La combinazione del Peyote
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La combinazione del Peyote
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Il racconto è un continuo evolversi di allucinazioni e fatti inspiegabili fino alla fine e alla marionetta con il suo volto, marionetta che personalmente ho collegato al "senso della vita", come se l'autore volesse dirci: occhio ai fili che ci governano.
La piccola marionetta però allo stesso tempo mi ha creato una confusione immane perché scrivi: "La conservo da allora, cel'ho ancora a casa...". Prima di questa frase credevo che il racconto si ambientasse nel presente o comuqnue in un passato molto prossimo, poi inserisci questa frase, e poi torni nuovamente al presente dicendo: "Nella mia mano c'è..." quindi credo personalmente che vada rivista.
Per il resto credo che non ci siano errori di battitura o distrazione a parte il "non" della prima battuta del dialogo, forse va messo maiuscolo.
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Re: Commento
Ciao Roberto. Hai ragione ho chiarito meglio in cosa consiste la "combinazione" Mi fa piacere ti sia piacutio e grazie di averlo letto e apprezzato.
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Re: Commento
Ciao Eliseo, grazie di averlo letto e delle annotazioni. "La conservo da allora, ce l'ho ancora a casa..." è in effetti un periodo che ho aggiunto successivamente (non c'era nella versione originale) per suggerire al lettore che non si tratta soltanto di un'allucinazione, ma di un oggetto che esiste realmente. è però verissimo che genera confusione, hai ragione, troverò il modo di sistemarlo. Grazie ancora.Eliseo Palumbo ha scritto: ↑07/02/2020, 13:10 Se devo essere sincero non conoscevo l'esistenza di questo tipo di marijuana chiamato Gorilla Glue, a tal proposito mi sono documentato, anche perché inizialmente non avevo nemmeno capito che il Peyote fosse il nome dello spacciatore, avevo inteso che l'uomo fosse sotto l'effetto del peyote, dunque per questo erano spiegate le allucinazioni.
Il racconto è un continuo evolversi di allucinazioni e fatti inspiegabili fino alla fine e alla marionetta con il suo volto, marionetta che personalmente ho collegato al "senso della vita", come se l'autore volesse dirci: occhio ai fili che ci governano.
La piccola marionetta però allo stesso tempo mi ha creato una confusione immane perché scrivi: "La conservo da allora, cel'ho ancora a casa...". Prima di questa frase credevo che il racconto si ambientasse nel presente o comuqnue in un passato molto prossimo, poi inserisci questa frase, e poi torni nuovamente al presente dicendo: "Nella mia mano c'è..." quindi credo personalmente che vada rivista.
Per il resto credo che non ci siano errori di battitura o distrazione a parte il "non" della prima battuta del dialogo, forse va messo maiuscolo.
Commento: La combinazione del Peyote
Unica osservazione: trovo che la citazione (un libro sul Biocentrismo, di un certo Robert Lanza) non aggiunga contenuti e spezzi il ritmo.
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Re: Commento: La combinazione del Peyote
Ciao ELiana, grazie intanto di averlo letto e dell'apprezzamento.
In effetti questa annotazione sul libro del biocentrismo mi è stata già mossa, e probabilmente hai ragione. Il fatto è che quel libro ha a che fare col racconto, ma è pur vero che per chi non lo ha letto (il libro) può sembrare una citazione a casaccio, superflua. Valuterò se renderla significativa o toglierla, intanto grazie.
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Re: Commento
Ciao Selene, no ti assicuro che non ho ingerito nullaSelene Barblan ha scritto: ↑09/02/2020, 12:23 Finito di leggere il racconto, ho pensato che la combinazione del Peyote non l’avesse ingerita il tassista, bensì l’autore ... o di averne presa un po’ io per sbaglio. Mi ha ricordato un telefilm un po’ allucinato degli anni ottanta, twin peaks, ma senza quel senso di mistero magnetico anche perché trovo lo stile poco curato (tempi verbali e lessico), il testo non scorre, resta fermo come il taxi. Per questo il racconto mi è piaciuto pochino.
Grazie per aver letto e valutato il racconto, anche se non gradito.
Non discuto il senso di mistero o il testo che non scorre, essendo cose soggettive, ma sarebbe gradito se potessi indicarmi dove il lessico e i tempi verbali sarebbero poco curati (così posso lavorarci). Grazie mille e buona giornata.
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Re: Commento
meno male. Sì certo, ecco qui:Leonardo74 ha scritto: ↑09/02/2020, 16:04 Ciao Selene, no ti assicuro che non ho ingerito nulla
Grazie per aver letto e valutato il racconto, anche se non gradito.
Non discuto il senso di mistero o il testo che non scorre, essendo cose soggettive, ma sarebbe gradito se potessi indicarmi dove il lessico e i tempi verbali sarebbero poco curati (così posso lavorarci). Grazie mille e buona giornata.
“Almeno così credevo, perché facciamo cento metri e...” metterei almeno così credo, dato che parli al presente o anche: almeno credo che così abbia fatto.
“Sto per domandargli cosa ci fa lì dietro, visto che si era seduto davanti” io metterei cosa ci faccia lì dietro
“Laroba che a volte assumo” è un po’ gergale, anche se ci può stare, eventualmente si può mettere tra virgolette.
“Quando quest’uomo è salito a bordo non era un nano, ed era salito davanti.“ toglierei la virgola
“- Certo, perché no.” Metterei un punto interrogativo
“Rimango a guardarlo aspettando che urli: guardi avanti!“ metterei che urli “guardi avanti!”
“La combinazione sa anche guidare? “ frase poco chiara secondo me
“-cosa...” metterei ?
“Affianco a me la città sfreccia in mille colori stonati, luci allungate dall’eccesso di velocità.” A fianco a me/ di fianco a me
“ Sì, è il futurismo. Oppure è il Peyote, che ha intrugliato troppo. “ frase poco chiara Secondo me
“Poi però guardo di nuovo nel retrovisore, e non so come faccio a esserne certo, ma lo sono, che quell’uomo ha indossato una strana maschera bianca da clown.” Controllerei le virgole
“- Ma quanti siete la dietro?” Là
“- Non c’è nessuno dietro signore. Siamo tutti nella sua mente.” Qui dietro
“Non riesco ad aprire la mano finché non discende dall’auto “ discende mi suona male
Ovviamente sono mie opinioni e probabilmente mi sbaglio; credo che sistemandolo un po’ diventerebbe più godibile .. buona serata
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Re: Commento
Ok.Selene Barblan ha scritto: ↑09/02/2020, 23:37 meno male. Sì certo, ecco qui:
“Almeno così credevo, perché facciamo cento metri e...” .... [...]
Ovviamente sono mie opinioni e probabilmente mi sbaglio; credo che sistemandolo un po’ diventerebbe più godibile .. buona serata
I tempi verbali in realtà non sono sbagliati, il primo "almeno così credevo" si riferisce ad un pensiero che avviene prima del presente in cui è la narrazione, quindi l'imperfetto forse non suona benissimo (ora ho scritto "ho creduto) ma formalmente credo fosse corretto. Non mi pare ci siano altri tempi verbali sbagliati.
Riguardo le altre cose mi sembrano dettagli, su molti dei quali comunque hai ragione.
Grazie comunque.
Ciao.
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Delle imprecisioni ti hanno già detto e mi pare che tu le abbia corrette, quindi sorvolo. Solo una domanda: da cosa si intuisce che le marionette, a un certo punto, siano una famiglia? Ma forse è poco lecito cercare di razionalizzare un incubo lisergico.
Sono tentato di ipotizzare una “morale” del racconto: il dialogo sul senso della vita e il finale mi fanno pensare che tutti siamo marionette, che ci sia qualcosa di superiore e incomprensibile che ci manovra.
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Re: Commento
Ciao Roberto, grazie intanto. In effetti è un tipo di racconto che non andrebbe spiegato, perché avrebbe l'ambiziosa pretesa di essere un racconto onirico, dell'assurdo, di sollevare domande più che trovare risposte, e anche di avere più piani di lettura, o comunque di essere molto soggettivo. Perdonami quindi se le mie risposte ti sembraranno elusive. Quanto alla famiglia è in realtà il tassista che vede una famiglia. Non è detto che lo sia, ma è possibile. La famiglia fa parte del senso della vita? Di quello del tassista certamente. Riguardo la "morale" da te ipotizzata, anche in questo caso è certamente una possibilità. Tutti ni questo mondo rischiamo di essere comparse grottesche, velocissimi ma fermi, marionette e clownRoberto Bonfanti ha scritto: ↑10/02/2020, 22:26 Efficace la descrizione della corsa allucinata in taxi (questa combinazione del peyote dev’essere proprio roba forte). Quella battuta sul futurismo forse è un po’ criptica, ma a me è piaciuta, nel contesto evoca la velocità.
Delle imprecisioni ti hanno già detto e mi pare che tu le abbia corrette, quindi sorvolo. Solo una domanda: da cosa si intuisce che le marionette, a un certo punto, siano una famiglia? Ma forse è poco lecito cercare di razionalizzare un incubo lisergico.
Sono tentato di ipotizzare una “morale” del racconto: il dialogo sul senso della vita e il finale mi fanno pensare che tutti siamo marionette, che ci sia qualcosa di superiore e incomprensibile che ci manovra.
- Fausto Scatoli
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certo, a mio parere bisogna leggerlo più volte per entrare nella meccanica della storia, però, una volta dentro non ne esci più e sali sul taxi.
il senso della vita... bella domanda. cerchiamo solo di non essere tutti marionette, sarebbe già qualcosa.
i refusi te li hanno già segnalati.
piaciuto.
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La Gara 57 - Imbranati
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La Gara 39 - Le nostre scelte generano molti mondi
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La Gara 4 - Ciak, si gira!
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I sogni di Titano
Il "cubo sognatore" su Titano aveva rivelato una verità sconvolgente sull'Umanità, sulla Galassia e, in definitiva, sull'intero Universo, una verità capace di suscitare interrogativi sufficienti per una vita intera. Come poteva essere bonariamente digerito il concetto che la nostra civiltà, la nostra tecnologia e tutto ciò che riguardava l'Umanità… non esisteva?
"Siamo solo… i sogni di Titano", aveva riportato il comandante Sylvia Harrison dopo il primo contatto col cubo, ma in che modo avrebbe potuto l'orgoglio dell'Uomo accettarlo? Ovviamente, l'insaziabile sete di conoscenza dell'Essere umano anelava delle risposte, e la sua naturale curiosità non poteva che spingerlo alla ricerca dell'origine del cubo e delle ragioni della sua peculiare funzione.
Gli autori GLAUCO De BONA (vincitore del Premio Urania 2013) e MASSIMO BAGLIONE (amministratore di BraviAutori.it) vi presentano una versione alternativa del "Tutto" che vi lascerà senza parole. Di Glauco De Bona e Massimo Baglione.
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Nota: questo libro non proviene dai nostri concorsi ma è opera di uno o più soci fondatori dell'Associazione culturale.
A Quattro mani
antologia di opere scritte a più mani
Una collaborazione, di qualunque natura essa sia, diventa uno stimolo, la fusione di peculiarità ben definite, la concretizzazione di un'intesa, la meraviglia di scoprire quel qualcosa che individualmente non si sarebbe mai potuta fare. È una prova, una necessità di miglioramento, il superamento dei propri limiti stilistici o di quei blocchi creativi che sovente ci pongono di fronte a un disarmante "foglio bianco". Gli autori di questa antologia ci hanno voluto provare.
A cura di Massimo Baglione.
Copertina di Antonio Abbruzzese.
Contiene opere di: Chiara Masiero, Mauro Cancian, Stefania Fiorin, Anna Rita Foschini, Ida Dainese, Alberto Tivoli, Marina Paolucci, Maria Rosaria Spirito, Marina Den Lille Havfrue, Cristina Giuntini, David Bergamaschi, Giuseppe Gallato, Maria Elena Lorefice.
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Mai Più
Antologia di opere grafiche e letterarie aventi per tema il concetto del MAI PIÙ in memoria del centenario della fine della Prima Guerra Mondiale, di AA.VV.
Nel 2018 cade il centenario della fine della Prima Guerra Mondiale, perciò abbiamo voluto celebrare quella follia del Genere umano con un'antologia di opere grafiche e letterarie di genere libero aventi per tema il concetto del "mai più".
Copertina di Pierluigi Sferrella.
A cura di Massimo Baglione.
Contiene opere di: Ida Dainese, Alessandro Carnier, Romano Lenzi, Francesca Paolucci, Pasquale Aversano, Luisa Catapano, Massimo Melis, Alessandro Zanacchi, Furio Bomben, Pierluigi Sferrella, Enrico Teodorani, Laura Traverso, F. T. Leo, Cristina Giuntini, Gabriele Laghi e Mara Bomben.