Come il fuoco di un falò

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Stefyp
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Come il fuoco di un falò

Messaggio da leggere da Stefyp »

leggi documento Spiacente ma, in questo browser, la lettura a voce non funziona.

Lucienne guardò la sua immagine riflessa allo specchio. Era sempre andata fiera dei sui capelli, lunghi fin quasi al fondo schiena, ricci, non proprio rossi piuttosto color fuoco: «come la fiamma di un falò» le diceva sempre sua madre.
Non riusciva a rinunciarvi. Erano il suo punto di forza e le permettevano, tra l'altro, di nascondere le sue orecchie troppo grandi.
«È ora» sospirò «non posso più aspettare.» Aveva tergiversato a lungo, ma non poteva più permettersi di pagare le multe salate che riceveva di continuo. Suo marito l'aveva avvertita: «se non te li tagli tu, lo faccio io questa notte. Siamo in bancarotta ormai, un'altra multa e siamo rovinati.»
«Fatti forza, ci si fa l'abitudine, all'inizio ti senti strano, poi passa. Anzi magari ti piaci di più» questo le diceva la gente per convincerla.
Tutte storie. Lei non voleva farci l'abitudine, lei non si sarebbe mai piaciuta senza i suoi capelli.
«Ma è la legge, non può farci nulla» le ripeteva suo marito fino allo sfinimento.
Inutile continuare a chiedersi il perché di questo nuovo decreto. Non c'era un perché. Era solo l'ennesimo capriccio di chi li governava. Non c'era nessun motivo e non avevano neanche finto di trovarne uno.
Giornali e talk show si erano dati da fare per tentare di dare una spiegazione: avevano invitato ospiti illustri, giuristi, costituzionalisti, politici di alto rango. Ma niente da fare il motivo non saltava fuori. A saltar fuori di continuo invece erano le multe, gli arresti, i licenziamenti di chi non si assoggettava.
Le centinaia di proteste e manifestazioni organizzate in tutto il paese erano state represse con decisione.
I titolari delle catene di coiffeurs più prestigiose avevano preteso una spiegazione, picchiando i pugni su parecchi tavoli e facendo appello alla loro fama e al "Lei non sa chi ho pettinato io".
Modelle e indossatrici di fama mondiale avevano sfilato vestite solo dei loro lunghi capelli per protestare contro quell'imposizione.
Attori di cinema e teatro disperati avevano smesso di recitare: «come si fa a recitare una scena d'amore credibile se davanti hai una collega con la testa pelata» urlavano a chiunque li volesse ascoltare.
Attrici di cinema e teatro disperate avevano smesso di recitare: «come puoi recitare una scena d'amore credibile se davanti hai un collega che scoppia a ridere appena ti guarda» urlavano a chiunque le volesse ascoltare. Ma niente da fare, non li aveva ascoltati nessuno.
Le bambine piangevano disperate rimirando la loro collezione di nastri, nastrini, forcine e mollette, mentre psicologi e luminari dell'età evolutiva discutevano sull'opportunità o meno di rasare anche le bambole.
Al convegno: "Una barbie dai capelli fluenti, valido aiuto per la crescita armonica delle nostre fanciulle?" gli stessi luminari, in disaccordo tra loro, si erano accapigliati per ore.
I negozi di parrucchieri avevano tentato il colpaccio triplicando i prezzi delle rasature, con il risultato che il colpaccio l'avevano fatto i rivenditori di rasoi elettrici.
Una nota industria di cosmetici aveva lanciato sul mercato una crema che aveva del miracoloso: con due o tre applicazioni i capelli non sarebbero più ricresciuti. Qualcosa vendette, ma per altre parti del corpo. Nessuno osò mettersela in testa. Chissà, magari il governo un giorno ci avrebbe ripensato…
Lucienne era giunta alla consapevolezza di essere sola in quella sua disperazione. Il marito non voleva e non poteva comprenderla. Affetto da un'alopecia precoce dall'età di 18 anni, pareva esaltato da questa nuova prospettiva. Finalmente non si sarebbe più dovuto preoccupare della sua testa pelata, anzi! Dispensava consigli su come proteggersi dai raggi solari, regalava cappelli e pacche sulle spalle: «viviti questa tua nuova vita da uomo pelato e cogli tutte le opportunità che ne verranno» diceva agli amici.
Con un sospiro Lucienne prese il rasoio con una mano e infilò l'altra tra i capelli. Li sentì morbidi, vellutati, profumati.
Un raggio di sole penetrò in quel momento dalla finestra incendiando il suo capo in mille colori. «Come la fiamma di un falò…» le parve quasi di sentire la voce di sua madre.
Buttò allora il rasoio in un angolo della stanza. «Stupida, stupida, stupida» urlò a se stessa. «Perché non mi sono decisa prima!»
Prese un borsone, vi gettò qualcosa alla rinfusa e cercò le chiavi dell'auto. Era ora di fare quello che aveva in animo di fare da quando era iniziata quella storia.
Se c'era un modo per uscire da quella assurda situazione era quello di unirsi a loro. Avrebbe passato la sua vita in clandestinità e combattuto con loro fino alla morte, se necessario.
Sapeva bene dove trovarli. L'avevano avvicinata un giorno per strada mentre piangeva con l'ennesima multa tra le mani e le avevano passato un biglietto di nascosto «Vieni con noi» avevano bisbigliato «raggiungici. Abbiamo bisogno anche di te. Firmato F.L.C. Fronte Liberazione Capelli.»
Ultima modifica di Stefyp il 23/09/2019, 18:50, modificato 1 volta in totale.
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Isabella Galeotti
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Messaggio da leggere da Isabella Galeotti »

Racconto simpatico e molto creativo. D'apprima pensavo ad una storia d'amore, poi, mano a mano che leggevo, ho notato un abbinamento molto strano: il taglio di capelli al pari delle multe. L'idea mi è piaciuta molto. La sequanza del racconto scorre bene. Ho trovato anche una frase molto carina " picchiando i pugni su parecchi tavoli e facendo appello alla loro fama e al "Lei non sa chi ho pettinato io" Un paio di cosette, se mi permetti, c'è una frase ripetuta due volte, immagino la fretta di pubblicarlo, poi legge si ripete troppo. Comunque a me è piaciuto. voto 4
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Namio Intile
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Dal punto di vista tecnico non ho molto da segnalarti, a parte questo refuso: "urlavano a chiunque li voleva volesse ascoltare."
E quel N.d.R. tra parentesi che al massimo avrebbe potuto essere un N.d.A., ma che avresti fatto meglio comunque a evitare, a mio parere, perché sega l'effetto comico, anziché rafforzarlo.
Il racconto, per come lo vedo io, è un tentativo di allegoria sulla povertà di senso della società odierna, costretta a subire un diritto positivo che ha perso ogni contatto con il diritto naturale. E quindi impossibile non solo da prevedere, ma pure da spiegare ai suoi destinatari.
Tentativo di allegoria, dicevo, perché l'intero racconto ha una vena umoristica tale da disperdere il messaggio che di sicuro l'autore si era prefisso. Vena umoristica, e non ironica; la differenza si sente.

A rileggerti
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Stefyp
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Re: Come il fuoco di un falò

Messaggio da leggere da Stefyp »

Grazie a Isabella e Namio per i vostri commenti, dei quali terrò conto per il futuro. Questa cosa della vena umoristica e non ironica mi è molto piaciuta, non ci avevo mai pensato. Grazie ancora
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Gabriele Ludovici
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Tema un po' spiazzante e per questo... buona idea! Per quanto riguarda la forma, come ti hanno fatto notare c'è qualche ripetizione che si può evitare ("legge", "ma niente da fare") ma per il resto è scritto bene.
Il tono umoristico è godibile, ci leggo un'allegoria delle tante piccole e grandi cose che accettiamo di perdere, più o meno inconsapevolmente, a causa dei chiari di luna del sistema...
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Stefyp
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Re: Come il fuoco di un falò

Messaggio da leggere da Stefyp »

Grazie Gabriele per le parole gentili che mi hai dedicato. Rispetto alle ripetizioni (ma niente da fare, per es.) a volte sono volute, mi piace metterle, giocare con loro. E infatti spesso mi sento dire: troppe ripetizioni! Ma io ci casco lo stesso...
Selene Barblan
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Il racconto è di lettura scorrevole ed è scritto secondo me bene; apprezzo l’ironia e anche l’idea è carina. Avrei forse dato più spazio all’”organizzazione “ che accoglierà la protagonista, anche se volendo mantenere breve il racconto forse risulta difficile.
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Laura Traverso
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BELLO! E' originale e simpatico questo racconto. E sì, come ci si deve adeguare a ordini superiori, per assurdi che siano, triste, ma vero. E meno male che per ogni "ordine", più o meno assurdo, c'è chi dissente, come Lucienne che ha trovato sul suo cammino il gruppo dei F.L.C. Vero, come già segnalato, che si sono alcune ripetizioni di vocaboli e qualche imperfezione, ma va beh! Ciò non toglie nulla alla storia, che resta piacevole e originale.
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Angelo Ciola
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Racconto originale, simpatico e con una buona idea alla base. Una allegoria di come spesso chi governa ha bisogno di un nemico ben preciso su cui scaricare tutte le tensioni e problematiche che pesano sulla vita della gente comune; che siano gli ebrei, o i comunisti o (aggiornando i tempi) gli immigrati. Magari è una proposta che avrebbe incontrato il favore dei "benpensanti" negli anni '60, al tempo dei capelloni.
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Interessante l’idea, l’assurdo obbligo di rasare a zero i capelli che appare all’improvviso, senza motivo e senza giustificazione da parte del governo, suggerisce il primo passo di una dittatura distopica.
Verso la fine il racconto scivola in una direzione più prevedibile: la protagonista che si unisce alla resistenza è quasi un clichè, speravo in una deriva più surreale, date le premesse. Non è una critica ma solo la mia opinione.
Buono lo stile, la storia fa sorridere e pensare, sulle ripetizioni hai già detto la tua e non mi sento di criticarle. Niente male.
Che ci vuole a scrivere un libro? Leggerlo è la fatica. (Gesualdo Bufalino)
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Gianluigi Redaelli
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Re: Come il fuoco di un falò

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Ottimo, mi è piaciuto l'argomento, l'idea della legge liberticida che anche un governo come il nostro, quello ormai caduto, chissà, avrebbe potuto partorire.
Gianluigi Redaelli
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Messaggio da leggere da Gianluigi Redaelli »

Mi piace molto l'idea fantascientifica, ma forse non troppo, della legge liberticida. Il personaggio femminile è ben delineato e alla fine il fatto che decida per il meglio, per la lotta è molto apprezzabile. Ottimo
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