Il concorso mondiale di poesia
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il tuo racconto è piaciuto molto, ma mi mette in difficoltà sul voto da dare. Lo stile mi piace, ma questa non è una novità ci hai abituati bene, l'idea è buona ma secondo me non è ben rifinita,
Mancano secondo me diversi dettagli e descrizioni che avrebbero dato dinamismo alla storia, per i esempio gli interventi dei giudici sono semplici dialoghi impilati, il narratore ci spiega solo chi sono ma non ci mostra altro.
Per il resto simpatico che un discendente di Vespa si chiami Guido Moto, come secondo me è interessante la riflessione sull'analfabetismo funzionale.
Per ora voto 3, ma se modificherai il testo cambierò volentieri il mio voto. In bocca al lupo.
- Roberto Bonfanti
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Apprezzabile, invece, l'allegoria della poesia e della sua critica, esasperazione degli odierni talent dove la forma è più importante del contenuto; questa sì, la trovo azzeccata come deriva culturale in chiave pop, come la scelta del nome del protagonista, veramente geniale Guido Moto discendente del nostro Bruno Vespa.
Il racconto è intrigante, ben scritto, ironico, ma non mi sento di dargli il massimo dei voti, mi fermo a un 4.
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Apprezzabile, invece, l'allegoria della poesia e della sua critica, esasperazione degli odierni talent dove la forma è più importante del contenuto; questa sì, la trovo azzeccata come deriva culturale in chiave pop, come la scelta del nome del protagonista, veramente geniale Guido Moto discendente del nostro Bruno Vespa.
Il racconto è intrigante, ben scritto, ironico, ma non mi sento di dargli il massimo dei voti, mi fermo a un 4.
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Commento: Il concorso mondiale di poesia
Trovo alcune frasi troppo lunghe. Si dovrebbe almeno interromperle con qualche virgola.
Es.
“Il pianeta viveva da tanti anni una situazione drammatica poiché il proliferare dell’intelligenza artificiale aveva causato una gravissima pandemia d’ignoranza, che vedeva le istituzioni assenti, ipocritamente impegnate ad arginare le grandi ondate immigratorie.”
Nel mio stile da scrittore (circa) di “corti” avrei scribacchiato:
“Il pianeta viveva da tanti anni una situazione drammatica. Il proliferare dell’intelligenza artificiale aveva causato una gravissima pandemia d’ignoranza, con le istituzioni assenti, ipocritamente impegnate ad arginare le grandi ondate immigratorie.”
Secondo esempio:
“l cittadino medio leggeva alla lettera un articolo di giornale, recependo il contenuto in maniera statica mentre il significato e ogni forma d’ironia o retorica non era compresa.”
“Il cittadino medio leggeva alla lettera un articolo di giornale, recependo il contenuto in maniera statica, mentre il significato e ogni forma d’ironia o retorica non era compresa.”
Ci sono altri esempi, ma lascio a te valutarne la necessità o meno.
Buon uso del “che” (mio noioso pallino), salvo un caso c.s.:
“... per dire che non aveva proferito neanche un verso, cercò di spiegare che quelle poche parole erano solo per capire se tutto fosse pronto,”
Per ovviare si potrebbe anche scrivere:
“... per dire che non aveva proferito neanche un verso, cercò di spiegare come quelle poche parole servissero solo per capire se tutto fosse pronto,”
Ho trovato nel racconto una apprezzabile vena umoristica, sufficiente ad appiopparti un bel quattro, ma varrebbe la pena lavorarci su ancora, come già ti hanno suggerito gli ottimi BRAVIAUTORI, che mi hanno preceduto.
Concordo sulla faccenda delle ondate migratorie. Evidente che le istituzioni avevano fallito il loro compito, vista la situazione creatasi.
- Domenico Gigante
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e divertente nella rimodulazione dei i nomi (Guido Moto/Bruno Vespa). Forse troppo lucidità è razionale, poco empatico, ma credo che l'intenzione fosse proprio questa.
- Marino Maiorino
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Dai una bella scossa ai "critici", quelli che criticano molto ma poetano (o dipingono, o scrivono, o comunque fanno) molto poco.
Il che mi induce a pensare che la tua sia una critica più ampia a una società che più perde intelletto, meno potrà recuperarlo: nel tuo racconto il concorso si svolge dopo alcuni anni di discesa culturale, e si comprende che la risalita è in realtà una gran fregnaccia.
E chi potrà realmente distinguere il buono dal cattivo? Guido Moto se ne rende conto perché è toccato in prima persona, perché lui è(era) di quelli che fanno, ma saprà resistere alla fama? Manterrà intatto il proprio spirito o si adeguerà?
Credo tu faccia riferimenti non tanto velati a noi su BA, nel bene e nel male: noi creiamo, ma quanto possiamo essere certi di essere compresi persino tra noi?
Il timbro usato per il linguaggio non mi è piaciuto terribilmente, ma è una questione di gusto: riconosco che è azzeccatissimo per il racconto.
Grazie e a rileggerti!
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L'Altro
antologia AA.VV. sulle diversità del Genere Umano
Attraverso il concorso "L'Altro - antologia sulle diversità del Genere Umano", gli autori erano stati chiamati a esprimersi sulle contrapposizioni fra identità, in conflitto o meno, estendibili anche a quelle diversità in antitesi fra di loro come il terreste e l'alieno, l'Uomo e l'animale, l'Uomo e la macchina, il normale e il diversamente abile, il cristiano e il musulmano, l'uomo e la donna, il buono e il cattivo, il bianco e il nero eccetera. La redazione cercava testi provocatori (purché nei limiti etici del bando), senza falsi moralismi, variegati, indagatori e introspettivi. Ebbene, eccoli qua! La selezione è stata dura e laboriosa, ma alla fine il risultato è questo ottimo libro.
A cura di Massimo Baglione.
Copertina di Furio Bomben.
Contiene opere di: Furio Bomben, Antonio Mattera, Maria Letizia Amato, Massimo Tivoli, Vespina Fortuna, Thomas M. Pitt, Laura Massarotto, Pasquale Aversano, Ida Dainese, Iunio Marcello Clementi, Federico Pavan, Francesca Paolucci, Enrico Teodorani, Giorgio Leone, Giovanna Evangelista, Alberto Tivoli, Anna Rita Foschini, Francesco Zanni Bertelli, Gabriele Ludovici, Laura Traverso, Luca Valmont, Massimo Melis, Abraham Tiberius Wayne, Stefania Fiorin.
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Una collaborazione, di qualunque natura essa sia, diventa uno stimolo, la fusione di peculiarità ben definite, la concretizzazione di un'intesa, la meraviglia di scoprire quel qualcosa che individualmente non si sarebbe mai potuta fare. È una prova, una necessità di miglioramento, il superamento dei propri limiti stilistici o di quei blocchi creativi che sovente ci pongono di fronte a un disarmante "foglio bianco". Gli autori di questa antologia ci hanno voluto provare.
A cura di Massimo Baglione.
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