madre ormai trascorreva il suo tempo davanti al televisore, a guardare i programmi che si occupavano degli omicidi famosi. Il suo preferito, che andava in onda proprio in quel momento, era specializzato nel far intervenire in studio i vari parenti e amici o anche semplici conoscenti delle vittime e dei presunti assassini. Aveva provato a convincere la mamma dallo smettere di guardare quegli spettacoli indegni, ma poi la lasciò fare. Si era resa conto che quella visione quotidiana in qualche maniera per lei costituiva uno scopo per continuare a vivere. Era come se la vita reale fosse quella trasmessa dal televisore.
Sotto il getto di acqua Chiara stava ripensando alla madre e alla sua mente malata, al padre che aveva preferito scappare senza più farsi vedere, quando rivide i propri gesti appena entrata in casa. La porta che si richiude, le chiavi appoggiate sopra la mensola… l’immagine seguente le provocò un sussulto. Lasciando una lunga scia d’acqua dietro di sé raggiunse la mensola. Di fianco alle chiavi, nel piatto di ceramica dove di solito era appoggiata la posta, c’era un biglietto di carta giallastra ripiegato in quattro. Quel biglietto. Lo aveva riposto in un cassetto della sua camera cinque anni prima, dimenticandolo subito dopo.
“ Mamma dove hai preso questo?
La donna si voltò verso la figlia, che era corsa in cucina urlando agitando con la mano quel foglio.
“ Non andare in giro nuda. Ti fa male.
“ Il biglietto, mamma, il biglietto!
Senza rispondere la donna tornò a rivolgere l’attenzione verso il televisore, che continuava a trasmettere lo stesso programma.
Esasperata Chiara si avvicinò all’apparecchio per spegnerlo, ma un nome pronunciato dallo speaker la fermò.
Conosceva quel nome.
Era quello di un uomo che le aveva lasciato un biglietto con sopra scritto un numero telefonico cinque anni prima.
Era quello di suo padre.
La Tv diceva che era stato ritrovato morto seduto al volante di un’auto.
“ Mamma!!
La donna prese il telecomando e attenuò il volume. Poi si voltò a guardare la figlia, lo sguardo sempre assente, la voce atona, debole.
Sì, Chiara?
“ Mamma… ma quello è… è papà!?
Per un attimo, solo per un attimo, una luce vivida rianimò quegli occhi, fino a farli brillare. Una luce che riempiva cinque anni di vuoto. Una luce alimentata dalla solitudine e dall’odio. Con voce decisa rispose alla figlia.
“ Sì, Chiara.
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Eleonora2
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Messaggio da leggere da Eleonora2 »

La trama mi lascia indifferente. Il linguaggio è scorrevole ma la storia, per me, non lascia traccia. La scrittura ha un certo bel ritmo, anche i dialoghi sono convincenti. Non tutte le ciambelle riescono col buco o, forse io, ho troppe pretese. Ho votato con un 3.
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Marino Maiorino
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Messaggio da leggere da Marino Maiorino »

Inquietante.
Non apprezzo del tutto lo svolgersi della vicenda a causa dello spazio esiguo dato alle ragioni dei personaggi.
C'è una ragazza (Chiara) di una certa età, ed è quindi immaginabile che moglie e marito stiano insieme da una quindicina d'anni almeno. In quindici anni succedono tante cose, tante! La riduzione a una donna che vede trasmissioni di omicidi in TV e a un uomo che preferisce abbandonare la figlia la vedo un po' tirata per i capelli.
Si capisce che infine cinque anni dopo la madre si vendica per l'abbandono subito...
Mi manca la storia, mi mancano le ragioni, i sentimenti, i pezzi di anima che cadono a pezzi al punto di realizzare l'abominio: ammazzare il padre della propria figlia...
Tutto questo lo immagino, ma non lo vedo.
«Amare, sia per il corpo che per l'anima, significa creare nella bellezza» - Diotima

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Macrelli Piero
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Messaggio da leggere da Macrelli Piero »

Non so. Forse avrei dovuto scrivere il commento prima di leggere quelli degli altri che mi stanno influenzando.
A una prima lettura mi era piaciuto, poi ho trovato le pecche evidenziate dagli altri, ma la storia merita anche di essere rimaneggiata se si ha voglia di farlo.
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Alberto Marcolli
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Commento: Un numero di telefono

Messaggio da leggere da Alberto Marcolli »

Cominciamo dall’uso del “che” – 13 in circa 50 righe.
Suggerisco di eliminarne qualcuno.
Es. la figlia, rimasta inerte …
Es. Il suo preferito andava in onda proprio in quel momento ed era…

getto di acqua Chiara – dopo acqua ci vuole una virgola

Chiara chiude il biglietto giallo in un cassetto e se ne dimentica per cinque anni. Proprio non sente mai il bisogno di telefonare a suo padre in tutto questo tempo? Se avesse memorizzato il numero nella rubrica, quindi il biglietto non gli serviva, sarebbe opportuno scriverlo.
Capisco l’esigenza di avere molte più informazioni sulle due protagoniste. “Ragioni, i sentimenti, i pezzi di anima che si frantumano in mille schegge”, ma spesso un “corto” è così: un lampo, un’emozione, una sorpresa, un sogno e nulla più. Ci vorrebbe un mago (ma esiste?) per riuscire a concentrare ogni cosa in tremila caratteri, spesso molti di meno.
Il mio voto è tre. Mi duole essere così avaro, ma la faccenda del biglietto dimenticato mi disturba.
Maria Cristina Tacchini
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Messaggio da leggere da Maria Cristina Tacchini »

Sono d'accordo con gli altri commenti. C'è sicuramente l'idea di una storia magari coinvolgente da raccontare con le sue luci e le sue ombre, ma appunto per questo ritengo che andava approfondito maggiormente il lato psicologico e sentimentale dei personaggi. In questo modo ritengo che avrebbe suscitato più interesse e motivi di riflessione in che legge.
Naturalmente questo è il parere di un'apprendista scrittrice, come mi sento.
Ciao e buona serata.
Giovanni p
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Messaggio da leggere da Giovanni p »

Buongiorno

la storia è ricca di emozioni, è stata scritta con grande trasporto e i pesonaggi riescono quasi a prendere forma malgrado le descrizioni siano minimali.
Sono indeciso fra un 3 e un 4, la stesura non è molto curata, ma ho deciso comunque di darti 4.
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Domenico Gigante
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Messaggio da leggere da Domenico Gigante »

Caro Nunzio! Trovo il tuo breve racconto piuttosto efficace. Apprezzo molto proprio ciò che agli altri manca: il non detto. Il ritmo della storia è ciò che conta e quello c'è: trascinante fino all'epilogo. Forse ciò che manca è un po' di cura nello stile e nella scrittura. Complimenti!
Vorrei essere il mare che si muove per rimanere se stesso e più di tanto non lo sposta il vento. Fragile ma tenace.
Namio Intile
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Messaggio da leggere da Namio Intile »

Il racconto c'è, con quel colpo di scena finale che rivela un morto e una probabile assassina. E da questo punto di vista, quello del finale, il racconto è riuscito. La prima parte, quella del commiato del padre da Chiara, a mio avviso doveva essere separata dal resto del racconto perché tra i due passaggi fai intercorrere una sospensione di cinque anni.
Nella seconda parte un paio di tempi verbali sono errati, perché dovevi usare i trapassati e non il passato remoto quando indichi fatti avvenuti precedentemente al presente narrativo.
Errori di poco conto che una buona rilettura risolve.
Ciò che riesco meno ad accettare, va bene la sospensione della credulità, è la mancanza di contatti tra padre e figlia nei cinque anni di sospensione narrativa. Beh, questa volontaria e reciproca mancanza di rapporti tra il padre e la figlia avresti dovuto un minimo giustificarla a mio avviso e non lasciarla in sospeso anche lei, perché toglie efficacia e credibilità al finale.
Che poi se la madre era un po' svanita, o tanto da giustificare la fuga del marito, come fa dopo cinque anni a riacquistare una lucidità tale da contattare il marito e poi ucciderlo?
Insomma forse la trama nel complesso andrebbe non dico rivista, ma fortificata nei nessi di causa ed effetto.
A rileggerti
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Roberto Bonfanti
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Messaggio da leggere da Roberto Bonfanti »

Racconto carveriano, è la prima impressione che ho avuto pur se concordo con le pecche evidenziate dagli altri commenti, forse manca un approfondimento nei rapporti, ma la rottura della normalità del quotidiano è evidente. Molto non detto, ma quel che taci è potente, tanto da incrinare una routine di vita con uno strappo efficace.
Un buon corto.
Che ci vuole a scrivere un libro? Leggerlo è la fatica. (Gesualdo Bufalino)
https://chiacchieredistintivorb.blogspot.com/
Intervista su BraviAutori.it: https://www.braviautori.it/forum/viewto ... =76&t=5384
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