Le scarpe sono importanti

Spazio dedicato alla Gara stagionale d'estate 2019.

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Athosg
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Le scarpe sono importanti

Messaggio da leggere da Athosg »

leggi documento Spiacente ma, in questo browser, la lettura a voce non funziona.

Sera.
Piove.
Alle otto e trenta inizierà Juve Inter, una partita che non voglio perdere. Sono lontano da casa ma so già dove andrò a vederla.
Arrivo con un po’ d’anticipo nel bar di cinesi dietro l’angolo e ordino un caffè e un Fernet Branca con ghiaccio. Poi esco a fumare una sigaretta, rispettando religiosamente i tempi di preparazione alla partita. Al rientro mi appoggio su di una sedia mezza sghemba dove mi sembra di essere un pascià. Le squadre sono già in campo, uno ad uno i calciatori vengono inquadrati dalla telecamera. Prendono posizione sul rettangolo di gioco, si danno pacche di incoraggiamento, gli occhi febbrili prima della battaglia. Metto in bocca la caramella propiziatoria. Calcio d’inizio.
ZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZ
Che succede? Mi guardo intorno smarrito. Gli altri avventori cominciano a imprecare perché il segnale si è interrotto. Capita quasi sempre quando piove. Mi ribello all'idea che quattro gocce d’acqua possano provocare il blackout. E benedico il fatto che io di contratti con le pay tv non ne ho mai avuti. Mi costa di più, perché tra bevande e giocatine a qualche slot nell'intervallo, mi comprerei dieci abbonamenti. Però la partita preferisco vederla nei locali pubblici.
Attendo qualche minuto sperando che il collegamento si ripristini ma alla fine desisto.
Saluto la cinese che si prostra in mille scuse ed esco sul marciapiede. La pioggia è fitta e leggera, fortunatamente la temperatura è quasi gradevole. Supero la prima indecisione iniziale incamminandomi verso la piazza che si trova a pochi minuti. Vado oltre e proseguo per il grande vialone. Passo davanti a una birreria, attraverso i vetri bagnati vedo che trasmettono la partita ma qualcosa non mi convince. Continuo a camminare. Ogni tanto guardo sul cellulare il risultato. Reti inviolate. Ormai siamo al trentesimo e penso di fare le cose con calma. Devo trovare un approdo almeno per il secondo tempo.
Mi avvicino a un baretto e anche lì vedo lo schermo che riflette sulla via bagnata giocatori che rincorrono un pallone. Curioso con lo sguardo, è un altro locale di cinesi, dentro solo due avventori. Entro. Ordino un caffè, lo bevo e mi siedo. Mi ritrovo a fianco di un ragazzo di colore che distrattamente segue la partita. L’altro è un uomo di circa quarant'anni che commenta ogni singola azione. La seziona chirurgicamente e il suo narrare è spesso preciso, anche se a volte ho l’impressione che vediamo le cose in maniera diametralmente opposta. Ogni tanto si agita, Dio mio, non vorrei avere qualche discussione. Quest’epoca è proprio strana. Senza ideologie, senza appigli, lo sconosciuto di turno può farti paura. Mi chiedo se non sto diventando un piccolo borghese, neanche tanto eroe, che guarda solo dentro il suo recinto. Eppure sono le diversità che ci devono incuriosire e la mediazione è importante per confrontarsi con chiunque, senza offendere o litigare.
L’uomo è un poeta del calcio, stralunato e impulsivo. Anche a lui non interessa se un giocatore sbaglia un calcio di rigore, nella valutazione è un dato quasi insignificante. E’ la corsa, il senso della posizione, la generosità, l’impegno, l’intelligenza tattica che ti fanno preferire un calciatore. Ogni tanto lancia acuti sguardi di sfida, quasi allucinati. Mi riservo di dare un'opinione, dicendomi di aspettare qualche minuto.
Poi, improvvisamente, gli guardo le scarpe. Si differenziano in maniera netta e incredibile dal resto. Beige, snelle e lunghe al punto giusto, lucide, di quel modello con tanti bucherelli che sembra disegnino la M del McDonald.
Ora sono sicuro. Di un tipo così ci si può fidare, perché le scarpe sono importanti.
Selene Barblan
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Messaggio da leggere da Selene Barblan »

La storia si sviluppa attraverso delle inquadrature, come delle scene di un film ed una voce che permette di penetrante i pensieri del protagonista. Si legge facilmente,
è ben scritto e trasmette un messaggio tramite il detto e l’omesso. Lo trovo globalmente carino.
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Laura Traverso
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Messaggio da leggere da Laura Traverso »

Il racconto riesce a trasportarti nel mondo della tifoseria del calcio, con le aspettative e i punti di vista di ognuno dei presenti alla partita. Trovo sia scorrevole e della giusta lunghezza per trasmettere al lettore le sensazioni che l'autore credo intenda far arrivare, comprese le riflessioni e le paure per il diverso. Il finale scarpe, poi, è molto simpatico e inaspettato. E già, anche mia nonna diceva sempre che per meglio capire una persona è importante osservargli le scarpe...
Ultima modifica di Laura Traverso il 24/08/2019, 21:05, modificato 1 volta in totale.
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Isabella Galeotti
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Fare il tifo. Che brutta espessione. Purtroppo usiamo un vocabolo orrendo per decantare una passione splendida. Seguire uno sport, assisere a tutti gli incontri, capirlo, sceglierne poi il propriio idolo, non è cosa facile. Ci vuole dedizione e perseveranza. Ottimo racconto, la scelta del bar è un momento di riflessione. Il protagonista lo sceglie con accuratezza. Dopo averlo scelto entra e come è logico che sia, trova uno che non la pensa come lui. Per fortuna dico io, altrimenti in giro ci sarebbe una monotonia assurda. Una spolverata di riflessioni portano a un finale inaspettato e accattivante. Le scarpe, perte importante dell'abbigliamento. Una persona se ordinata e pulita di solito le ha sempre belle nette e ordinate.
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Angelicahwriter
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Lo stile mi piace molto, è snello e pulito. Le parole sono scelte con cura come deve essere, sono le parole infatti che richiamano alla mente le giuste immagini. Forse nel finale dovresti allungare di poco il brodo per dare credibilità alla morale.
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Angelo Ciola
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Le scarpe sono importanti, ma sarebbe interessante anche sapere com'è finita la partita, dopo tutti gli sforzi fatti dal protagonista per riuscire a seguirla. Scherzi a parte il racconto si legge volentieri, è ben scritto e in rapide sequenze descrive bene dei piccoli quadretti della serata di un tifoso.
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Non ho compreso a fondo questo racconto pur avendolo riletto più volte. Finale inaspettato, ma un pochino poco coerente. Il passaggio da tifoso del calcio ad analista dell'animo umano non mi ha convinto del tutto. Bella la trovata delle scarpe ma andava spiegata un pochino di più. Perchè dovrei fidarmi di chi porta scarpe: "Beige, snelle e lunghe al punto giusto, lucide, di quel modello con tanti bucherelli che sembra disegnino la M del McDonald."? Niente da dire sullo stile, forse avrei cambiato "bucherelli".
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Roberto Bonfanti
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Un buon racconto, forse un po’ troppo compresso. Mi spiego: bella la figura del tifoso che è evidentemente un esteta del calcio e il dettaglio delle scarpe che lo riqualifica agli occhi del protagonista, ma il passaggio da averne quasi timore ad accordargli fiducia e credito è piuttosto repentina. Avrei apprezzato qualche frase in più nel finale.
Comunque niente male, mi ha ricordato, come atmosfera, certi racconti di Etgar Keret, abilissimo nel comporre immagini efficaci senza insistere troppo sui perché.
Che ci vuole a scrivere un libro? Leggerlo è la fatica. (Gesualdo Bufalino)
https://chiacchieredistintivorb.blogspot.com/
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Namio Intile
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"Arrivo con un po’ d’anticipo nel bar di cinesi dietro l’angolo". Dovrebbe essere "dei cinesi".
A parte questo ho trovato il racconto ottimo, con un finale dotato di un magistrale anticlimax.
"Senza ideologie, senza appigli, lo sconosciuto di turno può farti paura." E allora sono le scarpe, un oggetto, un prodotto, a indicarti la via. Soprattutto perché ricordano la M di McDonald.

Finale perfetto e geniale.
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Alcuni esempi di nostri libri autoprodotti:


Déjà vu - il rivissuto mancato

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antologia poetica di AA.VV.

Talvolta, a causa di dinamiche non sempre esplicabili, uno strano meccanismo nella nostra mente ci illude di aver già assistito a una scena che, in realtà, la si sta vivendo solo ora. Il dèjà vu diventa così una fotocopia mentale di quell'attimo, un incontro del pensiero con se stesso.
Chi non ha mai pensato (o realmente vissuto) un'istantanea della propria vita, gli stessi gesti e le stesse parole senza rimanerne perplesso e affascinato? Chi non lo ha mai rievocato come un sogno o, perché no, come un incubo a occhi aperti?
Ventitrè autori si sono cimentati nel descrivere le loro idee di déjà vu in chiave poetica.
A cura di Francesco Zanni Bertelli.

Contiene opere di: Alberto Barina, nwAngela Catalini, Enrico Arlandini, nwEnrico Teodorani, nwFausto Scatoli, Federico Caruso, Francesca Rosaria Riso, Francesca Gabriel, nwFrancesca Paolucci, nwGabriella Pison, nwGianluigi Redaelli, Giovanni Teresi, Giuseppe Patti, nwIda Dainese, nwLaura Usai, nwMassimo Baglione, Massimo Tivoli, Pasquale Aversano, nwPatrizia Benetti, Pietro Antonio Sanzeri, nwSilvia Ovis, nwUmberto Pasqui, nwFrancesco Zanni Bertelli.

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L'Animo spaziale

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Tributo alla Space Opera

L'Animo Spaziale è un tributo alla space opera. Contiene una raccolta di racconti dell'autore Massimo Baglione, ambientati nella fantascienza spaziale. Un libro dove il concetto di fantascienza è quello classico, ispirato al Maestro Isaac Asimov. La trilogia de "L'Animo Spaziale" (Intrepida, Indomita e Impavida) è una storia ben raccontata con i giusti colpi di scena. Notevole la parentesi psicologica, in Indomita, che svela la complessa natura di Susan, elemento chiave dell'intera vicenda. "Intrepida", inoltre, ha vinto il primo premio nel concorso di letteratura fantascientifica "ApuliaCon 2006" (oggi "Giulio Verne"). I racconti brevi "Mr. Sgrultz", "La bottiglia di Sua Maestà" e "Noi, sorelle!" sono stati definiti dalla critica "piccoli capolavori di fantascienza da annoverare negli annali.
Di Massimo Baglione.

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Nota: questo libro non proviene dai nostri concorsi ma è opera di uno o più soci fondatori dell'Associazione culturale.



Non spingete quel bottone

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antologia di racconti sull'ascensore

Hai mai pensato a cosa potrebbe accadere quando decidi di mettere piede in un ascensore? Hai immaginato per un attimo a un incontro fatale tra le fredde braccia della sua cabina? Hai temuto, per un solo istante, di rimanervi chiuso a causa di un imponderabile guasto? E se dietro a quel guasto ci fosse qualcosa o qualcuno?
Trentuno autori di questa antologia dedicata all\'ascensore, ideata e curata da Lorenzo Pompeo in collaborazione col sito BraviAutori.it, hanno provato a dare una risposta a queste domande.
A cura di Lorenzo Pompeo
Introduzione dell\'antropologo Vincenzo Bitti.
Illustrazioni interne di Furio Bomben e AA.VV.
Copertina di Roberta Guardascione.

Contiene opere di: Vincenzo Bitti, Luigi Dinardo, Beatrice Traversin, Paul Olden, Lodovico Ferrari, Maria Stella Rossi, Enrico Arlandini, Federico Pergolini, Emanuele Crocetti, nwRoberto Guarnieri, nwAndrea Leonelli, nwTullio Aragona, nwLuigi Bonaro, nwUmberto Pasqui, Antonella Provenzano, Davide Manenti, Mara Bomben, Marco Montozzi, Stefano D'Angelo, Amos Manuel Laurent, nwDaniela Piccoli, Marco Vecchi, nwClaudio Lei, Luca Carmelo Carpita, Veronica Di Geronimo, Riccardo Sartori, Andrea Andolfatto, Armando d'Amaro, Concita Imperatrice, Severino Forini, nwEliseo Palumbo, nwDiego Cocco, nwRoberta Eman.

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A cura di Diego Capani e Luigi Bonaro.
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(aprile 2009, 30 pagine, 510,72 KB)

Autori partecipanti: Pia, nwRanz, Devil, Miriam Mastrovito, nwManuela, Pia, nwCmt, nwNembo13, nwAlessandro Napolitano,
A cura di DaFank.
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(luglio 2014, 39 pagine, 542,17 KB)

Autori partecipanti: nwLodovico, nwCarlocelenza, nwSer Stefano, nwAngelo Manarola, nwNunzio Campanelli, nwMastronxo, nwAnto Pigy, nwAnnamaria Vernuccio, nwMatteo Bottaro, nwMaddalena Cafaro, nwEliseo Palumbo,
A cura di Patrizia Chini (con la supervisione di Lodovico).
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