La seduta

Spazio dedicato alla Gara stagionale d'autunno 2019.

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Sondaggio concluso il 23/12/2019, 23:00

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Andr60
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La seduta

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leggi documento Spiacente ma, in questo browser, la lettura a voce non funziona.

E' raro trovare, tra i protagonisti del nostro tempo, una persona che sia stata così duramente osteggiata e offesa come Martina De Lollis. Proveniente da una famiglia semplice, della piccola borghesia, dopo la licenza liceale si laureò in Economia con una tesi sul debito del terzo mondo. Dopo qualche lavoretto precario, incontrò l'uomo della sua vita, a un convegno contro la pirateria cinematografica. Maurilio Baldanzo, che all'epoca era già una delle colonne della Multinvest, l'impresa multimediale di Tarasconi, rimase subito colpito da quella ragazza dolce e timida, ma all'occorrenza decisa. Martina lo tempestò di domande sulla posizione di Multinvest in materia, e Baldanzo la invitò negli uffici per approfondire l'argomento.
Due mesi dopo, Martina fu nominata sua assistente personale, e quello fu il colpo di grazia per il quarto matrimonio (già traballante) di Maurilio.
Debuttò in TV con un talk show pomeridiano, "Confidenze", in una fascia di ascolto destinata ai giovani e adolescenti. Il successo fu immediato e talmente strepitoso che, nemmeno tre mesi dopo, Baldanzo lo volle spostare in orario serale e, contrariamente ai dubbiosi del suo staff, il programma diventò la rivelazione della stagione, tanto che vinse nettamente il Telecardellino d'oro, premio riservato al migliore programma televisivo dell'anno.
Il successo fu dovuto, secondo tutti i critici del settore, al fatto che Martina, a differenza di altri conduttori, non fosse per nulla invasiva ma anzi lasciasse briglia sciolta ai giovani protagonisti, in modo che parlassero dei loro problemi senza timori e ritrosie. Martina se ne stava in un angolo, seduta su un gradino, per raccogliere le loro confidenze (da cui il titolo), come un'amica che passasse di lì per caso e si lasciasse coinvolgere nella discussione, a volte stimolandola, ma sempre senza prevaricazioni.
La formula vincente durò per altre due stagioni, poi il genio di Martina ne escogitò un'altra: trasformò la trasmissione in uno show di primi appuntamenti tra coppie di ragazzi, con tutte le timidezze e gli imbarazzi tipici dell'età, trattando sempre la materia con estrema delicatezza, tanto che fu citata come esempio da giornali vicini alla Chiesa come "Focolare domestico". Gli stessi giornali la sconfessarono poco dopo, quando (per prima in Pulcheria) osò formare le prime coppie gay e lesbiche, dando un grande contributo alla lotta per i diritti civili LGBTQ. Il protagonista della puntata (uomo, donna o… altro) si sedeva al centro dello studio su un grande trono intarsiato, e rispondeva a varie domande dei corteggiatori o delle corteggiatrici, parlando di sé, dei propri gusti e aspirazioni, sempre con Martina a supervisionare il tutto ma senza interferire minimamente, intervenendo solo se la discussione fosse degenerata in turpiloquio.
Insieme a Baldanzo (divenuto nel frattempo suo marito), ideò in seguito "Casella postale" e "Amiconi"; nel primo, la sua redazione raccoglieva richieste da ogni parte di Pulcheria per avvicinare persone che si erano perse di vista da tempo, per i motivi più svariati (spesso, per litigi mai risolti), oppure per soddisfare i desideri di persone duramente provate dai fatti della vita, come trovatelli adottati in cerca dei genitori naturali, oppure malati terminali che volessero conoscere un personaggio dello sport o dello spettacolo. Specialmente in questi ultimi casi, le trasmissioni erano spesso commoventi e persino strazianti, ma Martina era sempre là, a consolare il protagonista della puntata e pronta ad accogliere ogni suo desiderio. Gli ascolti di "Casella postale" furono clamorosi, a riprova che il cuore della nazione era grande, come sempre.
Invece il format di "Amiconi", ripreso da quello di una trasmissione tericana ma migliorato e adattato alla realtà pulcheriana, consisteva in una sfida tra due squadre di giovani, aspiranti artisti nel canto, nel ballo e nella recitazione.
Qui Martina dava il meglio di sé come motivatrice e psicologa, estraendo da quei ragazzi il loro vissuto affinché dimostrassero tutte le loro qualità. In seguito, alcuni diventarono famosi per almeno una stagione televisiva.
Eppure, nonostante questo elenco di successi, il suo nome è stato spesso oggetto di critiche feroci, adducendo il loro scarso spessore culturale; soprattutto un critico televisivo, tale Alfio Grosso, è sempre stato sferzante verso di lei. "Sono solo programmi spazzatura", diceva Grosso, "e bisognerebbe condurre una campagna per disincentivarne l'uso, come si fa con le droghe pesanti".
A queste parole, Baldanzo ha risposto con una querela a difesa del loro lavoro, dicendo che "Noi della Multinvest non produciamo droga, al massimo la usiamo".
Martina è comunque sempre stata impermeabile a queste critiche, e a riprova del fatto che esse erano oziose e senza fondamento, è stata contattata dalla TAI (la televisione di Stato) per presentare il Festival della Canzone Artistica, che si tiene ogni anno a San Romolo. Ciò ha sancito la fine della guerra sotterranea della quale è stata vittima, e ha prospettato finalmente una proficua collaborazione tra l'ente pubblico e una società privata, per promuovere una sinergia di intenti per elevare il gusto del pubblico televisivo.
L'outing di Martina alla fine dell'ultima serata e dopo la proclamazione del vincitore, ossia il fatto che Martina in realtà è un transessuale e che d'ora in poi ci si riferirà a lei come Martino De Lollis, ha rappresentato una rivoluzione nei costumi pulcheriani, per una graduale accettazione delle coppie di fatto. Dal canto suo, Baldanzo, chiamato sul palco a furor di popolo, ha dichiarato che, dopo quattro mogli, finalmente la relazione con Martino/Martina gli ha dato ciò di cui aveva bisogno.
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Giorgio Leone
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Messaggio da leggere da Giorgio Leone »

Povera (si fa per dire) Maria de Filippi: quando va bene le danno della lesbica, quando va male dell'uomo, battezzando di conseguenza Costanzo come gay. Lo ha fatto il solito Sgarbi proprio da Costanzo - che ha reagito con composta ironia - come pure sul web Nonciclopedia, l'enciclopedia libertina. Strano e piuttosto pleonastico questo riassunto della vita della coppia in esame, pur con lo storpiamento di tutti i nomi coinvolti, alcuni dei quali azzeccati. Unico sprazzo di umorismo vero, a mio avviso: "...a queste parole, Baldanzo ha risposto con una querela a difesa del loro lavoro, dicendo che "Noi della Multinvest non produciamo droga, al massimo la usiamo"..." Speriamo che i due non lo leggano mai, questo testo scherzoso ma spesso pesante, meritano di sicuro di meglio perché sono persone degne, competenti e lavoratrici. Per finire, non ho capito come mai il pezzo si chiama "La seduta". Solo perché si siede sempre su un gradino?
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Andr60
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Re: La seduta

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Curioso come le cose tornino, anche senza volerlo. Ignoravo totalmente sia ciò che aveva detto Sgarbi, sia la Nonciclopedia. Che Costanzo e De Filippi siano degni, competente e lavoratori non è messo minimamente in discussione, infatti le trasmissioni che (indegnamente) prendo in giro sono molto utili. Al posto dello yogurt.
Stefyp
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Stilisticamente non ho niente da dire se non che è ben scritto e lo stile mi piace. Rispetto al contenuto devo purtroppo ammettere che non mi è piaciuto. Non ho niente contro i riconoscibilissimi personaggi del racconto, ma non mi interessa neanche leggere di loro. Mi è sembrata solo l'esatta (forse. Non li ho seguiti granché, quindi mi posso sbagliare) cronostoria della loro vita.
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Isabella Galeotti
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Mi sarebbe piaciuto leggere una storia, una bella storia. Purtoppo mi sono letta le vite, un pò romanzate di personaggi della tv, che tra l'altro non segue molto. Non li conosco e non mi interessava leggerne le loro geste, anche se alterate. La E' si scrive così: È -alt0200oppure- É -alt0201.
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Namio Intile
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Re: La seduta

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Un testo discreto dal punto di vista formale e strutturale.
Premetto che ho sempre guardato con sospetto alla televisione della protagonista del tuo racconto, ma di Maurizio Costanzo, almeno per l'impegno civile passato, bisognerebbe avere diverso riguardo.
L'intento umoristico del racconto, come ben evidenziato da Giorgio, trova la sua apoteosi proprio nella battuta in medias res già citata.
A mio parere però, l'intento del racconto è altro: di far della satira di costume; e l'umorismo affiora qua e là, come un accidente, una sorta di serendipità, o, più precisamente, come un involontario camuffamento. Una satira di costume dunque, dove i costumi, già focalizzati dalle trasmissioni della protagonista, servono a un unico scopo: far spettacolo. Con la conseguenza di evidenziarli più di quanto meritino e anche amplificarli con la mutazione, dovuta al mezzo, a esempio da seguire.
Ma, se il vero intento è la satira, il nome della protagonista camuffato, come quello di tutti i personaggi che fai vivere nel tuo racconto, annacquano l'effetto che di certo avresti voluto raggiungere.
Mi chiedo, se tu non abbia avuto paura a inserire i veri nomi; paura che io comprendo. Ma la satira ha bisogno di coraggio.
Coraggio che manca anche al finale, con un'umorismo un po' scontato che sembra seguire la parabola della protagonista, in mezzo a lesbiche, gay e transessuali.
Per come la vedo io, non siamo mai stati un paese di santi, di poeti e di navigatori. A san Francesco tiravano addosso le pietre, lo prendevano per matto, e per poco non lo bruciavano come eretico. A Leopardi lo prendevano tutti in giro per le sue deformità, e quanto ai navigatori: sono emigrati tutti per fare il loro mestiere. Segno che agli italiani non gliene fregava una beata minchia.
Siamo un paese di furbi, di farisei, e di opportunisti anche un po' scrocconi. E la de Filippi ce la meritiamo tutta.
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Laura Traverso
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L'argomento trattato non mi è piaciuto per niente e lo ho anche capito poco perché non seguo, in quanto le sopporto male, certe trasmissioni. Comunque al di là di questo mio personalissimo pensiero, ho trovato lo scritto poco adatto per essere inserito nei racconti, infatti mi sa poco di racconto ma piuttosto di cronaca su certi programmi. Va beh! Poco male, andrà meglio la prossima volta. La capacità di scrivere c'è. Si tratta solo di trovare, secondo me, un altro argomento.
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Roberto Bonfanti
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Penso che dovrò ripetere quanto già detto da altri.
L’intento di fare satira su due personaggi televisivi (non li seguo molto, vedo pochissima tv, ma sono talmente onnipresenti e popolari che è impossibile non cogliere anche solo l’eco delle loro gesta) non mi pare tanto riuscita. È di fatto un resoconto pressoché realistico della loro carriera, dedita a un intrattenimento fatuo e culturalmente sottosviluppato, per questo di grande successo, per questo iconico, con i nomi storpiati e farcito di supposizioni fantasiose/maliziose. Mi è sembrato un po’ come sparare sulla croce rossa, passami la metafora.
Brano scritto correttamente ma che, secondo me, lascia poca traccia.
Che ci vuole a scrivere un libro? Leggerlo è la fatica. (Gesualdo Bufalino)
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Intervista su BraviAutori.it: https://www.braviautori.it/forum/viewto ... =76&t=5384
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Andr60
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Re: La seduta

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Namio Intile ha scritto: 20/11/2019, 12:12 Un testo discreto dal punto di vista formale e strutturale.
Premetto che ho sempre guardato con sospetto alla televisione della protagonista del tuo racconto, ma di Maurizio Costanzo, almeno per l'impegno civile passato, bisognerebbe avere diverso riguardo.
L'intento umoristico del racconto, come ben evidenziato da Giorgio, trova la sua apoteosi proprio nella battuta in medias res già citata.
A mio parere però, l'intento del racconto è altro: di far della satira di costume; e l'umorismo affiora qua e là, come un accidente, una sorta di serendipità, o, più precisamente, come un involontario camuffamento. Una satira di costume dunque, dove i costumi, già focalizzati dalle trasmissioni della protagonista, servono a un unico scopo: far spettacolo. Con la conseguenza di evidenziarli più di quanto meritino e anche amplificarli con la mutazione, dovuta al mezzo, a esempio da seguire.
Ma, se il vero intento è la satira, il nome della protagonista camuffato, come quello di tutti i personaggi che fai vivere nel tuo racconto, annacquano l'effetto che di certo avresti voluto raggiungere.
Mi chiedo, se tu non abbia avuto paura a inserire i veri nomi; paura che io comprendo. Ma la satira ha bisogno di coraggio.
Coraggio che manca anche al finale, con un'umorismo un po' scontato che sembra seguire la parabola della protagonista, in mezzo a lesbiche, gay e transessuali.
Per come la vedo io, non siamo mai stati un paese di santi, di poeti e di navigatori. A san Francesco tiravano addosso le pietre, lo prendevano per matto, e per poco non lo bruciavano come eretico. A Leopardi lo prendevano tutti in giro per le sue deformità, e quanto ai navigatori: sono emigrati tutti per fare il loro mestiere. Segno che agli italiani non gliene fregava una beata minchia.
Siamo un paese di furbi, di farisei, e di opportunisti anche un po' scrocconi. E la de Filippi ce la meritiamo tutta.
(...) "E la de Filippi ce la meritiamo tutta."
Sì e no: nel senso che è vero quello che dici (che siamo farisei, opportunisti, ecc.), però la De Filippi (insieme a tanti altri, per carità!) ha dato un robusto contributo al generale rincretinimento medio della popolazione italica. Il processo è iniziato dall'avvento della tv commerciale berlusconiana e la RAI, anziché combatterlo con programmi di qualità, si è immediatamente accodata. Oggi la signora è santificata a reti unificate, e con lei i suoi programmi. Mi fa piacere che (almeno qui...) non ci siano suoi fans.
Un saluto e un ringraziamento a tutti i commentatori.
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Eliseo Palumbo
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Messaggio da leggere da Eliseo Palumbo »

Il testo è scritto bene; per quanto riguarda il contenuto: si riconoscono subito i protagonisti, persone reali, a me onestamente ha fatto un po' ridere, sarò superficiale, non so, però è stato simpatico. Ti andava di scrivere sta roba e lo hai fatto, il racconto è tuo, satira o meno, che poi non la chiamerei satira proprio perché non hai usato i veri nomi. Un resoconto di quello che è la TV italiana (io vivo all'estero e non la guardo, ma la loro notorietà è talmente vasta che non è batevole il semplice non guardare la TV per non conoscerli.)
Io ti do un bel voto
Mostrare ad altri le proprie debolezze lo sconvolgeva assai più della morte

POSARE LA MIA PENNA E' TROPPO PERICOLOSO IO VIVO IO SCRIVO E QUANDO MUOIO MI RIPOSO


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Andr60
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Messaggio da leggere da Andr60 »

Eliseo Palumbo ha scritto: 22/11/2019, 21:09 (...) ma la loro notorietà è talmente vasta che non è bastevole il semplice non guardare la TV per non conoscerli.)
Io ti do un bel voto
Hai centrato il punto: anche se non guardi quei programmi, non puoi fare a meno di conoscere Lorsignori. Avrei voluto scrivere un racconto anche su Barbara D'Urso, ma onestamente mi sembrava troppo...
Selene Barblan
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Leggere questo mi ha ricordato “Topolino” dove alcuni personaggi hanno nomi e caratteri ispirati alla realtà. L’intento penso fosse ironico / satirico ma a me il tentativo non sembra proprio riuscito. Ok i nomi sono ben studiati ma la storia aggiunge poco a quella che è la realtà (tranne il finale chiaramente). Detto ciò penso sia scritto abbastanza bene anche se ho delle perplessità riguardo la scrittura. Si lascia leggere, voto 3.
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