Una giornata infernale

Spazio dedicato ad Anonimania 2023 (febbraio)

Moderatore: Il Guru

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Una giornata infernale

Messaggio da leggere da Il Guru »

leggi documento Spiacente ma, in questo browser, la lettura a voce non funziona.

Seduta in un angolo dell’ufficio c’è Margie che sta fissando le pareti color giallo smorto. Quasi estraniata dalla realtà, sussurra: ─ Questa è un’ottima tinta per incitare la gente al suicidio; per fortuna sono lontana da qualsiasi finestra.
Si volta verso il collega e urla: ─ Jack? Hai della pemolina? Ho bisogno di qualcosa per tirarmi su.
Jack, completamente sdraiato sulla scrivania color giallo harakiri, alza la testa e balbetta: ─ Mi dispiace Margie, ma ho solo dell’inositolo, nulla che possa sistemarti. ─ e mentre cerca di sistemare la sedia sotto il sedere, continua: ─ Ho sentito dire che la farmacia aziendale ha del Caert, anfetamina pura, chiedi a loro.
La collega fa un cenno di assenso. Dopo secondi che sembrano decenni, si alza in piedi e si trascina verso il Capo ufficio: ─ Al? Io vado giù a prendere qualcosa. Non riesco a lavorare in queste condizioni.
L’uomo, concentrato sul dorso della propria mano, risponde automaticamente: ─ Ok, fa presto.
Al rinsavisce per un microsecondo e le chiede di prendergli dell’anfetamina: deve andare a teatro e vuole godesi ogni allucinazione.
La donna si incammina verso l’ingresso dell’edificio dove incontra dei ragazzini che si sono radunati intorno alla drug-machine.
Ancora intontita, pensa: “Sicuramente hanno scoperto che la macchina distribuisce l’Exit (l’ultima opera della DrugArs). Senti come urlano quegli idioti! E tutto per una nuova pillola!”
Lei l’ha già provata: nulla di interessante.
La donna arriva al drugstore e si rivolge al commesso: ─ Ciao Archie. Come butta?
Archie, un bell’uomo sulla cinquantina, risponde in modo squillante: ─ Bene. Ho preso del Pisot, anfetamina liquida, ora sono nello spazio.
Infervorato, continua: ─ Cosa ti serve?
─ Sono piuttosto sconnessa. Hai qualcosa per darmi la sveglia?
─ Vuoi delle droghe generiche o di marca? Le prime costano poco, ma non ti danno una buona spinta, i prodotti di marca, invece, ti lanciano diritto verso le stelle e valgono tutti i soldi che spendi.
Margie, con la testa che si sta per scaraventare sul bancone, biascica: ─ Sono al verde, dammi la porcheria statale.
─ Ecco a te della destroanfetamina; non iniettarla, inghiotti e aspetta qualche minuto.
Prende il pacchetto e paga.
Si dirige verso il parco aziendale dove c’è una zona drug&relax e si sdraia su una panchina a giaciglio.
Assume la polverina senza acqua e fissa il cielo. Attende che la sostanza faccia effetto.
La sua amica Rosa è seduta poco distante e si sta facendo con una pressiringa. Si sta iniettando un liquido di color azzurro, sicuramente è un antidepressivo. La donna sembra un cadavere in rigor mortis.
Margie, in un totale stato di insensibilità emotiva, ritiene che Rosa debba ringraziare il Ministro della Sanità per aver autorizzato l’uso dell’insert sottocutaneo (un tubicino a pressione direttamente collegato con la vena). Fare una puntura con l’ago su quella carne dura e rigida sarebbe molto difficile.
Arriva il buio. Margie è in totale blackout.
Dopo una decina di minuti ritorna cosciente: “Stupida roba da pochi soldi”.
Il principio attivo ha già finito il suo lavoro.
“È meglio che rientri prima che il Capo cominci a detrarmi le ore di assenza. Ho esaurito tutte le pause contrattuali”.
Margie si avvicina a Rosa e verifica le sue condizioni fisiche. Sembra morta. Con estrema dolcezza le estrae la pressiringa e la mette nell’apposito contenitore disinfettante: “Che bella custodia, voglio anch’io la faccia di Calvin che fa le boccacce”. Poi le prende il polso e pigia tre volte il tasto sul braccialetto viola.
Si è attivata la richiesta di aiuto alla squadra sanitaria “Risuscita”. Arriverà in sette minuti.
Annoiata, lascia il corpo a se stesso e si dirige verso l’ufficio: “Devo cominciare a lavorare”.
Controlla se in borsa ha qualche Raer, creatina, ma nulla.
Prima di ritornare al lavoro decide di passare da “Chocolait” a prendere delle brioche per i colleghi e per il Capo: “Lo prendo per la gola! Forse riesco a convincerlo a non farmi recuperare qualche ora”.
Aspetta in coda fuori dalla pasticceria. Due ragazze si stanno sistemando il trucco; si passano sulle labbra del Pstar rosso fuoco, MDMA, ottimo eccitante sessuale.
La pubblicità progresso sconsiglia l’uso smisurato degli eccitanti sessuali.
Margie sorride e pensa allo slogan: “Un uso eccessivo del Pstar può causare disattenzioni”.
In un delirio filosofico, continua con le sue elucubrazioni: “Ossia: se sei troppo eccitata, non ti prendi il tempo necessario per costringere il tuo uomo a indossare le protezioni”. E comincia a ridere.
La fila non si nuove e Margie continua a fissare le splendide adolescenti: ”Che bell’età. Sempre alla ricerca di nuove droghe con la sola voglia di fare esperienza. Noi adulti prendiamo: una pillola per svegliarci, una per metterci in moto, una per lavorare e una per diventare più socievoli. E alla sera, una serie di pasticche per rendere il sesso più interessante”
La fila comincia a scorrere e le ragazze urlano e salutano due ragazzi palestrati. Cento chili di muscoli creati con gli anabolizzanti.
Margie sentenzia: “Sono troppo vecchia per capire come un ragazzo possa assumere degli steroidi per poi non riuscire nemmeno ad alzare la borsa della spesa” e con un senso di vittoria conclude: “E poi diciamocelo: se usi degli anabolizzanti a basso costo, poi, devi prendere delle pillole colorate per avere rapporti sessuali”.
È il turno di Margie: ─ Ciao Agnes. Vorrei 7 brioche e una bottiglia di vaniglia al pistacchio.
La commessa, servizievole ed eccessivamente attiva: ─ Sulle brioche vuoi una spolverata di Gotu Kola? È appena arrivata dall’Australia.
─ Si, ma non farmi spendere molto. Prendo i soldi venerdì e devo ancora comprarmi la scorta di cibo per il fine settimana.
─ Non preoccuparti.
─ Ok, grazie.
Margie paga ed esce.
Ha dimenticato la bottiglia di vaniglia sul bancone: “Che palle! Non torno indietro”.
Irritata, grida al vento: ─ Che giornata di merda!
Si ferma al passaggio pedonale in attesa del semaforo verde. Passa un pullman sulla cui fiancata vi è un cartello pubblicitario del solito candidato alle elezioni con scritto: “Più finanziamenti alla droga di Stato. Per una salute migliore”.
“Che slogan idiota!” pensa.
Verde. Attraversa la strada e si dirige verso il parco aziendale. Sembra che la “Resuscita” abbia trovato l’amica.
“Butta male; la stanno coprendo con un lenzuolo giallo”.
Controlla l’orologio: “Forse dovrei avvertire la figlia. No, è meglio di no. Non ho voglia di sentire qualcuno piangere. Magari le mando un messaggio al cellulare”.
Il suo pensiero apatico va alla ragazzina: “Certo che Emma è decisamente sfortunata: un anno fa ha perso il nonno, poi il papà e ora la mamma. Con molta probabilità erano dei poveracci che prendevano la solita robaccia di Stato”.
Margie continua per la sua strada senza fermarsi: “Sono problemi dell’orfana: non me ne importa nulla”.
Sale le scale e rientra in ditta.
Si affaccia all’ufficio del Capo: ─ Sono rientrata.
L’uomo, in un barlume di lucidità mentale: ─ Hai portato le mie …
La donna si picchia sulla fronte:─ No. Accidenti! Me ne sono dimenticata.
Senza neppure attendere la replica del superiore, ritorna alla sua scrivania.
È annoiata. Per fortuna il PC è già acceso. Non deve accenderlo.
Guarda le previsioni meteo sul cellulare: “Dicono che domani pioverà. Irrilevante! Io starò in questo buco giallo ansia tutto il giorno”.
Apre la borsetta, estrae la pressiringa e con una certa destrezza la infila nell’insert del braccio.
Margie vorrebbe essere più ricca per permettersi un insert sicuro nella tempia: “Deve esser una figata pazzesca. Un flash immediato”.
Nella stanza entra Dero. È un pazzo scatenato. Quest’uomo si spara della schifezza per rendersi violento, psicopatico e super macho. È pericoloso! Girano voci che abbia squartato delle donne e che sia stato assolto dal tribunale per infermità mentale.
Margie lo fissa con disgusto ed eccitazione. Alla fine sancisce: “È un bell’uomo, ma devo stargli alla larga. Non vorrei vederlo segarmi una gamba e poi mangiarsela”.
Suona il cellulare: è Padre Fallon.
“Quell’idiota vuole che gli confermi la presenza alla messa di sabato. Che palle!”
Margie frequenta la Chiesa solo perché le regalano degli ottimi allucinogeni.
Stanca e depressa conferma l’appuntamento per non perdersi gli omaggi.
La ragnatela che intrappola la mente di Margie si dipana e improvvisamente si ricorda che ha in mano le brioche.
Si alza dalla scrivania e va a portare i dolci ai colleghi.
La prima brioche la lascia a Jack che è praticamente sotto la scrivania: gli sta colando la bava dalla bocca. Ha di nuovo litigato con la moglie e sicuramente ha preso il solito estraniante.
Incurante di quella visione, si reca all’ingresso dove trova le due ragazze della reception che si stanno toccando i volti reciprocamente: è come se vedessero un esser umano per la prima volta.
Non le disturba.
Abbandona le brioche sulla scrivania con un bel bigliettino. Non si ricorda cosa ha scritto: “Ma a chi importa?”
Passa dagli altri tre colleghi gridando loro: ─ Per fortuna c’è qualcuno che lavora!
Offre loro i dolci e viene ringraziata calorosamente.
Ultima tappa: il Capo.
─ Facciamo che ti regalo una brioche e tu mi lasci andare a casa. Oggi non è proprio giornata; recupero domenica.
─ Ok va bene. Passa da Lucius e fatti dare qualcosa per tirarti su.
─ Non ho soldi per quelle pillole preziose. Vado. Ciao.
─ Ok, ciao.
Margie si dirige verso l’uscita dell’ufficio e chiama il servizio “Taxiviola”: il trasporto pubblico per invalidi mentali momentanei: “Che modo carino per dire persone completamente fatte!”
Persa nei suoi pensieri: “Abbiamo un servizio di Stato eccellente: per evitare che qualcuno guidi in pessime condizioni, gli viene garantito un servizio taxi gratuito. Appena sali, ti fanno un test del sangue e se superi la soglia massima di eroina consentita, vieni segnalato alle autorità sanitarie. Ma i test sono sempre negativi. Basta pagare...”
La donna entra nell’auto e si sdraia nel letto posteriore. Si attacca alla flebo ricostituente, anche questa offerta dall’ente statale, e dà indicazioni all’autista: ─ Manson Street 25. Con calma, non ho fretta.
Margie ha bisogno di energia per affrontare la figlia a casa. L’acido comincia a fare effetto, un po’ troppo velocemente. Guarda il finestrino alla sua destra e vede dei dinosauri che azzannano un drago cavalcato da un orso giallo. Dopo alcuni minuti, realizza che è un film.
Si volta verso l’altro finestrino e vede una serie di case e di teste che scorrono. Un senso di vomito l’assale; deve guardare davanti. La flebo è finita, non è servita a nulla.
Il film è interrotto da uno speciale del notiziario. Il politicante di turno è entrato nelle carceri a fomentare i detenuti con lo slogan: “Più eccitanti per tutti”.
Margie non ne capisce il senso, ma non è importante. Per fortuna torna l’orso giallo che stacca a morsi la testa di un pterodattilo.
Il taxi parcheggia davanti a casa. Con l’aiuto dell’autista scende dalla macchina e si incammina verso la porta.
La donna sorride: “Sia benedetto chi ha inventato i numeri civici grandi due metri per uno. Ora sbaglio la porta solo una volta su dieci, facciamo una su cinque”.
Ringrazia anche per l’apertura con l’impronta digitale. “Una volta ti sentivi un dio se riuscivi a infilare la chiave nella toppa. Era una storia da raccontare ai nipoti davanti al fuoco”.
Margie osserva i vicini prima di entrare: “Quanta gente fortunata!” Vede persone rilassate ovunque: in un’amaca, stese in giardino e sul tetto. L’amica Emma è nuda in piscina: “Quella donna ha bisogno di mangiare, è emaciata”.
E poi ci sono i soliti barboni sdraiati sulla strada:una vergogna per una società civile. E poi, il camioncino delle caramelle a domicilio cambia strada per non essere derubato da quegli zombie.
Margie entra in casa e vede la figlia Nan che sta facendo i compiti. Un cenno di saluto e poi corre verso la vasca da bagno.
La droga la confonde. Crede di pensare, ma in realtà parla ad alta voce: ─ Che palle questa ragazzina. È un’intelligentona arrogante. Prende le pillole solo per divertirsi. Si sente migliore di me. ─ continua incattivita: ─ Ma crescerà! Conoscerà i ragazzi e il sesso. E vedrai quante pilloline colorate prenderà.
In una rabbia crescente: ─ La principessa sul pisello si rifiuta di fare l’insert nel braccio. Dice che non è ancora il momento. Quel mostriciattolo deve capire che la vita è dura. Deve crescere in fretta.
Si arrende ai suoi pensieri, assai confusi: ─ Questi stupidi movimenti studenteschi che incitano all’astinenza moderata. Sono ridicoli!
Apre lo scaffale bagno e cerca il bagnoschiuma al benzodiazepine, nel mentre continua con le sue elucubrazioni: ─ E poi leggi sui giornali che il sabato sera si bevono ettolitri di vodka, litigano e si sparano addosso ─ ridendo istupidita: ─ Ringraziamo la legge “Burkara” che non permette di incriminare l’incapace di intendere e volere temporaneo per aver ucciso qualcuno. Una semplice multa e sei fuori.
Completamente fuori di sé: ─ Certo che se è tua figlia a essere massacrata... poi ti girano le scatole. Però oggi funziona così.
Margie entra nella vasca, apre l’acqua calda e accende qualche candela aromatizzata al gelsomino. Guarda gli ultimi messaggi al cellulare. Non le interessano. Li cancella senza nemmeno leggerli.
Mette su po’ di musica e si inietta del rilassante.
Sebbene sia rintronata, nota che l’acqua della vasca sta salendo eccessivamente. Cerca di chiudere il rubinetto ma in quel momento l’operazione è complessa. Riesce a prenderlo, ma non si ricorda da che parte deve girarlo. L’acqua comincia a tracimare; per fortuna ha installato delle griglie di scolo sotto la vasca rialzata.
L’assicurazione ha imposto queste precauzioni per evitare dei rimborsi per allagamento.
Acqua chiusa.
Margie si accorge di essere entrata vestita e grida: ─ Accidenti! Tutte le volte.
Deve uscire dalla vasca e spogliarsi: ─ Che bell’idea i bottoni a strappo! Le asole di un volta erano un incubo.
Finalmente nuda, entra.
Si è dimenticata di togliersi le calze. Le leva e le getta fuori, ma la forza del tiro è insufficiente, così cadono nell’acqua. Lei le fissa annegare. Sembrano dei neonati che affogano. È affascinante.
La mente rallenta. Il tempo rallenta. La vita rallenta. Non si ricorda … cosa deve ricordare.
Il cuore rallenta e si calma. Il cervello si spegne.
Vorrebbe vivere in questo stato per l’eternità: un bagno caldo e tanta tranquillità.
Un ultimo pensiero prima di addormentarsi: “Mi piacerebbe avere una figlia”.

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N.d.A.: il presente racconto è frutto di pura fantasia e ambientato in un mondo immaginario. Eventuali riferimenti alla realtà sono da ritenersi casuali e comunque finalizzati alla sola creazione narrativa
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Re: Una giornata infernale

Messaggio da leggere da Il Guru »

Ringrazio l'autrice o l'autore (non ricordo bene) di "Una giornata infernale" per aver voluto aggiungere, su mia richiesta, la nota finale.
Un mio scrupolo, probabilmente superfluo, ma in vista di una possibile pubblicazione futura sull'e-book.
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Messaggio da leggere da Il Guru »

Riassunto: Giornata in una società distopica che, in quanto tale l'ambiente, non sembra nemmeno tanto "infernale", ma perfettamente in media con quelle che devono essere le giornate lì. Tuttavia questa, per la protagonista, sembra l'ultima.

A modo suo, bello: descrive una società fondata su droghe e ricostituenti di ogni tipo, dove una comune impiegata tira avanti passando da una sostanza all'altra, mentre tutti intorno a lei fanno la stessa cosa, a tratti morendo, non pensando sempre.

La giornata della protagonista è certamente infernale, ma quel mondo è talmente allucinato da farla sembrare persino normale. L'Ombra che ha partorito questo racconto ha del talento: nonostante descriva persone che tutti eviteremmo come la peste, ce le fa sembrare di una quotidianità straordinaria, grazie al comportamento e ai pensieri della protagonista, che non si scompone di fronte a nulla, si tratti della morte di una conoscente, dell'incontro col potenziale assassino o del fatto di essere sul punto di passare a miglior vita.

Ci sono alcuni errori, qualche ripetizione di troppo (quel "poi" affolla più di una frase) e almeno una forma desueta, però il racconto, sebbene non sembri stimolante, si fa leggere senza stancare e, se fosse il mio genere (ma non lo è) e non contenesse errori (ma ne ha), potrebbe prendere il massimo dei voti.

Per l'Ombra che lo ha scritto, segnalo queste cose:

Errori:

un pterodattilo(uno pterodattilo)

Apre lo scaffale bagno e cerca il bagnoschiuma al benzodiazepine, (intanto, alle benzodiazepine o alla benzodiazepina. Poi cos'è lo "scaffale bagno"? Era: "Apre l'anta dello scaffale in bagno"?)

Si è attivata la richiesta di aiuto alla squadra sanitaria "Risuscita"

(non sarebbe sbagliato, ma la stessa squadra viene chiamata "Resuscita" poco dopo. Già che suona meglio, cambierei il primo, per chiamarla sempre solo "Resuscita")

Mette su po’ di musica e (manca "un" prima di "po' di musica")

frase da migliorare:

Margie, con la testa che si sta per scaraventare sul bancone,

(propongo: Margie, con la testa che sembra precipitare sul bancone,)

Forma desueta:

Passa un pullman sulla cui fiancata vi è un cartello pubblicitario

(Passa un pullman sulla cui fiancata c'è un cartello pubblicitario)

Non dico nulla della punteggiatura in generale, che più o meno ci può stare, ma due cose sì:

1) Qui una virgola ci vuole per forza, visto che ce n'è una di chiusura dopo la parola "consentita", ma manca quella di apertura, da mettere dopo la "e":

Appena sali, ti fanno un test del sangue e [virgola] se superi la soglia massima di eroina consentita, vieni segnalato alle autorità sanitarie.

2) Qui invece la virgola andrebbe sostituita con tre puntini di sospensione, oppure da un punto fermo

La donna sorride: “Sia benedetto chi ha inventato i numeri civici grandi due metri per uno. Ora sbaglio la porta solo una volta su dieci,[<-...] facciamo una su cinque”.

Ripetizioni da evitare:

(e) poi (troppo ricorrente)

nulla che possa *sistemarti*. ─ e mentre cerca di *sistemare* la *sedia* sotto il *sedere*

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Messaggio da leggere da Il Guru »

Al di là di ogni altro genere è un racconto satirico. La satira è l'elemento essenziale e l'oggetto di questa satira è, a mio avviso, duplice: la moderna società e, in particolare, il suo bisogno di anestetizzare i cittadini con la prescrizione sistematica di psicofarmaci (che pare stia diventando una piaga, soprattutto negli USA con il ricorso endemico a farmaci oppiacei) e in via secondaria ai rapporti tra persone in ambito lavorativo, amicale, famigliare.

Direi che l'intento è in parte riuscito. La descrizione di una società a tal punto distopica da lasciare solo spazio al consumo orgiastico di sostanze chimiche induce me lettore a riflettere su quanto sta accadendo, meno sulle conseguenze. Meno perché da questo punto di vista il racconto sfiora il grottesco. La società distopica oggetto della satira è grottesca al punto da far perdere mordente alla satira stessa. Su questo particolare l'autore dovrebbe riflettere.

D'altro canto il pensiero dell'autore su come si sia ridotta la nostra società fa capolino più volte, mediato dai pensieri della protagonista, e indica una strada (le idee dell'autore), come qui: ”Che bell’età. Sempre alla ricerca di nuove droghe con la sola voglia di fare esperienza. Noi adulti prendiamo: una pillola per svegliarci, una per metterci in moto, una per lavorare e una per diventare più socievoli. E alla sera, una serie di pasticche per rendere il sesso più interessante”.

La considerazione tradisce anche un certo moralismo, ma tant'è.

Il racconto si affaccia appena anche su di un rapporto madre figlia al contrario e poi chiude, a mio avviso frettolosamente, con un bel sogno e tanti bei, neanche troppo distopici, propositi di maternità.

Il finale, come dicevo su, è forse un po' tagliato, ma la peggior pecca del racconto è l'infodump. L'intera narrazione è infarcita di informazioni non richieste.

Ad esempio: la macchina distribuisce l’Exit (l’ultima opera della DrugArs). O ancora, appena un po' più giù: Ho preso del Pisot, anfetamina liquida, ora sono nello spazio.

Che sia un'anfetamina liquida od un'opera di una fantomatica DrugArs, a me che leggo importa poco.

O qui ancora: "Si sta iniettando un liquido di color azzurro, sicuramente è un antidepressivo. La donna sembra un cadavere in rigor mortis.
Margie, in un totale stato di insensibilità emotiva, ritiene che Rosa debba ringraziare il Ministro della Sanità per aver autorizzato l’uso dell’insert sottocutaneo (un tubicino a pressione direttamente collegato con la vena).

Che sia un antidepressivo quel liquido azzurro o sapere cos'è una pressiringa o un insert sottocutaneo a me lettore non importa.

Il racconto è letteralmente infarcito da simili precisazioni, che a lungo andare annoiano. Perché si sa che sono inventate. Il punto non è essere precisi con le tue invenzioni, il punto è adoperare la satira per criticare certe derive della società attuale. E tra un'assunzione di cocaina e una di anfetamina a volte pare che l'autore se ne dimentichi e si faccia prendere la mano.

Da asciugare, rendere meno grottesco e meno particolareggiato per lasciare la satira mordere e far il suo lavoro.

Per il resto la forma è ottima, denota di certo una buona penna.

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Aquatarkus
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Re: Una giornata infernale

Messaggio da leggere da Aquatarkus »

Ho atteso fino alla fine il colpo di scena: una nuova droga che schiarisca per sempre la testa dalla nebbia provocata da tutte le altre, una pastiglia che faccia vedere alieni invasori che in realtà esistono veramente, la rivelazione che in quel mondo la lettura di un libro di Austen accompagnata dalla giusta molecola può provocare viaggi psichedelici più soddisfacenti. Un colpo di scena qualsiasi, un inaspettato intreccio: non è arrivato. Il racconto è un lungo ed elaborato prologo per qualcosa che non accade. Voto: 3
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In un futuro distopico, dove le droghe sono libere e tutti eccedono dell’utilizzo, seguiamo una giornata confusa insieme a Margie, un’impiegata.

L’idea è interessante, sembra essere presente una critica alla società odierna e alla sua smodata ricerca della velocità e dell’efficienza, insostenibile senza degli “aiutini” che, però, ottengono il risultato opposto.

Il racconto è descrittivo e confusionario, l’effetto magari è voluto, potrebbe essere che l’ombra voglia rispecchiare lo stato della protagonista.


La prosa presenta varie ripetizioni e troppe spiegazioni.


Secondo me l’autore o l’autrice dovrebbe espandere il racconto e andare più in profondità con i personaggi.

Magari arrivare anche a un romanzo vero e proprio, per capire le motivazioni dietro questa società e alle azioni del governo.

Magari c'è un disegno, magari Margie può diventare una sorta di eroina e non solo una vittima di questa società.

Forse per gusto personale ma il racconto non riesce a colpire nel segno, tuttavia è indubbio che sia un testo di valore.

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L’autore non è un sostenitore delle droghe e della loro liberalizzazione, oppure il contrario e vuole farci riflettere sull’arancia meccanica. Il racconto mi piace e gli perdono il monotono flusso di coscienza della protagonista.
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L’idea dell’autore è interessante, davvero interessante. Scandalosa al punto che la giuria ha ritenuto opportuno aggiungere la postilla finale (che peraltro non mi permetto di giudicare, ovviamente…)? Direi proprio di no! Una società in cui le droghe sono legali e incentivate vi pare strana quando al giorno d’oggi le sigarette si trovano anche nei distributori automatici? Oppure dove in TV, negli intermezzi pubblicitari dei programmi per famiglie, si vedono pubblicità di liquori di ogni tipo? O dove il turismo vitivinicolo è incentivato e finanziato dallo stato? L’alcool non è forse la quinta droga più pericolosa al mondo, secondo LANCET? L’autore meriterebbe un voto alto già solo per questa sua idea, dunque. Purtroppo manca qualcosa che renda la narrazione interessante (un colpo di scena finale, una tragedia…): l’impressione è che tutto scorra liscio, forse fin troppo. La scrittura, a parte qualche piccolo errore, è di buon livello ma i dialoghi e i pensieri della protagonista mi paiono un po’ ingessati e inverosimili, forse più moraleggianti di quanto dovrebbero essere e poco colloquiali.

Nel complesso comunque non posso scendere sotto un

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Il punto forte di questa storia è senza dubbio il rendere normali cose e azioni che di normale non hanno nulla, a partire da quanti particolari sono presenti nelle descrizioni delle droghe. Racconta una società ormai del tutto incapace di prendersi cura di sé, addirittura, incapace di vivere, senza l'ausilio di un "qualcosa di esterno", qualcosa che alteri le emozioni nella speranza di stare meglio. Insomma, una società in cui la droga, con le sue diverse tipologie, è diventata la risposta a tutti i problemi che può avere un individuo (questa cosa può essere traslata anche su altro, ma in questo caso le sostanze stupefacenti sono più che azzeccate). Un bel racconto, anche se personalmente lo avrei accorciato un pochino, soprattutto nella parte centrale, per quello che vuole fare.

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Kriminal.e è una raccolta di testi gialli "evoluti", che contengono cioè elementi tecnologici legati all'elettronica moderna.
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E chi? E come?
L'avventura post-apocalittica ad alta tensione qui narrata proverà a rispondere a questi interrogativi.
Di Massimo Baglione.

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La Gara 62 - La famiglia

(gennaio/febbraio 2017, 35 pagine, 763,98 KB)

Autori partecipanti: nwIda Dainese, nwGiorgio Leone, nwAlberto Tivoli, nwMirtalastrega, nwAngela Catalini, nwLaura Usai, nwPatrizia Chini, nwGabriele Ludovici, nwFabrizio Bonati, nwFrancesca Facoetti,
A cura di Massimo Tivoli.
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La Gara 70 - Troppo tardi

La Gara 70 - Troppo tardi

(aprile 2018, 20 pagine, 663,34 KB)

Autori partecipanti: nwRoberto Bonfanti, nwPatrizia Chini, nwDaniele Missiroli, nwGabriele Ludovici, nwIda Dainese,
A cura di Lodovico Ferrari.
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La Gara 22 - Un'estate al mare.

La Gara 22 - Un'estate al mare.

(luglio 2011, 40 pagine, 693,14 KB)

Autori partecipanti: nwSer Stefano, nwAleeee76, nwMastronxo, nwArditoeufemismo, nwTania Maffei, nwStefano di Stasio, nwMorgana Bart, Polissena, nwSkyla74, nwLicetti,
A cura di Licetti.
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