Letture notturne

Spazio dedicato alla Gara stagionale d'autunno 2022.

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Alberto Marcolli
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Letture notturne

Messaggio da leggere da Alberto Marcolli »

leggi documento Spiacente ma, in questo browser, la lettura a voce non funziona.

I fine settimana che trascorrevamo in montagna, nella baita ereditata da nonno Carlo, erano sempre frenetici. A poco servivano gli sforzi di mia moglie Giuliana per contenere l’esuberanza dei nostri figli, Luca, Alberto e Andrea, e permettermi di recuperare le energie spese nel mio lavoro di giornalista.
Ricordo le camminate mattutine nella fitta boscaglia, tra rincorse e grida di richiamo, su fino all’ampia radura, dove, al termine di un veloce pranzo al sacco, avrei voluto rilassarmi almeno per un’oretta all’ombra di un pino, con un buon libro in mano, se i miei ragazzi me l’avessero permesso. La lettura, infatti, era uno dei piaceri che speravo di soddisfare quassù, e di libri ancora da leggere ne avevo in abbondanza, custoditi sugli scaffali della libreria, appoggiata alla parete della nostra camera. Non vi era un solo francobollo di muro che non fosse occupato da una copertina messa in orizzontale o verticale. Volumi d’ogni forma, genere ed epoca. Mattoni di parole scritte, imprigionate in pagine patinate, ricche di illustrazioni a colori, o in ruvidi fogli ingialliti dal tempo, spesso stampati e pubblicati con tanto amore e fatica da minuscole case editrici. Prosa e poesia, saggi e romanzi, racconti lunghi e brevi... tutto riposava in buon ordine, nell’attesa d’essere letto, prima o poi.

Quando finalmente calava la notte, e l’eccitazione di quelle giornate cedeva il passo al fruscio dei respiri, mi accostavo nella penombra a quei ripiani stracolmi, affascinato dalla loro geometrica divisione. Poi, attento a non provocare il minimo rumore, facevo scivolare dallo scaffale il predestinato di turno.
Quella sera la scelta cadde su un romanzo avuto in dono dall’autore. Era uno degli ultimi arrivi, e già l’avevo investigato nelle note di copertina e curiosato qua e là, per poi rimetterlo a riposo, fino al momento in cui sarebbe ricomparso tra le mie mani.
Reggendolo con cura, andai verso il letto. Giuliana dormiva e credo non si sarebbe svegliata nemmeno se fossi stato un marito distratto, e mai avrei voluto esserlo. Con un gesto felpato m’infilai sotto le coperte, aprii il volume e ne fiutai il profumo di carta stampata di fresco. Ammirando l’immagine della prima di copertina e la foto dell’autore, rivalutai la scheda biografica, forse un po’ troppo sintetica per i miei gusti. Chissà come l’avrei scritta io, fantasticai, se un giorno fossi riuscito a pubblicare un mio romanzo.
Finalmente giunse il momento d’abbandonarmi alla lettura, e in quel mare mi lanciai come un capitano coraggioso, scrutando le onde dalla tolda del mio vascello di carta. La stanchezza era svanita, come d’incanto, e avrei potuto veleggiare leggero fino all’alba. Certamente la maestria dello scrittore era una parte importante di quell’incantesimo, che per me era la lettura, anche se in verità erano proprio i libri il mio grande amore, non questo o quel libro, ma tutti i libri, concepiti nella loro essenza più profonda.
Per un istante, lo sguardo tornò alla libreria, addossata nella penombra alla parete. Quant’era emozionante intravederne i suoi abitanti. Come un pastore con il suo gregge, li riconoscevo senza fatica, e tra questi i prediletti, pur amandoli tutti allo stesso modo, senza antipatiche distinzioni.
Riaprii il romanzo nel punto dove avevo infilato l’indice come segnalibro, divorai un nuovo capitolo e guardai la sveglia posata sul comodino: mezzanotte passata. A malincuore decisi d’interrompere: una nuova giornata mi attendeva, e non potevo rischiare di deludere i miei cari.

Aspirai nuovamente la fragranza di quel miscuglio di fogli, inchiostro e parole, e spensi la luce. Un brivido di freddo mi spinse a rifugiarmi sotto le coperte, e vagavo da qualche minuto in quella terra di nessuno che precede l’ingresso nel mondo dei sogni, quando il “tic” prodotto dallo scatto di un interruttore mi trascinò in uno stato d’involontaria allerta. Uno dei miei figli si era destato, ma chi?
Solitamente era Andrea, il più piccolo, che nel cuore della notte si svegliava di soprassalto, spaventato da qualche incubo oscuro, ma non udivo la solita richiesta di aiuto. Non mi rimaneva che indugiare in silenzio e attendere, con l’orecchio concentrato. Percepivo distintamente il rigirarsi di un corpicino e poi ecco il tonfo smorzato di due piedi scalzi. Questo è sicuramente Luca, il maggiore. Deve fare pipì, indovinai. Meglio che mi decida a dormire.
Un attimo dopo, quel lodevole proposito fu annullato da un evento inatteso. Luca non si era diretto verso il bagno, alla fine opposta del corridoio, ma, con la cautela di un ladruncolo, aveva scostato la porta della nostra camera.
Strano, pensai, non lo faceva da almeno una decina d’anni.

Mi finsi assopito e lui, rinfrancato dal nostro silenzio, si avvicinò con fare furtivo alla libreria. Alla flebile luce che proveniva dalla camera accanto, allungò la mano.
Nel tentativo di sfilare uno spicchio dal fondo di un'enorme pila, ingannato dal buio, mi accorsi che stava per provocare la caduta rovinosa dell'intera catasta.
«Attento!» Sussurrai ad alta voce.
«Scusa!»
«Scusa un accidente!»
Con corpo e braccia protese a trattenere i libri in bilico sullo scaffale, Luca tentò una spiegazione:
«Non avevo sonno.»
«Ma non hai già i tuoi da leggere?» Esclamai, mentre scendevo dal letto, e mi accovacciavo nel tentativo di rimediare al disastro.
«La notte è fatta per dormire!» Aggiunsi. «Tieni. Questo ti dovrebbe piacere.» Proseguii, allungandogli una copia del “Piccolo Principe”.
«Già letto. A scuola.»
«Prendi quest’altro, allora!»
«Davvero bello. Ma in verità, di questo intero scaffale me ne mancano solo un paio, e li stavo per l’appunto cercando, purtroppo col buio... Eccone qua uno!»
“L’isola del tesoro” di Robert Louis Stevenson.
«Ma sei sicuro, Luca?»
«Sicurissimo!»

Per almeno un’ora, mentre il resto della famiglia proseguiva il sonno beatamente, si udì il fruscio delle pagine che si spostavano da destra a sinistra, dopo aver rovesciato il loro carico d’emozioni, finché entrambi ci addormentammo con le luci accese.

Al mattino Giuliana mi sorprese con il libro ancora aperto sul petto, a mo’ di scudo contro l’angoscia del vivere quotidiano, e Luca?
“L’isola del tesoro” era scivolata sotto le sue coperte, e lui, nell’attesa di scoprire veramente il suo tesoro, ci aveva dormito proprio sopra.
Ultima modifica di Alberto Marcolli il 08/11/2022, 9:12, modificato 3 volte in totale.
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Marino Maiorino
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Messaggio da leggere da Marino Maiorino »

Alberto, bellissimo!
Comincia con un ritmo un po' lento, e anche leggermente fuori fuoco, questo racconto che invece prende corpo quando diventa un "passaggio di consegne generazionale".
Molto dolce, moto vero, con tanto di involontaria confusione notturna, di libri già letti a insaputa del papà, insomma, proprio la vita che è "quella cosa che accade mentre si fanno progetti". Piaciutissimo (anche perché ho i ragazzi in quell'età, quindi era come vivere la scena con tutte le considerazioni a latere).
Cosa io (per gusto personale) avrei visto diversamente:
l'incipit è stranamente "lento". Non cominci con una scena vivida (che in una gara di racconti brevi dovrebbe essere naturale, visto che non c'è spazio per articolare chissà cosa), ma con una considerazione relativamente astratta (i fine settimana, non uno in particolare), tirando in ballo un personaggio nemmeno più visto nel racconto (nonno Edgardo) dal nome poco comune (che quindi non accende un forte legame col lettore), accennando a una frenesia che forse andrebbe meglio descritta da un altro aggettivo (estenuanti, stancanti, iperattivi...).
E poi niente: ti metti subito sui binari già da me su elogiati, e non c'è "ma" che tenga.
«Amare, sia per il corpo che per l'anima, significa creare nella bellezza» - Diotima

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Alberto Marcolli
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Messaggio da leggere da Alberto Marcolli »

Marino Maiorino ha scritto: 01/10/2022, 9:25 Cosa io (per gusto personale) avrei visto diversamente:
l'incipit è stranamente "lento". Non cominci con una scena vivida (che in una gara di racconti brevi dovrebbe essere naturale, visto che non c'è spazio per articolare chissà cosa), ma con una considerazione relativamente astratta (i fine settimana, non uno in particolare), tirando in ballo un personaggio nemmeno più visto nel racconto (nonno Edgardo) dal nome poco comune (che quindi non accende un forte legame col lettore), accennando a una frenesia che forse andrebbe meglio descritta da un altro aggettivo (estenuanti, stancanti, iperattivi...).
E poi niente: ti metti subito sui binari già da me su elogiati, e non c'è "ma" che tenga.
Il racconto è in gran parte autobiografico (non ho fatto il giornalista), I nostri fine settimana erano proprio così. Anche quella volta tutto si era svolto nel modo solito: lunghe camminate, pranzo in cima, e tutto il resto, ma accadde l'imprevisto, e per me fu davvero una rivelazione. Per gravosi impegni di lavoro io non riuscivo a seguire la famiglia come avrei voluto, salvo qualche fine settimana o le vacanze al mare, e non sapevo della passione di mio figlio per la lettura, non fino a questo punto, perlomeno. Una vera buona sorpresa! Mio nonno si chiamava proprio così, ma concordo di cambiare il nome. Il resto non lo tocco, anche perché non saprei proprio cosa inventare.
Andr60
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Messaggio da leggere da Andr60 »

Visto che l'Autore confessa la parte autobiografica, viene da dire: buon sangue non mente! Concordo con FraFree, dare il buon esempio è l'eredità migliore da lasciare ai figli. Purtroppo tutti gli adulti incollati allo smartphone ( e che magari ne hanno regalato uno ai propri figli piccoli) ne danno uno pessimo.
Giovanni p
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Messaggio da leggere da Giovanni p »

Buongiorno Alberto,

La scrittura è impeccabile, come d'altronde ci hai abituato anche negli altri racconti, lo svolgimento della storia è perfetto per un racconto breve.
Anche io ho ereditato la passione della lettura da mio padre, anche lui come me ha la possibilità di leggere solo di notte.
Per me voto 5, strameritato
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Alberto Marcolli
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Messaggio da leggere da Alberto Marcolli »

Francesco Pino ha scritto: 19/10/2022, 18:33 Racconto atipico per lo stile di Alberto, mi ero abituato ai concerti :)
Cominci bene, non è difficile immedesimarsi in chi vorrebbe un weekend di riposo e tranquillità e so trova invece, puntualmente, circondato dall'esuberanza frenetica dei bambini... e addio riposo. La parte centrale mi stava annoiando, la vecchia retorica del profumo della carta e del fruscio delle pagine. Poi beh, poi cambia tutto. Bella davvero la scoperta della passione del ragazzino, inconsapevolmente trasmessa dal padre.
Partecipavo a un premio con tema "La lettura" organizzato da una biblioteca comunale e ho pensato fosse doveroso lodare i libri. Il resto è in gran parte autobiografico e non ho avuto difficoltà a descrivere i fatti.
Grazie per la lettura e per il voto.
Messedaglia
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Messaggio da leggere da Messedaglia »

Ciao Alberto,
continuo a sorprendermi per quante, anche se piccole, cose abbiamo in comune, nonostante apparteniamo a due generazioni e più in generale a due mondi diversi, anche per gli argomenti trattati in queste gare letterarie. Ti avevo già scritto quanto avevo apprezzato il tuo racconto relativo alla partecipazione al concerto dei Doors, che, anche se con modalità completamente diverse dalle tue, hanno fatto parte anche del mio mondo. In questo tuo brano affronti il piacere della lettura: va bene, del tutto banale sottolinearlo, di sicuro questo aspetto accomuna il 99% dei BA... Ma lasciami approfondire il discorso... Anch'io, come te, almeno al tempo in cui è ambientato il racconto, riesco a dedicare del tempo a questa meravigliosa attività solo la sera, quando i bambini (ho due figli di 4 e 8 anni) sono a letto. Come te, sto cercando di trasmettere alla più grande questa passione (con mia grande soddisfazione, qualche giorno fa ha iniziato a leggere "Piccole donne"), tra qualche anno inizierò a provarci con il piccolo...
Hai citato "L'isola del tesoro": è circa un mese e mezzo che mi sto dedicando alla lettura di questo bel libro, che non avevo mai letto da giovane, e che mi ero segnato di leggere dopo che, qualche gara letteraria fa, avevo letto un racconto di Mariovaldo sull'argomento. Sì, lo so, sono un po' lento nel procedere con la lettura, ma la sera, dopo pochi minuti, crollo (e poi di solito leggo più libri contemporaneamente)...
Hai citato "Il piccolo principe": che dire? Un testo di una dolcezza infinita. E quanto mi rivedo nell'autore, sospeso tra il suo io bambino e le responsabilità della vita adulta. Tra l'altro, lo sapevi che de Saint Exupery è stato un intrepido pilota durante la seconda guerra mondiale (sì, lo so, sono tendenzialmente monotematico)? Allo scoppio della guerra aveva ormai quasi quarant'anni, età che in linea teorica lo poteva dispensare dall'arruolamento, ma lui insistette per ottenere un posto al fronte, fino a quando, nel luglio del 1944, fu abbattuto in circostanze misteriose... Un uomo che ha tutta la mia ammirazione e il mio rispetto. Tempo addietro ho scritto un racconto al riguardo, magari prossimamente potrei postarlo.
Scusa, ho divagato un po'. Racconto dolce e ineccepibile da un punto di vista stilistico, voto alto.
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Alberto Marcolli
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Re: Commento

Messaggio da leggere da Alberto Marcolli »

Messedaglia ha scritto: 29/10/2022, 15:18 Ciao Alberto,
continuo a sorprendermi per quante, anche se piccole, cose abbiamo in comune, nonostante apparteniamo a due generazioni e più in generale a due mondi diversi, anche per gli argomenti trattati in queste gare letterarie.
Qui su BA la passione per la lettura è d'obbligo. Quando facevo l'Editor per una casa editrice (come e quando l'ho già raccontato su una risposta a una precedente gara e non mi ripeto) mi avevano dato la possibilità, non so nemmeno io come, di scaricare praticamente l'80% dei romanzi pubblicati in Italia anno per anno. Giusto per non sbagliare li ho sempre memorizzati su uno dei miei vecchi computer, ma non me ne sono mai fatto niente. La carta è carta e leggere sul monitor lo facevo per lavoro, ma non è la mia passione.
Qualche anno fa un amico mi ha regalato per compleanno un Kindle e così ho pensato bene di riprendere quei file, mi sono scaricato l'applicazione Calibre, ogni tanto mi carico un libro sul Kindle e mi sono abituato a leggere anche in questo modo. I tempi cambiano e guai a non mantenerne il passo!
Non so se frequenti i mercatini dell'usato, roba da vecchi temo, ma il mio prossimo racconto in gara potrebbe essere quello con una mia reale esperienza in uno di questi luoghi.
Per momento grazie per la lettura. Non ti prometto di restituire il piacere, ma prima o poi lo farò.
Namio Intile
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Messaggio da leggere da Namio Intile »

Un buon racconto, Alberto.
L'ingranaggio tra narratore, voce narrante e punto di vista è ben costruito. Scarna ma efficace la sequenza dialogica.
Ti segnalo come unica imprecisione, nel discorso diretto finale, quel «ma sei sicuro Luca...» dove Luca è un vocativo e quindi necessita l'anteposizione di una virgola; quei puntini di sospensione inoltre, a mio avviso, sono fuori posto. La frase ha tutta l'aria di una domanda, perché evitare il segno adeguato?
I ricordi funzionano sempre, e i tuoi racconti sono infarciti di esperienze personali, ne abbiamo ben letti in questi mesi. Questa la forza e forse anche il limite.
Il climax del racconto secondo me poteva crescere in maniera maggiore se, anziché presentarci l'idilliaca scena iniziale, avessi optato per una descrizione diversa, di un padre meno ideale e più distratto, un padre assente seppur giustamente, per porre l'accento proprio su quella distanza tra padre e figlio. La scoperta casuale del figlio appassionato lettore (quasi di nascosto al padre) avrebbe innalzato la tensione e la scoperta avrebbe avuto tutt'altro effetto su di me, che ti leggo. La contrapposizione e il valore della rivelazione sarebbero stati di maggior evidenza e importanza.
La distrazione del padre infatti si desume ma non si evince in modo diretto dal testo. Forse è questo il limite dei ricordi, in quella necessità alle volte di assolversi, e quindi di tacere o di mancare di sincerità, pure senza volerlo.
A ogni modo, sono solo un lettore e il tuo rimane un ottimo testo.
A rileggerti
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Alberto Marcolli
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Re: Commento

Messaggio da leggere da Alberto Marcolli »

Namio Intile ha scritto: 07/11/2022, 18:29 nel discorso diretto finale, quel «ma sei sicuro Luca...» dove Luca è un vocativo e quindi necessita l'anteposizione di una virgola; quei puntini di sospensione inoltre, a mio avviso, sono fuori posto. La frase ha tutta l'aria di una domanda, perché evitare il segno adeguato?
Questi vocativi mi sfuggono sempre! Grazie. Ho già corretto.
Terrò conto del tuo suggerimento e scriverò una nuova versione del racconto cercando di seguire questa strada.
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Laura Traverso
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Messaggio da leggere da Laura Traverso »

Ho letto con interesse crescente il tuo bel racconto dove la passione per la lettura è stata trasmessa da padre a figlio.
Hai descritto in maniera eccelsa l'amore per i libri che, più o meno, appartiene a tutti noi che scriviamo. Perfetta la stesura del testo: scorrevole e con descrizioni molto accurate. Voto alto
Egidio
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Messaggio da leggere da Egidio »

Caro Alberto, complimenti! Si vede che sei un giornalista professionista.Infatti, scrivi in un italiano impeccabile e i tuoi soggetti sono concreti e reali. La tua è una narrazione a sfondo autobiografico di ottimo livello. Sviluppi un tema.molto dibattuto, in modo originale. Ti ho dato 4.
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"Human Take Away" è un racconto corale dove gli autori Alessandro Napolitano e Massimo Baglione hanno immaginato una prospettiva insolita per un contatto alieno. In questo testo non è stata ideata chissà quale novità letteraria, né gli autori si sono ispirati a un particolare film, libro o videogioco già visti o letti. La loro è una storia che gli è piaciuto scrivere assieme, per divertirsi e, soprattutto, per vincere l'Adunanza letteraria del 2011, organizzata da BraviAutori.it. Se con la narrazione si sono involontariamente avvicinati troppo a storie già famose, affermano, non era voluto. Desiderano solo che vi gustiate l'avventura senza scervellarvi troppo sul come gli sia venuta in mente.

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