Due e mezzo
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Due e mezzo
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L'altra cosa che mi ha stranito, da lettore, sono state le contraddizioni logiche. Fra le diverse che ho notato, cito quella che è apparsa per prima, a titolo d'esempio. C'è una frase che riporto:
"Non è persona da stare a fissarsi a lungo su rimembranze del passato;"
Ecco, questo pezzetto viene praticamente riportato dopo un lunghissimo flashback, di fatto annullando il senso della frase.
Concludo poi con l'altro problema, il ritmo. Ci sono continue e particolareggiate descrizioni che spesso non aggiungono spesso nulla alla storia, anzi, ne dilatano il tempo diluendo la tensione, e male, perché di fatto i dettagli importanti si perdono in mezzo a una marea di altri dettagli che invece hanno priorità minore. Di fatto, nonostante abbia letto il racconto tre volte, purtroppo non ho capito di cosa tratta. Dovrò affidarmi alle tue spiegazioni o a quelle degli altri utenti. Mi è proprio sfuggito il punto, mi spiace
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Re: Due e mezzo
Un racconto molto denso il tuo e credo anche condensato per poter partecipare alla gara.
La geometria formale del racconto articola una narrazione al presente frammentata da una serie di analessi al passato. Concordo con Draper sul fatto che forse i passaggi sono troppi. Però l'idea in sé non mi dispiace.
Hai arricchito il testo di particolari che, se all'apparenza sembrano insignificanti, in realtà contribuiscono a creare quell'atmosfera nebbiosa tipica dei tuoi scritti e che qui io ho particolarmente apprezzato.
Quanto ai contenuti, con quel tunnel, quei messaggi, quel nome, quel CHRISO che appare e scompare, quel lavoro non ben precisato di cui il protagonista sembra non poter fare più a meno, ho avuto l'impressione di trovarmi di fronte a un'ideazione metaforica che riflette un generale senso di spaesamento, di vuoto, un senso di inadeguatezza nei confronti della vita del protagonista.
Che la tua sia una scrittura per metafore lo dimostra anche la chiusa poetica; il linguaggio poetico è il linguaggio metaforico per eccellenza, fatto per suscitare immagini e pensieri che il comune linguaggio non riesce a cogliere.
Alla fine lasci libero il lettore di procedere alla propria interpretazione personale.
Ti segnalo alcune imprecisioni:
"aveva letto l’annuncio di lavoro" nel primo blocco narrativo al presente ti sfugge questo trapassato.
"Ovviamente non si tratta di una replica" secondo me quell'ovviamente va omesso, perché ritengo che l'autore entri a gamba tesa con quell'avverbio.
da aiutare “il venerdì sera? Si era chiesto dubbioso in quel momento”.
Secondo me questo è un errore. Dopo aiutare avrei messo il punto e sarei andato a capo. Perché la proposizione seguente è un pensiero del protagonista e va distinto dal resto.
«Figo, sembra fatto apposta per me, più scoraggiato di così raschierei il fondo del barile,… che numero strano però, avranno sicuramente sbagliato,…»
Anche questo è un pensiero, quindi via i caporali.
Mi pare che sia la prima volta che leggo un racconto tuo tanto lungo sulle gare. A mio parere è un buon lavoro e potrà anche piacere a patto di essere letto con calma e con il giusto spirito.
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Re: Commento
Grazie della lettura e del commentoDraper ha scritto: ↑21/03/2020, 20:33 Ci sono diversi problemi in questo racconto, quindi cercherò di andare con ordine. Innanzitutto, per essere un racconto, contravviene a una delle poche regole fondamentali che servono perché venga fuori come si deve: i tempi verbali. C'è un guazzabuglio continuo e mal gestito fra piani temporali che confonde parecchio...
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Re: Due e mezzo
Namio Intile ha scritto: ↑22/03/2020, 10:23 Selene, spero che, data la vicinanza alla Lombardia, dalle tue parti vada tutto bene.
Ciao Namio, grazie per l’interessamento! Qui “al Sud” della Svizzera stiamo procedendo un po’ sulla falsa riga dell’Italia e il resto del paese ci segue un po’ riluttante (per quanto riguarda le decisioni a livello federale intendo). A guardare le statistiche sta anche andando peggio che da voi, se si guardano le percentuali. Non abbiamo ancora un vero obbligo di restare a casa, ma gradualmente il concetto at entrando anche nelle nostre teste. Vedremo...
Un racconto molto denso il tuo e credo anche condensato per poter partecipare alla gara.
La geometria formale del racconto articola una narrazione al presente frammentata da una serie di analessi al passato. Concordo con Draper sul fatto che forse i passaggi sono troppi. Però l'idea in sé non mi dispiace.
Hai arricchito il testo di particolari che, se all'apparenza sembrano insignificanti, in realtà contribuiscono a creare quell'atmosfera nebbiosa tipica dei tuoi scritti e che qui io ho particolarmente apprezzato.
Quanto ai contenuti, con quel tunnel, quei messaggi, quel nome, quel CHRISO che appare e scompare, quel lavoro non ben precisato di cui il protagonista sembra non poter fare più a meno, ho avuto l'impressione di trovarmi di fronte a un'ideazione metaforica che riflette un generale senso di spaesamento, di vuoto, un senso di inadeguatezza nei confronti della vita del protagonista.
Che la tua sia una scrittura per metafore lo dimostra anche la chiusa poetica; il linguaggio poetico è il linguaggio metaforico per eccellenza, fatto per suscitare immagini e pensieri che il comune linguaggio non riesce a cogliere.
Alla fine lasci libero il lettore di procedere alla propria interpretazione personale.
Grazie Namio della tua analisi, la trovo molto azzeccata.
Ti segnalo alcune imprecisioni:
"aveva letto l’annuncio di lavoro" nel primo blocco narrativo al presente ti sfugge questo trapassato.
"Ovviamente non si tratta di una replica" secondo me quell'ovviamente va omesso, perché ritengo che l'autore entri a gamba tesa con quell'avverbio.
da aiutare “il venerdì sera? Si era chiesto dubbioso in quel momento”.
Secondo me questo è un errore. Dopo aiutare avrei messo il punto e sarei andato a capo. Perché la proposizione seguente è un pensiero del protagonista e va distinto dal resto.
«Figo, sembra fatto apposta per me, più scoraggiato di così raschierei il fondo del barile,… che numero strano però, avranno sicuramente sbagliato,…“
Anche questo è un pensiero, quindi via i caporali.
Grazie mille per le segnalazioni, correggerò!
Mi pare che sia la prima volta che leggo un racconto tuo tanto lungo sulle gare. A mio parere è un buon lavoro e potrà anche piacere a patto di essere letto con calma e con il giusto spirito.
Contenta ti sia piaciuto
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Ci sono diversi particolari che non aggiungono molto al testo, per certi versi lo appesantiscono.
Dovrei rileggerlo almeno un altro paio di volte per essere sicuro sulla concordanza dei verbi, credo che in alcuni passaggi vadano rivisti.
A presto.
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Io ci ho ravvisato questo nel tuo racconto che mi è piaciuto molto. La densità di particolari, di informazioni apparentemente o realmente inutili, non l'ho percepita come un difetto, ma come un tratto caratterizzante di questa tua prosa, credo più apparentata all'arte visiva di quanto si possa pensare (basti pensare al numero enorme di dettagli che la nostra mente può estrapolare anche da un solo fotogramma). Io ci ravviso la volontà di entrare dentro ciò che si vede e che spesso non si capisce. Di riuscire a percepire la trama complessa e sottile della realtà fin nel suo più minuzioso intreccio, o nella sua più microscopica smagliatura. La sensazione che questa lettura mi ha dato è la stessa provata guardando i film di Wim Wenders. Ho ritrovato quello stesso sguardo aperto sul mondo globale e allo stesso tempo sull'interiorità dell'individuo. Forse un paradosso, o forse invece un nesso stretto tra le due cose.
Non ho percepito grossi problemi riguardo ai tempi verbali (però magari mi sbaglio), semmai avrei qualcosa da ridire sull'organizzazione degli stacchi. In merito alla punteggiatura in alcuni passaggi l'avrei gestita diversamente, ma sono questioni di poco conto. Considerando che la tua scelta espressiva non è certamente di facile fruibilità (non lo è mai stata, mi pare) devo dire che la lettura, per quel che mi riguarda, mi è risultata sorprendentemente scorrevole. Io direi brava. Ciao.
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Re: Commento
Ciao grazie per la lettura e il commento, aspetto eventuali imput! A presto:)Eliseo Palumbo ha scritto: ↑24/03/2020, 17:14 Un racconto da brividi. Hai creato un mondo weird, dove tutto significa tutto ma allo stesso tempo niente. Il protagonista credo che sia abbastanza ben caratterizzato, prigioniero di una scelta sbagliata, dettata dalla volgia di evadere dalla propria monotonia, monotonia confermata dal nuovo posto di lvoro e dalla città dove è finito, e che sfocia in un vero e proprio incubo.
Ci sono diversi particolari che non aggiungono molto al testo, per certi versi lo appesantiscono.
Dovrei rileggerlo almeno un altro paio di volte per essere sicuro sulla concordanza dei verbi, credo che in alcuni passaggi vadano rivisti.
A presto.
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Re: Commento
Roberto Ballardini ha scritto: ↑25/03/2020, 9:43 Tutto verte intorno alla fede, anche l'esistenza più monotona, anche l'esistenza più convulsa. Chi si sforza di capire il mondo che lo circonda soltanto osservandolo rimane tagliato fuori, come il povero Fosco.
Io ci ho ravvisato questo nel tuo racconto che mi è piaciuto molto. La densità di particolari, di informazioni apparentemente o realmente inutili, non l'ho percepita come un difetto, ma come un tratto caratterizzante di questa tua prosa, credo più apparentata all'arte visiva di quanto si possa pensare (basti pensare al numero enorme di dettagli che la nostra mente può estrapolare anche da un solo fotogramma).
Sì effettivamente parlo spesso per immagini, forse perché quando ho cominciato a scrivere “producevo” solo poesie. Questo, essendo il secondo racconto che ho scritto, se non sbaglio, è uno dei miei primi tentativi di approfondire le immagini e le impressioni che mi passano spesso/quasi sempre per la testa. A pensar bene anche quasi tutti i (pochi) racconti che ho scritto successivamente sono vicini alla poesia..
Io ci ravviso la volontà di entrare dentro ciò che si vede e che spesso non si capisce. Di riuscire a percepire la trama complessa e sottile della realtà fin nel suo più minuzioso intreccio, o nella sua più microscopica smagliatura. La sensazione che questa lettura mi ha dato è la stessa provata guardando i film di Wim Wenders.
Non lo conosco, adesso mi sono incuriosita:)
Ho ritrovato quello stesso sguardo aperto sul mondo globale e allo stesso tempo sull'interiorità dell'individuo. Forse un paradosso, o forse invece un nesso stretto tra le due cose.
Non ho percepito grossi problemi riguardo ai tempi verbali (però magari mi sbaglio), semmai avrei qualcosa da ridire sull'organizzazione degli stacchi.
Sono troppi ? Rileggerò...
In merito alla punteggiatura in alcuni passaggi l'avrei gestita diversamente, ma sono questioni di poco conto.
Ehm probabilmente ho fatto qualche sbaglio, ho da sempre qualche difficoltà con punti e virgole, farò un check.
Considerando che la tua scelta espressiva non è certamente di facile fruibilità (non lo è mai stata, mi pare) devo dire che la lettura, per quel che mi riguarda, mi è risultata sorprendentemente scorrevole. Io direi brava. Ciao.
Grazie ciao!
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Re: Due e mezzo
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da parte mia aggiungo che il racconto alla fine mi pascia perplesso.
certo, coinvolge il lettore per bene, lo trascina nella storia... e poi?
lo lascia con un palmo di naso, più o meno.
onestamente lo snellirei parecchio; anche se non ho notato errori o refusi particolari, certe descrizioni si potrebbero tranquillamente ridurre.
l'idea è comunque bella, un mistery fantastico.
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Re: Commento
Ciao Roberto, grazie per il tuo commento; hai colto molto bene quello che volevo comunicare, felice che tu lo abbia trovato efficaceRoberto Bonfanti ha scritto: ↑30/03/2020, 16:59 Mi sembra che in questo racconto tu abbia sviluppato ulteriormente il tuo modo di narrare puntando soprattutto sul clima della storia. Tutta la vicenda è articolata e ricca di dettagli ma rimane piuttosto oscura, si avverte disagio e incomunicabilità, una generale inadeguatezza a trovare il proprio posto, sia nella fantomatica Chriso che nel mondo reale. Ne viene fuori un racconto kafkiano, per quanto mi riguarda anche piuttosto efficace. Brava.
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Re: Due e mezzo
Grazie Giori Riuscire a catturare l’attenzione è già un buon risultato e sono felice che, nel tuo caso per lo meno, il racconto sia risultato piacevole. Alla prossimaGioriF ha scritto: ↑06/04/2020, 13:54 Ciao Selene. Il commento di Eliseo Palumbo mi trova perfettamente d'accordo, lo copio e incollo. La forza del tuo racconto è il senso di inquietudine che trasmette in ogni parte, già questo lo rende appetibile. Quando ho visto che non si trattava di una narrazione breve sono andato avanti senza tentennamenti perché non avvertivo fatica, nonostante fosse ora di mettere su l'acqua per la pastasciutta. Scherzi a parte mi è piaciuto. Ho letto dai commenti precedenti che è in linea con il tuo stile, ma ancora non ti conosco perché mi sono appena iscritto a Braviautori. Beh, avrò modo di rileggerti. Brava.
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Re: commento
Felice di averti comunque trascinato per un po’ alla lenza, non tutti i pesci abboccano però, fa parte del gioco... grazie per la lettura e per il commento.Fausto Scatoli ha scritto: ↑10/05/2020, 20:49 in linea di massima concordo pure io con il commento di Eliseo, che ha ben esplicato il proprio pensiero.
da parte mia aggiungo che il racconto alla fine mi pascia perplesso.
certo, coinvolge il lettore per bene, lo trascina nella storia... e poi?
lo lascia con un palmo di naso, più o meno.
onestamente lo snellirei parecchio; anche se non ho notato errori o refusi particolari, certe descrizioni si potrebbero tranquillamente ridurre.
l'idea è comunque bella, un mistery fantastico.
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E così via: "Scuote via la sensazione come un cane che si libera dell’acqua in eccesso dopo una nuotata" Bella frase ma senza "in eccesso", secondo me superfluo.
Ho indegnamente cercato di fare quello che un insegnante di scrittura ha fatto con me per mesi. I miei racconti dopo la sua rilettura erano lunghi meno della metà, ma sicuramente più leggibili
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Re: Commento
Ciao Stefyp, grazie per la lettura e per gli imput, quando rileggerò il racconto ne terrò conto!Stefyp ha scritto: ↑12/05/2020, 19:40 Ci sono talmente tante descrizioni da perderci la testa e, a dire il vero, anche il senso del racconto che risulta infine appesantito, purtroppo. Accanto ad alcune chicche che mi sono piaciute davvero tanto, ne cito una ad esempio:Nel negozio di libri e fumetti di seconda mano il caos era la regola da seguire con maggiore zelo" ci sono altre frasi che si potevano sforbiciare (ne cito un'altra ad esempi: "in ufficio è nervoso, risponde a monosillabi alle domande di circostanza poste dal collega, che non trovando riscontro nel compagno di scrivania". Secondo me bastava dire: in ufficio è nervoso, risponde a monosillabi alle domande del collega. Via metà frase.
E così via: "Scuote via la sensazione come un cane che si libera dell’acqua in eccesso dopo una nuotata" Bella frase ma senza "in eccesso", secondo me superfluo.
Ho indegnamente cercato di fare quello che un insegnante di scrittura ha fatto con me per mesi. I miei racconti dopo la sua rilettura erano lunghi meno della metà, ma sicuramente più leggibili
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Fosco: Soggetto fin dal nome di un colore grigio cupo, di tono tendente allo scuro.
Personaggio offuscato, privo di chiarezza e di trasparenza non può essere diverso da come descritto nel racconto.
Come scriveva il Poeta: "Non fronda verde, ma di color fosco; non rami schietti, ma nodosi e ’nvolti; non pomi v’eran, ma stecchi con tòsco" e via andare.
Pare che il "sommo ghibellin fuggiasco" fin in quel suo viaggio infernale descriveva Chriso.
Lui, il "fuggiasco", lo descriveva come un vero e proprio orrore vegetale, ancor più tremendo della selva oscura. Chriso è loco assai simile sebbene in veste cittadina, ma pur sempre dimora per suicidi e casa per arpie da cui fuggire, ripercorrendo il tunnel ... per riveder le stelle.
Ma Fosco non può tornare indietro ... quel tunnel lo ha percorso "due volte e mezzo".
Non riuscirà mai più a riveder le stelle.
Ora è in balia delle arpie.
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Re: Commento
Che bel commento ricercato, ti ringrazio Teseo per il voto ma soprattutto per la lettura e il tempo che hai dedicato a leggerlo e commentarlo!Teseo Tesei ha scritto: ↑24/05/2020, 19:45 Lettor, non ti crucciare: vuolsi così colà dove si puote ciò che si vuole, e più non dimandare.
Fosco: Soggetto fin dal nome di un colore grigio cupo, di tono tendente allo scuro.
Personaggio offuscato, privo di chiarezza e di trasparenza non può essere diverso da come descritto nel racconto.
Come scriveva il Poeta: "Non fronda verde, ma di color fosco; non rami schietti, ma nodosi e ’nvolti; non pomi v’eran, ma stecchi con tòsco" e via andare.
Pare che il "sommo ghibellin fuggiasco" fin in quel suo viaggio infernale descriveva Chriso.
Lui, il "fuggiasco", lo descriveva come un vero e proprio orrore vegetale, ancor più tremendo della selva oscura. Chriso è loco assai simile sebbene in veste cittadina, ma pur sempre dimora per suicidi e casa per arpie da cui fuggire, ripercorrendo il tunnel ... per riveder le stelle.
Ma Fosco non può tornare indietro ... quel tunnel lo ha percorso "due volte e mezzo".
Non riuscirà mai più a riveder le stelle.
Ora è in balia delle arpie.
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Ecco, è così che mi sento. Non ho compreso le verità celate dietro le parole dell'autrice. Forse non credo, forse non merito, di sicuro non ho capito ma ho quasi paura a chiedere, forse potrebbe anche essere pericoloso se non si supera quell'oscuro colloquio di lavoro!Ciò che vedi
non comprendi non
sai, dietro tende e cortine di fumo
nascoste verità celate,
allo sguardo alla conoscenza di chi
non merita non crede
prosegue sulla scia dell’ignoto della stasi.
Volgi quindi lo sguardo e continua come sai.
Non più girarti, non chiedere, mai capirai.
Concordo con Draper: non ho capito nulla della storia, e non è proprio un bel risultato.
Ho percepito un senso di attesa, di inquietudine, di insoddisfazione. E soprattutto di sconcerto: il mio.
Per altro, il racconto è ben scritto e scivola via leggero, si legge senza fatica. Il problema e che non ho capito nulla, quindi non mi è piaciuto.
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beh almeno ha avuto un qualche effetto... se poi non lo trovi scritto male è già qualcosa.Ida-59 ha scritto: ↑06/06/2020, 21:35 Ecco, è così che mi sento. Non ho compreso le verità celate dietro le parole dell'autrice. Forse non credo, forse non merito, di sicuro non ho capito ma ho quasi paura a chiedere, forse potrebbe anche essere pericoloso se non si supera quell'oscuro colloquio di lavoro!
Concordo con Draper: non ho capito nulla della storia, e non è proprio un bel risultato.
Ho percepito un senso di attesa, di inquietudine, di insoddisfazione. E soprattutto di sconcerto: il mio.
Per altro, il racconto è ben scritto e scivola via leggero, si legge senza fatica. Il problema e che non ho capito nulla, quindi non mi è piaciuto.
Storie Gotiche, del Terrore e del Mistero
antologia di opere ispirate alla paura dell'ignoto
Nella ricerca di un tema che potesse risultare gradito a più autori, ci è sembrato infine appropriato proporre un'antologia di opere il cui fattor comune fosse il brivido. Un termine per molti versi ingannevole, almeno quanto lo sono certe credenze e immagini che la ragione volutamente ignora, o perfino deride. Eppure, l'ignoto ci aspetta al varco, silenzioso e paziente, per catapultarci nello strapiombo degli incubi o nel vortice di ansie e desideri repressi.
A cura di Roberto Virdo'.
Contiene opere di: Ida Dainese, Francesca Paolucci, Marcello Rizza, Fausto Scatoli, Annamaria Ricco, Francesco Cau, Valentino Poppi, Mario Flammia, Essea, Umberto Pasqui, Enrico Teodorani, Roberto Masini, Maria Perrella, Giacomo Baù, Eliseo Palumbo, Selene Barblan, Stefano Bovi, Ibbor OB, Andrea Teodorani, Simona Geninazza, Lidia Napoli, Mario Malgieri, Michele Silvi, Ida Daneri, Alessandro Mazzi.
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La Paura fa 90
90 racconti da 666 parole
Questo libro è una raccolta dei migliori testi che hanno partecipato alla selezione per l'antologia La Paura fa 90. Ci sono 90 racconti da non più di 666 parole. A chiudere l'antologia c'è un bellissimo racconto del maestro dell'horror Danilo Arona. Leggete questa antologia con cautela e a piccole dosi, perché altrimenti correte il rischio di avere terribili incubi!
A cura di Alessandro Napolitano e Massimo Baglione.
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Fungo più, fungo meno...
Nessuno li ha mai raccontati in maniera avvincente.
Cosa può accadere se una élite di persone geneticamente Migliore si accorge di non essere così perfetta come crede?
Una breve storia di Fantascienza scritta da Carlo Celenza, Ida Dainese, Lodovico Ferrari, Massimo Baglione e Tullio Aragona.
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Nota: questo libro non proviene dai nostri concorsi ma è opera di uno o più soci fondatori dell'Associazione culturale.
La Gara 9 - Un racconto per un cortometraggio
A cura di Alessandro Napolitano.
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La Gara 68 - La gelosia
A cura di Alberto Tivoli.
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La Gara 52 - Colpo di fulmine
A cura di Giorgio Leone.
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