L'ultimo passaggio
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L'ultimo passaggio
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Re: Commento
Ti ringrazio per le tue osservazioni.Giorgio Leone ha scritto: ↑26/10/2019, 19:37 Giravolte fra presente, imperfetto e passato, manca solo il futuro, Fossi in te inizierei con un tempo verbale e lì mi fermerei senza azzardare nulla. Ti segnalo anche che, fra il soggetto e il verbo, la virgola proprio non ci sta. Ho trovato il racconto parecchio sconclusionato, poco plausibile e senza un vero filo conduttore. Scusa se te lo dico, ma ci lavorerei ancora sopra.
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Giorgio si riferiva a questo passaggio quando scrive di virgola tra soggetto e verbo: "Ines, procede verso casa," dove l'esatta costruzione sintattica della frase (soggetto, predicato, complemento) è interrotta dalla virgola tra il soggetto e il suo predicato.
Quanto alla concordanza dei tempi, la consecutio temporum della lingua latina, seppure per le lingue romanze sia meno rigida che per la latina, non è possibile ignorarla del tutto. La concordanza regola il rapporto tra i tempi verbali della frase reggente e quelli delle subordinate. Di conseguenza, questo rapporto può essere di contemporaneità, anteriorità, posteriorità. Il passaggio dai tempi del presente (presente e passato prossimo, nei modi sia indicativo che congiuntivo) a quelli del passato (imperfetto, passato remoto e i due trapassati) può costituire un errore, soprattutto se avviene nel medesimo periodo, come qui, per esempio: "Non aveva intuito che fosse una donna, e poi ha pensato che".
Dico può, perché l'italiano risulta meno fiscale del latino, inducendo però in tentazione, e quindi più facilmente in errore.
Di regola, infatti, I tempi verbali vanno appunto concordati tra loro: presente col presente, passato col passato, ciò che è accaduto prima e ciò che accade dopo, o ciò che accade in contemporanea, e così via.
E ancora, Giorgio scrive di un racconto sconclusionato.
Anche qui, per grandi linee (senza andarsi a leggere qualche testo di narratologia), quando si comincia a scrivere bisogna aver ben chiaro chi narra, e in quale tempo verbale lo fa. E lo stesso vale, grosso modo, per la voce narrante.
E di regola tenere ben distinti graficamente non solo il discorso diretto e l'indiretto, ma anche ciò che proviene dal narrante o dal narrato.
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Veniamo all’altro punto debole: il finale. È molto sbrigativo, quasi da trafiletto di cronaca, in contrasto con la narrazione di quell’incontro fortuito fra le due donne a distanza di molti anni, si perde il pathos che la tragedia richiederebbe, sembra che tu abbia voluto dare una conclusione forte al racconto ma trovo che sia un po’ tirato via.
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Re: Commento
Avevo intuito quello che Giorgio in due parole aveva scritto. Ti ringrazio, come sempre per il tempo che dedichi, non solo ai bei racconti, ma anche a quelli scombinati come il mio. Proverò a revisionalo e renderlo leggibile agli occhi degli altri.Namio Intile ha scritto: ↑28/10/2019, 11:15 Ciao, Isabella.
Giorgio si riferiva a questo passaggio quando scrive di virgola tra soggetto e verbo: "Ines, procede verso casa," dove l'esatta costruzione sintattica della frase (soggetto, predicato, complemento) è interrotta dalla virgola tra il soggetto e il suo predicato.
Quanto alla concordanza dei tempi, la consecutio temporum della lingua latina, seppure per le lingue romanze sia meno rigida che per la latina, non è possibile ignorarla del tutto. La concordanza regola il rapporto tra i tempi verbali della frase reggente e quelli delle subordinate. Di conseguenza, questo rapporto può essere di contemporaneità, anteriorità, posteriorità. Il passaggio dai tempi del presente (presente e passato prossimo, nei modi sia indicativo che congiuntivo) a quelli del passato (imperfetto, passato remoto e i due trapassati) può costituire un errore, soprattutto se avviene nel medesimo periodo, come qui, per esempio: "Non aveva intuito che fosse una donna, e poi ha pensato che".
Dico può, perché l'italiano risulta meno fiscale del latino, inducendo però in tentazione, e quindi più facilmente in errore.
Di regola, infatti, I tempi verbali vanno appunto concordati tra loro: presente col presente, passato col passato, ciò che è accaduto prima e ciò che accade dopo, o ciò che accade in contemporanea, e così via.
E ancora, Giorgio scrive di un racconto sconclusionato.
Anche qui, per grandi linee (senza andarsi a leggere qualche testo di narratologia), quando si comincia a scrivere bisogna aver ben chiaro chi narra, e in quale tempo verbale lo fa. E lo stesso vale, grosso modo, per la voce narrante.
E di regola tenere ben distinti graficamente non solo il discorso diretto e l'indiretto, ma anche ciò che proviene dal narrante o dal narrato.
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Re: Commento
Laura Traverso ha scritto: ↑28/10/2019, 18:40 Cara Isabella, mi spiace davvero molto ma mi trovo d'accordo con chi mi ha preceduto nei commenti, in merito al tuo racconto. Hai sempre recensito molto bene, con attenzione e conoscenza. Per ciò sembra un po' strano questo tuo lavoro, con i tempi verbali che "scappano" e si allontanano uno dall'altro in maniera errata. Anche la trama risulta un poco faticosa da interpretare. Sono certissima che andrà meglio la prossima volta.
Come ho sempre scritto preferisco leggere. Questo racconto, non ha fatto il percorso degli altri, non ha riposato in cantina, per poi riprenderlo e notare questi obbrobi. Pazienza, Grazie comunque.
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Re: Commento
Diego.G ha scritto: ↑28/10/2019, 22:39 Ciao, purtroppo non posso che trovarmi completamente d'accordo con il resto dei partecipanti, parecchi refusi, uso dei tempi e così via. La storia in se stessa non mi ha fatto impazzire ed il finale è già scritto dall'inizio; ho trovato un po' faticosi anche i nomi per essere nella bassa pianura Padana o nell'alta emilia. Ero molto curioso di leggerti… Buona scrittura
Prima di tutto Grazie. Molti nomi, che magari hanno aggiunto difficoltà, nella difficoltà, sono quelli di alcuni mei parenti. Mi spiace, se vuoi leggere qualche cosa che scorre molto meglio, vai sul mio profilo. Come diceva mio nonno Agide: "In fretta e bene sono due cose che non statto insieme." Naturalmente lui la citava in emiliano. Grazie.
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Re: Commento
Grazie Roberto, in effetti il finale in prima bozza, era molto più articolato. Comunque lo devo rivedere, mi rincura il fatto dell'alternanza dei verbi, perchè in effetti leggendo, molte volte ho incontrato questo modo di scrivere, certo ma non nello stessa frase. Alla prossima.Roberto Bonfanti ha scritto: ↑28/10/2019, 22:14 Direi che il racconto necessita di una pesante revisione. Ci sono dei refusi (rudby, ottantenna, vabbe…) e imprecisioni nella punteggiatura. L’alternanza dei tempi verbali non è un errore tout court, molti racconti lo adottano, per esempio per passare dall’azione che si svolge al momento al ricordo di eventi passati ma, come ti ha fatto notare Namio, nello stesso periodo è sbagliato.
Veniamo all’altro punto debole: il finale. È molto sbrigativo, quasi da trafiletto di cronaca, in contrasto con la narrazione di quell’incontro fortuito fra le due donne a distanza di molti anni, si perde il pathos che la tragedia richiederebbe, sembra che tu abbia voluto dare una conclusione forte al racconto ma trovo che sia un po’ tirato via.
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Re: Commento
Grazie per le tue costruttive osservazioni. Come ho già risposto, purtroppo questo racconto è fresco. Come imbottigliare il vino, specialmente il rosso. Va lasciato riposare in cantina, dimenticarsi di lui per un pò. Così, io devo fare con i racconti, lasciarli dormire fino a dimenticarmeli, così quando li riprendo trovo tutti, a volte no, i difetti. . Per i modi di dire ecc, volevo dare al racconto proprio la natura contadina, e poco colta(comeme )dei personaggiStefyp ha scritto: ↑26/10/2019, 21:47 Mi spiace doverlo ammettere, ma il racconto è faticoso da leggere. I tempi verbali non sono rispettati e la punteggiatura non va. Te lo dice una che spesso fa ancora degli errori di questo genere. Aiuta molto leggere e rileggere anche ad alta voce, fermarsi su ogni frase e controllare tutti i verbi. La punteggiatura ha delle regole che a scuola non spiegano più è vero, ma che non si possono ignorare. Alcuni modi di dire sono gergali e si usano nel comun parlare, in uno scritto però non stanno molto bene. A presto
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Re: Commento
Isabella Galeotti ha scritto: ↑29/10/2019, 9:20 Grazie Roberto, in effetti il finale in prima bozza, era molto più articolato. Comunque lo devo rivedere, mi rincuora il fatto dell'alternanza dei verbi, perchè in effetti leggendo, molte volte ho incontrato questo modo di scrivere, certo ma non nella stessa frase. Alla prossima.
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Come ha fatto a non riconoscerla? Alda non era veramente più in grado di parlare o fu solo una farsa per nascondere la sua voce?
Il finale un po' troppo veloce e confuso. Lungo il testo molti errori che avresti potuto benissimo evitare rileggendo il testo.
Purtroppo non mi è piaciuta né la trama né come è stata raccontata.
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Trovo curiosi i nomi dei personaggi, c’è un motivo per cui li hai scelti?
In conclusione il racconto mi piace pochino nonostante la storia abbia un potenziale, voto 2.
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Mai Più
Antologia di opere grafiche e letterarie aventi per tema il concetto del MAI PIÙ in memoria del centenario della fine della Prima Guerra Mondiale, di AA.VV.
Nel 2018 cade il centenario della fine della Prima Guerra Mondiale, perciò abbiamo voluto celebrare quella follia del Genere umano con un'antologia di opere grafiche e letterarie di genere libero aventi per tema il concetto del "mai più".
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A cura di Massimo Baglione.
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