Brianza Horror
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Commento Brianza Horror
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Trovo bello in particolare questo passaggio, dà un'immagine particolarmente efficace:
Sono positivi, anche se ormai rispondono a monosillabi e si comportano come gli antichi Maya dinanzi alla veemenza del vulcano: alzano le braccia in segno di rispetto verso la grandezza della natura. Qui alzano le mani e basta, di grandezza se ne vede poca.
In questo passaggio secondo me c'è un errore, parla Osvaldo, poi dici che il protagonista risponde ma alla fine del discorso chiudi con un "conclude" come se fosse di nuovo Osvaldo a parlare. Forse mi sono confusa io...
"Mi ha detto che le vendite sono in calo e che i clienti non pagano" esordisce finto trafelato. "Osvaldo” gli ho risposto “te l'ho già detto l'altro giorno, non ti preoccupare. Devi parlare con i tuoi commerciali, sono loro che non mi danno le cose di cui ho bisogno. I modelli, le pelli, io… io… io… sono bloccato. Che cosa succede? Una volta il lavoro girava, giraavaaa." Conclude finto ieratico.
Spero di non averti annoiato ... per me voto 3.
- Eliseo Palumbo
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Bel racconto, scritto molto bene.
Il protagonista esterna il suo malessere passo dopo passo lungo tutta la giornata fino alla drastica e finale decisione anche se tanto finale forse non sia, era già tutto premeditato dal mattino anche se forse voleva inizialmente negarlo a se stesso: "Oggi mi sento strano dopo che ieri sera ho letto per metà "la solitudine del maratoneta", di Sillitoe; è un libro illuminante e questa notte, dopo la tremenda giornata che mi attende, voglio finire di leggerlo." questa parte , con il senno di poi a fine lettura, credo che sia una sorta di anticipazione.
I vari riferimenti ai vecchi e attuali leader del centrodestra non mi sono piaciuti, se in Brianza e in Italia ci sia stata o c'è una crisi la colpa non è certo solo loro, ma non siamo qui a parlare di politica. Bella l'immagine di Sergione e il protagonista rimasto molto "vero" consapevole di non sapere il portoghese e ammette di mischiare parole spagnole e italiane; un ultima bevuta, un ultimo sorriso, un ultimo momento di fugace felicità prima del salto nel buio dell'oltretomba, gesto apprezzabile o meno ma pur sempre rivoluzionario per il protagonista, che per la prima (e ultima volta) ha deciso di pensare a sé stessi, di essere egoista e cercare l'imperitura voglia di libertà e riscatto.
Si lascia leggere.
Re: Commento
In pratica è il Trombetta che riferisce al protagonista del colloquio con Osvaldo.
Questo racconto ha suscitato curiosità tra amici e colleghi perché cercavano i nomi delle persone reali da sostituire a quelli di fantasia.
E' quindi un racconto "locale", frutto di una situazione reale. Quasi sicuramente per chi è lontano risulta di più difficile comprensione.
E'scritto con il sangue. Il mio.
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Niente male, davvero.
p.s. Grazie per avermi fatto scoprire un libro che non conoscevo.
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Re: Brianza Horror
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forse un po' lungo, come lunga è la giornata del protagonista, però si legge bene fino in fondo.
tutto sommato è la descrizione, un po' esaltata, ma tant'è, della situazione attuale in quella zona.
apprezzabili anche i vari riferimenti ai politici ingannatori, di destra o sinistra che siano, il cui impegno ha portato alle condizioni del momento.
bel lavoro
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Mi ha divertito parecchio e trovo che rispecchi molto bene il punto di vista di un indigeno fermo ai bordi della giungla intento ad osservare come questa si è trasformata nel tempo.
Non uso il termine deteriorata, bensì utilizzo il termine trasformata.
Ogni società ha bisogno di alcuni passaggi e metamorfosi per mutare.
Alcune volte regredisce, come ben descritto nel testo, ma alla fine migliora.
E' solo questione di tempo.
Un tempo che spesso è ben maggiore di quello a nostra disposizione.
Mi piace come hai descritto quella giungla ed il caos che in essa qualcuno ha introdotto ad arte.
Sono certo che l'ordine avrà la meglio un giorno su quel caos.
A quel punto soggetti mediocri, automi e replicanti dovranno adeguarsi ai nuovi standard.
In assenza di caos i salti nel vuoto non son ammessi.
Mi piace e mi ha divertito.
Voto: 4.
https://www.youtube.com/watch?v=HTRHL3yEcVk
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Non sono sicuro che il protagonista del romanzo di Sillitoe sia perfettamente sovrapponibile al protagonista del tuo racconto. A ogni modo, sia nei pensieri solitari del tuo protagonista, sia nei dialoghi con Sergione, mi pare che si compia un'analisi lucida e obiettiva della situazione; ma affatto profonda, sembra che i protagonisti non riescano ad andare oltre la superficie. Forse l'horror della Brianza fa parte della naturale evoluzione del capitalismo, da industriale a finanziario, non ti pare? E lo spostamento dei fattori produttivi in luoghi più adeguati siano una naturale declinazione del capitalismo globalizzato odierno. E quindi bisognerebbe riflettere sull'essenza del moderno capitalismo, e della moderna società della tecnica, e non farne un fatto meramente generazionale e motivazionale.
Il protagonista vede i suoi colleghi, e forse anche se stesso, come dei piccoli borghesi e nell'eclisse della medio borghesia, in quel timore di diventar poveri, ravvisa la fine di un mondo, del suo mondo. La mia convinzione è che la definizione anglosassone di middle class sia una truffa, una mistificazione storica. Le classi lavoratrici, la working class, sono state sempre a rischio povertà, perché la loro ricchezza dipendeva e dipende esclusivamente dalla presenza di lavoro e dalla qualità della sua retribuzione. La perdita di coscienza della propria posizione costituisce la più grande vittoria delle èlites, che hanno fatto credere a tutti di essere dei piccoli capitalisti. Per poi cominciare a smantellare tutto il bel gioco per apparecchiarlo altrove. Asservire le menti e lasciare la libertà ai corpi, per poi, con calma, renderli schiavi col bisogno.
E infine, da siciliano, confesso di non aver avuto molta empatia per i dolori della Brianza. Perché se in Brianza oggi si gira un horror, in Sicilia e nel Mezzogiorno da due secoli stanno girando uno snuff movie. E mi pare che non gliene sia mai fregato niente a nessuno, né alle classi dirigenti, comprese quelle meridionali, né al popolo italiano nel suo complesso. Non c'è mai stata industria, non c'è mai stato sviluppo, non c'è mai stata speranza, se non nella fuga. Io ho la mia famiglia sparpagliata in mezzo mondo tanto per dirne una. Ricordo a me stesso che se nel 1861 il Regno delle Due Sicilie (esclusa quindi la Sardegna) aveva la metà della popolazione italiana, oggi ne ha un terzo. E fra trent'anni le proiezioni demografiche ISTAT danno un sesto. Manco la guerra greco-gotica era giunta a tanto.
Per quel che vale ti do il massimo dei voti, Athos.
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Per il resto, tutti i miei complimenti: invece di un saggio sociologico sulla vita aziendale e sul declino del miracolo brianzolo piuttosto che di quello del nord est, mi hai regalato una tua giornata psicotica divertente in attesa del licenziamento o dell'araba fenice della pensione.
Forse qualche ragionamento troppio serioso e "pensato" fra una grappa e l'altra, ma la sostanza c'è ed è molto positiva.
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