Una lezione

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Roberto Di Lauro
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Una lezione

Messaggio da leggere da Roberto Di Lauro »

leggi documento Spiacente ma, in questo browser, la lettura a voce non funziona.

Causa crisi pandemica, una studentessa delle scuole superiori, è costretta a seguire una lezione in d.a.d. da casa.
È prevista la lettura di una tesina da parte di un suo compagno di classe. Anche il suo babbo, presente in casa, suo malgrado, segue divertito la lezione.

"… in una regione con piccoli e belli paesini, le popolazioni locali sono a disposizione di genti ricche che, per diletto o altro, soggiornano in quei luoghi. I locali si mettono a servizio dei ricchi per ogni cosa. Dagli orari flessibili dei bar e ristoranti, alle forniture speciali dei negozi, con merce di primissima qualità sempre rifornita alla prima richiesta; dalle pulizie di casa all'intrattenimento per i bimbi.
Per i locali l'amicizia è cosa sacra, ma il suo metro di valutazione è il denaro o anche la possibilità di ottenere raccomandazioni o favori.

Se sopraggiunge una nuova persona in quei luoghi, i locali fanno da filtro, affinché i ricchi, stranieri e non, già soggiornanti, non abbiano sgraditi incontri.
Si attiva un sistema di intelligence per ottenere quante più informazioni possibili sul nuovo arrivato, per valutarne la sua affidabilità a vivere nel loro ambiente. Questo sistema include i giovani, che recuperano informazioni dai social media, ma soprattutto, e fondamentalmente, la vera intelligence viene espletata dal "comitato delle comare", che per l'occasione tengono riunioni della memoria. In pratica il giudizio sul sopraggiunto lo creano in base ai loro ricordi, alla loro esperienza di vita.

Per gli incontri dei ricchi con il sopraggiunto, si fa riferimento ai loro gusti, a cui i locali si attengono con scrupolosa devozione, pronti ad entrare in azione verso il sopraggiunto nel bene o nel male.
Tra i locali, ce ne sono alcuni che prendono le difese del sopraggiunto, contro gli altri che si dimostrano ostili.
A seconda di come gli vanno gli affari, e di come si comporta nella società civile, i suoi amici possono avere ripensamenti.
Anche qui, per i locali l'amicizia è cosa sacra, ma il suo metro di valutazione è il denaro, o anche la possibilità di ottenere raccomandazioni o favori …"

Al termine della lezione, la studentessa commenta la tesina del suo compagno – ma vedi un po' quel secchione! Dove ha preso quest'argomento, e con quale coraggio!

Pensando e ripensando a quella lezione si sente sempre più turbata; sente un moto interiore che la fa sentire sotto sopra. Prova a dimenticarsene, ma il senso di quella tesina non le dà pace, dato che sa bene, che in realtà, in qualche modo, fa parte di quella gente. Volendo esorcizzare quell'appartenenza, quasi a ridurla ai minimi termini, in modo che le sia sopportabile poter vivere in quel contesto, con quella gente, si rivolge al babbo con la speranza di avere un commento d'aiuto
– babbo, ma in che Paese c'è gente così ……!?

Il babbo risponde – figliola, quando tra poco sarai maggiorenne, fatti un bel viaggio tra i vari Paesi del mondo, così lo capirai da sola. Prendi i mezzi di trasporto più rapidi e costosi, alloggia nei migliori alberghi, non badare a spese, ma mi raccomando … inizia il viaggio dal nostro Paese!
Roberto Di Lauro
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Re: Commento

Messaggio da leggere da Roberto Di Lauro »

Francesco Pino ha scritto: 25/09/2022, 17:03 È un racconto che vorrebbe essere una critica, ma la trama non regge le intenzioni dell'autore. Supponiamo di lasciare la tesina del ragazzo così com'è (cioè striminzita e confusa), sarebbe dovuto arrivare poi un bel dialogo tra padre e figlia: l'adulto che spiega per bene alla ragazza quello che il suo compagno intendeva dire. Non c'è neanche questo, la risposta del padre affonda ancora di più il racconto.
Trasformalo e può venir fuori qualcosa di buono.
Voto 2
Grazie per aver commentato il testo.
Il centro del racconto è la tesina che seppur "striminzita" rende bene l'idea su un aspetto.
Poi lo scambio di battute tra padre e figlia serve a chiudere il discorso.
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Marino Maiorino
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Messaggio da leggere da Marino Maiorino »

Roberto,
se non vuoi dare un nome ai tuoi personaggi, scelta rispettabilissima, devi sopperire in qualche modo.
Perché? Perché altrimenti il tuo non è un racconto ma un documentario.
Il motivo comune per il quale Orwell ha scritto "La fattoria degli animali", Esopo faceva parlare gli animali, Dante è andato all'Inferno, Tolkien ha creato la Terra di Mezzo e Asimov un ciclo della Fondazione, è che "homo sum, nihil humanum a me alienum puto": un lettore segue le vicende di altri esseri UMANI (o umanizzati) e, indovina un po', il principale tratto di questa umanizzazione è attribuire un nome.
I bambini danno un nome ai loro pelouche e alle loro bambole, diamo un nome persino agli animali da compagnia!
Tu stai evitando di farlo da troppo tempo.
La scorsa stagione ci hai parlato dell'"essere", questa volta attribuisci un nome generico persino alla gente (i "locali", li chiami). Ti rifiuti di attribuire persino un tempo ben definito, ai tuoi racconti (la sequenza dei secoli della scorsa stagione, e di quella ancora precedente, non hanno alcun senso perché non sono legate a nulla che il lettore possa riconoscere).
Il punto è proprio questo: non vuoi far riconoscere di chi/cosa/dove/quando parli il che, come detto al principio, è scelta rispettabilissima ma, così come lo stai facendo, spersonalizzando del tutto i tuoi personaggi, luoghi e tempi, priva il lettore di ogni stimolo all'empatia, il sentimento che è necessario affinché ciò che scrivi stimoli qualcosa, fosse anche solo una fredda riflessione.
Il tuo racconto è tutto contenuto nell'invito del babbo a visitare prima l'Italia (e dai...) per capire in che Paese la gente è così codinamente gretta.
Ora, al di là del fatto che ogni cultura sviluppa le proprie forme di grettezza (e ne puoi trovare di peggiori che in Italia) che hanno persino senso in quella determinata cultura, il tuo evitare di attribuire nomi (perché? Hai paura che ti riconoscano? Che ti rispondano? Che si offendano? E che ci sarebbe di male? Vivaddio: un dialogo!) ti sta impedendo di sviluppare storie autentiche, con fatti autentici (seppure filtrati), luoghi autentici (seppure fantastici), personaggi autentici (seppure in incognito). Ed è QUESTO che rende reali storie, fatti e personaggi, persino più che se stessi facendo una cronaca!
Io non riesco a empatizzare con "una studentessa" che "causa crisi pandemica" è in DAD, ma qualunque Lorenzo caratterizzato da Guzzanti mi inchioda sui video di Youtube fino all'esaurimento della batteria del cellulare!
Quindi, esci fuori da quest'anonimato senza senso e dai volto, voce, luogo, tempo, per quanto fantasiosi e fantastici, alle tue vicende.
Per ora, tollera che voti il tuo racconto d'accordo col commento che ho scritto.
A presto
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Roberto Di Lauro
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Re: Una Lezione

Messaggio da leggere da Roberto Di Lauro »

Marino, grazie per il commento.

Avrei anche un racconto pieno di personaggi con nomi, mischiati in trame varie, esattamente l'opposto di quanto scritto finora. È un racconto in 6 puntate, per ora, ognuna non conclusiva delle storie raccontate, inclusa l'ultima.
Lì c'è il rischio di sentirmi dire .... e come finisce la storia ?

Mi piacerebbe avere il parere su quel racconto, ma per il momento, cercherò di finirlo per le prossime stagioni.
Ciao.
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Marino Maiorino
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Re: Una Lezione

Messaggio da leggere da Marino Maiorino »

Ciao Roberto,

se proponi un racconto qui, in un ambiente "agonistico", chiaramente i lettori vorranno sapere come finisce.
Nondimeno, la loro domanda sarà limitata alla vicenda da te presentata, non a un eventuale romanzo del quale il racconto presentato è solo una parte.
È quello che accadeva quando, a scuola, si leggevano brani dal libro di "antologia": erano brani scelti da opere ovviamente molto più grandi, però autocontenuti. Si capiva che c'era un prima e un dopo quella storia, ma al tempo stesso la storia si reggeva in piedi da sola.
Prova a estrarre qualcosa del genere dai tuoi sei racconti, magari a limarlo per presentarlo qui (esercizio utile, tra parentesi, perché quando si creano storie molto voluminose si corre il rischio di perdere il filo della trama, di ingarbugliarla più del necessario, si perdono di vista i dettagli, si dà spesso importanza a cose che non l'hanno e non si pone in evidenza ciò che lo meriterebbe).
Con giudizio!
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Stefano M.
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La storia in sé non mi è affatto dispiaciuta, viene raccontata forse con un po' di distacco, è vero, ma anche certe favole lo sono. Forse è proprio un effetto voluto, cerco di spiegarmi: se in una classe viene sgridata una persona in particolare, ad esempio, gli altri si sentono in diritto di fare quello che vogliono; al contrario, se la ramanzina è generica, tutti si sentono coinvolti. Un po' come in questo caso, il discorso e i dialoghi potrebbero avvenire fra qualsiasi papà e qualsiasi ragazzina italiani. La trama e il tema non sono originalissimi, forse, magari si poteva spingere un po' di più sull'acceleratore, è vero, ma nel complesso la scrittura è fluida e corretta, cosa che in una gara letteraria considero sempre un elemento essenziale per la valutazione. Nel complesso, quindi, mi è piaciuto pur con qualche riserva, voto 4.
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Il racconto si lascia leggere ma ha anche tutti i limiti già evidenziati, e pure qualche refuso. Ed è un peccato, poiché la storia avrebbe delle buone basi per fare una satira (anche feroce) alle "usanze locali" degli autoctoni per ospitare come si conviene la crème de la crème della società, in modo da fare contento Briatore.
Athosg
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Ho l'impressione che il racconto sia molto più critico di quello che sembra. Ormai tutte le località di villeggiatura più gettonate sono uniformate, tanto che se venissimo trasportati con una benda sopra gli occhi e poi venissimo improvvisamente sbendati, potremmo prendere delle cantonate incredibili.
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Re: Commento

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Stefano M. ha scritto: 30/09/2022, 8:09 La storia in sé non mi è affatto dispiaciuta, viene raccontata forse con un po' di distacco, è vero, ma anche certe favole lo sono. Forse è proprio un effetto voluto, cerco di spiegarmi: se in una classe viene sgridata una persona in particolare, ad esempio, gli altri si sentono in diritto di fare quello che vogliono; al contrario, se la ramanzina è generica, tutti si sentono coinvolti. Un po' come in questo caso, il discorso e i dialoghi potrebbero avvenire fra qualsiasi papà e qualsiasi ragazzina italiani. La trama e il tema non sono originalissimi, forse, magari si poteva spingere un po' di più sull'acceleratore, è vero, ma nel complesso la scrittura è fluida e corretta, cosa che in una gara letteraria considero sempre un elemento essenziale per la valutazione. Nel complesso, quindi, mi è piaciuto pur con qualche riserva, voto 4.
Grazie per il commento.
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Andr60 ha scritto: 30/09/2022, 18:48 Il racconto si lascia leggere ma ha anche tutti i limiti già evidenziati, e pure qualche refuso. Ed è un peccato, poiché la storia avrebbe delle buone basi per fare una satira (anche feroce) alle "usanze locali" degli autoctoni per ospitare come si conviene la crème de la crème della società, in modo da fare contento Briatore.
Grazie per il commento.

Circa il refuso, se ti riferisci alla tesina dove si parla dell'amicizia sacra, la doppia citazione è voluta.

Dovendo scrivere un testo dove c'era una tesina di un ragazzo di 17 anni, non potevo farla perfetta al 100%.
Ad ogni situazione il suo linguaggio.
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Athosg ha scritto: 30/09/2022, 21:59 Ho l'impressione che il racconto sia molto più critico di quello che sembra. Ormai tutte le località di villeggiatura più gettonate sono uniformate, tanto che se venissimo trasportati con una benda sopra gli occhi e poi venissimo improvvisamente sbendati, potremmo prendere delle cantonate incredibili.
Grazie per il commento.
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RobertoDL ha scritto: 02/10/2022, 16:13 Grazie per il commento.

Circa il refuso, se ti riferisci alla tesina dove si parla dell'amicizia sacra, la doppia citazione è voluta.

Dovendo scrivere un testo dove c'era una tesina di un ragazzo di 17 anni, non potevo farla perfetta al 100%.
Ad ogni situazione il suo linguaggio.
I refusi, per quanto sono riuscito a trovare, sono:
belli paesini= bei paesini
comitato delle comare=comitato delle comari
Inoltre, nei discorsi diretti la prima lettera va in maiuscolo
Ciao
Mariovaldo
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Re: Una Lezione

Messaggio da leggere da Mariovaldo »

Mi trovo sinceramente imbarazzato nel tentare un commento. Quanto di buono c'è e' stato gia' detto, altrettanto vale per i difetti. Posso solo dire che la lettura, al dila' della forma (discutibile) non suscita in me alcuna empatia, non comunica nemmeno le tue intenzioni. Scusa la sincerita' ma sono certo che potresti fare molto meglio
RobertoBecattini
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Messaggio da leggere da RobertoBecattini »

All'inizio pensavo parlasse di Firenze, la mia città, ormai asservita totalmente al turismo dei ricchi, ma anche a quello dei meno ricchi. Il discorso che cerchi di fare però onestamente a un certo punto non l'ho capito, perché che il sopraggiunto sia turista di passaggio o migrante, i locali almeno qua a Firenze restano piuttosto indifferenti, non mi pare ci sia questa valutazione. Il sopraggiunto fa amicizia con altri sopraggiunti, fine. E avendo vissuto in altre nazioni, posso dirti che è così in generale, perché dipende molto dal sopraggiunto. Si va a casa loro, non possiamo aspettarci tappeti rossi srotolati sulla fiducia. Siamo anche noi stranieri. Ecco, può darsi che abbia completamente equivocato il messaggio, ma se è questo, non sono d'accordo. Il racconto è una "tesina" che andrebbe un po' chiarita e approfondita.
RobediKarta
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Messaggio da leggere da Laura Traverso »

Ho apprezzato la morale del racconto, che condivido. Vi sono alcune ripetizioni di vocaboli "sopraggiunto" ad esempio. E poi sì, sarebbe stato meglio se avessi dato un'identità ai personaggi, avresti così catturato di più l'attenzione del lettore, rendendo lo scritto più racconto e meno cronaca. Comunque, ripeto, mi è piaciuto il significato di quanto hai esposto, ciao. Voto 3
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Laura Traverso ha scritto: 22/10/2022, 17:16 Ho apprezzato la morale del racconto, che condivido. Vi sono alcune ripetizioni di vocaboli "sopraggiunto" ad esempio. E poi sì, sarebbe stato meglio se avessi dato un'identità ai personaggi, avresti così catturato di più l'attenzione del lettore, rendendo lo scritto più racconto e meno cronaca. Comunque, ripeto, mi è piaciuto il significato di quanto hai esposto, ciao. Voto 3
Grazie per il commento.
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RobertoBecattini ha scritto: 21/10/2022, 18:21 All'inizio pensavo parlasse di Firenze, la mia città, ormai asservita totalmente al turismo dei ricchi, ma anche a quello dei meno ricchi. Il discorso che cerchi di fare però onestamente a un certo punto non l'ho capito, perché che il sopraggiunto sia turista di passaggio o migrante, i locali almeno qua a Firenze restano piuttosto indifferenti, non mi pare ci sia questa valutazione. Il sopraggiunto fa amicizia con altri sopraggiunti, fine. E avendo vissuto in altre nazioni, posso dirti che è così in generale, perché dipende molto dal sopraggiunto. Si va a casa loro, non possiamo aspettarci tappeti rossi srotolati sulla fiducia. Siamo anche noi stranieri. Ecco, può darsi che abbia completamente equivocato il messaggio, ma se è questo, non sono d'accordo. Il racconto è una "tesina" che andrebbe un po' chiarita e approfondita.
Grazie per il commento.

Il riferimento non è a Firenze.

La tesina fa capire che si sta parlando di… servilismo (che non è circoscritto al nostro paese).
Lo scambio di battute tra il babbo e la figliola non potevo svilupparlo più di tanto, perché avrei dovuto entrare in dettagli tecnici, che avrebbero reso pesante il tutto.
L'idea di questo testo era appunto, cercare nella brevità un qualcosa che rendesse bene l'idea centrale ed avesse una chiusura con qualche battuta.
Giovanni p
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Messaggio da leggere da Giovanni p »

Buona sera,

Parto subito col dirti che secondo me la punteggiatura va rivista.
Il racconto più che narrativa sembra sceneggiatura. A me non dispiace sinceramente, avrei aggiunto di più. Lo stile mi sembra originale, ma dovresti rimetterci le mani.
Ad ogni modo mi sbilancio in un 4, spero tu lo riproponga.
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