10.15 AM

Spazio dedicato alla Gara stagionale d'estate 2019.

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Angelicahwriter
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10.15 AM

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leggi documento Spiacente ma, in questo browser, la lettura a voce non funziona.

Sono distesa, le braccia e le gambe sono oppresse da un peso che non posso vedere, ma che fa affondare i miei arti nel materasso, non riesco a muoverli.
Anche il bacino è ancorato da una forza incorporea.
Sento di conoscere il luogo dove mi trovo, il letto mi sembra quello di un ospedale, anzi ne sono sicura.
E poi c'è quell'odore di disinfettante, inconfondibile, misto alla puzza di merda e piscio, che ti rimane attaccata ai vestiti.
Non vedo bene, mi sembra di guardare attraverso un lente di plastica, ho la nausea.
C'è la faccia di un uomo sopra la mia, credo mi stia esaminando con cura, non riconosco i suoi lineamenti, posso guardare solo davanti, se mi giro di lato vedo oscurità e la luce svanisce.
Ho il presentimento di trovarmi nel corpo di qualcun altro, la mente è confusa.
Come non vedo bene, anche l'udito è pessimo, i rumori sembrano arrivare da lontano, sono ovattati.
Poi quell'uomo mi tocca il viso con le dita, mi dà dei colpetti sulle guance, ma non sento il contatto, vedo solo la sua mano muoversi sul mio volto, con il dito indice mi tira giù la palpebra.
Vorrei dirgli di smetterla, ma niente.
Non ne sono in grado.
Perché mi trovo qui? Gli chiedo.
Nessuna risposta, mi ignora, non mi sente e continua quello che stava facendo.
La mia volontà cosciente non riesce a far muovere i muscoli del corpo, e la voce non esce.
«È morta!» Dice l'uomo a qualcuno che si trova al suo fianco, che io non posso vedere.
Un momento, penso io, non sono morta, sono viva, il cervello ragiona, è solo che non riesco a muovere un fottuto muscolo del mio corpo.
Mi concentro, ci riprovo, devo riuscire a parlare.
Devo dirgli che sono viva.
«Èsicuro dottore?» Dice un'altra voce, è probabile che appartenga alla figura in piedi vicino al mio aguzzino. Ascolto con attenzione.
«Si sono sicuro! Segna, ora del decesso 10 e 15»
No!
Dottore?
Forse non ci siamo capiti.
Io sono viva!
Non credo, che per me sia arrivato il momento di morire. E poi, non sono pronta.
E poi, mi scusi, se glielo faccio notare, ma non credo nemmeno di essere io, la morta.
Non mi faccia incazzare dottore!
Continua a ignorarmi.
Glielo ripeto dottore, guardi che ci deve essere stato un errore.
Poi finalmente la vista diventa normale, l'udito anche, esco dalla bolla di plastica.
La testa non si muove ancora, ma la bocca riesco ad aprirla: «Mi può concedere qualche ora di vita in più dottore?»
Glielo dico con tono educato, umilmente, come se gli chiedessi di farmi un grosso favore.
Lui risponde con prontezza senza neanche pensare alla possibilità di cambiare idea: «Mi dispiace signora, non posso, è arrivata la sua ora.»
Strizzo il lenzuolo tra le dita.
Lo supplico: «La prego dottore!»
«Mi dispiace signora, ma come le ho già spiegato, lei è morta.»
Lo dice in tono pacato.
Vorrei piangere, ma non ci riesco, cazzo.
Non voglio più parlare, capisco che tanto ha già preso la sua decisione.
Sento, che non posso fare nulla, allora la rabbia mi sale da dentro e invece di lasciarmi andare in un pianto isterico e liberatorio, inizio a sudare, in pochi secondi sono fradicia.
Lo stomaco si torce, il dolore è acuto, devo vomitare.
Il cuore pompa più veloce, sento battermi le tempie.
Non riesco a respirare, l'ossigeno non è sufficiente. Allora è vero, sto morendo!
Le ultime forze mi stanno abbandonando e sto perdendo la lucidità mentale.
Il terrore mi paralizza, ma non riesco a rassegnarmi alla paura.
Tutto sparisce, e c'è solo buio e silenzio, e il mio petto ha smesso di contrarsi.
Poi chiudo, e riapro gli occhi di colpo.
La bocca affamata inghiotte l'aria, che arriva prepotente nei polmoni, tossisco spasmodica.
Mi ritrovo distesa nel letto di casa mia al buio, mi passo la mano nell'incavo del collo, sono intrisa di sudore, cazzo era un incubo.
Maledetto boia senza volto.
Mi siedo sulla sponda del letto, ho bisogno di bere un bicchiere d'acqua, la bocca è asciutta, è piacevole il freddo del pavimento sotto i pedi nudi.
L'orologio attaccato alla parete sopra il frigorifero segna le sei meno un quarto, decido di fare una doccia calda, per lavarmi di dosso la smania, non ho più il coraggio di rimettermi a letto e chiudere gli occhi.
La mattinata all'università tutto procede come al solito, le stesse noiose ore di lezione da seguire, ma non riesco a togliermi dalla testa quel maledetto sogno.
Poi alle undici mi chiama al telefono mamma, rispondo. «Questa mattina è morta tua zia!» Mi dice.
Rimango senza parole.
Non so cosa dire per darle conforto, ho solo una domanda: «A che ora e morta?»
«Hanno detto alle 10 e 15.»
Non le rispondo, chiudo la chiamata in totale silenzio.

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Carol Bi
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Messaggio da leggere da Carol Bi »

Mi è piaciuto, anche se secondo me poteva essere gestito un po' meglio il finale, ma il resto è stato molto coinvolgente. Devo ammettere che il tuo stile, il tuo modo di narrare i fatti, di descrivere ambienti e situazioni somiglia molto al mio, breve, conciso ma incisivo. Complimenti!
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Laura Traverso
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Messaggio da leggere da Laura Traverso »

Il racconto è scorrevole e scritto bene, la descrizione degli stati d'animo della protagonista sono coinvolgenti, sembra di viverli. Il finale mi è piaciuto molto in quanto include un doppio "colpo di scena": il fatto che fosse un sogno e la morte vera della zia alle ore 10,15 svelata dalla madre della protagonista al telefono. Mi ha dato un po' fastidio, invece, la parola "cazzo" ripetuta.
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Teseo Tesei
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Perfino la scienza è giunta alla conclusione che il cervello umano è in grado di anticipare la percezione del mondo esterno.
Il sesto senso da alcuni trattato come argomento di discussione per folli "terrapiattisti", da altri come fenomeno magico ed inspiegabile era ed è noto fin dalla più remota antichità.
Freud considerava queste delle semplici coincidenze, Jung viceversa li vedeva come messaggi dell’inconscio collettivo, portatori di un sapere profondo.

Che dire, vivendo queste esperienze, alle quali peraltro è possibile accedere con del semplice "addestramento" indispensabile per chi opera in determinati ambienti: Pensiamo alla capacità di prevedere le mosse del nemico, all'intuizione della presenza di entità ostili prima di addentrarsi in determinati ambiti e così via.
Che dire, si diceva: non si può far altro che concordare con la scienza e la storia dell'umanità quando sostiene che il sesto senso sia cosa del tutto reale.

Nel tempo sono giunto a questa conclusione:
Credo che il Creatore abbia compiuto un gesto di estremo Amore condividendo con l'umanità il suo Spirito e proprio questo, questa comune connessione tra noi e lo Spirito più o meno forte e più o meno conscia e voluta consenta al genere umano di intuire, o prevedere se preferiamo, eventi che poi nella realtà si manifestano effettivamente. In sogno questa connessione è indubbiamente semplificata per svariate ragioni. Ma è del tutto possibile anche ad occhi aperti.

Il racconto è bello, specie nella parte in cui la protagonista stacca il telefono rimanendo senza parole, quasi spaventata di quanto sta sperimentando in prima persona. E' una reazione molto comune.

Segnalo: "mi sembra di guardare attraverso *UN* lente di plastica".
Neppure a me piacciono troppo quei termini indicanti nell'ordine: la materia marrone e quel sostantivo maschile segnalato al commento sopra. Ognuno ha il suo stile comunque. :-D
Le stelle brillano soltanto in notte oscura.
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Angelicahwriter
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Carol Bi ha scritto: 24/08/2019, 19:29 Mi è piaciuto, anche se secondo me poteva essere gestito un po' meglio il finale, ma il resto è stato molto coinvolgente. Devo ammettere che il tuo stile, il tuo modo di narrare i fatti, di descrivere ambienti e situazioni somiglia molto al mio, breve, conciso ma incisivo. Complimenti!
Ti ringrazio tantissimo
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Laura Traverso ha scritto: 24/08/2019, 20:59 Il racconto è scorrevole e scritto bene, la descrizione degli stati d'animo della protagonista sono coinvolgenti, sembra di viverli. Il finale mi è piaciuto molto in quanto include un doppio "colpo di scena": il fatto che fosse un sogno e la morte vera della zia alle ore 10,15 svelata dalla madre della protagonista al telefono. Mi ha dato un po' fastidio, invece, la parola "cazzo" ripetuta.
Ti ringrazio molto, anche io in genere non amo le parolacce, ma in questo caso ci stavano bene.
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Teseo Tesei ha scritto: 25/08/2019, 6:12 Perfino la scienza è giunta alla conclusione che il cervello umano è in grado di anticipare la percezione del mondo esterno.
Il sesto senso da alcuni trattato come argomento di discussione per folli "terrapiattisti", da altri come fenomeno magico ed inspiegabile era ed è noto fin dalla più remota antichità.
Freud considerava queste delle semplici coincidenze, Jung viceversa li vedeva come messaggi dell’inconscio collettivo, portatori di un sapere profondo.

Che dire, vivendo queste esperienze, alle quali peraltro è possibile accedere con del semplice "addestramento" indispensabile per chi opera in determinati ambienti: Pensiamo alla capacità di prevedere le mosse del nemico, all'intuizione della presenza di entità ostili prima di addentrarsi in determinati ambiti e così via.
Che dire, si diceva: non si può far altro che concordare con la scienza e la storia dell'umanità quando sostiene che il sesto senso sia cosa del tutto reale.

Nel tempo sono giunto a questa conclusione:
Credo che il Creatore abbia compiuto un gesto di estremo Amore condividendo con l'umanità il suo Spirito e proprio questo, questa comune connessione tra noi e lo Spirito più o meno forte e più o meno conscia e voluta consenta al genere umano di intuire, o prevedere se preferiamo, eventi che poi nella realtà si manifestano effettivamente. In sogno questa connessione è indubbiamente semplificata per svariate ragioni. Ma è del tutto possibile anche ad occhi aperti.

Il racconto è bello, specie nella parte in cui la protagonista stacca il telefono rimanendo senza parole, quasi spaventata di quanto sta sperimentando in prima persona. E' una reazione molto comune.

Segnalo: "mi sembra di guardare attraverso *UN* lente di plastica".
Neppure a me piacciono troppo quei termini indicanti nell'ordine: la materia marrone e quel sostantivo maschile segnalato al commento sopra. Ognuno ha il suo stile comunque. :-D
Grazie per il tuo commento, “un” è una svista purtroppo. Li puoi rileggere milioni di volte ma qualcosa sfugge sempre!
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Isabella Galeotti
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Messaggio da leggere da Isabella Galeotti »

Come incipit, se avessi dovuto acquistarne poi il libro, sono sincera non l'avrei fatto. Ho letto fin troppi racconti o incipit che iniziavano come il tuo. Scusa se mi sono permessa, non mi ha dato quella carica per proseguire, comunque, sono curiosa di natura ed ho continuato con voglia per vedere cosa mai aveva questa donna. Il resto è scorrevole e lo si legge volentieri. Ti segnalo un altro piccolo refuso. "Èsicuro". Non si legge mai abbasta, trovi sempre qualche errorino. Comunque per la parte del sogno è abbastabza scontato, al contrario mi è piaciuta moltissimo la combinazione della morte della zia, fantastica. Credo che tu possa continuare la storia aggiungendo della vita della zia e di come è morta, magari scoprendo che le caratteristiche della sua morte erano come le nel sogno. Vabbe, scusa ho divagato. Comunque voto 3
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Selene Barblan
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Messaggio da leggere da Selene Barblan »

Trovo particolarmente efficace la prima parte del racconto, un susseguirsi di sensazioni che ben spiegano ciò che la protagonista sta provando. Lo trovo globalmente ben scritto e interessante, darei però una rilettura per aggiustare le piccole imprecisioni (“un lente di plastica”,“èsicuro dottore?”), la punteggiatura (es: nella frase “la mia volontà cosciente... corpo, e la voce non esce” toglierei la virgola, “sento, che non posso fare nulla “, anche qui toglierei la virgola. Secondo il mio gusto la ripetizione di “e poi” in due frasi consecutive è eccessivo. Buon lavoro anche se da rivedere (anche forse il finale che mi ha convinto meno, sembra chiudersi troppo in fretta).
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Angelo Ciola
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Messaggio da leggere da Angelo Ciola »

Il racconto ti coinvolge subito con un inizio interessante (anche se in effetti molto sfruttato) che richiama "la metamorfosi" di Kafka. Poi è subito evidente che la narratrice è morta e si perde un po' l'effetto sorpresa. Molto sfruttato anche il fatto che il tutto alla fine sia un incubo, idea salvata solo dalla inquietante coincidenza della morte della zia.
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Messaggio da leggere da Stefyp »

Una volta scrissi un racconto un po' surreale che poi rivelò essere un sogno. Mi dissero che i racconti dove l'elemento fondamentale si conclude con un sogno o un incubo sono troppo scontati e rivelano la difficoltà dell'autore nel trovare una soluzione alternativa. Io non sono sempre d'accordo a volte ci può stare. In questo caso comunque ci stava bene. Quello che mi è piaciuto meno è il finale: la zia che muore alle 10.15 l'avrei evitato oppure spiegato meglio. Comunque il racconto scorre bene. A parte i due refusi già segnalati ti riporto anche questo: "La mattinata all'università tutto procede come al solito"
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Messaggio da leggere da Namio Intile »

Il racconto non mi ha entusiasmato, soprattutto per l'impronta di fatto realmente accaduto che hai voluto imprimere al finale.
Veniamo ai dettagli, inizio dal titolo: avresti dovuto scriverlo per esteso quel dieci e quindici e dimenticarti di quel AM, che dalle nostre parti non esiste. Le dieci e quindici si riferisce sempre alla mattina, altrimenti sarebbero le ventidue e quindici.
A parte i refusi, già in parte segnalati, ho notato poi una certa confusione tra voce narrante e pensiero della protagonista: "«Èsicuro dottore?» Dice un'altra voce, è probabile che appartenga alla figura in piedi vicino al mio aguzzino. Ascolto con attenzione."
Dopo Dice (il dice minuscolo) ci va un bel punto fermo (termina la voce narrante). E poi a capo. Da lì comincia la riflessione della protagonista, o il pensiero.
Voce narrante e riflessioni vanno tenuti distinti dai segni grafici.
E ancora:
"Glielo dico con tono educato, umilmente, come se gli chiedessi di farmi un grosso favore."
La ripetizione di quel gli si poteva evitare; senza contare che la richiesta di esser resuscitati è un grosso favore.
E infine: gli iniziali tentativi di dialogo con il dottore solo nelle battute finali vengono incasellati con i caporali come discorso diretto. Perché? In questo modo introduci una sfumatura da umorismo nero al racconto (che bella piega avrebbe preso), del tutto neutralizzata dal risveglio e dalla telefonata.
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Roberto Bonfanti
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Messaggio da leggere da Roberto Bonfanti »

Mi piace di più la prima parte, la descrizione del trovarsi intrappolati in un corpo che non risponde è molto efficace e ansiogena, pensavo che portasse il racconto da un'altra parte, poi la spiegazione, l’incubo ecc. mi sono sembrati più di maniera, anche con il colpo di scena finale della premonizione.
Molti refusi, oltre a quelli già segnalati ho trovato un “pedi” invece che “piedi”
Che ci vuole a scrivere un libro? Leggerlo è la fatica. (Gesualdo Bufalino)
https://chiacchieredistintivorb.blogspot.com/
Intervista su BraviAutori.it: https://www.braviautori.it/forum/viewto ... =76&t=5384
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