La paura di vivere la propria vita

Spazio dedicato alla Gara stagionale d'inverno 2018/2019.

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Lararossa
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La paura di vivere la propria vita

Messaggio da leggere da Lararossa »

leggi documento Spiacente ma, in questo browser, la lettura a voce non funziona.

Prefazione
Il personaggio, Andrea, attraversa un periodo della sua vita nel periodo di conflitto Mondiale, che portò come conseguenza: un aumento della disoccupazione, un rallentamento della produttività e una discesa dei consumi. Questo turba la sua vita portandolo in uno stato di confusione e depressione. Poi coinvolto in un incidente, permane in coma per 12 anni. Trascorre questo lasso di tempo rivivendo tutti i ricordi dell’infanzia e adolescenza e successivamente trascinato in diverse avventure, sogna di esplorare mondi sconfinati come se fossero tangibili. Lo accompagna nel viaggio la sua coscienza che si maschera e personifica tanti personaggi più influenti della storia di tutti i tempi del nostro Mondo. Lunghi viaggi senza scalo che lo accompagneranno fino al risveglio scoprendo alla fine qual’ è la sua missione e il senso della vita in questo Mondo.
Una parte della vicenda iniziale si concentra sui ricordi; la seconda parte è invece rivolta all'obiettivo di trovare il suo “io” nei sogni avveniristici. Nel mezzo si stagliano numerosi eventi esterni, che suggestionano il sonno in coma del sognatore.
“Pazzo non è colui che sogna, ma colui che non fa nulla perché questa storia trionfi. Le sconfitte, le lotte, le cadute al tappeto, poi ci si rialza e si ricomincia a combattere. Il mondo è nelle mani di coloro che hanno il coraggio di inseguire i loro sogni più grandi; per realizzare i nostri sogni più grandi, dobbiamo assumere rischi altrettanto grandi ed eliminare dalla nostra mente tutti i pensieri negativi e tutte le nostre paure. Nessuno deve permettersi di stabilire cosa siamo capaci di fare e cosa no, siamo noi gli artefici del vostro destino… Abbiate fiducia in voi stessi, sognate e osate! È impressionante come molta gente permette che la sua vita venga dominata dalle paure, soprattutto se pensiamo che la paura è pura immaginazione”…
“ la paura di vivere la propria vita”
Una splendida giornata, il sole nasceva a est sul piccolo cottage poco distante dalle rive del mare appena increspato e come al solito, un pensiero ricorrente ritornava alla mente il lavoro. Di là dal cottage poco distante giocavano con la palla ragazzi di strada, tanto erano presi dal gioco che schiamazzavano urlando dalla gioia.
Già sveglio iniziava la giornata affrontando la routine che la vita offriva quotidianamente. Andrea, cercava di vivere tutti i giorni al pieno come se fosse l’ultimo istante; perché nell’epoca che aveva il diritto di farlo, il suo modo di confrontarsi con il mondo esterno e i suoi coetanei, lo aveva portato a rifugiarsi in mondo surreale tutto suo, tanto da rifiutare di vivere come tutti i ragazzini della sua generazione. Si isolava, non era come tutti i ragazzi che scaricano il loro bollori giocando, non riusciva a trovare interesse essendo un ragazzino molto intelligente e iperattivo, era un sognatore e appena sveglio annotava sul suo taccuino il sogno recente. Aveva solo stretto amicizia con il suo amico Marco, perché condivideva come lui le sue idee.
Da fanciulli si chiudevano nel garage del padre e insieme, inventavano, costruivano, facevano esperimenti che mettevano in pratica, realizzando cose che poi vendevano ad altri ragazzini per raggranellare qualche dollaro. Il resto del tempo lo passavano leggendo i libri di Julio Verne un romanziere del 1800 che gli permetteva di sognare avventure avveniristiche. Sì, effettivamente il modo di pensare in grande gli aveva fatti diventare degli ometti, tanto da pensare in modo diverso rispetto i loro coetanei.
Al mattino appena sveglio rimaneva con gli occhi socchiusi, si concentrava intensamente, trattenendo il fiato cercava di ricordare il sogno nei suoi particolari “un’avventura straordinaria inverosimile”. Sì, i sogni erano delle avventure che ogni mattino al risveglio traduceva in un significato psicologico ed interpretativo per scoprire cosa si nascondeva nel suo subconscio, cercando di scoprire se conteneva anche premonizioni del futuro. Nel sogno si rifletteva il suo pensiero giornaliero di vivere la propria vita come una evento imprevisto. Poi apriva gli occhi e la realtà che si presentava d’innanzi lo faceva tornare in se. La vita in quel periodo era veramente dura e non riusciva a realizzarsi come avrebbe voluto.
Iniziava la giornata reiterando:
<<questa è la mia vita!>>
Poi alzando il timbro vocale, diceva.
<< Vita = malattia, mi avvolge da quando ho messo i primi passi su questa terra!>>.
“La malattia è il lato notturno della vita, una cittadinanza più onerosa. Tutti quelli che nascono hanno una doppia cittadinanza, nel regno della salute e in quello della malattie. Preferiremmo tutti servirci soltanto del passaporto buono, ma prima o poi ognuno viene costretto, almeno per un certo periodo, a riconoscersi cittadino di quell’altro paese.,,(Susan Sontag)
Andrea si sentiva depresso, in testa vacillavano pensieri che non facevano altro che aumentare le paure che arrestavano il suo corpo difronte a tutto quello che succedeva, facendo salire la pressione e il battito del cuore, quando il suo orgoglio aveva deciso di farsi sentire. Era questa la sua malattia che lo avvisava e lo metteva in guardia quando il cammino era sbagliato. Non era contento di vivere quella vita e scaricava la colpa sui genitori che l’avevano messo al mondo che si erano adoperati fino a quel momento e continuavano a occuparsene o per i giorni che li rimanevano dinnanzi. Il tempo aveva agito sui genitori invecchiandoli, la mamma Melita, simpatica, gentile, di statura piccolina e con una dolcezza mielata. Il papà Ivan un bel tipo grande con due mustacchini arricciati.
Il padre era un grande lavoratore non aveva smesso ancora di lavorare pur essendo una persona in età avanzata. Purtroppo l’austerità la crisi economica fecero cadere tutte le classi sociali nel baratro e non si poteva piangersi addosso. Quello che cercava di infondere Il Presidente americano Roosevelt alla Nazione era che bisognava rabboccarsi le maniche, darsi più da fare per raggirare il grave disastro finanziario. Per questo il padre Ivan consapevole di tutto quello che accadeva dava coraggio e incitava il proprio figliolo, dicendo:
<<Andrea… alzati!>>
Dopo continuava:
<<Quando ti sveglierai? Fatti una ragione di vita! >>.
<<il mondo non è come tu lo sogni, bisogna accettarlo così com’è e combatterlo!>>
Ogni giorno era la stessa cosa...
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Daniele Missiroli
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Messaggio da leggere da Daniele Missiroli »

Idea: la storia è un po' confusa. C'è una premessa, ci sono delle citazioni, non è chiaro il finale.
Trama: descrizione di una persona nel dopoguerra che ha un incidente, resta in coma 12 anni e sogna.
Personaggi: protagonista poco tratteggiato.
Argomento: reminiscenze da ragazzo di una persona in coma.
Lettura: ostica
Grammatica e Sintassi: ci sono molti errori, ne indico alcuni. Occorre una fase di editing.
un periodo della sua vita nel periodo di conflitto Mondiale (due volte "periodo")
i ricordi dell’infanzia e adolescenza
i ricordi dell’infanzia e dell'adolescenza
e successivamente trascinato in diverse avventure, sogna di esplorare
e, successivamente trascinato in diverse avventure, sogna di esplorare
la sua coscienza che si maschera
la sua coscienza, che si maschera
personifica tanti personaggi più influenti
personifica i personaggi più influenti
fino al risveglio scoprendo alla fine
fino al risveglio, scoprendo alla fine
qual’ è
qual è
Nel mezzo si stagliano
Nel mezzo, si stagliano
impressionante come molta gente permette che la sua vita
impressionante come molta gente permetta che la sua vita
e come al solito, un pensiero
e, come al solito, un pensiero
Andrea, cercava di vivere
Andrea cercava di vivere
scaricano il loro bollori
scaricano i loro bollori
aveva stretto amicizia con il suo amico Marco
aveva stretto amicizia con Marco
e insieme, inventavano, costruivano,
e insieme inventavano, costruivano
i libri di Julio Verne un romanziere del 1800
i libri di Julio Verne, un romanziere del 1800
pensare in grande gli aveva fatti diventare
pensare in grande li aveva fatti diventare
rispetto i loro coetanei.
rispetto ai loro coetanei.
psicologico ed interpretativo
psicologico e interpretativo
quello della malattie
quello delle malattie
difronte
di fronte
per i giorni che li rimanevano dinnanzi
per i giorni che gli rimanevano dinnanzi
bisognava rabboccarsi le maniche
bisognava rimboccarsi le maniche
per raggirare il grave disastro
per aggirare il grave disastro
Giudizio: l'idea andrebbe sviluppata meglio, il personaggio va descritto, non solo i genitori alla fine.
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Marco Daniele
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Messaggio da leggere da Marco Daniele »

Mi pare di capire che il racconto "vero" sia il ricordo del protagonista, da cui si evince l'immagine di un ragazzino diverso dai coetanei, malato interiormente e anche un po' precoce, un po' sognatore.
Il problema è la premessa. La trovo molto suggestiva (a me personalmente ricorda un po' il Lovecraft onirico e fantastico) ma anche inutile in questa sede, nel senso che il racconto-ricordo presentato per la gara stagionale si reggerebbe benissimo anche senza sapere che il protagonista è in coma da 12 anni e oscilla tra ricordi e sogni avveniristici. Se si trattasse di un romanzo o anche di un racconto lungo sarebbe un'idea perfetta, dovresti svilupparla in questo senso perché è tutt'altro che banale e meriterebbe i giusti spazi per essere valorizzata a dovere.
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Messaggio da leggere da Fausto Scatoli »

mah, chiedo scusa, ma non credo di avere capito molto della storia.
come già segnalato, inoltre, vi sono molti refusi ed errori di vario tipo, da grammaticale a sintassi, passando per punteggiatura e battitura.
mi spiace ma non riesco a dare una opinione positiva, sebbene l'idea di fondo ci sia.
credo che serva una bella revisione.
scusami.
l'unico modo per non rimpiangere il passato e non pensare al futuro è vivere il presente
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Messaggio da leggere da Laura Traverso »

Sì, anche io sono rimasta un po' perplessa dinnanzi a questa narrazione: l'ho trovata un po' confusa. Senza dubbio il "mal di vivere" di Andrea è evidente, in quanto è descritto in modo ripetuto e dettagliato, anche troppo, secondo me. E poi, il coma, il risveglio dopo dodici anni, l'infanzia... mah! Forse sono io a non averlo capito bene.
Ultima modifica di Laura Traverso il 11/03/2019, 17:40, modificato 1 volta in totale.
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Messaggio da leggere da Angelo Ciola »

La premessa ricorda molto la trama del romanzo IL VAGABONDO DELLE STELLE di Jack London. Poi, come segnalato anche da altri, effettivamente ho fatto anch'io fatica a proseguire con la lettura e mi sono un po' perso il senso del racconto.
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Lararossa
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Re: La paura di vivere la propria vita

Messaggio da leggere da Lararossa »

Buona sera tutti,
E' la prima volta che di getto mi cimento in un romanzo di illusione e fantasia. Si', come scriveva qualcuno e' un po lunghetto. Per pubblicarlo, l'ho tagliato per il numero di battute che servivano.
Vi ringrazio per i vostri commenti COSTRUTTIVI, si' ha bisogno di un editing, scusatemi non sono uno scrittore. Ho scritto alcuni taccuini di viaggio che ho realizzato girando il mondo con lo zaino in spalla e ho voluto sviluppare questa idea che potrebbe a mio modesto parere accennare a delle sperimentazioni futuristiche. Se avrete voglia di leggere il mio romanzo per intero lo trovate pubblicato come testo in Bravi Autori. Cordialita'.
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Messaggio da leggere da Roberto Bonfanti »

Più che un racconto mi sembra un frammento di un romanzo, o comunque di un testo più lungo, come confermato dalla stessa autrice e dalla prefazione, che è quasi una sinossi, nella quale si accenna a una trama che nel brano riportato è sviluppata solo in minima parte.
Già questo è penalizzante nel contesto di una gara dove si presentano racconti nella loro interezza.
Le potenzialità del testo sono quindi soltanto intuibili, e ce ne sono, almeno secondo me, mi riservo di dare un giudizio più circostanziato dopo aver letto l’opera completa, disponibile in altra sezione su Bravi Autori.
Una cosa che suggerirei a Lararossa è di fare editing: ho trovato alcune ripetizioni, per esempio “ragazzini” usato molte volte in poche righe, si potrebbero usare dei sinonimi; inoltre c’è difformità di formattazione e punteggiatura (per le caporali non si usa << >> ma «», dopo “diceva”, introducendo il discorso diretto, è meglio mettere i due punti, ecc.), oltre alle altre cose già segnalate negli altri commenti.
Mi permetto di dare questi suggerimenti perché trovo che l’idea di fondo può funzionare; l’autrice ha chiarito di gradire le critiche costruttive, atteggiamento che mi piace, per questo mi sento di incoraggiarla nell’affinare la sua scrittura e gli faccio un “in bocca al lupo” per le prossime gare.
Che ci vuole a scrivere un libro? Leggerlo è la fatica. (Gesualdo Bufalino)
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Isabella Galeotti
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Messaggio da leggere da Isabella Galeotti »

Urca!!! A dire la verità non sono riuscita a capire bene il racconto. Forse sono io che sono un pò ottusa. Comunque, come hanno scritto molti utenti, andrebbe revisionato totalmente. Sembra un di cui, di un racconto molto più lungo, e questa è solo una finestra. Non riseco a valutarlo. Mi scpiace
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Gabriele Ludovici
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Messaggio da leggere da Gabriele Ludovici »

Onestamente, più che un racconto breve sembra la fusione di una sinossi e dell'incipit di un romanzo. La forma è ricca di refusi, soprattutto nell'ambito della punteggiatura, che a volte rendono poco comprensibile il contenuto... va un po' revisionato :)
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Fabrizio Bonati
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Messaggio da leggere da Fabrizio Bonati »

Io ti chiedo scusa in anticipo, ma proprio non l'ho capito. Cioè, si intuisce una trama, ma i concetti sono talmente accavallati e intersecati tipo tetris, che mi sfugge. Sicuramente va sviluppato meglio, può essere interessante, ma così come è adesso, ho fatto fatica ad arrivare in fondo.
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