Incontro alle ombre
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Incontro alle ombre
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Ben scritto, giocato tutto sull’introspezione, forse lascia poca traccia, se non quella del contrasto fra gli stati d’animo. Trovo che il tuo modo di narrare “pretenda” molto dal lettore, chieda di riempire di contenuti l’appena accennato, suggerito, raramente esplicitato. Sei brava a creare un clima emotivo ma mi piacerebbe leggerti in storie più contestualizzate, non so se sono riuscito a spiegarmi.
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leggendolo invece come una semplice storia narrata dal protagonista, ritengo sarebbe opportuno andare a capo ogni tanto.
il protagonista crea ansia ma non riesce a trasmetterla, perlomeno non la trasmette a me, quindi non diviene efficace come vorrebbe e dovrebbe.
però la storia ha un suo senso, sebbene sia da rileggere.
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Re: Incontro alle ombre
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Una panchina di colore tale da attirare l'attenzione, posta all'ombra di un salice piangente.
Una divinità femminile, secondo i celti, che invita il protagonista a cercare conforto e pace tra le sue "braccia".
Così infatti accade.
Sono troppe le anime vaganti senza meta in questo nostro mondo, anime che guardandosi a ritroso identificano erroneamente la loro vita come "inutile".
Nessun Anima durante la sua esistenza è mai inutile.
Anzi tutto diviene utile nel piano del Creatore.
Tuttavia le singole scelte operate determinano un grado di soddisfazione interiore più o meno grande.
Questo grado di soddisfazione è dipendente da quanto siam riusciti a far fruttare i nostri talenti.
Esiste libertà di scelta in tal senso.
Ognuno di noi, determina il suo destino con ogni scelta che opera.
Vivere nella luce, anziché cercare sempre riparo nell'ombra, spesso diventa la scelta più saggia.
Mi piace sia il racconto che il messaggio fatto passare.
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Ti segnalo soltanto una cosa: nella frase "poi si volta nuovamente a guardare nuovamente di fronte a sé", la parola nuovamente è ripetuta.
Nel complesso un buon lavoro.
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Ho trovato qualche leggerezza, come in questa frase: "passando da un vicolo all’altro nelle ore più fresche"; perché il fresco ha ricordato l'ombra, che con le ombre non ha nulla a che vedere. Ne avrei fatto a meno.
E poi in questa frase: " ha sempre la meglio sulla sete di fuggire all’inevitabile rientro, "; secondo me andava strutturata così: ma l'inevitabile rientro,dove un dolore ben più terribile mi aspetta, giorno dopo giorno, anno dopo anno, senza tregua, senza speranza, ha sempre la meglio sulla sete di fuggire.
E infine un errore: "evitando tuttora di parlarmi". Dovrebbe essere evitando ancora di parlarmi.
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Quando ho fatto le interviste agli autori intendevo proprio un luogo dell'anima, un posto come questa panchina, dove possiamo trovare noi, dove possiamo leggerci e poi alzarci proseguendo la nostra vita.
PS Lo chiedo agli uomini che hanno commentato questo racconto. Ma un uomo può arrivare ad essere un endonauta?
Non posso giudicare, appunto se un uomo potrebbe mai immedesimarsi in un personaggio come questo.
Visto che sia io che Selene siamo donne.
Comunque lo ritengo un valido racconto. voto 4
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Re: Commento
Ciao; grazie per aver letto il racconto e per il tuo commento. Si capisco ciò che dici nella tua ultima frase, forse il prossimo racconto sarà più “completo” (non saprei bene come definire il concetto)... dipende un po’ da cosa mi uscirà.. vedremo!Roberto Bonfanti ha scritto: ↑01/07/2019, 21:02 Le ansie del protagonista trovano sollievo nel finale, nell’incontro con un bambino, simbolo di una pace perduta e, a fatica, riconquistata, almeno per un momento, almeno con la speranza di poterla ritrovare ancora.
Ben scritto, giocato tutto sull’introspezione, forse lascia poca traccia, se non quella del contrasto fra gli stati d’animo. Trovo che il tuo modo di narrare “pretenda” molto dal lettore, chieda di riempire di contenuti l’appena accennato, suggerito, raramente esplicitato. Sei brava a creare un clima emotivo ma mi piacerebbe leggerti in storie più contestualizzate, non so se sono riuscito a spiegarmi.
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Re: Commento
Ok grazie per il tuo commento. Solitamente vado a capo quando mi sembra che si cambi “scena” e per questo mi è uscito così.. comunque capisco cosa intendi, dato che il contenuto è già denso, il fatto che il testo sia compatto ti risulta forse troppo pesante..Fausto Scatoli ha scritto: ↑05/07/2019, 12:01 se lo vogliamo considerare un flusso di coscienza, e non mi pare lo sia, andrebbe bene scritto così.
leggendolo invece come una semplice storia narrata dal protagonista, ritengo sarebbe opportuno andare a capo ogni tanto.
il protagonista crea ansia ma non riesce a trasmetterla, perlomeno non la trasmette a me, quindi non diviene efficace come vorrebbe e dovrebbe.
però la storia ha un suo senso, sebbene sia da rileggere.
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Re: Incontro alle ombre
Grazie per quanto hai scritto, sono felice che il racconto ti abbia parlato e che abbia rievocato dei ricordi!Edmondo ha scritto: ↑06/07/2019, 12:30 Scrivere esorcizza le paure; le butta fuori. Una volta ricordo una studente; bellissima ragazza, che aiutavo a respirare in un sacchetto per un attacco d'ansia. A un certo punto mi disse: "Ce la posso fare, lo posso controllare". Questo mi ha ricordato il tuo racconto e se potessi glielo regalerei, come il tuo papavero. Bello davvero.
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Re: Commento
Grazie per aver letto e commentato il racconto, contenta abbia lasciato un’impronta positiva!Laura Traverso ha scritto: ↑06/07/2019, 18:08 E' carino il racconto, ha un bel significato che spazia dalla disperazione alla speranza. L'aver trovato "il posto dell'anima" è stato per il protagonista un sollievo che gli ha consentito di sopravvivere alla cupezza della sua vita. Un sollievo, come ha ben compreso, a cui potrà ricorrere ancora.
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Re: Commento
Grazie per la lettura attenta, l’approfondita analisi e per gli apprezzamenti!Teseo Tesei ha scritto: ↑07/07/2019, 16:51 La panchina rossa all'ombra del salice piangente è un immagine bellissima nel contesto.
Una panchina di colore tale da attirare l'attenzione, posta all'ombra di un salice piangente.
Una divinità femminile, secondo i celti, che invita il protagonista a cercare conforto e pace tra le sue "braccia".
Così infatti accade.
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Anzi tutto diviene utile nel piano del Creatore.
Tuttavia le singole scelte operate determinano un grado di soddisfazione interiore più o meno grande.
Questo grado di soddisfazione è dipendente da quanto siam riusciti a far fruttare i nostri talenti.
Esiste libertà di scelta in tal senso.
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Re: Commento
Interessante, leggendo il tuo commento ho riletto il racconto e in effetti il protagonista risulta poco delineato a livello fisico. Questo forse permette al lettore di immedesimarsi di più, se la lettura lo coinvolge (ma anche al contrario per alcuni potrebbe risultare meno leggibile e coinvolgente). Grazie anche a te per il tuo commento e per l’apprezzamento!Carol Bi ha scritto: ↑12/07/2019, 14:08 Concordo che il messaggio che trasmette questo racconto è molto bello. Confesso che fino all'incirca metà racconto ero convinta che il protagonista fosse una donna; ciò comunque non toglie certo il senso di ciò che comunica. Purtroppo avremmo bisogno tutti di un nostro angolo di paradiso dove rifugiarsi, trovare pace, respirare, ricaricarsi per poter poi ributtarci nel caotico mondo reale. Brava!
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Re: Commento
Grazie per il tuo commento, è una soddisfazione per me suscitare domande, incuriosire il lettore. Grazie anche per la correzione, modificherò la frase!Alessandro Mazzi ha scritto: ↑14/07/2019, 10:19 Il racconto è carino. Un climx ascendente di angoscia che raggiunge il suo apice nell'incontro con il bambino e che si risolve subito dopo, riportando un senso di quiete temporanea. L'interpretazione del testo è piuttosto libera ed ognuno può fornirne la sua. Trovo che questo non sia un limite, anzi crea domande alle quali non avremo mai risposte ed in fondo è giusto cosi. Cosa rappresenta il bambino? Perché il papavero?
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Nel complesso un buon lavoro.
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Re: Commento
Ciao, grazie anche a te per quanto hai scritto; in effetti spesso quello che scrivo dà ampio spazio alle interpretazioni..Gabriele Ludovici ha scritto: ↑15/07/2019, 11:32 Una tensione crescente che si risolve nell'incontro con il bambino; ben scritto, in stile flusso di coscienza, ci permette di entrare nella testa del protagonista. Ogni lettore può trovarci quello che vuole, il perché del bambino e del papavero non viene spiegato. Ripensare all'infanzia porta sollievo? Tutti abbiamo bisogno di un nostro mondo parallelo nel quale rifugiarsi?
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Re: Commento
Grazie per l’attenta lettura e per i suggerimenti; sicuramente ne terrò conto quando rileggerò e correggerò il testo.Namio Intile ha scritto: ↑16/07/2019, 14:51 MI pare un buon testo, decisamente migliore di quello con cui hai gareggiato la scorsa edizione. Rispetto a quello la narrazione procede in un senso ben definito, la passeggiata e l'incontro con il bambino, e chiuso da un epilogo decentemente strutturato. E anche il titolo del racconto accompagna il lettore sin dall'inizio senza svelare troppo, il bambino le ombre.
Ho trovato qualche leggerezza, come in questa frase: "passando da un vicolo all’altro nelle ore più fresche"; perché il fresco ha ricordato l'ombra, che con le ombre non ha nulla a che vedere. Ne avrei fatto a meno.
E poi in questa frase: " ha sempre la meglio sulla sete di fuggire all’inevitabile rientro, "; secondo me andava strutturata così: ma l'inevitabile rientro,dove un dolore ben più terribile mi aspetta, giorno dopo giorno, anno dopo anno, senza tregua, senza speranza, ha sempre la meglio sulla sete di fuggire.
E infine un errore: "evitando tuttora di parlarmi". Dovrebbe essere evitando ancora di parlarmi.
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Re: Commento
Grazie mille per l’approfondita analisi, in effetti quando l’ho scritto ho pensato ad un protagonista uomo. Contenta ti sia piaciuto!!Isabella Galeotti ha scritto: ↑23/07/2019, 11:05 Introspezione, ho capito alla fine che si trattava di un uomo, credo- giacca- anche se anche le donne la indossano. Comunque va benissimo, uomo. Un uomo endonauta, che vuole riflettere su se stesso, e nel momento che vuole riflettere è già in se stesso, lasciando il resto fuori, perlustrando nel più profondo di sè fino a quasi perdere il fiato, fino quasi a morirne. Poi, si accorge che il suo fisico, al contrario della sua mente, si stanca, è esausto e vorrebbe tanto trovare un luogo tranquillo, dove riposare. Da lontano scorge una panchina rossa. Rossa forse perchè voleva farsi notare, con un bimbo accovacciato. Ecco l'introspettivo ansiolitico uomo, entra in questa campana della tranquillità, poi si desta e accanto a se non c'è più il bimbo, ma trova un papavero anch'esso rosso che non è altro che il simbolo del sonno profondo dei sensi e del cuore. Lo affranca all'occhielo e se ne va.
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Nota: questo libro non proviene dai nostri concorsi ma è opera di uno o più soci fondatori dell'Associazione culturale.