Adesso basta

Spazio dedicato alla Gara stagionale di primavera 2020.

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Stefyp
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Adesso basta

Messaggio da leggere da Stefyp »

leggi documento Spiacente ma, in questo browser, la lettura a voce non funziona.

Sono giorni che ripete imperiosa dentro di sé che è arrivato il momento di rompere gli indugi e agire.
O meglio, fermarsi. Ma tentenna e non sa decidersi. La trattiene la consapevolezza che se lei si fermasse succederebbe un pandemonio.
«Che brutta parola pandemonio!» Pensa. Cerca un sinonimo, ma non le viene. Una parola che renda l’idea di quello che potrebbe capitare se lei si fermasse. «Confusione? Troppo poco. Caos? Troppo generico.
Putiferio? Si, putiferio potrebbe andare.» Un po’ obsoleto magari, ma fa al caso suo.
Se lei si fermasse e uscisse dai ranghi succederebbe un putiferio. Addio all’ordine costituito, difficilmente tornerebbe tutto come prima.
«Perché no?» Pensa a volte. Un attimo di comune smarrimento e poi via si riparte. «O meglio, loro ripartono e io mi tiro fuori.»
«Perché no!» Pensa altre volte. Perché se è così da che mondo è mondo e nessuna ha mai osato farlo prima, ci sarà un motivo.
«Potrei farlo io! Poi però dovrei sopportarne le imprevedibili conseguenze.»
Che sono, per l’appunto, imprevedibili. Potrebbe venire cacciata e lei non lo vorrebbe, quella è casa sua, quella è la sua gente, non ha niente contro di loro.
Ne potrebbe derivare qualche danno irreparabile all’intero sistema. Non lo crede possibile, ma chi può dirlo? Non ci sono precedenti.
Non è che non l’abbia capito il senso di tutto quell’andare avanti e indietro veloce, preciso, ordinato, immutato e immutabile. L’ha capito e non lo mette in discussione.
«Poco tutti, tanto per tutti. Ognuno deve fare la sua parte. L’unione fa la forza, ecc. ecc.» Son frasi che s’è sentita dire fin dalla più tenera età, ma che adesso ha cominciato a odiare.
Lei vuole fare la sua parte, ma vuole farla a modo suo. O meglio trovare un “suo” modo di fare la sua parte.
Anela a qualcosa di diverso, di più emozionante, di più… Creativo. Quanto le piace questa parola! L’ha scovata da poco, vai a sapere dove, e le ronza nelle orecchie senza sosta. Le apre scenari pittoreschi e inimmaginabili che le si muovono dentro, ma che sono, appunto, inimmaginabili.
Ha provato a parlarne con qualcuno. Non in modo esplicito, per carità! Per sottintesi, per metafore, piano piano, sussurrando. I più la guardano stranita come a dire: “che stai farneticando?” E qualcuna ha preso addirittura a evitarla e sta ben attenta a non mettersi davanti o dietro di lei nella fila.
Solo una vecchina malandata e mezza cieca l’ha avvicinata: «Cara la mia bimba! Ti tengo d’occhio sai?» Le ha sussurrato a fior di labbra «Sei proprio giovane… Ci ho provato anch’io alla tua età, ma ho fallito. Tu non fallirai, ne sono certa.»
«Allora qualcun’altro ha provato quel che provo io!» Non le sembra più di essere sbagliata, o un’aliena tra la sua gente. «Hai ragione, io ce la farò, aspetta e vedrai» risponde alla vecchina mentre una frenesia, difficile da controllare, la induce a rompere gli indugi.
«Da dove parto? Da dove comincio…» Col fermarsi. Quello le sembra il punto fondamentale. Fermarsi, farsi di lato, lasciare scorrere tutte e poi… Già, e poi?
«Al poi penserò poi!» Mormora, mentre sente arrivare il momento giusto e non se lo vuole lasciar fuggire.
Prima però un ultimo attimo di esitazione: uno sguardo lanciato a quelle davanti, che inconsapevoli le tracciano la strada e un movimento furtivo per controllare quelle dietro, che fiduciose la seguono.
«Adesso basta!» Testa alta, zampe pronte e via! Con uno scatto veloce si fa di lato, uno scatto talmente rapido da passare inosservato.
La compagna dietro di lei allunga un poco la zampa, si riallinea al resto della fila e la marcia continua inarrestabile.
Col fiato sospeso la piccola formica si avventura su un masso che sembra messo lì apposta per lei. Si sente libera e leggera come se un peso le fosse caduto dalle spalle. Inspira a pieni polmoni l’aria sottile del mattino che sembra diversa dal solito: più profumata, più colorata, più…
Da lì sopra riesce ad avere una perfetta visione d’insieme. Una fila lunga, della quale non scorge né l’inizio e né la fine, che con un ritmo cadenzato e inesorabile avanza sul terreno.
«Non è successo niente» sospira. Né caos, né pandemonio, neanche putiferio. «Come se non ci fossi mai stata, come se non fossi mai esistita…»
L’enormità del suo gesto le appare chiaro solo adesso. Ha lasciato il certo per l’incerto, il noto per l’ignoto.
«Che farò ora?» Il sollievo per essere riuscita ad attuare il suo piano cede, a poco a poco, il passo all’inquietudine e allo smarrimento.
La fila di formiche, nel frattempo, lentamente raddoppia, le prime sono di ritorno con il loro bottino tra le zampe: briciole succulente che andranno a riempire i magazzini del formicaio.
Rimane incantata ad osservare questa lunga linea serpeggiante di cui ora vede l’inizio, ma non più la fine. La ricerca ha dato buoni frutti anche stavolta. Il benessere del formicaio sta a cuore anche a lei. Approvvigionarlo vuol dire farlo sopravvivere.
Le sue vecchie compagne marciano con lo sguardo fisso davanti a loro, concentrate, attente, appagate.
La prima della fila devia leggermente il percorso programmato per evitare una pozza d’acqua apparsa all’improvviso oltre un cespuglio.
Sopra il masso la giovane formica strabuzza gli occhi: «Non da quella parte!» Urla a squarciagola, Ma nessuno sente. Nessuna di loro pare accorgersi che, continuando per quella via, andranno tutte incontro a una catastrofe.
Dalla sua posizione sopraelevata lei però vede tutto: un ragno enorme, con una tela immensa e fitta come non le era mai capitato di vedere prima di allora, sbarra loro la strada.
Rapida scende dal masso e si precipita verso le compagne. Ha poco tempo, deve affrettarsi o sarà una strage. Leggera perché a zampe vuote e veloce perché la paura le mette le ali, raggiunge in un batter d’occhio il capo della fila e si mette davanti, deviando il tragitto quasi ad angolo retto.
La compagna forse intuendo, o forse no, lo scampato pericolo segue fiduciosa il suo cambio di rotta e con lei tutto il resto della fila. Il percorso sarà più lungo e tortuoso, ma le porterà sane e salve verso il formicaio.
A pochi passi dall’ingresso si fa da parte e lascia sfilare le sue compagne. Aspetta paziente fin che tutte non siano entrate.
L’ultima ad arrivare è l’anziana formica mezza cieca con un bottino così piccolo da sembrare un granello di polvere. Pare davvero affaticata, quasi allo stremo delle forze; le zampe malconce e le antenne sciupate raccontano di una vita fatta di lavoro e di dedizione assoluta.
La giovane formica le si fa incontro, prende tra le zampe la sua piccola briciola e fianco a fianco percorre con lei gli ultimi passi. Nessuna delle due pronuncia nemmeno una parola. Non è necessario.
Lo sguardo finalmente sereno dell’una e il sorriso luminoso e incoraggiante dell’altra dicono tutto.
Selene Barblan
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Messaggio da leggere da Selene Barblan »

L’ho trovato carino, scorrevole, piacevole da leggere; secondo me ne uscirebbe un bel fumetto o un riuscito cartone animato (a me piacciono molto :) ). Ho intuito abbastanza in fretta che si trattava di una formichina, nonostante i pensieri poco “collettivi”. Voto 3 per me.
Namio Intile
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Messaggio da leggere da Namio Intile »

Mi è piaciuto, è quasi una favola, perché è un racconto metaforico con un PdV inconsueto, anche se non del tutto originale, e mi ha ricordato Esopo, Fedro, La Fontaine. La morale finale è evidente però non invadente, sei riuscita a prepararla per gradi e quando si arriva al finale l'intento è già chiaro senza che tu debba aggiungere pedanti spiegazioni; cosa che rende la lettura molto scorrevole.
Avrei lavorato di più sul titolo.
Unica nota, adoperi i caporali sia per il discorso diretto che per delimitare i pensieri. Io per i pensieri non adopero segni di interpunzione particolari, ma comunque a mio avviso differenziare dialoghi e pensieri con delle virgolette di diverso tipo rende più chiara la struttura del testo.
Un buon lavoro, a rileggerti.
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Macrelli Piero
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Messaggio da leggere da Macrelli Piero »

E' vero non è molto originale, ma non è necessario essere sempre originali per scrivere un bel racconto. Scorre bene e mantiene l'attenzione del lettore anche di quello che ha già intuito dove la narrazione andrà a parare. Ben eseguito.
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Laura Traverso
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Messaggio da leggere da Laura Traverso »

E' gradevolissimo e molto tenero il tuo racconto, scritto bene e scorrevole. La formichina, che voleva essere un po' anarchica mi è piaciuta molto, anche perché, dopo averci provato ed esserci riuscita, ha prevalso lo spirito di gruppo ed è rientrata tra le sue simili, pure salvandole da una sicura catastrofe. Brava!
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Eliseo Palumbo
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Messaggio da leggere da Eliseo Palumbo »

Una favola abbastanza carina. Scritto bene sicuramente, che fosse una formica non l'ho capito subito ma che si trattasse di un animale si, comunque sia nel complesso non è assolutamente male.
Buona prova
a presto
Mostrare ad altri le proprie debolezze lo sconvolgeva assai più della morte

POSARE LA MIA PENNA E' TROPPO PERICOLOSO IO VIVO IO SCRIVO E QUANDO MUOIO MI RIPOSO


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Ida Daneri
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Messaggio da leggere da Ida Daneri »

Un inizio con un bel ritmo incalzante, che ti prende e induce a continuare la lettura. Buona la scelta dei vocaboli e della loro voluta ripetizione.
Stupenda la sensazione di straniamento quando si comprende chi è la protagonista!
Per un attimo sembra che il suo gesto sia stato inutile, sbagliato, e cala la tristezza sul lettore. Ma poi, la riscossa! (non voglio svelare nulla, quindi misuro le parole).
Il finale è davvero bello e mostra la buona costruzione del piccolo racconto, che si raccoglie su se stesso, con la sua duplice morale.
Bello e ben scritto.
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Roberto Bonfanti
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Messaggio da leggere da Roberto Bonfanti »

“Lei vuole fare la sua parte, ma vuole farla a modo suo.”
E alla fine quel modo “suo” lo trova davvero, come solo chi pensa e agisce fuori dagli schemi riesce a fare.
Racconto molto carino, come hanno detto altri ha qualcosa della favola, con una morale non banale, suggerita con garbo, senza enfasi.
Che ci vuole a scrivere un libro? Leggerlo è la fatica. (Gesualdo Bufalino)
https://chiacchieredistintivorb.blogspot.com/
Intervista su BraviAutori.it: https://www.braviautori.it/forum/viewto ... =76&t=5384
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Fausto Scatoli
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Messaggio da leggere da Fausto Scatoli »

ma che bella storiella ho letto...
vero, come hanno scritto alcuni, non è originale, però è davvero ben presentata ed esposta.
non ho notato refusi, se non qualche ripetizione di troppo, ma davvero cose minime.
buone le descrizioni e bello il messaggio finale.
l'unico modo per non rimpiangere il passato e non pensare al futuro è vivere il presente
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Teseo Tesei
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Re: Adesso basta

Messaggio da leggere da Teseo Tesei »

Tutti siamo indispensabili.
Ogni essere umano è unico, è irripetibile: Non può essere sostituito.

Ognuno di noi rappresenta una diversa sfaccettatura del creato, insita nel modo di vedere il mondo, nel inventare soluzioni, nel trovare la giusta via di salita per tutta l'umanità etc.
Ognuno di noi è però anche come una medaglia con due facce.
Quando accadrà che tutti noi, uniti, mostreremo la nostra faccia migliore,... allora vedremo Dio dal quale ognuno di noi è stato creato a Sua immagine e somiglianza.

Alcune volte è necessario uscire dai ranghi ed isolarsi sopra ad un masso per meglio osservare oltre l'orizzonte e capire quale sia il nostro ruolo e posto nel formicaio.
Generalmente si torna più consapevoli e più fiduciosi in tutto quel che ci circonda.

Voto: 5
Le stelle brillano soltanto in notte oscura.
https://www.youtube.com/watch?v=HTRHL3yEcVk

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Stefyp
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Re: Adesso basta

Messaggio da leggere da Stefyp »

Ringrazio tutti per i commenti che mi avete lasciato, tutti preziosi e illuminanti.
Teseo hai illustrato il senso che volevo dare al mio racconto meglio di come avrei fatto io se avessi dovuto farlo.
Grazie
Roberto
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Messaggio da leggere da Roberto »

Non particolarmente originale e piuttosto inverosimile. Può servire come metefora per chi volesse liberarsi dai vincoli che troviamo attorno a noi, ma l'esempio scelto non mi pare molto appropriato. L'unico punto di interesse potrebbe risiedere nel fatto che raramente (quasi mai) ci viene fatto di pensare alle formiche.
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