La luce dell'est
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La luce dell'est
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Il suono somiglia molto a Malika: in arabo Regina.
Questa regina, buona come un lampone, dal sapore dolce ed acidulo ha fatto una fine poco invidiabile.
Lasciando questo mondo in modo violento ed assai brutale.
Cosa non si farebbe per un po' di amore.
Anche Amore ed amore hanno un suono simile.
Eppure il primo termine assume un significato ben diverso dal secondo.
Nessuno è perfetto, solo Dio lo è, indubbiamente.
Noi mortali, durante il continuo addestramento, cui siamo sottoposti in questo mondo, spesso sbagliamo.
E lo facciamo nei modi più disparati, agendo con slealtà, disonestà, ed infamia.
Come il protagonista del racconto di Giorgio.
‖ vigliacco secondo un Leone russo, meglio noto come Lev Nikolàevič Tolstòj, veniva così dipinto:
“Per vivere con onore bisogna struggersi, turbarsi, battersi, sbagliare, ricominciare da capo e buttare via tutto, e di nuovo ricominciare e lottare e perdere eternamente. La calma è la vigliaccheria dell'anima”.
La calma dell Anima non è dalla parte dell’onore.
Quieto vivere, omertà, chiamarci fuori evitando sempre la prima linea, non rischiare, non combattere per i nostri valori, per le nostre idee o per i nostri ideali è da vigliacchi.
Triste è l'esistenza in stato di mediocrità e routine delle nostre Anime al servizio del nostro ego. Così il vigliacco tradisce, così taglia il cordone ombelicale che porta alla sua stessa Anima nutrimento.
Un Anima senza Amore è un anima il cui destino è segnato.
Issare la bandiera dell’onore, ci obbliga a dover combattere anzitutto contro noi stessi, le nostre pigrizie, le nostre indolenze, le nostre paure, le nostre debolezze.
Una vita vissuta con onore è sempre eroica.
Forse un eroismo silenzioso ed interiore ma sempre atto di eccezionale coraggio e di abnegazione.
Issare quella bandiera implica anzitutto rispetto verso noi stessi, verso la nostra vera natura.
Non è facile ... ma almeno proviamoci.
P.S. Sbagliare non è appannaggio del "cattolico che va a Messa quasi tutte le domeniche".
Tanto meno lo è della "campana di quella chiesa lontana e dei suoi rintocchi" è semplicemente l'ennesimo fallimento durante l'addestramento, cui siamo sottoposti in questo mondo.
Sconfitta determinata dall'agire del singolo, in conformità alle regole d'ingaggio in questo mondo, che consentono libero arbitrio seguito da conseguenze certe.
Certe reclute continuano a sbagliare con ben pochi progressi, altre meno.
Non sempre dipende dal sergente istruttore! Anzi, quasi mai.
Quel che conta è rendersene conto ed evitare come la peste l'anzidetta calma.
Chiunque può cominciare a vivere con onore anche oggi.
Purtroppo il protagonista oggi preferisce pescare altrove.
Voto 4, per la pigrizia del protagonista, ghiotto di lamponi, ma che insegue la luce secondo convenienza privo di bussola. Speriamo riesca ad orientarsi, prima o poi.
Curiosità: Perchè "capelli sciolti biondissimi a dispetto del suo nome"?
Dovevano essere rosso lampone per non far dispetto?
https://www.youtube.com/watch?v=HTRHL3yEcVk
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Commento La luce dell'est
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Il primo è là bella descrizione del brano musicale, me la sarei tenuta per un altro testo, qui mi sembra fuori contesto. Il secondo è l'accenno finale del suo essere cattolico. Mi sembra superfluo.
Per concludere questo racconto non mi ha emozionato in modo particolare, parere ovviamente soggettivo, ma si sa le emozioni sono personali.
- Laura Traverso
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Questo per me il vero tocco da maestro.
Quanto al racconto in sé, mi pare riuscito il tentativo di costruire un personaggio che sia un concentrato di qualità negative: ben pensante, ipocrita, opportunista, ben altrista, perfetto esponente di un certo familismo amorale e quindi il vir italicus per eccellenza.
Bello il titolo.
Il voto te lo esplicito in un Mi piace tantissimo, ossia cinque.
Meno mi è piaciuto il commento al commento in coda al racconto di Giampiero.
Perché mi hai citato in modo scorretto, facendo un tutt’uno del mio intervento con quello di Teseo Tesei (e non dicevamo affatto le stesse cose), e perché non condivido questa tua idea, che cito tra virgolette:
“Tranne i pochissimi casi che ho incontrato sino ad ora – nei quali effettivamente un messaggio disgustoso c’era, e gridava vendetta giustificando reazioni sdegnate – i racconti che vedo pubblicati richiedono solo un’attenta lettura del testo per giungere a un giudizio complessivo basato sulla bontà e logicità della trama, dei personaggi, del contenuto, dello stile e del rispetto della grammatica e della sintassi.”
Sono parole tue.
Quindi di ogni racconto in gara, provo a interpretare il tuo pensiero, si può soltanto dire se essi rispettino o meno questi parametri tecnici; il messaggio, come tu lo chiami, è indifferente, a meno che non sia disgustoso, nel qual caso bisogna indignarsi.
Immagino pertanto che il concetto di disgustoso possa essere oggetto di un’indagine scientifica e di un razionale inquadramento, di modo che tutti sappiano a priori cosa lo sia o meno.
Pertanto la riuscita di un racconto è solo un fatto tecnico (la pensano così i costruttori di best-sellers), che si riesca a creare empatia o il suo contrario, che dietro la mera successione di parole ci sia un’Idea, un’ideologia, un pensiero, e che quanto venga letto induca poi nel lettore una riflessione, su di sé o sul mondo, o meno, secondo il tuo pensiero come lo interpreto io non deve essere oggetto di un giudizio personale, o almeno questo giudizio non deve essere esternato e va tenuto per sé.
Peccato che già per regolamento i voti che si possono accostare a un testo riflettano nella loro specificazione lessicale piuttosto l’esigenza di un giudizio estetico (è bello, non mi piace, mi piace tantissimo) che di uno tecnico.
E in questo senso mi pare che si orientino la maggior parte dei lettori e dei votanti, in modo errato a quanto pare. Un vero peccato.
Io credo, di sicuro a torto, che anche i semplici, spesso terribili, racconti pubblicati in queste gare trimestrali appartengano alla categoria della forma d’arte e non a quello del semplice esercizio tecnico.
E l’arte, lo pensava il defunto Heidegger in L’origine dell’opera d’arte, non solo non è il mero, personalissimo, tentativo di interpretare la realtà, ma ha a che fare essenzialmente con la Verità. L’opera d’arte realizza la verità dell’Ente, quindi disvela la verità della cosa che rappresenta o raffigura.
Da questo indirizzo parte la necessità, da parte mia, di interpretare, di capire cosa voglia dire l’autore, e di esternare il mio modestissimo punto di vista in questo senso.
Magari sbaglio, ma è il mio modo di interpretare e di vivere il mio stare qui adesso.
- Fausto Scatoli
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ottime le descrizioni dei luoghi e delle scene, buone quelle a livello emozionale.
se proprio devo fare un appunto, ho trovato delle d eufoniche, niente altro.
il protagonista è ben caratterizzato e la confessione finale del "buon cattolico" lo enfatizza.
un bell'omaggio alla canzone di Lucio.
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Re: La luce dell'est
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La povera Malinka ha avuto la sventura di incontrare delle pessime persone, sia il padrone che l’amante pescatore. Sei stato molto abile nel disegnare quest’ultimo come il prototipo dell’egocentrico, arido e vanitoso, refrattario a qualsiasi sentimento che metta in pericolo le sue pulsioni, in particolare nelle relazioni, capace di cogliere il fascino della natura ma freddo e calcolatore quando si tratta di tutelare il suo perbenismo di facciata. Personaggio fin troppo realistico, purtroppo, e per questo orrendo.
Ottimo racconto, complimenti.
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Protagonista talmente vero e attuale che avrei potuto prenderlo a schiaffi per la sua vigliaccheria, egoismo e ipocrisia.
Devo farti i miei complimenti perché non avrei mai immaginato che durante quella agognata giornata di pesca, lui avrebbe trovato il cadavere della sua amante, è vero che qualche indizio lo avevi disseminato quindi probabilmente sono stato distratto/ingenuo io, ma mi fa piacere invece pensare che tu sia stato bravo.
Il racconto è scritto veramente molto bene in tutte le sue parti, personaggi ben caratterizzati in poche battute e luoghi descritti molto bene, sembra quasi di poterli vedere.
Mi è piaciuto tantissimo
- Angelo Ciola
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Un lavoro Fantastico
Antologia di opere ispirate a lavori inventati e ai mestieri del passato riadattati al mondo attuale.
A cura di Massimo Baglione.
Contiene opere di: Gabriele Laghi, Alessandro Mazzi, Isabella Galeotti, Marco Bertoli, Carlo Ragonese, Stefania Paganelli, Elegant Stork, Selene Barblan, Domenico De Stefano, Andrea Teodorani, Eliana Farotto, Andrea Perina, Gabriella Pison, F. T. Leo, Ida Dainese, Lisa Striani, Umberto Pasqui, Lucia De Falco, Laura Traverso, Valentino Poppi, Francesca Paolucci, Gianluca Gemelli.
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Antologia visual-letteraria (Volume tre)
Questa antologia a tema libero è stata ispirata dalle importanti parole di Sam L. Basie:
Dedicato a tutti coloro che hanno scoperto di avere un cervello, che hanno capito che non serve solo a riempire il cranio e che patiscono quell'arrogante formicolio che, dalle loro budella, striscia implacabile fino a detonare dalle loro mani. A voi, astanti ed esteti dell'arte.
A cura di Massimo Baglione.
Contiene opere di: Iunio Marcello Clementi, Noemi Buiarelli, Marco Bertoli, Liliana Tuozzo, Alessandro Carnier, Martina Del Negro, Lodovico Ferrari, Francesca Gabriel, Pietro Rainero, Fausto Scatoli, Gianluigi Redaelli, Ilaria Motta, Laura Traverso, Pasquale Aversano, Giorgio Leone, Ida Dainese, Marino Maiorino.
Vedi ANTEPRIMA (921,21 KB scaricato 77 volte).
Carosello
antologia di opere ispirate dal concetto di Carosello e per ricordare il 40° anniversario della sua chiusura
Nel 1977 andava in onda l'ultima puntata del popolare spettacolo televisivo serale seguito da adulti e bambini. Carosello era una sorta di contenitore pubblicitario, dove cartoni animati e pupazzetti vari facevano da allegro contorno ai prodotti da reclamizzare. Dato che questo programma andava in onda di sera, Carosello rappresentò per molti bambini il segnale di "stop alle attività quotidiane". Infatti si diffuse presto la formula "E dopo il Carosello, tutti a nanna".
Per il 40° anniversario della sua chiusura, agli autori abbiamo chiesto opere di genere libero che tenessero conto della semplicità che ha caratterizzato Carosello nei vent'anni durante i quali è andato felicemente in onda. I dodici autori qui pubblicati hanno partecipato alle selezioni del concorso e sono stati selezionati per questo progetto letterario. Le loro opere sono degni omaggi ai nostri ricordi (un po' sbiaditi e in bianco e nero) di un modo di stare in famiglia ormai dimenticato.
A cura di Massimo Baglione.
Contiene opere di: Giorgio Leone, Enrico Teodorani, Cristina Giuntini, Maria Rosaria Spirito, Francesco Zanni Bertelli, Serena Barsottelli, Alberto Tivoli, Laura Traverso, Enrico Arlandini, Francesca Rosaria Riso, Giovanni Teresi, Angela Catalini.
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La Gara 40 - La musica è letteratura
A cura di Antonella Pighin.
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La Gara 62 - La famiglia
A cura di Massimo Tivoli.
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La Gara 18 - Brividi a Natale
A cura di Mastronxo.
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