Ataraxia

Spazio dedicato alla Gara stagionale d'autunno 2019.

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Marco Daniele
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Ataraxia

Messaggio da leggere da Marco Daniele »

leggi documento Spiacente ma, in questo browser, la lettura a voce non funziona.

«Si accomodi, signore»
Sono nervoso.
È la prima volta che mi trovo al cospetto di un commissario censore dell’ufficio Inquisizione e Controllo Testi, l’ultimo ostacolo da superare per poter pubblicare un libro nel 2229. L’imprimatur del timbro di approvazione che torreggia sulla sua scrivania è una di quelle cose per le quali un letterato baratterebbe persino la propria madre, o l’anima, o l’anima della madre.
Le mie mani si ancorano ai braccioli della poltroncina su cui mi sono appena seduto. Non sono mai stato bravo a bluffare e a fingere calma in momenti di grande ansia, ma mi sforzo di fare in modo che le dita che stringono con forza il rivestimento in ecopelle siano il solo segnale della mia agitazione interiore.
L’uomo di fronte a me è calvo e pallido, freddo e imperturbabile. Sembra uno di quei manichini robotronici dei grandi magazzini, anatomicamente indistinguibili da un essere umano e capaci anche di limitati movimenti. Per un attimo il dubbio che lo sia davvero mi sfiora la mente.
Dev’essere sicuramente arrivato a un alto livello di Atarassia, forse il settimo o l’ottavo, magari addirittura il nono, per essere così apatico. So che l’attuale obiettivo del governo è fare in modo che ogni singolo cittadino arrivi almeno al settimo livello di Atarassia, quindi credo che presto o tardi tutta la Terra sarà popolata soltanto da manichini di carne. E non è una prospettiva allettante per uno come me, che a malapena è al livello tre.
«Come ben sa, signor Parmesan» attacca «dal 2152 è autorizzata la pubblicazione soltanto di quelle opere che rispettano i Cinque Punti. I passati governi si sono impegnati così tanto per bandire il più possibile le dannose emozioni dell’animo umano e sarebbe un vero peccato se una novella o una canzonetta dovessero riaccenderle… concorda con me?»
«Sì, indubbiamente» rispondo.
Del resto, cos'altro dovrei dirgli? Che odio visceralmente quelle maledette cinque regolette che hanno trasformato l'arte, o meglio ciò che ne resta, in qualcosa di freddo e insignificante? Che erano bei tempi quelli in cui si poteva liberamente scrivere un sonetto, un romanzo di fantascienza, un poema epico, una fiaba senza essere arrestati, incarcerati e lobo-rieducati forzatamente? No, grazie, ci tengo alla mia vita, prima ancora che all’imprimatur per la pubblicazione dei miei racconti. Noi persone intelligenti abbiamo imparato che è meglio chinare il capo e ingoiare il boccone amaro per sopravvivere in questo regime di logici e burocrati instaurato quasi ottant'anni fa dagli Stati Uniti della Terra.
Il commissario censore mi squadra per qualche secondo. Forse intuisce che sto avendo pensieri perniciosi o forse è solo sospettoso verso chiunque.
Io mi sforzo di rimanere impassibile e di non lasciar trapelare nulla. Ci riesco, credo, perché lo sguardo del calvo si rilassa.
«Procediamo con l'analisi del suo manoscritto e la sua conformità ai Cinque Punti. Primo punto: è vietato pubblicare opere che condannino esplicitamente o implicitamente il governo e le istituzione o che minino in maniera esplicita o implicita il consenso nei confronti dell'operato degli stessi. Il suo manoscritto rispetta questo punto»
Almeno il primo ostacolo è superato!
«Secondo punto: è vietato pubblicare opere che siano in versi o rimate, perché la poesia è potenzialmente pericolosa e sovversiva, soprattutto nel caso degli animi più deboli e delle menti più facilmente suggestionabili. Il suo manoscritto rispetta questo punto»
Per forza, è una raccolta di racconti!
«Terzo punto: è vietato pubblicare opere di argomento fantastico, intendendo con tale denominazione tutte quelle opere che tratteggiano mondi o epoche differenti da quella attuale o da epoche passate debitamente documentate e ricostruibili. Il suo manoscritto rispetta questo punto»
Siamo a metà, evviva!
«Quarto punto: è vietato pubblicare opere che mettano in scena situazioni incompatibili con la morale pubblica»
Questa volta, il commissario censore non dice se il mio manoscritto rispetta quel punto, ma nemmeno se lo viola. Devo pensare a un lapsus involontario o dietro quest'omissione c'è qualcosa di più? Ma non ho tempo per scervellarmi al riguardo, arriva l'ultimo ostacolo.
«Quinto punto: è vietato pubblicare opere in cui siano descritti sentimenti violenti, illogici o comunque capaci di turbare l'animo umano. Purtroppo, il suo manoscritto non rispetta affatto questo punto...»
Faccio per aprir bocca, per difendermi, ma il pelato mi anticipa.
«Le prime tre storie sono a posto, signore. Il problema è la quarta. Lei ha scritto un breve racconto in cui un uomo veglia amorevolmente la moglie malata terminale, consolandola e parlandole finché non esala l'ultimo respiro... una prosa del genere rischia di risvegliare pericolose passioni nell'animo dei lettori, non trova? Commozione, pietà, tristezza... pianto...»
Pronuncia quell'ultima parola come se fosse la peggiore delle bestemmie o degli insulti, ma la cosa positiva è che per la prima volta lo vedo assumere un'espressione facciale diversa dalla solita maschera d'imperturbabilità, benché siano una smorfia di disgusto.
«E quel che è peggio» conclude «è che questa storia va contro ogni morale e ogni buonsenso, signore. E' profondamente deplorevole che un cittadino perda tempo dietro un individuo ormai condannato naturalmente a morte, sprecando così la propria produttività. Anzi, accetti un consiglio: metta da parte questi sogni puerili da scrittore e trovi un modo per essere più utile alla società. Di scrittori ce ne sono stati a bizzeffe nei secoli passati e guardi quanti danni hanno causato con le loro strampalate idee!»
Taccio, incapace di trovare un’argomentazione da opporre alle sue. O meglio, di argomentazioni ne avrei a bizzeffe, è solo che mi farebbero apparire come un sovversivo.
Mi limito a domandare una conferma: «Allora non ho l’approvazione dell’ufficio Inquisizione e Controllo Testi, dico bene?»
«Sì, dice bene. Mi dispiace» Quanto suonano fredde, false, insignificanti quelle due paroline pronunciate da un robot umano!
Faccio per alzarmi, ma l’uomo mi pone ancora una domanda: «Il suo livello di Atarassia, signor Parmesan?»
«Tre» rispondo, lì lì senza pensarci.
Per la prima volta, vedo sul volto del commissario censore qualcosa di vagamente simile a un sentimento umano: disprezzo, forse, o disgusto, o semplicemente compassione. Agli occhi di uno che ha quasi raggiunto il Moksa non posso che apparire un essere miserrimo, ancora schiavo delle ataviche debolezze dell’Homo sapiens.
«Può andare, signor Parmesan» è l’ultima cosa che mi dice.
Mi alzo. Improvvisamente mi sento la bocca impastata. Biascico un saluto e mi dirigo verso la porta, ma faccio in tempo a notare con la coda dell’occhio la mano del commissario che preme un pulsante sotto la scrivania. Capisco al volo ciò che sta per accadere.
Duecentocinquantaquattro piani dopo, nel parcheggio sotterraneo, mi attendono due uomini in nero del Centro di Lobo-Rieducazione.
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Giorgio Leone
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Messaggio da leggere da Giorgio Leone »

Leggo pochi racconti di fantascienza perché li trovo troppo ripetitivi, anche se capisco quanto sia difficile scrivere qualcosa di originale in un settore così inflazionato. Anche qui abbiamo la solita società del futuro dove la poesia e le emozioni sono vietate perché ritenute pericolose e dannose, anzi dobbiamo sorbirci il noioso elenco dei punti necessari per ottenere l'imprimatur. Pure la fine, con invio al centro di lobo-rieducazione, non sorprende assolutamente. L'unica cosa nuova è il nome dell'ufficio che rilascia il nulla osta, che non tenta neppure di nascondere la sua reale natura non chiamandosi solo "ufficio Controllo Testi", ma "ufficio Inquisizione e Controllo Testi". Nessuna dittatura fu mai così esplicita.
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Stefyp
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Messaggio da leggere da Stefyp »

Sono indecisa sul voto da dare a questo racconto. Lo stile mi piace: frasi ben composte, non una parola fuori luogo. È un piacere leggerlo, scivola via bene. Rispetto all'argomento, pur non essendo originalissimo, ci può stare. È il finale che avrei cambiato, finisce come è scontato che finisca. Non mi aspettavo un cambiamento dell'intero sistema dovuto a un racconto sfolgorante. Però un piccolo guizzo, un qualcosina, che non saprei dire su due piedi, ma che però lasciasse il segno alla fine della lettura.
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Isabella Galeotti
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Messaggio da leggere da Isabella Galeotti »

Quando ho intuito che eravamo nel futuro, mi sono detta "La solita storiella". Invece ho ritenuto questo racconto interessante, e affatto noioso. Mi sono immedesimata nel povero Parmesan che aggrappato con le unghie alla poltroncina sperava di passare i 5 punti stipulati da folli umanoidi. L'ambientazione è aprezzabile, i presonaggi sono caratterizzati bene, e la stesura impeccabile. Secondo il mio modestissimo parere è un bel racconto. Magari da rinforzare il finale, pensavo che Parmesan facesse una pazzia, oppure che i controllori avessoro un ripensamento, insomma ho trovato logico anche il finale. Voto 4
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Roberto Bonfanti
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Messaggio da leggere da Roberto Bonfanti »

Racconto canonico che si inserisce nel filone della fantascienza distopica.
Qui l’elemento interessante, per quanto non originalissimo, è l’inquisizione relativa ai libri, in fondo è qualcosa che sta a cuore a tutti noi, che scriviamo su questo portale.
Il punto debole, già evidenziato in altri commenti, è che si capisce fin da subito come andrà a finire per il povero Parmesan, manca il guizzo, la sorpresa.
Ben scritto, ma in altre occasioni hai dimostrato di saper fare meglio.
Che ci vuole a scrivere un libro? Leggerlo è la fatica. (Gesualdo Bufalino)
https://chiacchieredistintivorb.blogspot.com/
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Laura Traverso
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Messaggio da leggere da Laura Traverso »

Mamma mia, la lobo-rieducazione... mi ricorda tanto il film, bellissimo pur nella sua tragicità, di "Qualcuno volo sul nido del cuculo" ma lì non era fantascienza ma realtà assoluta. Tornando al racconto, trovo che sia scritto bene, almeno io non ho trovato refusi. La storia narrata ricalca un po' le solite del genere, che non sono le mie preferite. Comunque non male
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Eliseo Palumbo
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Messaggio da leggere da Eliseo Palumbo »

Si stava meglio quando si stava peggio, si ritorna sempre al passato! Evvai!
L'inquisizione mi è piaciuta. Giusto indicare le regole.
Il racconto è scritto molto bene.
Per quanto riguarda le considerazioni di poco conto (perché strettamente personali), mi sarebbe piaciuto un colpo di reni sovversivo poco prima della fina, dopo lo schiaccio del bottone, ormai Parmesan aveva capito, quindi perché non togliersi la soddisfazione di vuotare il sacco e dire ciò che pensava d'altronde "Cosa sarebbe peggio: vivere da mostro o morire da uomo per bene?" cit.
Mostrare ad altri le proprie debolezze lo sconvolgeva assai più della morte

POSARE LA MIA PENNA E' TROPPO PERICOLOSO IO VIVO IO SCRIVO E QUANDO MUOIO MI RIPOSO


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Giampiero
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Messaggio da leggere da Giampiero »

Racconto efficace, per la buona scrittura e taglio delle frasi, con la scena finale che riesce a inquietare ulteriormente. È stata creata una dimensione verosimile di un possibile (e speriamo mai) futuro dal sapore nazista. Un Medioevo futuristico in cui le idee sono al bando, dove per gli scrittori è dura: meglio che non pensino, né che si commuovano, perché se lo fanno sono, seduta stante, messi agli arresti domiciliari.
La paura è un cavallo con le ali: una volta lanciato al galoppo perde il contatto con il suolo e incomincia a volare.
Selene Barblan
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Messaggio da leggere da Selene Barblan »

Non ho niente di particolare da dire riguardo la forma, il racconto si lascia leggere, è chiaro e lineare. Detto ciò mi ha entusiasmato poco, non lo trovo particolarmente originale e non credo che mi resterà impresso. Chissà, forse sono stata colta da una sorta di atarassia. Voto 3.
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Carosello

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antologia di opere ispirate dal concetto di Carosello e per ricordare il 40° anniversario della sua chiusura

Nel 1977 andava in onda l'ultima puntata del popolare spettacolo televisivo serale seguito da adulti e bambini. Carosello era una sorta di contenitore pubblicitario, dove cartoni animati e pupazzetti vari facevano da allegro contorno ai prodotti da reclamizzare. Dato che questo programma andava in onda di sera, Carosello rappresentò per molti bambini il segnale di "stop alle attività quotidiane". Infatti si diffuse presto la formula "E dopo il Carosello, tutti a nanna".
Per il 40° anniversario della sua chiusura, agli autori abbiamo chiesto opere di genere libero che tenessero conto della semplicità che ha caratterizzato Carosello nei vent'anni durante i quali è andato felicemente in onda. I dodici autori qui pubblicati hanno partecipato alle selezioni del concorso e sono stati selezionati per questo progetto letterario. Le loro opere sono degni omaggi ai nostri ricordi (un po' sbiaditi e in bianco e nero) di un modo di stare in famiglia ormai dimenticato.
A cura di Massimo Baglione.

Contiene opere di: nwGiorgio Leone, nwEnrico Teodorani, nwCristina Giuntini, nwMaria Rosaria Spirito, nwFrancesco Zanni Bertelli, nwSerena Barsottelli, nwAlberto Tivoli, nwLaura Traverso, Enrico Arlandini, Francesca Rosaria Riso, Giovanni Teresi, nwAngela Catalini.

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