L'estraneo interiore
Moderatore: Il Guru
L'estraneo interiore
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Intanto, non è un racconto, ma il riassunto di alcuni concetti di psicoanalisi (non importa se più lacaniana, freudiana o junghiana o altro, fa lo stesso), dove non esce che questo: il protagonista trova il suo inconscio e ne resta traumatizzato, ma solo dopo un preambolo di ben 3.697 battute che sa di lezione di psicoanalisi o saggio (peraltro di una psicanalisi molto ai primordi).
Nonostante i seguenti 5.596 caratteri, un racconto vero e proprio, che trascini e renda partecipi, per me non c’è: sembra sia descritto un sogno lucido, ma in modo vago; si ripete che si provavano sensazioni terribili o angosciose, ma non si stimola davvero il lettore a entrare in quello stesso stato nemmeno indirettamente. Insomma, alla fine, non trasporta e non convince. Lo stile - non so se volutamente o meno - appare arcaico.
All'Ombra che lo ha scritto mi permetto due suggerimenti: far sì che il racconto sia in una lettera, trovata da qualcuno, di una persona nata prima di Freud (Breuer, suo maestro, non sarebbe male), il che intanto giustificherebbe lo stile a tratti vetusto, oltre alle forze misteriose (Breuer praticava anche l'ipnosi, e magari si potrebbe giocare sull'autoipnosi).
Comunque il preambolo è troppo lungo, va accorciato, e bisogna invece cercare di far provare sentimenti al lettore anziché far "vorticare in un maelstrom di terrore inconoscibile" la coscienza, cosa parecchio difficile da immaginare. Proviamo a calarci "in un pozzo nero, circondato da ombre striscianti che brulicano tutto intorno, iniziano a camminarci sulla pelle e, senza che possiamo muoverci, entrano attraverso i nostri pori, sollevando a ondate la nostra pelle. E a ogni ondata un ricordo si sfalda, si rompe, e con esso la nostra anima che urla impotente, mentre dei lampi di luce all'improvviso pulsano di lato - ma no, non è luce da fuori, sono gli assoni nel nostro cervello che gridano, a modo loro, disperati! (...)". (o una cosa del genere).
VOTO: 1
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Quest'ombra spende innumerevoli caratteri per fare lo stesso, solo che non è al livello dei due grandi autori sopra citati.
VOTO: 2
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La mancanza di paragrafi o di pause evidenti rende però il testo difficilmente digeribile, poi per i primi due terzi non succede niente: è solo una dissertazione che non porta a nulla; sembra che inizi qualcosa con il ricordo del sogno, ma non arriva niente di fatto.
Il racconto sembra improntato con uno stile lovecraftiano, ma manca sia la tensione che l’orrore perché riesca a provocare una reazione nel lettore.
Purtroppo non c’è una storia.
L'ombra, secondo me, dovrebbe pensare di più al concetto di narrazione in senso classico, ad esempio pensando in termini di trama, personaggi e ambientazione, per poi eventualmente sperimentare come tentato di fare qui. All’autore o autrice non manca né il talento né la capacità di scrivere bene.
VOTO: 2
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- Maria Spanu
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Re: L'estraneo interiore
Questo è un viaggio descritto, a mio parere, magistralmente (la tecnica di scrittura e la conoscenza del vocabolario italiano) che rappresenta alla perfezione il dubbio, la paura, la curiosità di un mondo che effettivamente non siamo in grado di comprendere e spiegare. Un mondo che non è affatto facile descrivere, ma quest'ombra lo ha fatto in un modo molto personale e sincero, dando quel colore allo scritto che viene visto solo dalle persone che hanno "uno spirito sensibile capace di meravigliarsi delle piccole cose, come i bambini"(cit) . Evidentemente, nel 2023, questa capacità è sempre più rara visto che siamo completamente assuefatti dal materialismo e dall'unico desiderio di "apparire" ma non di "essere".
Ripeto, magari non troviamo personaggi come Zeno o Moscarda a farci compagnia ma troviamo una persona sensibile che racconta se stesso nel profondo, nel profondo delle sue paure, per questo almeno dobbiamo averne RISPETTO.
VOTO 5
- Massimo Baglione
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Re: L'estraneo interiore
Re: L'estraneo interiore
sincero. È scritto bene e rispetta tutti i canoni di una buona scrittura?
Non sono un professionista ma, da quello che ne capisco, direi proprio di
sì. Pertanto il racconto in esame, anche solo per questo punto, già
meriterebbe la sufficienza. Ha inoltre il plus di abbinare questa ottima
scrittura, persino sovrabbondante di particolari, a concetti piuttosto
difficili da far passare: il risultato è una comprensione facile e
intuitiva. Non c’è una trama vera e propria? È vero. Non ci sono emozioni
vive e lampanti, momenti topici o sequenze emozionanti? È altrettanto vero.
Ma la letteratura, fino a un centinaio di anni fa, era anche (anzi,
soprattutto) questo: non mi pare il caso, pertanto, di buttare al macero
tanta storia. Non do il massimo dei voti solo perché, a mio parere, nella
parte iniziale sono presenti un po’ troppe ripetizioni di concetto: una
scorciatina avrebbe forse giovato. Nel complesso comunque lo reputo un buon
lavoro, pertanto
VOTO: 4
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A metà racconto, o poco più, il narratore diviene un io narrante, si immedesima nel protagonista e segue le sue vicende passo passo. È questa la vera sequenza introduttiva del racconto, con un breve seguito in parte narrativo, in parte descrittivo, e di nuovo argomentativo. L'impostazione che l'autore ha scelto è, per forza di cose, farraginosa. Peraltro il nuovo narratore cambia anche i tempi verbali, che dal presente scivolano nel passato, per ricordare probabilmente. Un effetto voluto, a mio avviso.
Nel breve periodo di epilogo l'io narrante rimane tale, ma recupera il tempo presente dell'inizio e continua ad argomentare, o riflettere sull'argomento principale.
Dunque il racconto c'è, esiste una organizzazione del testo in funzione della storia narrata. Non si tratta di un "saggio" (come affermato da alcuni), ma l'intento didascalico è preponderante e forse un po' asfissiante per un racconto tanto breve. In poche parole il racconto, a mio avviso, manca di equilibrio preferendo l'autore affidarsi a sequenze argomentative o riflessive rispetto a quelle narrative o descrittive propriamente dette, per ignorare del tutto quelle dialogiche. Ne risulta una narrazione sbilanciata sul tema scelto dall'autore, su asserzioni e tesi che, servite al lettore in questo modo, possono forse annoiare o far storcere il naso.
A ogni modo, apprezzo il tentativo.
Voto: 3
Human Takeaway
(english version)
What if we were cattles grazing for someone who needs a lot of of food? How would we feel if it had been us to be raised for the whole time waiting for the moment to be slaughtered? This is the spark that gives the authors a chance to talk about the human spirit, which can show at the same time great love and indiscriminate, ruthless selfishness. In this original parody of an alien invasion, we follow the short story of a couple bound by deep love, and of the tragic decision taken by the heads of state to face the invasion. Two apparently unconnected stories that will join in the end for the good of the human race. So, this is a story to be read in one gulp, with many ironic and paradoxical facets, a pinch of sadness and an ending that costed dearly to the two authors. (review by Cosimo Vitiello)
Authors: Massimo Baglione and Alessandro Napolitano.
Cover artist: Roberta Guardascione.
Translation from Italian: Carmelo Massimo Tidona.
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Nota: questo libro non proviene dai nostri concorsi ma è opera di uno o più soci fondatori dell'Associazione culturale.
Human Take Away
Umani da asporto
"Human Take Away" è un racconto corale dove gli autori Alessandro Napolitano e Massimo Baglione hanno immaginato una prospettiva insolita per un contatto alieno. In questo testo non è stata ideata chissà quale novità letteraria, né gli autori si sono ispirati a un particolare film, libro o videogioco già visti o letti. La loro è una storia che gli è piaciuto scrivere assieme, per divertirsi e, soprattutto, per vincere l'Adunanza letteraria del 2011, organizzata da BraviAutori.it. Se con la narrazione si sono involontariamente avvicinati troppo a storie già famose, affermano, non era voluto. Desiderano solo che vi gustiate l'avventura senza scervellarvi troppo sul come gli sia venuta in mente.
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Nota: questo libro non proviene dai nostri concorsi ma è opera di uno o più soci fondatori dell'Associazione culturale.
Dieci
antologia di opere ispirate dal numero dieci, in omaggio al decimo compleanno dell'associazione culturale BraviAutori.it
Non amiamo l'auto-celebrazione, tuttavia ci è piaciuto festeggiare il nostro decimo compleanno invitando gli autori a partecipare alla composizione di un'antologia di opere di genere libero che avessero come traccia il numero 10. Ventidue autori hanno accettato l'invito e ciò che ci hanno regalato è stato confezionato in queste pagine.
Con la presente antologia abbiamo voluto ringraziare tutti i collaboratori, gli autori e i visitatori che hanno contribuito a rendere BraviAutori.it ciò che è oggi, e che continuerà a essere finché potrà.
A cura di Massimo Baglione.
Copertina di Giuseppe Gallato.
Contiene opere di: Ferruccio Frontini, Giuseppe Gallato, Mirta D, Salvatore Stefanelli, Gabriella Pison, Alberto Tivoli, Massimo Tivoli, Francesca Gabriel, Francesca Santucci, Enrico Teodorani, Gabriele Ludovici, Martina Del Negro, Alessandro Borghesi, Cristina Giuntini, Umberto Pasqui, Marezia Ori, Fausto Scatoli, Arcangelo Galante, Giorgio Leone, Fabio Maltese, Selene Barblan, Marco Bertoli.
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La Gara 48 - Stelle
A cura di Marina Paolucci (con la supervisione di Lodovico Ferrari).
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La Gara 15 - Risorse a piccoli sorsi
A cura di Mastronxo.
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La Gara 66 - Onirica
A cura di Ser Stefano.
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